Lady Guarguaglini al centro di un vorticoso giro di appalti e tangenti
Indagati per corruzione e frode fiscale il presidente dell'Enav e il suo predecessore
Perquisiti gli uffici di varie società controllate
I vertici Finmeccanica tentano di bloccare le indagini. Berlusconi, "preoccupato" dAll'inchiesta, a testa bassa contro i giudici

"Se le ditte volevano lavorare me dovevano paga'. E pure gli altri".
Così Lorenzo Cola (consulente di Finmeccanica nonché braccio destro del presidente Pierfrancesco Guarguaglini, arrestato l'8 luglio con l'accusa di riciclaggio nell'ambito dell'inchiesta Digint società partecipata da Finmeccanica) ha riassunto il meccanismo per la spartizione degli appalti e l'accantonamento dei "fondi neri" utilizzati per pagare tangenti a manager e politici corrotti messo in piedi all'Enav Spa (Ente Nazionale di Assistenza al Volo la società per azioni interamente controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e vigilata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasportia cui lo Stato italiano ha demandato la gestione e il controllo del traffico aereo civile in Italia).
Le rivelazioni di Cola comprovate dall'interrogtorio del suo commercialista e consulente per l'affare Digint, Marco Iannilli, sono alla base della nuova raffica di avvisi di garanzia e perquisizioni (fra cui la sede dell'Enav di via Salaria a Roma) eseguiti all'alba del 25 novembre scorso dalla Guardia di finanza e dai carabinieri del Ros su ordine del procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e dei sostituti Rodolfo Sabelli e Paolo Ielo.

L'inchiesta
Le indagini riguardano il controllo dei bilanci delle varie società coinvolte e i lucrosi appalti, in particolare quelli affidati a licitazione privata, senza gara pubblica, da Enav a Selex Sistemi Integrati e da questa poi subappaltati ad almeno altre sette società tutte collegate a Finmeccanica.
Gli appalti si riferiscono ai lavori effettuati in numerosi aeroporti italiani come Palermo, Napoli, Lamezia Terme, ma anche Malpensa e altri scali e riguardano la costruzione delle torri di controllo, manutenzione dei radar, sistemi di controllo del vento.

Gli indagati
Tra gli indagati di questo nuovo filone d'inchiesta figurano il presidente dell'Enav Luigi Martini, il suo predecessore Bruno Nieddu, il componente del consiglio di amministrazione dello stesso Ente Ilario Floresta, l'amministratore delegato Guido Pugliesi, il capo delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni e la responsabile della Selex sistemi integrati, Marina Grossi, moglie del presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini. Tutti accusati a vario titolo di corruzione e frode fiscale. Nell'elenco figurano anche Paolo Prudente, direttore generale di Selex fino all'arrivo della Grossi, i dirigenti Letizia Colucci e Manlio Fiore e l'amministratore delegato di Techno Sky, Antonio Iozzini, in carica fino a luglio scorso.

Appalti, tangenti e "fondi neri"
Il meccanismo corruttivo prevedeva che gli appalti di Enav venissero affidati alla Selex Sistemi Integrati, azienda controllata da Finmeccanica che a sua volta li subappaltava alle varie società del gruppo. E le cordate che di fatto si spartivano la torta erano sostanzialmente due.
Un meccanismo ben collaudato che, secondo gli inquirenti, da un lato, serviva a far lievitare i costi extrabilancio e quindi l'accantonamento di "fondi neri" all'estero occultati in Svizzera e in vari paradisi fiscali sparsi per il mondo e, dall'altro lato, era funzionale alla spartizione dei subappalti che venivano affidati a imprese indicate dagli stessi alti funzionari della holding. "Segnalazioni" che venivano poi lautamente ricompensate con corpose mazzette e regalie varie.
Nel corso dei loro interrogatori prima Iannilli e poi Cola hanno affermato come il sistema per l'erogazione di soldi ai consulenti non prevedesse una percentuale fissa su ogni appalto, ma una sorta di pagamento periodico che poteva avvenire ogni sei mesi o addirittura un anno. Una somma complessiva versata a titolo di ricompensa per aver indicato alle capofila le società alle quali affidare i subappalti.

Il ruolo di lady Guarguaglini
In quest'ambito a Marina Grossi, soprannominata "La Signora" di piazza Monte Grappa, vengono contestate false fatture per 10 milioni di euro ed è accusata anche di "corruzione in relazione agli affidamenti dei lavori Enav poi conferiti alla Print System e alla Arc Trade", la società riconducibile a Iannilli, che "ha acquistato un sistema lidar doppler inserito nel programma italiano per il monitoraggio del Wind Shear gestito da Enav, per installarlo nell'aeroporto di Palermo". Ma all'amministratore di Selex vengono contestate anche violazioni fiscali. In particolare, così come scritto nel capo di imputazione "in accordo con Lorenzo Cola, con il condirettore generale Letizia Colucci e con il direttore responsabile Manlio Fiore, emetteva fatture relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti per un valore non inferiore ai dieci milioni di euro nel 2009, al fine di consentire a Enav l'evasione delle imposte dirette e indirette; avvalendosi di fatture relative ad operazioni in tutto o in parte inesistenti, indicava nelle dichiarazioni dei redditi presentate per conto di Selex in relazione agli anni 2008 e 2009, elementi passivi fittizi".

Evasione record e appalti miliardari
Di corruzione e concorso in violazione e frode fiscale devono rispondere anche Pugliesi e Martini (solo violazione fiscale). Secondo i Pm, entrambi, "nelle dichiarazioni del 2009 indicavano elementi passivi fittizi, al fine di consentire l'evasione di imposte dirette e indirette di Enav". Per questo motivo gli inquirenti hanno chiesto l'acquisizione e il sequestro "della documentazione extracontabile eventualmente rinvenibile presso gli uffici amministrativi idonea a evidenziare rapporti tra il personale Enav e personale delle società Print System e Arc Trade, ma anche le agende, le rubriche, i documenti informativi o cartacei per verificare l'esistenza e la natura di questi rapporti". Non solo. Nel provvedimento giudiziario si dispone di acquisire anche tutta "la documentazione che attesti l'esistenza di relazioni bancarie in Italia e all'estero su cui è possibile, in relazione agli indagati di corruzione, siano pervenuti flussi finanziari come corrispettivo degli atti contrari ai doveri d'ufficio".
Agli atti risulta che Cola, grazie a questo sistema, in appena quattro anni è riuscito a far lievitare di venti volte i guadagni. Infatti nel 2004 Enav dà a Selex lavori per 341 milioni di euro. Le due aziende di Cola, Trs e Print Sistem, si aggiudicano lavori per 2 milioni e mezzo di euro. L'anno dopo al vertice di Selex arriva Marina Grossi, la moglie di Guarguaglini, nominata amministratore delegato, ed Enav "gira" appalti per 314 milioni. Cola questa volta fa il salto e alle due ditte che controlla arrivano subcommesse per 8 milioni e trecentomila euro. Nel 2006 e nel 2007 gli incassi tornano a essere modesti. Mentre il 2008 è l'anno dell'ascesa con appalti Enav che ammontano a 397 milioni di euro e subappalti che superano i 14 milioni di euro. Il record è nel 2009 quando la Selex "emetteva fatture relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti per un valore non inferiore a 10 milioni di euro, per consentire a Enav l'evasione delle imposte dirette o indirette". A bilancio vengono iscritti appalti concessi da Enav per un totale di 490 milioni di euro. L'analisi dei subappalti mostra la divisione della torta: Print Sistem ottiene lavori per 34 milioni di euro, Techno Sky per 12 milioni e quattrocentomila. Ma in scena compare anche Arc Trade, che se ne aggiudica per un valore di otto milioni e mezzo. A conti fatti, soltanto le società di Cola gestiscono in quei dodici mesi 43 milioni di euro.

Il tentato blocco delle inchieste in atto
Sono almeno tre le inchieste aperte sull'Enav. La prima nasce dalla denuncia di un ex dipendente in cui si metteva in discussione la stesura dei bilanci della società. L'inchiesta starebbe vagliando anche l'acquisizione, a dicembre del 2006, di Vitrociset (oggi Techno sky) da parte di Enav per circa 100 milioni di euro. La seconda inchiesta si basa sulle ipotesi di falso in bilancio e di reati tributari a partire del 2006 in poi. Queste prime due inchieste si sovrappongono in parte con quella condotta sull'ingresso dell'affarista romano, amico e protettore di neofascisti e stragisti, Gennaro Mokbel in Digint, società partecipata al 49% da Finmeccanica.
La terza inchiesta si basa su un'intercettazione telefonica e riguarda il tentativo da parte dei vertici di Finmeccanica di sfilare l'inchiesta sui "fondi neri" dalle mani del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Gli atti sono stati trasmessi per competenza da Roma al procuratore di Perugia Giacomo Fumo che deve accertare perché, nei giorni di luglio scorso che precedono l'arresto di Cola, Martini chiama Borgogni per riferirgli una "novità" e spiega che molto presto "a Capaldo arriverà una botta", che "lo costringerà a mollare l'indagine". Quella "botta", aggiunge, "è un'inchiesta della Guardia di Finanza" che, tecnicamente, "lo obbligherà a liberarsi del fascicolo" Finmeccanica. Borgogni se ne compiace.

La reazione del neoduce Berlusconi
Gli scenari che lo sviluppo di queste inchieste potrebbero aprire vanno ben oltre gli appalti e i confini nazionali e riguardano soprattutto i contratti esteri siglati da Finmeccanica coi Paesi esteri e in particolare con la Russia di Putin. Non solo. Molti retroscena a dir poco ancora più scandalosi potrebbero essere rivelati nei dettagli dal sito Wikileaks.
Da qui l'inquietudine espressa dal neoduce Berlusconi che è tornato ad attaccare a testa bassa la magistratura affermando fra l'altro che: "Sono preoccupato perché Finmeccanica è un asset straordinario, in questi giorni ha firmato un contratto per un miliardo e mezzo per forniture alla Russia, mi auguro che queste indagini portino a nulla, come sono convinto sia, e comunque considero suicida che il Paese proceda contro chi costituisce con la propria capacità operativa la forza del Paese".

16 febbraio 2011