Polizia di Stato e istituzioni borghesi danno il consenso
Ronde notturne leghiste libere di scorrazzare nelle città del Nord
Col pretesto della lotta alla criminalità e sfruttando cavilli legali si sostituiscono alle "forze dell'ordine" dello Stato. Alcuni sindaci di "centro-sinistra" aderiscono all'iniziativa leghista
Dal corrispondente dell'Organizzazione di S. Giustina (Belluno) del PMLI

"Volontari per la sicurezza": così si chiamano le ronde notturne organizzate direttamente dalla Lega Nord che da qualche mese a questa parte "sorvegliano" i territori di oltre cento città e comuni del Nord in luogo delle regolari "forze dell'ordine" statali.
Un fenomeno iniziato nella cittadina trevigiana di Chiarano, sviluppatosi in breve tempo in tutto il Veneto e nelle altre regioni del Nord, coinvolgendo molti capoluoghi di provincia, che ha sforato la cronaca locale per arrivare nelle prime pagine nazionali e anche straniere (il quotidiano Liberation in Francia si è occupato della questione): dopo solo due mesi sono già un centinaio i comuni, piccoli e grandi, dove la notte le strade diventano territorio di caccia dei militanti della Lega Nord.
Ciò che desta preoccupazione non è tanto che un partito neofascista, razzista ed ex(?) secessionista insceni una simile iniziativa dai chiari caratteri intimidatori, xenofobi e demagogici. Quanto che possa svolgere tutto questo indossando una regolare divisa da Protezione Civile, in accordo e con specifico permesso della polizia di Stato, nell'assoluto connubio con tutte le istituzioni borghesi.
A dimostrazione che sotto la divisa arancione si nascondono veri reparti organizzati di camicie verdi (e nere) basta ricordare che le domande depositate in questura sono tutte a nome di dirigenti locali della Lega Nord: il reclutamento avviene pubblicamente nelle assemblee della Lega e attraverso le pagine della "Padania", il numero verde di riferimento è quello di un certo consigliere trevigiano leghista, Chinellato; il leader degli "sceriffi della notte" è niente meno che Gentilini, ex sindaco leghista di Treviso.
Tutto questo non è evidentemente bastato né alla polizia né ad altro organo di potere statale per giudicare illegali le squadracce leghiste, e anzi considerarle "semplici cittadini che collaborano con le forze dell'ordine".
Se le squadracce leghiste possono svilupparsi così serenamente è solo grazie alla collaborazione attiva delle istituzioni borghesi di tutti i livelli, dalla polizia di Stato, alla Protezione Civile che mette a disposizione dei leghisti le proprie strutture, ai governi locali e nazionale che non muovono un dito per arginare il fenomeno mentre "ridicolizzano" il problema. Molti sono i sindaci che hanno già aderito alle squadracce, tra cui inizialmente anche alcuni di "centro-sinistra", come ricordato dal vicepresidente del Veneto Luca Zaia.
È soltanto in un clima di assoluta tolleranza che può svolgersi in piazza dei Signori a Vicenza la presentazione ufficiale di "Veneto sicuro", dove Gentilini può abbandonarsi a comizi del tipo: "Riprendiamoci le nostre strade, dove si annidano puttane e culattoni" e "bisogna militarizzare l'ordine pubblico", promettendo ai suoi "volontari per la sicurezza" un'autentica organizzazione con tanto di auto e divise con lo stemma di San Marco.
Certo le camicie verdi non sono abilitate al possesso di armi, e - ufficialmente - si limitano a pattugliare la città e segnalare eventuali movimenti "sospetti" alle "forze dell'ordine" senza alcuna possibilità di intervenire direttamente, potendo tutt'al più filmare gli eventi da loro ritenuti sospetti. Ma da quando in qua un partito politico è abilitato a sostituirsi, fosse pure in minima parte, alle "forze dell'ordine" ufficiali e costituirsi in una sorta di polizia parallela? Segno che la legalità democratico borghese viene stracciata anche da quelle forze preposte appositamente ad imporne il rispetto. Purché, è chiaro, venga sovvertita da destra.
Timide sono state infatti le condanne provenienti dagli organi di polizia, dei carabinieri e delle prefetture e dallo Stato borghese in generale: prevalentemente esse si riducono a segnalare il rischio insito nel servizio svolto dalle squadracce, a sottolineare la difficoltà di stabilire la personalità giuridica responsabile di eventuali danni subiti dai leghisti. E, nel tempo che Siulp, colonnelli e prefetti dibattono di simili cavilli complessivamente insignificanti all'interno del quadro vero, reale, politico, della questione, le ronde leghiste vanno avanti e si diffondono in nuove città.
In ogni caso, è sbagliato ridurre il fenomeno a una "buffonata", una "trovata demagogica", come tende a descriverlo la "sinistra" borghese. Come negare il rischio che tutto ciò diventi soltanto un primo passo verso una militarizzazione "verde" del territorio ben più spinta, come auspicato da Gentilini?
Il primo premio nella calata di braghe, con tanto di bonus per l'originalità, lo riceve senza dubbio il consigliere veneto dei Verdi, Bettin, secondo il quale i militanti leghisti starebbero addirittura "svolgendo un giusto servizio sociale per ripagare la popolazione dei tagli alle forze dell'ordine fatti dal governo Berlusconi".
In ultimo va detto che il problema della sicurezza privata è un problema oggettivo e fortemente sentito dai borghesi con grandi patrimoni, i quali più facilmente possono fare affidamento su sicuri sistemi di protezione, mentre i loro capitali sono ben custoditi in banca e Borsa.
Il degrado, l'insicurezza economica e sociale sono frutto del capitalismo; la violenza privata, il disordine, l'individualismo, la disgregazione sociale, sono ugualmente figli della proprietà privata e congeniti a una società basata sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Non esistono "forze dell'ordine" in grado di mettere ordine al disordine generale del capitalismo. Non si tratta quindi di rivendicare, come fa gran parte della "sinistra" borghese e della stessa "sinistra radicale", maggiori finanziamenti e risorse alle forze armate dello Stato borghese, ma di lottare per il superamento di questa società capitalista, dei suoi rapporti di produzione, condizione imprescindibile per la sicurezza anche privata delle masse popolari; e, nel frattempo, il miglioramento delle loro condizioni di vita.

7 febbraio 2007