Nel Mezzogiorno d'Italia e non solo
La sanità è da Terzo mondo
I risultati delle indagini dei Nas condannano l'operato criminale dei governanti nazionali e locali. Per il ministro Turco "il sistema sanitario italiano è all'avanguardia nel mondo"

Livia Turco, da quando è sulla poltrona del dicastero della salute, ama ripetere: "il sistema sanitario italiano è all'avanguardia nel mondo". Alcune inchieste giornalistiche hanno allora acceso i riflettori sulla più grande azienda universitaria del Paese, il Policlinico Umberto I di Roma, sul sistema dei subappalti dei servizi e sulle condizioni igieniche. Nei sotterranei si è scoperto persino una florida attività di profanazione dei corpi di pazienti deceduti per il traffico illecito di cornee. Significativa la "difesa" del direttore sanitario, Obaldo Montaguti, che sostiene di aver denunciato più volte, prima che scoppiasse lo scandalo, la situazione del Policlinico sia al sindaco Walter Veltroni, sia al governatore regionale Piero Marrazzo, sia all'assessore Battaglia, di "aver bussato prima di Natale alla porta dei sottosegretari Micheli e Mazzucchelli", senza da costoro avere "alcuna risposta"!
A metà gennaio i Nas hanno consegnato al ministro il primo rapporto sull'indagine ispettiva negli ospedali pubblici e la Turco ha dovuto correggere il tiro: "Ci si può fidare degli ospedali italiani, ma qualche problema c'è".
Sono stati ispezionati 321 ospedali "pubblici", su 672, di cui 89 al Nord, 113 al Centro e 119 al Sud e nelle Isole. Dall'indagine emergono 117 irregolarità riscontrate, di cui 56 segnalate all'autorità giudiziaria e 111 persone denunciate. Ciò significa che ben il 53,9 % degli ospedali italiani non è in regola; inoltre in un ospedale su 6, ossia il 17,4%, le carenze hanno un rilevo penale. Solo la Liguria e il Trentino avrebbero superato l'esame mentre in quattro regioni, tre delle quali del Sud, la situazione degli ospedali pubblici risulta a dir poco spaventosa, con gravissime carenze sul fronte dell'igiene e dei requisiti minimi strutturali.
Nel Lazio (governatore Marrazzo), in Sicilia (Cuffaro), in Calabria (Loiero), in Campania (Bassolino), in Puglia (Vendola), il Terzo mondo non è molto distante. In particolare in Sicilia il rapporto dei Nas è un bollettino di guerra: in 12 strutture sono state rilevate gravi carenze igieniche, di pulizia e conservazione degli ambienti; non va meglio in Calabria dove su 24 ospedali controllati se ne "salvano" soltanto 4, mentre nei 29 ospedali campani visitati ci sono "carenze igieniche e strutturali e sale operatorie non a norma", con situazioni penalmente molto rilevanti all'Ascalesi e negli altri ospedali del centro cittadino, all'ospedale di Giugliano e all'ospedale di Benevento. Anche al II Policlinico di Napoli, nei viali e nei sotterranei sono stati trovati addirittura bidoni con rifiuti tossici. Sempre a Napoli i blitz dei Nas hanno scoperto ospedali infestati dai topi, come all'Ascalesi di Forcella e nel reparto di ematologia del I Policlinico di Largo Madonna delle grazie, si dice, per la presenza dei cassonetti stracolmi di rifiuti nelle adiacenze. Sempre al I Policlinico due sale operatorie sono fuori uso da 14 anni, altre due da anni attendono di essere liberate dall'amianto nei pavimenti. Al S. Paolo di Fuorigrotta e al S. Giovanni Bosco di Capodichino sono state denunciate gravi carenze igieniche e strutturali nei reparti di chirurgia d'urgenza, traumatologia e ortopedia infantile. Chiuso per la presenza di scarafaggi, grossi insetti marroni chiamati mangiafuoco, il centro di rianimazione del Vecchio Pellegrini alla Pignasecca, nello stesso luogo dove si eseguono gli espianti multiorgano in pazienti in morte cerebrale!
Le inchieste dei Nas, come quelle sulle liste di attesa (19 regioni su 20 non hanno neanche un sito internet informativo dei tempi di attesa per le prestazioni), lo stillicidio di decessi colposi, dimostrano che il Sistema sanitario federale realizzato dai governi di "centro-destra" e "centro-sinistra" fa acqua da tutte le parti e che la sanità pubblica è stata affossata.
E non è detto che il polverone mediatico non venga utilizzato per ulteriori demolizioni come fa intendere una vecchia sanguisuga, come l'ex ministro della sanità, il craxiano Umberto Veronesi: "un ospedale su 4 andrebbe chiuso perché è necessario concentrare le risorse".
Occorre andare invece esattamente nella direzione opposta potenziando e ammodernando la sanità pubblica partendo dal fatto, che i governanti non osano dire, che negli ospedali italiani mancano dai 30 ai 40 mila infermieri e centinaia di tecnici di laboratorio. Solo nel Lazio occorrono almeno 3mila infermieri!

14 febbraio 2007