Camusso smorza lo slancio antiberlusconiano e antipadronale dei lavoratori e degli studenti
Lo sciopero della Cgil di sole 4 ore e al 6 maggio è inefficace
Occorre uno sciopero generale di 8 ore e una manifestazione sotto Palazzo Chigi


Rinviato alle calende greche e per giunta di sole 4 ore. C'era il sospetto, anche noi lo avevamo, che lo sciopero generale, deciso dal direttivo nazionale della CGIL una settimana fa, sarebbe stato fissato in tempi lunghi, troppo lunghi e per giunta con modalità inadeguate dunque inefficaci per gli obiettivi da perseguire, in primis le dimissioni del neoduce Berlusconi e del suo governo. Un sospetto che si è rivelato purtroppo fondato. La conferma è venuta dal segretario generale confederale, Susanna Camusso, la quale parlando all'attivo dei delegati di Modena, svoltosi il 3 marzo scorso, ha annunciato che lo sciopero sarà non di 8 ore ma di 4, non è prevista una unica manifestazione nazionale a Roma ma solo manifestazioni territoriali, il tutto da tenersi tra due mesi, ossia il 6 maggio prossimo. Così si smorza lo slancio antiberlusconiano e antipadronale dei lavoratori e degli studenti.
Il pubblico impiego si fermerà tutto il giorno. A seguito di questa decisione la FP-CGIL ha però revocato l'astensione dal lavoro indetta insieme alla FLC-CGIL per il 25 marzo: "per senso di responsabilità - si legge in una nota - verso i lavoratori, già duramente colpiti dalla crisi ... I lavoratori dei settori pubblici e privati che erogano servizi di pubblica utilità confluiranno quindi nella protesta generale contro le politiche del governo che tentano di eliminare i diritti del lavoro e che vogliono ridurre i diritti di cittadinanza attraverso lo smantellamento del lavoro pubblico e dei settori che assicurano il welfare locale".
Nel documento del direttivo della CGIL si ravvisava la necessità dello sciopero generale per "rimettere al centro il tema del lavoro e dello sviluppo, assorbire la disoccupazione, contrastare il precariato, estendere le protezioni sociali e ridare fiducia ai giovani". Inoltre per "una nuova stagione fatta di obiettivi condivisi e rispettosi della dignità del lavoro e per definire le regole della democrazia e della rappresentanza".
Nell'annunciare la mobilitazione nazionale del 6 maggio e soffermandosi sulla difficile situazione in cui si trova il nostro Paese Camusso ha chiesto a Berlusconi di andarsene: "Il primo ostacolo agli investimenti stranieri non è il sindacato, ma il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Noi - ha aggiunto - a differenza di altri, vogliamo bene al nostro Paese ed è per questo che pensiamo che Berlusconi debba andarsene". Riferendosi al federalismo fiscale municipale, approvato alla Camera, la Camusso ha affermato che: "è un decreto che rischia di impoverire ulteriormente le persone", poiché "temiamo che le amministrazioni locali e le Regioni taglino servizi"o aumentino le tassazioni. Alle altre confederazioni sindacali il leader della CGIL ha mandato il seguente messaggio: "Il Paese - ha detto. Deve cambiare rapidamente e pensiamo che questa responsabilità nel chiedere trasformazioni dovrebbero averla anche tanti altri soggetti, a partire da CISL e UIL. Se si dice che va bene questo quadro di riferimento, è in corso la resa senza condizioni". "Il filo dell'unità - ha concluso - non va mai perso, ma la condivisione dello scenario che CISL e UIL stanno facendo nei confronti delle politiche del governo indica una resa senza condizioni".
Sia per i tempi sia per le modalità ma anche per i contenuti le decisioni assunte dalla Camusso non sono condivise dalla FIOM la quale da tempo chiede, l'ultima volta lo ha fatto in occasione dello sciopero dei metalmeccanici del 28 gennaio scorso, una tempestiva e generalizzata mobilitazione dei lavoratori e dei pensionati, insieme ai movimenti di lotta impegnati in vari campi. Anche se Maurizio Landini, segretario generale FIOM, evita la polemica diretta lo fa capire per via indiretta. "L'annuncio della data dello sciopero generale della CGIL - afferma - è la migliore risposta all'estensione della pratica degli accordi separati, alla volontà di Confindustria di mettere in discussone l'esistenza dei Contratti nazionali e dei diritti del lavoro e alla inaccettabili politiche del Governo". Ma allo stesso tempo aggiunge che è necessario "coinvolgere tutti i movimenti e tutti i soggetti della società civile che in questi mesi hanno sostenuto le lotte per la difesa della dignità del lavoro e della democrazia". In questo ambito la FIOM valuterà la possibilità di estendere lo sciopero a 8 ore.
C'è chi invece, come Giorgio Cremaschi, presidente del CC della FIOM, il dissenso lo esprime in modo esplicito e senza peli sulla lingua. Secondo lui quella assunta dalla Camusso: "È la peggiore delle decisioni migliori". Lo sciopero generale finalmente si fa. "Ma la data è troppo in là - aggiunge - rispetto alle urgenze e ai problemi, e soprattutto, non sono chiare ancora le dimensioni e i contenuti dello sciopero. Sarebbe sbagliato uno sciopero di 4 ore indirizzato solo contro il Governo. Occorre uno sciopero generale di 8 ore che coinvolga tutto il mondo del lavoro, compreso quello precario, e che sia indirizzato anche esplicitamente contro la Confindustria e il sistema delle imprese che, guidato dalla Fiat, sta distruggendo diritti e sistema contrattuale". Ciò a maggior ragione, dopo il recente attacco (di nuovo!) del presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, all'articolo 18 dello "Statuto dei lavoratori" finalizzato a ottenere la flessibilità della mano d'opera in uscita, ossia la libertà d licenziamento.
Cremaschi insiste: così com'è stato annunciato appare uno sciopero a metà, uno sciopero di circostanza, incapace di contrastare efficacemente "l'attacco di Marchionne, quello della Gelmini, il propagarsi dal pubblico al privato, dai metalmeccanici agli insegnanti agli addetti al terziario della devastazione contrattuale". Unitamente "all'aggravarsi della crisi della democrazia, all'abolizione delle libere elezioni nella Fiat come nel pubblico impiego, all'attacco alla Magistratura, all'aggressione alla Costituzione, all'impunità di Berlusconi rivendicata e proclamata come sistema di governo". Non si possono invocare le dimissioni di Berlusconi e poi non fare ciò che è necessario perché ciò avvenga. Non si può rivendicare "un cambiamento profondo nelle politiche economiche e sociali" e non fare "uno sciopero generale in grado di bloccare davvero il Paese".
Sono considerazioni fondate, assolutamente condivisibili. Già l'anno scorso la CGIL proclamò uno sciopero generale di 4 ore contro il governo Berlusconi senza ottenere alcun risultato. Sono due i punti principali che nelle decisioni della Camusso non vanno: il primo riguarda la Confindustria che insieme al governo deve essere al centro della protesta; il secondo riguarda le ore della mobilitazione e le modalità di essa: non di 4 ma di 8 ore deve essere lo sciopero generale, non manifestazioni territoriali ma un'unica grande manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi occorre.
E non è detto che questo non possa accadere. Già ora le categorie della scuola, funzione pubblica, commercio e metalmeccanici hanno deciso o sono in procinto di decidere l'estensione dello sciopero all'intera giornata. Nei prossimi giorni prenderà l'avvio un grande giro di assemblee nei luoghi di lavoro. Se dalla base crescesse una forte domanda di lotta generalizzata, nelle modalità più ampie e incisive, il nostro auspicio va in questo senso, difficilmente potrebbe essere ignorata dalla segreteria nazionale della CGIL.

9 marzo 2011