Per le dimissioni del governo albanese
Rivolta a Tirana contro Berisha, amico di Berlusconi
La polizia spara contro i manifestanti uccidendone tre e ferendone decine
Assediato il palazzo del governo

La manifestazione indetta il 19 gennaio a Tirana dall'opposizione socialista contro il premier Sali Berisha, contro la corruzione del suo governo, si è trasformata in una rivolta di piazza nel momento in cui i soldati schierati a difesa della sede governativa hanno sparato sui dimostranti, uccidendone tre e ferendone più di 60. Sono seguiti violenti scontri nel centro della capitale.
Almeno 20 mila manifestanti si erano radunati davanti alla sede del governo, presidiata da un cordone di agenti, scandendo slogan contro il premier e il governo e chiedendo nuove elezioni. "Berisha vattene", "Abbasso il governo", "Vogliamo nuove elezioni" hanno gridato i dimostranti che lanciavano sassi e bottiglie contro l'edificio. La polizia ha usato lacrimogeni, idranti e caricato i dimostranti che non hanno abbandonato la piazza. A difesa dell'edificio è arrivata la Guardia Repubblicana che ha esploso alcuni colpi per aria e successivamente a altezza d'uomo. I manifestanti hanno risposto dando alle fiamme auto e cassonetti e dando battaglia per alcune ore nel viale principale di Tirana. Al termine degli scontri la polizia ha comunicato di aver arrestato più di 100 dimostranti.
Lo scontro tra il regime di Berisha e le opposizioni guidate dal partito socialista aveva avuto un prologo due giorni prima in parlamento con le accuse di corruzione rivolte dalle opposizioni al governo, accuse confermate dal recente scandalo che aveva visto coinvolto il vicepremier, Ilir Meta, filmato mentre chiedeva una tangente di 700 mila euro per favorire una società amica per lŽassegnazione di un appalto per la costruzione di un impianto idroelettrico. Il vicepremier si era guadagnato la carica uscendo dal partito socialista e contribuendo alla risicata vittoria elettorale di Berisha nel giugno 2009.
Le opposizioni organizzavano la manifestazione del 19 gennaio nella capitale contro la corruzione del regime e per chiedere nuove elezioni anticipate, denunciando il partito democratico di Berisha di aver ottenuto la vittoria alle ultime consultazioni del 2009 grazie a "frodi elettorali"; frodi confermate da molti osservatori internazionali.
Il malcontento popolare verso il premier è alimentato dal dilagare della corruzione nel suo governo a fronte di una situazione sociale sempre più difficile che ha visto nell'ultimo anno crescere il numero dei disoccupati sopra il milione e di oltre 100 mila famiglie scese sotto la soglia di povertà.
Si sta riproducendo nel paese uno scenario simile al 1997, quando il quinquennio di presidenza di Berisha si concluse con la sua cacciata per una rivolta popolare per avere favorito la truffa governativa delle piramidi finanziarie, una rivolta repressa nel sangue con almeno duemila morti. Nel 1998 tentava inutilmente di tornare al potere con un golpe contro l'allora governo socialista di Fatos Nano. Fallito quel tentativo ripartiva grazie agli aiuti finanziari degli Usa e l'appoggio della destra italiana, a partire da Berlusconi. Riusciva a tornare alla testa del governo nelle elezioni del 2005, riconfermato nel 2009, grazie ai brogli, secondo la denuncia dell'opposizione.
Una denuncia che è ignorata da Berlusconi, che lo scorso 12 febbraio lo riceveva in pompa magna a Palazzo Chigi. In Italia Berisha è di casa, si trovava a Milano anche alla vigilia della rivolta di Tirana per partecipare al Forum economico bilaterale a promuovere il nuovo affare dell'eolico agli investitori italiani, già presenti a centinaia nel suo paese.

26 gennaio 2011