Roma
Oltre centomila lavoratori e studenti protestano contro il governo Monti. Quattro cortei invadono la Capitale e si mischiano. Cantata "Bella ciao". Violentissima repressione fascista del corteo studentesco. Otto arresti, otto denunce e 140 identificati. Sparati dei lacrimogeni presumibilmente dal ministero della Giustizia sugli studenti intrappolati
Gli studenti prima del corteo: "assedieremo il parlamento"

Dal corrispondente della Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma
Un'imponente manifestazione quella del 14 novembre a Roma in occasione della "giornata di azione europea" contro le politiche di austerità per il lavoro, che ha visto oltre 100mila lavoratori, tra operai metalmeccanici, personale della scuola, dipendenti pubblici e studenti scendere in piazza. Particolarmente elevato il numero degli studenti delle scuole superiori e delle università, oltre 50mila. Diversi i cortei partiti da vari punti della città e confluiti in una manifestazione vivacissima, compatta e carica di significato politico nei cori, negli striscioni.
Molti gli striscioni sindacali, tra cui quello dei Cobas di Mirafiori e altri che chiedevano apertamente le dimissioni di Monti: "No al massacro sociale. Monti vattene!", "Con l'Europa che si ribella, cacciamo il governo Monti".
Presente il PMLI con la delegazione composta da compagni della Cellula di Roma e dell'Organizzazione di Civitavecchia, che hanno portato in piazza la rossa bandiera con la falce e martello e l'effige di Mao, il cartello e i corpetti con il manifesto contro Monti: "Liberiamoci del governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale". Diffuso ai lavoratori della Cgil, dei Cobas e agli studenti in piazza il volantino con l'Editoriale di Scuderi per il 35° Anniversario del Partito "Uniamoci contro il capitalismo, per il socialismo".

Gli studenti protagonisti
Grandi protagonisti della manifestazione sono stati le studentesse, particolarmente combattive, e gli studenti, soprattutto i medi, sia per il numero, sia per la combattività espressa fin da subito con centinaia di cartelli: "Se approvate la legge vi Apreamo in due", "No alla privatizzazione. Lottiamo!", mentre tra i giovanissimi manifestanti risuonava il ritornello "La città, la città, se ci bloccano il futuro, vi blocchiamo la città" e parole d'ordine come "tutti insieme famo paura!", "Se non cambierà, lotta dura sarà!", "scuola pubblica, scuola pubblica!".
I concentramenti studenteschi sono stati almeno tre. Uno a piazzale Ostiense, nel quale sono confluiti tutti gli studenti medi di Ostia, le cui scuole sono nella quasi totalità occupate. Il numero di manifestanti, oltre 20.000, era talmente alto che il piazzale non riusciva a contenerli tutti e gli studenti hanno dato vita a un corteo non autorizzato, con l'obiettivo primo di raggiungere gli universitari, già in marcia in via Cavour, e secondo di arrivare sotto la sede del ministero dell'Istruzione a viale Trastevere per assediarla. Quando la testa del fittissimo corteo era arrivata al Circo Massimo la coda si trovava ancora in piazzale Ostiense.
Il corteo era aperto dagli striscioni "Contro la scuola della crisi costruiamo la scuola della lotta" e "Contro crisi e austerità riprendiamoci scuola e città". Ripetutamente lanciati cori contro il neopodestà di Roma Gianni Alemanno, PDL, che, il giorno prima, aveva chiesto al parlamento che la città fosse "sottratta a questo sequestro quotidiano''; in altri termini vietare le manifestazioni.
Cantato per tutto il corso della manifestazione il ritornello ''Il 14 dicembre tornerà!", un modo per sottolineare la continuità di questa giornata di lotta con l'assalto al Senato di due anni fa. Un messaggio chiaro. Ora e più di allora i manifestanti più avanzati si proponevano l'assedio e l'occupazione del parlamento, del governo e dei ministeri e di tutte le istituzioni simbolo del sistema capitalistico. Ed è appunto per impedire ciò che il governo ha orchestrato e scatenato una violenta e indiscriminata mattanza poliziesca.
Un altro concentramento di studenti medi era alla stazione Termini, dove sono confluite le delegazioni di scuole della provincia, ma anche di scuole occupate della città. Da qui migliaia di studenti si sono mossi con gli striscioni per raggiungere l'altro concentramento, a piazzale Aldo Moro, dove c'erano gli universitari, che picchettavano i cancelli della Sapienza, mentre venivano sigillati con acciaio liquido i tendoni che ospitano le lezioni di Giurisprudenza. Anche tra gli universitari l'obbiettivo dichiarato era quello di arrivare sotto il parlamento e addirittura circolava la parola d'ordine "Occuperemo il Parlamento intero".
"Siamo l'Europa ribelle, non vi dobbiamo niente" recitava lo striscione d'apertura, mentre migliaia di giovani urlavano: "Noi la crisi non la paghiamo".
In testa al corteo studentesco che si era ricongiunto a quello dei Cobas, in piazza della Repubblica, gli scudi con i titoli di importanti testi di letteratura, filosofia ed economia, tra cui in prima fila Il Capitale di Karl Marx e il Che fare? di Lenin.
Tra i cortei anche quello della CGIL che, partito da piazza Bocca della Verità dietro lo striscione: ''Con la Ces per il lavoro e la solidarietà. No all'austerità'', è entrato in piazza Farnese mentre migliaia di pensionati dello Spi, lavoratori della sanità, precari dello Stato cantavano "Bella Ciao".
Il vivacissimo, combattivo e determinato corteo studentesco nel quale erano confluiti tutti gli studenti partiti da diversi punti della città, una volta arrivato a piazza Venezia è stato bloccato da un imponente schieramento delle "forze dell'ordine" che impediva l'accesso in via del Corso verso il parlamento e Palazzo Chigi. Gli studenti hanno deviato verso il Teatro Marcello per arrivare a Montecitorio passando da Lungotevere, mentre i Cobas si sono diretti verso piazza SS. Apostoli, dove era previsto un sit-in, anche se poi sono tornati indietro con l'intenzione di ricongiungersi agli studenti per arrivare a Montecitorio.

La violentissima repressione del corteo
All'altezza di Ponte Sisto, il corteo composto ancora da decine di migliaia di studenti, soprattutto medi, è stato bloccato. Gli studenti hanno chiesto di andare avanti, come pubblicamente avevano dichiarato di voler fare. A quel punto c'è stato l'attacco vigliacco e premeditato. La polizia in piccoli gruppi ha attaccato la testa del corteo per spezzarla, non lasciando alcuna possibilità di indietreggiare, mentre lanciava lacrimogeni ed effettuava pestaggi violentissimi nei confronti di giovanissimi inermi.
Tutte le vie laterali di Trastevere erano state bloccate e all'altezza di Ponte Garibaldi le "forze dell'ordine" impedivano, con lo sbarramento dei blindati, al corteo di sottrarsi al pestaggio. Una parte del corteo riusciva a forzare i blocchi, allontanandosi su via Arenula. E per fortuna questi giovani sono riusciti ad allontanarsi dal Lungotevere, altrimenti l'elevatissimo numero di manifestanti intrappolati e aggrediti avrebbe reso ancora più bestiale la mattanza. Gli studenti sono stati inseguiti in via Arenula. Chi veniva raggiunto era sottoposto a violenti pestaggi. È qui che si è verificato, dal ministero della Giustizia, proprio da sopra le stanze occupate dal ministro Paola Severino, il presumibile lancio di lacrimogeni sugli studenti.
Sull'accaduto ha aperto un'inchiesta il ministro stesso, che poi ha concluso con il difficilmente credibile teorema che "il colpo è partito dal basso, si è infranto su una finestra, si è frantumato ed è ricaduto sulla strada". Il questore di Roma, Fulvio Della Rocca, fornisce un'ipotesi difficilmente compatibile con le immagini: quella di un candelotto sparato "correttamente" da terra e poi "infranto sul muro di via Arenula, dando quindi l'impressione di essere stato esploso da un balcone". La versione, tuttavia, non collima con il video e non spiega la presenza di un bossolo di lacrimogeno nel cortile del ministero.
Gli stessi pestaggi sono stati riservati ad una parte del corteo allontanatasi verso Campo de' Fiori. Un'altra parte del corteo è riuscita a passare su Ponte Garibaldi, attraversando il Tevere e ricongiungendosi con la testa del corteo, massacrata dalle "forze dell'ordine". A quel punto gli studenti con uno striscione hanno ripreso la manifestazione, ma una volta presa la direzione di Porta Portese il corteo è stato attaccato da dietro, manganellato violentemente e ancora spezzato in due parti.
Una parte degli studenti si sono diretti verso Trastevere letteralmente inseguiti dalla caccia all'uomo per le vie del centro con le camionette blindate. Una parte ha tentato di sottrarsi ai pestaggi assassini rifugiandosi sul grande marciapiede che costeggia il sottopasso di Trastevere. Questi studenti, tra cui diversi giovanissimi, sono stati prima manganellati, poi fermati e identificati.
La scena cruenta dei ragazzi inseguiti con i blindati che tentavano di spezzare il corteo, sbattuti a terra, manganellati alle spalle e presi a calci in faccia ha indignato diversi passanti che, pur non partecipando alla manifestazione, indignati sono intervenuti per aiutare gli studenti e consentire a diversi di loro di mettersi in salvo, letteralmente strappandoli di mano agli agenti inferociti.
Il presidio militare dei palazzi del potere borghese si è protratto fino al tardo pomeriggio.
Al termine della giornata si contano 8 giovani arrestati, tra cui un operaio precario e diversi studenti universitari. Due sono scarcerati immediatamente, mentre per gli altri sei la scarcerazione è accompagnata dall'obbligo di firma giornaliera. Per tutti l'accusa è di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e lesioni. Sono stati identificati in 140, mentre 50 manifestanti sono stati fermati e accompagnati presso diversi uffici di polizia e dei carabinieri per "accertamenti".
Nella conferenza stampa gli studenti della Sapienza denunciano che non è possibile dare una cifra esatta degli studenti feriti, poiché molti di loro hanno preferito non farsi refertare poiché gli agenti entravano nei pronto soccorso alla ricerca di giovani feriti da arrestare: "il Policlinico Umberto I era completamente invaso e presidiato dalla Digos che intercettava tutti coloro che accedevano alle cure dopo quanto era successo in piazza".

Le reazioni
Intanto la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta sulle violenze della polizia. Finora è indagato solo il poliziotto che ha manganellato sul volto uno studente trattenuto a terra da altri agenti.
Il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, ha difeso a spada tratta l'operato delle "forze dell'ordine", respingendo, nonostante le testimonianze dell'intero corteo e delle immagini cruente, le accuse relative alla repressione violenta della manifestazione e avverte: "chi fa manifestazioni le faccia in maniera libera, ma secondo le disposizioni che vengono date".
Anche il presidente della Camera, il fascista ripulito Gianfranco Fini, ha difeso e giustificato l'indiscriminata repressione poliziesca, affiancato dal neopodestà Alemanno che approfitta dell'occasione per chiedere una "regolamentazione alle manifestazioni nella capitale d'Italia", usando la pretestuosa argomentazione che si è consentito agli studenti di passare sotto la sede della Sinagoga, cosa che avrebbe offeso la comunità ebraiaca. Si dia una calmata Alemanno, gli studenti non hanno in alcun modo offeso la comunità ebraica, come hanno affermato in conferenza stampa, e non può essere considerato atto di antisemitismo sventolare le bandiere palestinesi. Si tratta invece di un'aperta e cosciente manifestazione di antisionismo, il che non c'entra con l'antisemitismo.
Pilatesca, ma sostanzialmente dalla parte della repressione, la posizione del leader di SEL, Nichi Vendola "la violenza rischia di rendere opaco il senso di una giornata straordinaria come quella di oggi''. La violenza di chi? Quella delle "forze dell'ordine" che vogliono spaccare i crani agli studenti o quella degli studenti che difendono il loro diritto a manifestare anche sotto o dentro Montecitorio?
Smascherata e snobbata come un tentativo di manipolazione del movimento anche la demagogica posizione di Grillo che cercava di strizzare l'occhio agli studenti per carpirne le simpatie e risucchiarli nell'elettoralismo borghese.
Il PMLI esprime la massima solidarietà agli studenti romani massacrati dalle "forze dell'ordine" su ordine del governo Monti della Ue, della grande finanza e del massacro sociale. Un governo che tratta così gli studenti merita che le masse si sollevino per mandarlo a casa a calci nel sedere.
Ma bisogna avere chiaro che la mattanza poliziesca è commisurata all'imponenza del corteo e alla chiarezza delle parole d'ordine antistituzionali e degli obbiettivi perseguiti: l'assedio del parlamento e delle istituzioni borghesi. Anche per questo la manifestazione di Roma è stata un boato e rimane, nonostante la repressione criminale del corteo, un successo straordinario che va oltre il successo del 14 dicembre di due anni fa, che gli studenti hanno emulato e superato, dimostrando alle masse popolari che la forza per mandare a casa questo governo c'è.

21 novembre 2012