La posizione del circolo Santa Marinella (Roma) del PRC e la nostra risposta
"SIETE DOGMATICI E FUORI DALLA STORIA. STALIN E' STATO UN GRANDE CONTRORIVOLUZIONARIO''
Cari compagni,
Stiamo aspettando che ci diate il segnale giusto per partecipare (non consociativamente) al vostro tentativo insurrezionale di stampo leninista.
Se a voi sembra impossibile redistribuire la ricchezza in uno stato borghese quale quello italiano è, a noi sembra impossibile teorizzare su una iniziativa che non è altro che un tentativo di sfondamento.
Spiegateci, non riducendovi a disegnare una retta via che da sola riporta indietro invece che percorrere vie rivoluzionarie, come fate ad essere così dogmatici in un mondo che vi sfugge completamente di mano, che si evolve sulla stessa linea che percorrete ma in direzione opposta.
Tra i vostri padri, indistintamente riconoscete Marx Engels Lenin Stalin e Mao. Anche per noi è punto d'onore ispirarci all'operato dei suddetti. Non riducendoci a un puro dogmatismo. Ma vi siete mai chiesti se c'è stato un travisamento da parte di qualcuno di questi padri rispetto all'ideale ispiratore delle loro azioni? è chiaro a chi ci riferiamo, difendete in tutto e per tutto realtà che difficilmente si concilierebbero con il vostro ``abbandono'' ideale al comunismo realizzato. La storia parla chiaro. Il vostro è un tentativo fatto spesso al di fuori di questa.
Stalin ha rappresentato con la sua opera e il suo ``pensiero'' il più grande e riuscito tentativo controrivoluzionario che non ha pari nella storia del movimento operaio e comunista internazionale. Con il vostro dire rappresentate, vostro malgrado, la legittimazione alle parole di uno sciagurato erede del PCI: tale Walter Veltroni.
Saluti comunisti.
 
 
 
Dal Circolo del PRC di Santa Marinella abbiamo ricevuto questa lettera via e-mail, alla quale rispondiamo in tutta franchezza, al di là del tono provocatorio e sarcastico di cui è permeata, perché riteniamo che una discussione sui contenuti della stessa sia comunque utile in generale allo sviluppo di un confronto sincero e leale con i compagni della base di Rifondazione.
Come abbiamo scritto nella nostra ``Lettera aperta alle militanti e ai militanti di Rifondazione'' del 10/9/2000, accolta con molto interesse dai partecipanti alla manifestazione nazionale del PRC del 30 settembre a Roma, la parola d'ordine ``Redistribuire la ricchezza. Cambiare la vita'' è una parola d'ordine falsa e riformistica. Da quando esiste il capitalismo nessuno è mai riuscito neanche lontanamente a realizzarla, sotto il dominio della borghesia. Non ci è riuscito il PCI-PDS, che pure ha avuto per decenni il governo di grandi città e intere regioni d'Italia, e tuttora lo ha. Non ci sono riusciti i rinnegati DS, che sono arrivati addirittura al potere governativo, e che lo esercitano da ben quattro anni. Tantomeno ci è riuscito il PRC, nonostante che sia stato nella maggioranza del governo Prodi per ben due anni.
Al contrario, se c'è una cosa che l'esperienza di questi quattro anni di governo di ``centro sinistra'' dimostra in modo incontrovertibile è proprio l'opposto della parola d'ordine tanto roboante quanto illusoria adottata dal PRC: i ricchi sono diventati più ricchi, i poveri più poveri; il Sud è sempre più lontano dal Nord, e il federalismo neofascista disgregherà ulteriormente il Paese; quel poco che c'era di pubblico è diventato privato, e il cosiddetto ``Stato sociale'' è ormai quasi azzerato. Per non parlare dei diritti sindacali dei lavoratori, che sono stati riportati a una situazione da anni '50, se non per certi aspetti peggiore.
Tutto questo non è dovuto al caso, o a chissà quale ``politica errata'' della ``sinistra'' al potere: al contrario è proprio la dimostrazione pratica che nel regime capitalista la ``sinistra'' è ammessa al governo solo quando abbia rinnegato totalmente gli ideali del socialismo e abbracciato senza riserve gli interessi della classe dominante borghese. Solo cioè per gestire e difendere, in ``alternanza democratica'' con la destra, gli interessi e i privilegi della borghesia, nonché il sistema capitalistico e imperialistico in generale.
``Redistribuire la ricchezza. Cambiare la vita'', senza mettere in discussione dalle fondamenta il sistema capitalista, (che è tutt'altra cosa dal lottare per strappare migliori condizioni di vita e di lavoro nel capitalismo, ben coscienti però che la madre di tutte le questioni è il potere politico al proletariato) non solo è perciò una parola d'ordine falsa e fuorviante, ma è addirittura una copertura al capitalismo. Infatti essa è vecchia quanto il cucco, ed è già stata storicamente battuta in breccia da Marx ed Engels, quando alle teorie riformiste dei preti sociali che allora abbondavano nel movimento operaio, e che predicavano un ``addolcimento'' e un'``umaniz-zazione'' del sistema capitalistico, essi contrapposero vittoriosamente la questione della conquista del potere politico da parte del proletariato, iniziando l'epoca del movimento operaio cosciente e organizzato per la conquista del socialismo. Essa rappresenta quindi un ritorno indietro alla situazione premarxista, e si sposa perfettamente con la dottrina e la pratica demagogica della chiesa del papa nero Wojtyla, che vuole conciliare la carità cristiana con lo sfruttamento capitalista.
E qui arriviamo anche alla questione di Stalin, che come sempre, guarda caso, entra in ballo tutte le volte che si confrontano la concezione riformista, pacifista, liberale, spontaneista, e quella proletaria, rivoluzionaria e marxista-leninista della storia del movimento operaio e comunista internazionale. Ed è logico che sia così, in quanto Stalin è ritenuto dalla borghesia, dai riformisti e dai rinnegati l'``anello più debole'' della catena dei cinque Grandi Maestri del proletariato, quello su cui fare leva per attaccare tutti gli altri e cancellare dalla storia il loro insegnamento.
Questo da quando i revisionisti kruscioviani, allora fieramente denunciati e combattuti da Mao, consegnarono su un piatto d'argento alla borghesia e all'imperialismo questa sporca arma anticomunista che sono i presunti ``crimini'' di Stalin, ovvero una riscrittura totalmente falsa e calunniosa dell'intera e gloriosa epopea della difesa della rivoluzione, della costruzione del socialismo in Urss e della lotta vittoriosa contro il nazifascismo: di cui Stalin, fedele erede di Lenin, fu l'artefice principale.
Chi rinnega Stalin, come diceva Mao, finirà per rinnegare anche Lenin, e tutta l'esperienza della costruzione del socialismo in Urss. E di conseguenza anche Marx ed Engels, poiché i grandi maestri del proletariato sono come le cinque dita di una stessa mano: non si può rinnegarne uno senza rinnegare tutti gli altri, e con essi l'intera storia e tradizione del movimento operaio internazionale, di cui l'esperienza della costruzione del socialismo in Urss è parte integrante inscindibile.
Questa è la storia con cui occorre fare i conti seriamente, e non con la versione riscritta dalla borghesia e dall'imperialismo dopo il crollo dei regimi revisionisti e rinnegati dei paesi ex socialisti, versione alla quale sembra troppo facilmente abboccare chi ci scrive, dando evidentemente per scontata quella ``nuova rivoluzione capitalistica'' di cui parla Bertinotti, e che a suo dire imporrebbe da parte della ``sinistra'' la ``rottura'' con la tradizione storica del movimento operaio e comunista, da lui giudicata ``superata'' nel mondo ``globalizzato'' di oggi.
Noi ribadiamo invece che al di fuori di essa si può finire solo o nella socialdemocrazia e nel riformismo liberale premarxista, come fa Bertinotti, o nel trotzkismo, come fanno certi esponenti della ``sinistra'' del gruppo dirigente di Rifondazione. Socialdemocrazia e trotzkismo che, non a caso, sono stati storicamente i due fulcri su cui hanno fatto leva la borghesia e l'imperialismo per dividere e disarmare il movimento operaio e comunista internazionale e sabotare dall'interno l'esperienza della costruzione del socialismo nell'Urss di Lenin e Stalin.