Impunità solo per Berlusconi e i criminali capitalisti
Il carattere di classe della "prescrizione breve"

Il carattere del normativo legislativo che riguarda il cosiddetto "processo breve" è reazionario e soprattutto classista: al di là dell'immediato scopo per cui è stato voluto, ossia la salvezza giudiziaria di Silvio Berlusconi, il disegno di legge in questione contiene proposte che si propongono di realizzare realmente una giustizia a doppia velocità, una per le masse popolari e l'altra per la borghesia ed il suo comitato di affari.
È attualmente in discussione alla Camera la proposta di legge approvata dal Senato il 20 gennaio 2010 formulata in dieci articoli, il primo dei quali apporta modifiche alla legge n. 89 del 2001 (la cosiddetta "legge Pinto") che disciplina la durata ragionevole del processo e la equa riparazione degli errori giudiziari: qui bisogna evidenziare che il primo comma dell'articolo 1 del testo di riforma specifica tra l'altro che "il processo penale si considera iniziato alla data di assunzione della qualità di imputato", e questa precisazione è importante perché limita le disposizioni circa il "processo breve" alla sola fase del "processo", ossia a quel momento procedimentale in cui un soggetto è già stato rinviato a giudizio dal PM con l'esercizio dell'azione penale nelle forme e nei vari modi previsti dai Libri V e VI del codice di procedura penale ed ha assunto la qualità di "imputato".
Il periodo delle indagini preliminari non viene modificato dalla proposta di legge come votata in Senato, con la conseguenza che ad esso non si applicheranno le disposizioni sul "processo breve" e i tempi delle indagini verranno scanditi dall'art. 407 del codice di procedura civile. Fondamentale poi è l'art. 5 che detta i veri e propri criteri per il "processo breve", o meglio ancora si dovrebbe parlare di "prescrizione breve del processo" in quanto viene proposto l'inserimento nel codice di procedura penale di una sezione intitolata "sentenza di proscioglimento per violazione della durata ragionevole del processo" in quanto si dispone che il processo come definito all'art. 1 possa durare al massimo rispettivamente tre anni, due anni ed un anno e sei mesi rispettivamente per i giudizi di primo grado, secondo grado e quello di Cassazione (a quest'ultimo proposito poi si dispone che eventuali giudizi rinviati dalla Cassazione a giudici di primo o secondo grado possano durare al massimo un anno per grado), e tali disposizioni si applicano "nei processi relativi a reati per i quali è prevista una pena pecuniaria o una pena detentiva, determinata ai sensi dell'articolo 157 del codice penale, inferiore nel massimo a dieci anni, sola o congiunta alla pena pecuniaria" come dispone il primo comma dell'art. 5 menzionato.
Per i reati puniti con pena massima pari o superiore a dieci anni i termini saranno rispettivamente di quattro anni, due anni, un anno e sei mesi e un anno, mentre per alcuni reati molto gravi previsti dall'art. 51 commi 3-bis e 3-quater del codice di procedura penale i tempi saranno rispettivamente di cinque anni, tre anni, due anni e un anno e sei mesi, prolungabili dal giudice fino ad un terzo: rientrano in quest'ultimo gruppo i reati legati alla tossicodipendenza, rapina, contrabbando, riduzione in schiavitù, reati con finalità di terrorismo, ovvero tutti reati che non riguardano la cricca borghese e i signori del palazzo. Attualmente tale proposta è in discussione alla Camera, ma indipendentemente dagli emendamenti che verranno proposti, la sua impalcatura è già stata fissata, ed è una impalcatura sfrontatamente classista. Non vengono in realtà accelerati i tempi del processo poiché non è prevista alcuna riforma organizzativa o legislativa, come una nuova e più razionale distribuzione territoriale dei Tribunali, il loro potenziamento con adeguato personale a supporto dei magistrati, lo snellimento delle notificazioni. Il progetto di legge, invece, avvantaggia i delinquenti più pericolosi per la società, quelli che si annidano proprio nelle file della borghesia in quanto prevede l'estinzione dei reati puniti con una pena fino a 10 anni, se il primo grado del processo durerà più di tre anni. Siccome per quasi tutti i reati di corruzione e le criminali truffe in danno dei risparmiatori - si pensi ai processi per i bond Cirio e i titoli argentini con miliardi di euro bruciati, le bancarotte, il riciclaggio e il falso in bilancio - le istruttorie del processo di primo grado sono necessariamente assai lunghe e complesse dal momento che coinvolgono paesi stranieri, paradisi fiscali o comunque territori di rifugio di denaro sporco: i tre anni del primo grado pertanto non saranno praticamente mai sufficienti. E si prescriveranno certamente anche i processi Mills e Mediaset contro Berlusconi, così come le frodi Parmalat e Cirio perpetrate ai danni di tanti piccoli risparmiatori da criminali della cricca borghese in combutta con banchieri disonesti e politicanti corrotti, come del resto si prescriveranno gli omicidi colposi commessi da padroni privi di ogni scrupolo ai danni di migliaia di operai morti di tumore causato dall'amianto (processo Eternit) o per gravissime violazioni delle norme sulla sicurezza (processo Thyssen). Insomma, corrotti e corruttori, speculatori, devastatori dell'ambiente e truffatori internazionali si salveranno, e tale proposta di legge aggiunge un ulteriore nefasto tassello ad una politica criminale che ha consentito alla borghesia di avvantaggiarsi della depenalizzazione dei falsi dei bilanci societari, della legittimazione dei fondi neri, dei condoni, dell'evasione fiscale, della famigerata legge ex Cirielli che ha previsto la prescrizione breve di delitti gravissimi. Indipendentemente dalle modifiche e dagli emendamenti che la Camera potrà apportare al testo, tale provvedimento ha un carattere marcatamente classista i cui effetti vanno ben al di là della persona di Silvio Berlusconi per costituire una vera e propria offensiva legislativa classista in spregio ai diritti degli operai, dei giovani, degli extracomunitari, dei proletari. È riduttivo ed errato pensare che Berlusconi faccia leggi a esclusivo vantaggio della sua persona e occorre ricordare che in ogni tempo chi governa in una società divisa in classi è espressione di quella classe che lo esprime senza il cui appoggio non resterebbe al potere neanche un minuto di più: così era per i faraoni come per gli imperatori romani e in epoca contemporanea il discorso vale per i vari Hitler, Mussolini, e anche per Berlusconi la cui legislazione riflette le tante esigenze della sua classe borghese di avere le mani sempre più libere da quelle leggi che impediscono lo sfruttamento dei lavoratori e quindi il profitto indiscriminato e rapinatore. Mai come in questo caso perciò vale la drastica e severa analisi di Mao che dice: "Nella società divisa in classi, ogni individuo vive come membro di una determinata classe e ogni pensiero, senza eccezione, porta un'impronta di classe" (Mao Zedong, Sulla pratica, in Opere scelte, vol. 1).

6 aprile 2011