Buona partecipazione allo sciopero generale indetto da USB, SLAI, COBAS, CIB-UNICOBAS, SNATER,USI e SINCOBAS
In 40 mila a Roma per cacciare il governo Monti
"Via il governo dei banchieri e della BCE". "Basta attacchi ai diritti dei lavoratori e dei pensionati". "La crisi non la paghiamo noi"
Libertà per i No-Tav arrestati

Indetto per il 27 gennaio da USB, SLAI, CIB-UNICOBAS, SNATER, USI E SINCOBAS, lo sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private per l'intera giornata ha avuto una buona se non ottima adesione con punte del 70% in alcune categorie, quella dei trasporti in primis, e in alcune parti del Paese. Buona anche la partecipazione alla manifestazione nazionale che ha visto sfilare per le vie di Roma 40 mila tra lavoratrici, lavoratori, studenti, migranti. Un successo secondo gli organizzatori. Tenuto conto che questa è stata la prima mobilitazione generale dei lavoratori indetta contro il governo della grande finanza, della UE e del massacro sociale da quando è salito al potere. Tenuto conto che esso gode dell'appoggio sperticato del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del 90% del parlamento e dell'insieme del mass-media sia della carta stampata che delle televisioni, Tenuto conto dei rapporti di forza sfavorevoli nei confronti dei sindacati confederali attardati in una trattativa sul "mercato del lavoro" che non promette nulla di buono.
Si è trattato di uno sciopero con forti contenuti politici, oltre che sindacali, come si evince dal documento di indizione della mobilitazione. Con al centro la contestazione del governo Monti "che conferma le precedenti manovre, colpisce l'intero sistema pensionistico e i livello di vivibilità economica dei pensionati, riduce il potere d'acquisto dei salari attraverso l'aumento dell'Iva, dell'Irpef locale, dei ticket sanitari, delle accise sulla benzina e l'addizionale dell'ICI sulla prima casa". A seguire le politiche ispirate dall'Unione europea che scarica "la crisi capitalistica sui lavoratori e sulle fasce più disagiate". Il modello Marchionne, l'estensione dell'accordo di Pomigliano a tutto il gruppo Fiat che cancella il contratto nazionale di lavoro e instaura relazioni sindacali corporative e autoritarie. L'accordo del 28 giugno 2011 firmato da CGIL, CISL, UIL e Confindustria che ha aperto la porta all'art.8 della manovra estiva dell'ex governo Berlusconi e, di conseguenza, al sistema delle deroghe dai Ccnl e dalle leggi sul lavoro.
Il corteo romano, a cui hanno partecipato operai, disoccupati, maestre, migranti, lavoratori del commercio, gli addetti alle telecomunicazioni, come pure tanti studenti medi e universitari e rappresentanti dei movimenti per la casa e i No-Tav, è partito da piazza della Repubblica dietro lo striscione: "Via il governo Monti. Non paghiamo il debito" per attraversare le vie centrali e raggiungere piazza San Giovanni dove si sono tenuti i comizi finali. Un corteo lungo e combattivo, con tante bandiere rosse, in prevalenza quelle dell'USB, e con parole d'ordine palesemente antigovernative. Eccone alcune: "Via il governo dei bancheri. No al diktat dell'Unione europea. No all'attacco al lavoro e alla pensione". "La crisi è vostra, la lotta è nostra". "Riprendiamo i nostri diritti". "Tutti insieme rialziamo la testa contro i licenziamenti, la precarietà e la disoccupazione".
Nel corso della manifestazione, alcune banche, come Banca Intesa e Monte dei Paschi di Siena, sono state prese di mira con il lancio di uova e fumogeni. La stessa sorte è toccata all'assessorato alle politiche sociali del comune di Roma. Non sono mancati travestimenti ironici di denuncia. Come quei manifestanti che hanno indossato delle buste di plastica nere con la scritta: "Siamo lavoratori. Non siamo da gettare via". Oppure i precari del comune di Firenze che impersonavano la Banda Bassotti, con appuntati sul petto le foto di Monti, Draghi, Merkel e Sarkozy e una enorme cassaforte (di cartone) in mano trascinata per strada. Altro episodio significativo della rabbia contro la UE e la BCE, la bandiera dell'Unione europea data al fuoco da alcuni manifestanti. "No alla triade Monti, Merkel, Sarkozy - hanno gridato - non fanno altro che peggiorare la nostra vita. Devono andarsene tutti a casa".
In piazza San Giovanni sia da parte dei manifestanti sia dal palco sono partiti slogan in solidarietà ai No-Tav recentemente e ingiustamente arrestati. "Libertà per i compagni No-Tav". "Libertà per tutti loro. Le lotte non si arrestano".
La manifestazione si è chiusa con l'annuncio di due prossimi appuntamenti di lotta: 23 febbraio, giornata europea dei lavoratori pubblici e il 28 marzo, manifestazione europea dei lavoratori dei trasporti a Bruxelles.
Vergognoso e vigliacco il silenzio della grande stampa di regime su questa iniziativa di lotta.

1 febbraio 2012