La famigerata storia dell'Eternit

Eternit (dal latino aeternitas, eternità) è un fibrocemento utilizzato in edilizia come materiale da copertura nella forma in lastra piana o ondulata, oppure come coibentazione di tubature.
Nel 1928 inizia la produzione di tubi in fibrocemento, che fino agli anni Settanta rappresenteranno lo standard nella costruzione di acquedotti. Nel 1933 fanno la loro comparsa le lastre ondulate, in seguito usate spesso per tetti e capannoni. Negli anni '40 e '50 l'Eternit trova impiego in parecchi oggetti di uso quotidiano. Dal 1963 l'Eternit viene prodotto in varie colorazioni.
Benché almeno sin dal 1962 fosse noto, con certezza e in tutto il mondo, il nesso causale tra la polvere di amianto, generata dall'usura dei tetti e usata come materiale di fondo per i selciati, e una grave forma di cancro maligno, il mesotelioma pleurico (oltre alla classica fibrosi polmonare, detta asbestosi), a Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Broni (Pavia), Bagnoli (Napoli) e Bari le multinazionali Eternit e Fibronit continuarono a produrre manufatti sino al 1986 (1985 per Bari e 1992 per Broni). E tentarono in tutti i modi di mantenere i propri operai in uno stato di totale ignoranza circa i danni (soprattutto a lungo termine) che le fibre di amianto provocano, al fine di prolungare l'attività degli stabilimenti e quindi accrescere i profitti.
Di conseguenza, in particolare a Casale Monferrato, i morti e i contaminati da amianto sono stati migliaia. Solo nella provincia di Alessandria si contano più di 1.600 morti accertati per esposizione ad amianto. Morti avvenute per lo più nel silenzio degli "organi di informazione". Lo stabilimento disperdeva con dei potenti aeratori la polvere di amianto in tutta la città causando la contaminazione anche di persone non legate direttamente alle attività produttive dell'Eternit. La strage è ancora in corso visto che soltanto nel periodo 2009-2011 nella città monferrina ci sono stati 128 nuovi casi di mesotelioma e siccome la malattia ha un periodo di incubazione di circa 30 anni, si trovano attualmente in pericolo tutti coloro i quali fino alla fine degli anni '80 risiedevano in zone limitrofe alle fabbriche contaminate dalle polveri.
Nonostante in Italia la produzione e la commercializzazione di tale prodotto o comunque della variante cemento-amianto, sia finalmente cessata (tra il 1992 e il 1994 ben oltre gli altri paesi europei) e l'Eternit sia fallita, i responsabili delle stragi da amianto non sono stati praticamente perseguiti, le bonifiche sono tutt'altro che ultimate e molte scuole, case, ospedali, acquedotti, non sono mai state messi in sicurezza. È triste consuetudine ritrovare l'amianto killer smaltito illegalmente all'interno della miriade di discariche controllate da clan camorristi e mafiosi come quelli campani, che non disdegnano all'occorrenza di dare alle fiamme questo vero e proprio veleno, non di rado proveniente dalla pseudo-bonifica del sito di Coroglio (Napoli).
Eppure, tecnicamente, le procedure di bonifica non sono certo complicate. Innanzitutto si deve determinare la presenza di amianto nella lastra di fibrocemento, e questo si può accertare risalendo alla data d'acquisto del manufatto, oppure semplicemente facendo analizzare un campione, possibilmente una lastra intera, poiché uno o più frammenti, se poi confermati contenere amianto, sono nella condizione ideale per nuocere gravemente alla salute. Il costo di un'analisi (che dovrebbe essere a carico dello Stato) presso un laboratorio privato non supera i 200 euro. L'incapsulamento, è quindi un metodo di bonifica "transitorio" che prevede il trattamento della superficie delle lastre esposta agli agenti atmosferici con sostanze sintetiche, idonee ad inglobare e consolidare le fibre di amianto al manufatto cementizio ed impedirne il rilascio nell'ambiente. La fase successiva è la bonifica "radicale" per la quale occorre prevedere diverse procedure speciali atte a garantire la sicurezza: degli operatori addetti alle varie operazioni di rimozione, trasporto e smaltimento, delle persone e degli animali che si trovano in prossimità del cantiere e dei mezzi usati nel trasporto e infine in generale dell'ambiente dove si opera.
Oggi anche dal punto di vista legislativo la situazione rimane a dir poco scandalosa. La legge di riferimento, la 257/1992, riconosceva i rischi per la salute e metteva al bando tutti i prodotti contenenti amianto, vietando l'estrazione, l'importazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e di prodotti contenenti amianto, ma non la loro utilizzazione. Un crimine sostanzialmente reiterato dai governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni e che si è riproposto anche nella cosiddetta "normativa sulla sicurezza", contenuta nel D.Lgs. 81/2008.
Tra i paesi occidentali l'Italia è tra i più colpiti dall'epidemia di malattie asbesto-correlate e di casi di tumori al polmone, alla laringe, all'esofago. I tumori da amianto (mesoteliomi) colpiscono 1.350 italiani ogni anno, con un'incidenza pari a circa 3,5 casi ogni 100 mila abitanti negli uomini e a un caso per 100 mila donne.
La maxi-inchiesta del processo di Torino (iniziato nel 2009) ha appurato che per il periodo che va dal 1973 al 1986, anno in cui gli stabilimenti Eternit hanno cessato di produrre amianto, ben 2.056 persone sono morte di cancro e altre 830 sono affette dallo stesso male per aver respirato il micidiale pulviscolo lasciato nell'aria dall'amianto, per un totale di 2.886. In provincia di Alessandria si continua a morire di amianto con una media di 55 casi all'anno. Ogni famiglia ha un morto di amianto, quando non di più, da piangere: il marito, il padre, il fratello, la sorella oppure la moglie o la madre solo per avere lavato le tute di lavoro inzuppate di polveri micidiali.

18 gennaio 2012