A proposito del 60° dello sbarco alleato in Normandia
Il ruolo dell'Urss di Stalin nella vittoria sul nazifascismo (Il carteggio di guerra)

Le celebrazioni del 6 giugno per il 60° anniversario dello sbarco anglo-americano in Normandia si sono prestate a una duplice operazione politica dell'imperialismo occidentale. Le fanfare, le bandiere, le lacrime, i ricordi hanno fatto da corollario a quest'operazione che ha chiamato a raccolta sedici tra capi di Stato e di governo e che non ha paragoni con quelle precedenti, passate pressoché inosservate.
Un'iniziativa enfatizzata nel momento in cui la superpotenza imperialista europea, dopo l'annessione di dieci paesi dell'Est e del Mediterraneo, si sta affermando sul piano mondiale e i rapporti con la superpotenza americana appaiono tesi, dopo avere raggiunto il loro punto più basso durante la guerra di aggressione all'Iraq. L'invitato eccellente, l'Hitler di Washington, Bush, e il padrone di casa il capo dello Stato francese Chirac, hanno voluto così "ricucire lo strappo" e aprire una nuova fase di quella che definiscono l'"alleanza della libertà", ossia l'alleanza dell'imperialismo occidentale per "esportare la democrazia", aggredire quei popoli e paesi sovrani che non intendono piegarsi al tallone di ferro dell'imperialismo.
Per questo le celebrazioni normanne hanno rappresentato due falsi. Uno attuale, perché i 16 rappresentanti governativi hanno lanciato l'equazione dell'alleanza contro il nazifascismo di ieri con quella cosiddetta contro "il terrorismo e gli Stati che lo praticano e incoraggiano" di oggi; l'altro storico, perché gli stessi rappresentanti dell'imperialismo occidentale hanno riproposto la teoria del ruolo e del contributo decisivi degli anglo-americani nella sconfitta della belva nazifascista ignorando il ruolo primario e fondamentale dell'Urss di Stalin.
Nessuno, e neppure noi marxisti-leninisti, vuole togliere valore al contributo importante anglo-americano nella sconfitta del nazismo. Lo stesso Stalin lo ripeté più volte. Ma non possiamo accettare una simile, ignobile, riscrittura della storia da parte dell'imperialismo. è un vero e proprio crimine che si compie verso le nuove generazioni.
è bene dunque ricordare che la difficile costruzione dell'alleanza antinazifascista anglo-sovietico-americana evidenziò come le potenze capitalistiche alleate fossero all'inizio convinte dell'incapacità sovietica a resistere vittoriosamente all'aggressione nazista. Dall'ignobile pace di Monaco del '38 che spalancò le porte dell'Europa alle orde hitleriane, essi puntavano ed auspicavano il tracollo dell'Urss socialista. Un desiderio svanito ben presto per la pronta e ferma resistenza sovietica. Siglata l'alleanza con Stalin i dirigenti di Londra e Washington decisero di concentrare il loro sforzo bellico soprattutto nella guerra aerea e marittima, limitando l'azione delle loro truppe di terra al nord Africa, in particolare alla zona fra la Tunisia e l'Egitto. Era l'applicazione della cosiddetta "strategia delle azioni indirette" proposta dalla Gran Bretagna e accettata dagli Usa, che puntava essenzialmente ad "assediare" la Germania, favorire attraverso la fornitura di armi e materiale bellico la lotta dei movimenti di resistenza operanti negli Stati europei da essa occupati e, dopo il suo logoramento, assestare il colpo finale. Ma questa strategia era anche e soprattutto la concreta attuazione della volontà politica anglo-americana di lasciare sulle spalle dell'Urss il peso preponderante della guerra in Europa.
Da questa volontà politica scaturiva l'ostinato rifiuto di Stati Uniti e Gran Bretagna di aderire alle ripetute proposte sovietiche, come si evince dal ricco carteggio tra Stalin e i massimi rappresentanti dei due paesi occidentali, pubblicato a parte, che sollecitavano gli alleati ad aprire un secondo fronte di guerra in Europa per accelerare la disfatta nazifascista, ed evidenziano quanto pretestuose fossero le argomentazioni di Churchill circa l'impraticabilità di una tale scelta. Proprio la mancanza di un secondo fronte di guerra in Europa, fece sì che ancora per lunghi mesi l'Urss dovette sopportare il peso maggiore della potenza aggressiva tedesca. Lo fece con grande eroismo, con una fiducia illimitata nei suoi mezzi e nelle sue risorse e con la certezza di uscire vittoriosa dall'atroce conflitto con la belva nazifascista.
L'Armata rossa e il popolo sovietico soffrirono e pagarono il più tragico tributo di sangue in questa alta e giusta lotta per la libertà non solo dell'Urss, ma di tutti i popoli d'Europa e del mondo finiti sotto il barbaro dominio degli hitleriani e dei loro complici. Questi popoli non potranno mai dimenticare tutto ciò e rimarranno grati in eterno all'Unione Sovietica e al suo popolo per il grande sacrificio e il duro tributo pagati anche per la loro libertà.
Infondata è anche la tesi della storiografia borghese secondo cui l'Urss non avrebbe potuto vincere i suoi aggressori senza gli aiuti, armi e prodotti alimentari, di Gran Bretagna e Usa. Infondata perché le forniture militari degli alleati all'Urss non furono decisive sul piano quantitativo, ma, soprattutto, perché esse furono pressoché nulle nei primi due anni di conflitto, gli anni di guerra più duri e difficili per l'Urss e il suo popolo.
Stalin è stato il grande artefice della vittoria sul nazismo e sul fascismo, il condottiero di un'impresa storica che ha influito sul destino dell'intera umanità. Aprendo nuove concrete possibilità per l'emancipazione della classe operaia e dei popoli oppressi. Stalin prese su di sé la guida della lotta e della guerra al nazifascismo, assumendosene in prima persona sul piano politico e militare anche la piena responsabilità di fronte al suo popolo.
Le vittoriose battaglie di Mosca e Leningrado, quella epica di Stalingrado che cambiò i destini della guerra, fino a Kursk, che resteranno scritte a caratteri d'oro nella storia dell'umanità progressista e antifascista, portano impresso il suo marchio politico e organizzativo. Lì avvenne quella svolta militare della seconda guerra mondiale che indusse i governi di Stati Uniti e Gran Bretagna ad accelerare lo sbarco di Normandia per non rischiare di essere tagliati fuori dalla liberazione dei territori occupati dai nazifascisti.
Il 1° Maggio 1945 la bandiera rossa issata sul pennone più alto del Reichstag sventolava su Berlino: testimonianza e simbolo incancellabile del valore, della forza e dell'unità che hanno legato in un saldo vincolo sotto la guida riconosciuta di Stalin, l'Esercito rosso, il popolo sovietico, lo Stato sovietico e il Partito bolscevico. La guerra dimostrò la forza e la superiorità del sistema economico socialista che permise all'Urss di dare solide basi alla costruzione dello Stato socialista, di sostenere vittoriosamente lo sforzo bellico e, successivamente, portare a compimento in un periodo relativamente breve l'opera di ricostruzione.
Queste sono le verità incontrovertibili. Gli stessi dirigenti di Stati Uniti e Gran Bretagna del tempo hanno dovuto riconoscere questa realtà storica, anche nel carteggio bellico tenuto con Stalin e qui da noi in parte pubblicato. Dal 1941 al '45 Churchill, Roosevelt, Truman e Attlee non hanno potuto che esaltare l'Urss e il ruolo guida di Stalin. "Non ho parole - scriveva Churchill a Stalin nel febbraio '42 - per esprimere l'ammirazione che tutti noi proviamo per i continui brillanti successi delle Vostre armate contro l'invasore tedesco, e non posso fare a meno di inviarVi un'ulteriore espressione di gratitudine e congratulazione per tutto quello che la Russia sta facendo per la causa comune".
"Come Comandante Supremo delle forze armate degli Stati Uniti d'America - scriveva un anno dopo Roosevelt a Stalin - mi congratulo con Voi per la brillante vittoria delle Vostre truppe a Stalingrado, riportata sotto il Vostro supremo comando. I centosessantadue giorni di epica lotta per la città che ha per sempre onorato il Vostro nome e il decisivo risultato che tutti gli americani oggi stanno celebrando rimarranno uno dei capitoli più superbi in questa guerra dei popoli che si sono uniti contro il nazismo e i suoi imitatori".
Poi con la ripresa della loro lotta contro il socialismo, uscito rafforzato e vittorioso dal secondo conflitto mondiale, con lo scatenamento della "guerra fredda" e l'acuirsi dello scontro di classe a livello internazionale, hanno rovesciato questi loro giudizi storici, cominciando prima a sminuire per poi negare e cercare di cancellare dalla memoria storica delle masse popolari queste verità. Tanto che oggi in totale omologazione imperialista si sono assicurati la connivenza del nuovo zar del Cremlino Putin, che come un canino bastonato ha ascoltato e annuito alle celebrazioni del 6 giugno agli osanna degli anglo-americani "salvatori dell'umanità".
30 giugno 2004