Il "sistema Sesto" muoveva fino al 2010 un colossale giro di tangenti che coinvolgeva anche le Coop
Lo scandalo Penati è uno tsunami per Bersani e l'intero PD

La Commissione di garanzia del PD lo copre, sospendendolo dopo che si era già autosospeso. Gli inquirenti chiedono l'arresto dell'ex braccio destro di Bersani per "corruzione gravissima", non concesso per prescrizione (legge Cirielli imposta da Berlusconi)
Nel corso delle ultime settimane la scandalosa vicenda giudiziaria inerente il colossale giro di tangenti legato alla mega speculazione immobiliare delle ex aree industriali della Falck e Ercole Marelli di Sesto San Giovanni e all'acquisizione dell'autostrada Milano-Serravalle da parte della Provincia di Milano si è arricchita di nuovi e inquietanti capitoli investigativi che chiamano direttamente in causa l'intero vertice del PD con alla testa Bersani e coinvolgono in pieno anche la Lega delle Coop.

Penati salvato dalla Cirielli
Il 24 agosto il Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Monza Anna Magelli pur constatando che a carico di Filippo Penati ci sono "gravi indizi di colpevolezza" ed è dimostrata "l'esistenza di numerosi e gravissimi fatti di corruzione" da lui "posti in essere", ha dovuto rigettare la richiesta di arresto avanzata dai Pubblici ministeri (Pm) monzesi Walter Mapelli e Franca Macchia contro l'ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani in quanto gli episodi contestati arrivano "fino al 2004" e quindi deve essere dichiarata "l'intervenuta prescrizione del reato". Per la stessa ragione il Gip ha respinto l'analoga richiesta dei Pm contro Giordano Vimercati, l'ex braccio destro di Penati.
Un bel "sospiro di sollievo" per tutto il PD che a parole dice di combattere il neoduce Berlusconi e le sue vergognose leggi ad personam, ma poi, nei fatti, non si schifa certo di utilizzarle per salvare i suoi "mariuoli" dalle patrie galere.

I nuovi provvedimenti giudiziari
Dall'avviso di proroga delle indagini notificato alla fine agosto a tutti gli indagati, si è appreso che la lista degli arrestati e degli avvisi di garanzia (circa una ventina, con alla testa Filippo Penati, ex braccio destro di Bersani, e l'attuale sindaco di Sesto Oldrini) si è ulteriormente allungata.
In carcere, per l'affare Falck-Marelli, sono finiti Pasqualino Di Leva, ex assessore all'edilizia al Comune di Sesto e l'architetto Marco Magni, entrambi accusati di corruzione. Indagata a piede libero anche Nicoletta Sostaro, capo dello sportello edilizia del Comune di Sesto, che ha riferito di una cena in un ristorante di Milano a cui hanno partecipato l'assessore Di Leva, Giovanni Camozzi (gruppo Zunino) e l'imprenditore delle bonifiche Giuseppe Grossi. Una cena definita "interessante" dalla procura, alla luce di altri interrogatori in base ai quali Zunino e Grossi, nei mesi precedenti all'acquisto dell'area Falck, nel 2005, tentavano di accreditarsi con la nuova giunta Oldrini. Inoltre la Sostaro ha spiegato di aver ricevuto un "panettone" con dentro 5 mila euro in contanti il 22 dicembre del 2006 dall'imprenditore sestese Piero Di Caterina, ma di aver poi restituito i soldi senza però sporgere denuncia.
Nel registro degli indagati invece sono stati aggiunti i nomi dell'attuale direttore generale del Comune di Sesto San Giovanni, Marco Bertoli, giovane parlamentare dell'allora PCI negli anni '70, accusato di finanziamento illecito dei partiti, per i "contributi" in nero sborsati da un imprenditore della sanità; e Michele Molina, ingegnere del gruppo Percassi, amministratore delegato di Api, società del gruppo che si occupa della progettazione di grandi centri commerciali, come l'"Idroscalo center", in costruzione a Segrate. Il gruppo Percassi risulta tra i principali finanziatori di "Fare Metropoli", la fondazione di Penati, attraverso la quale la procura ipotizza che sono arrivati fondi per decine di migliaia di euro per finanziare le campagne elettorali di Penati. La procura vuole capire se dietro i bonifici alla fondazione "Fare Metropoli" si nascondano vere e proprie tangenti, dato che molti dei finanziatori - banche, società, persone fisiche - hanno avuto appalti e contratti dalla Provincia di Milano e dalle sue società negli anni della gestione di "centro-sinistra".
Tra gli ultimi indagati figura anche Maurizio Pagani, ex manager di Banca Intesa e oggi dirigente della controllata Biis, Banca Infrastrutture Investimenti e Sviluppo, accusato di corruzione per aver partecipato agli incontri in cui fu definito "il sovrapprezzo da pagare a favore di Penati e Vimercati" nell'affare Milano-Serravalle.

L'affare Milano-Serravalle
Secondo l'imprenditore sestese Piero Di Caterina, titolare della società di trasporti "Caronte srl" e grande accusatore di Penati insieme a Giuseppe Pasini, Pagani ha preso parte agli "incontri" e alle "trattative" intercorse tra l'ex capo di gabinetto della Provincia di Milano, Giordano Vimercati (braccio destro di Penati), Antonino Princiotta (ex segretario generale della Provincia di Milano) e Bruno Binasco, manager del gruppo Gavio, per stabilire il prezzo che la Provincia avrebbe dovuto pagare nell'operazione Milano-Serravalle, l'acquisto da parte dell'ente guidato all'epoca da Penati del 15 per cento delle azioni della società autostradale.
Nel decreto di perquisizione presentato a Pagani i Pm Walter Mapelli e Franca Macchia fra l'altro scrivono che: "esistono gravi indizi sulla base di dichiarazioni de relato (quelle di Di Caterina appunto, ndr) sull'illiceità della costruzione di una operazione finanziaria per l'acquisto a prezzi fuori mercato di azioni comprensivo di un ritorno economico" per i partecipanti all'operazione.
Di Caterina ha consegnato agli inquirenti anche una "copia di un documento avuto da Princiotta nel marzo/ aprile 2010 che contiene il testo delle trattative che si sono svolte in relazione all'acquisto della Milano Serravalle" su cui la procura ha disposto una nuova consulenza per confermare l'incongruità dell'operazione bocciata anche dalla Corte dei Conti che l'ha definita "priva di qualsiasi utilità" ravvisando anche un grosso danno erariale. L'operazione, effettuata nel 2005 dalla Provincia di Milano guidata da Penati, ha comportato un esborso da parte dell'Ente di 235 milioni di euro per acquisire il pacchetto azionario di Marcellino Gavio, pagando 8,973 euro l'una le azioni che al boss delle costruzioni e delle concessioni autostradali erano costate appena 18 mesi prima 2,9 euro.

Il coinvolgimento delle Coop
Per quanto riguarda invece la grande speculazione immobiliare sull'area ex Falck-Marelli, il Gip Anna Magelli, scrive che "tra le condizioni previste dai politici" c'era anche "l'ingresso delle cooperative". E nell'ambito "delle trattative", Pasini accettò "di garantire a Penati non solo il pagamento di somme di denaro (circa 20 miliardi di lire di tangenti ndr), ma anche altre utilità come per l'appunto l'affidamento di parte delle opere residenziali a soggetti terzi, vicini all'amministrazione comunale". Ossia, quelle Coop che Pasini, nell'interrogatorio del 26 maggio, definisce "il braccio armato del partito" e con le quali "non era opportuno litigare".
Quindi Pasini accetta le Coop - precisano i Pm - perché le riconosce come "snodo fondamentale per il buon esito dell'affare" e per il "loro rapporto organico con i vertici nazionali del Pds".
"Stupisce - scrivono ancora i Pm - come a fronte delle inadempienze del socio emiliano (la Ccc non pagherà la quota per rilevare i terreni), Pasini riconosca loro il diritto a entrare in ogni caso nell'affare senza chiedere corrispettivi né pretendere indennizzi, ma anzi pagando mediazioni inesistenti", fino a 3,5 milioni di euro ai due professionisti Francesco Agnello e Giampaolo Salami, che stando all'inchiesta, ricevettero quattro pagamenti da 620mila euro senza realizzare nulla. Dazioni "destinate a regolare i conti, a spese di Pasini e non di tasca loro, con la politica a livello centrale".
L'area Falck fu acquistata nel 2000. L'input di coinvolgere le Coop è arrivato direttamente dall'allora sindaco di Sesto Penati e da Vimercati. Lo racconta ai Pm Luca Pasini, figlio del costruttore Giuseppe che ha verbalizzato: "Durante la trattativa conobbi Degli Esposti e un certo Salami come rappresentanti delle coop: ci venne detto, mi pare da Vimercati, che avrebbero garantito la parte romana del partito".

Il doppio livello tangentizio
Del doppio livello tangentizio e delle relative somme versate a favore del PD sia a livello locale che nazionale per finanziare le campagne elettorali ne aveva già parlato ai Pm Di Caterina sottolineando fra l'altro: "Loro mi dicevano che avevano bisogno di ingenti finanziamenti e ho collegato la crescita del fabbisogno all'esplosione delle spese della politica dovute anche alle elezioni sia a Sesto che a livello nazionale".
In una e-mail inviata da Di Caterina a Penati e Vimercati il 26 aprile 2010 e sequestrata dalla Gdf, l'imprenditore sestese scrive: "In questa lettera (...) affronto l'argomento relativo ad una serie di versamenti di denaro che in oltre 10 anni, oserei dire 15 anni, ho elargito in contanti a favore di Filippo Penati. (...) Le ultime dazioni di denaro risalgono alla campagna elettorale di quest'anno per la candidatura alla Presidenza della Regione, per un ammontare di circa 50.000,00 Euro. Io sono stato costretto a pagare queste notevoli somme nel corso degli anni perché nel sistema dei trasporti pubblici milanesi si è verificato un abuso da parte di Atm nella ripartizione degli introiti di tariffazione. Da qui nasce l'esigenza di avere una protezione politica (...)".
Tra gli atti c'è anche "l'indizio principe" che secondo gli inquirenti conferma i loschi rapporti tangentizi tra Di Caterina, il gruppo Gavio e Penati, ossia: "Il falso preliminare di vendita concluso il 14-11-2008 da Di Caterina e da Binasco Bruno" che rappresenta un "mero strumento giuridico volto a fornire una giustificazione del passaggio dal Gruppo Gavio a Di Caterina della somma di 2,5 milioni di euro" a titolo di ricompensa per la conclusione dell'affare Milano-Serravalle.
Insomma, per il PD si sta preparando un vero e proprio tsunami giudiziario con conseguente coinvolgimento del vertice del partito a livello nazionale oltre che locale. Anche perché i fatti accertati sono chiari, incontrovertibili e ampiamente suffragati da prove e raccontano che per almeno 15 anni Penati, il "proconsole" lombardo del PCI/PDS/ e attuale leader PD del Nord Italia insieme a Chiamparino, è stato in realtà il "Mariulo" di Bersani e di tutto il PD: il dominus di un sistema di tangenti, il cosiddetto "sistema Sesto" messo a punto fin dai primi anni '90 per pompare il fiume di tangenti alimentato dai centri di potere periferici del PD e convogliato verso il centro passando per comuni, provincie e regioni.
Davanti a tali inoppugnabili prove giudiziarie, la Commissione di garanzia del PD lo copre ulteriormente, sospendendolo dopo che si era già autosospeso, invece di espellerlo sia pure tardivamente. Quello che si autodefiniva "il partito dalle mani pulite" ha finito per assomigliare come una goccia d'acqua al PSI di Craxi travolto da tangentopoli.

7 settembre 2011