Gli immigrati si ribellano al piano rimpatri voluto dal ministro fascio-leghista Maroni
Rivolta al Cie di Lampedusa
La senatrice della Lega Nord Maraventano invita a mettere in galera i migranti

Una rivolta annunciata è stata quella scatenata dagli immigrati reclusi e stipati come animali dal governo del neoduce Berlusconi nel famigerato Cie di Lampedusa, il "Centro di Identificazione ed Espulsione" presente in località Imbriacola, la cui capienza è di 200 posti. Da mesi ben 1300 migranti sono chiusi dentro questo carcere a cielo aperto, con condizioni igieniche disastrose, cibo razionato, bambini non curati e con la paura di subire un rimpatrio ingiusto da terre, come la Libia o la Tunisia da dove scappati per evitare la morte o semplicemente per chiedere diritto di asilo in Italia. Qui, nonostante anche i richiami dell'Unione europea sulla questione accoglienza e solidarietà, il governo del neoduce Berlusconi e il suo fido scagnozzo, il ministro fascio-leghista Maroni, non hanno fatto altro che far peggiorare la situazione, non allestendo strutture adeguate per gli isolani e i migranti, ma percorrendo la strada più consona al regime neofascista: la repressione e il manganello. Così il 19 e il 20 settembre scorsi sono scoppiate durissime rivolte degli immigrati stipati nel Cie contro le "forze dell'ordine", il Centro è andato in fiamme, cui sono seguiti decine di intossicati e centinaia di migranti in fuga che hanno cercato accampamenti di fortuna.
Una situazione intollerabile, con Lampedusa in ginocchio che cerca con il dialogo tra isolani e migranti una soluzione che il governo del nuovo Mussolini nega da mesi. Una impotenza che si traduce inevitabilmente nel razzismo più becero come quello propugnato dalla senatrice leghista Angela Maraventano che invita ad un rimpatrio immediato in Tunisia e un invito a collocare nelle "patrie galere" i migranti, in barba a qualsiasi principio di accoglienza, persino con i rifugiati politici; istigazione al razzismo e alla violenza che trova seguito anche nel neopodestà lampedusiano Dino De Rubeis, già indagato per un episodio analogo dalla procura di Agrigento, che parla di "popolazione che vuole scendere con i manganelli" e "gli immigrati come gente di malaffare". Un fatto gravissimo che la dice lunga sull'anima nera che ormai permea il regime neofascista dal governo del nuovo Mussolini alle istituzioni locali.

28 settembre 2011