Lo "scudo fiscale" è un condono tombale per gli esportatori illegali di capitali all'estero

"Riciclaggio di Stato" e "ricettazione legalizzata": queste le amare definizioni che circolano negli ambienti giudiziari sul nuovo "scudo fiscale" del governo Berlusconi, che con il pretesto di favorire il rientro in Italia dei capitali esportati illegalmente all'estero prepara un ennesimo condono tombale per gli evasori e un comodo strumento per il riciclaggio di denaro sporco per la mafia.
Come per i due precedenti "scudi" già attuati nel 2001 e nel 2003 anche questo, inserito in un emendamento al decreto anticrisi, consentirà a chi ha esportato illegalmente capitali all'estero di farli rientrare in Italia pagando solo una modesta aliquota di solo qualche punto percentuale, in cambio dell'immunità fiscale assoluta per tutto il periodo applicato; cioè, come sembra, dal 2004 al 2008: in pratica un condono tombale, appunto. Le notizie circolate sulla prima bozza di emendamento preparata dallo staff di Tremonti, anzi, delineavano addirittura una "esclusione di punibilità" non limitata a tutti i reati fiscali, anche i più gravi come la omessa dichiarazione e la dichiarazione fraudolenta, ma estesa anche a reati penali come il falso in bilancio, la bancarotta fraudolenta e l'emissione di fatture false. Tutti questi reati potevano cioè essere "sanati" attraverso una comoda dichiarazione "riservata" a un "mediatore", ovvero un istituto bancario facente da tramite con lo Stato, che in cambio di una piccola trattenuta rilascia una sorta di certificato di non punibilità da opporre alla guardia di finanza in caso di accertamento: lo "scudo", insomma.
Queste notizie, pubblicate sul quotidiano la Repubblica del 12 luglio che era venuto in possesso della bozza intitolata "Emersione di attività detenute all'estero", avevano sollevato giustamente un'ondata di indignazione, costringendo Tremonti e Berlusconi a delle precipitose quanto ipocrite "smentite". Nello schema di emendamento si prevedevano due aliquote: una più bassa, del 5% sull'importo dichiarato, vincolata alla sottoscrizione di speciali titoli di Stato a dieci anni a beneficio della "ricostruzione dei territori interessati al sisma del 6 aprile 2009", e una più alta del 7-8% non vincolata. Dopo le polemiche seguite alle rivelazioni de la Repubblica c'è stata un'altalena di altre voci e smentite, finché alla fine il governo ha escogitato una soluzione "salvafaccia" che gli consente di non esporsi in prima persona e avere le mani libere per fare magari un colpo di mano all'ultimo momento ricorrendo al voto di fiducia: ha fatto cioè presentare l'emendamento a due parlamentari della maggioranza, Chiara Moroni e Maurizio Fugatti, attraverso un documento formato da 8 commi fumosi e oscuri al punto giusto. Un documento che a parole proclama severità contro gli evasori colpevoli di reati finanziari più gravi, finanche di mafia e traffico di droga, ma nella pratica presenta diverse scappatoie legali anche per questi.
Stavolta si parla infatti di un'aliquota unica del 5% e solo per omessa dichiarazione e dichiarazione infedele, due reati tributari, tutti gli altri essendo esclusi dal colpo di spugna. Ma a parte il fatto che bisognerà poi vedere come andranno le cose in corso d'opera, il diavolo come si sa si nasconde nei particolari. E nella fattispecie nella possibilità di mantenere l'anonimato per chi accetta il condono. Grazie a questo vantaggio, infatti, chi potrà impedire a un qualsiasi evasore di portare all'estero il denaro in nero, depositandolo su un conto in uno dei tanti "paradisi fiscali", per poi farlo rientrare dopo poco tempo pagando solo un'aliquota del 5% quando magari avrebbe dovuto pagare anche il 50%? E come si potrà impedire a delinquenti e mafiosi di trasferire all'estero il denaro sporco per poi farlo rientrare ripulendolo con lo "scudo fiscale"? Sono dubbi avanzati non solo da "giustizialisti incalliti" come Di Pietro e Travaglio, o dalle solite "toghe rosse" che il neoduce vede pullulare in tutta la magistratura, ma da un insospettabile berlusconiano come l'ex ministro DC del Bilancio nei governi di "pentapartito" Paolo Cirino Pomicino, secondo il quale l'anonimato dello "scudo" rischia di "favorire il rientro di capitali delle organizzazioni criminali" e quindi non ha senso "garantire l'anonimato e poi fare la lotta alla grande criminalità internazionale e al terrorismo".
Già, come si concilia questo ennesimo "scudo fiscale" con il pomposo "dodecalogo" per combattere i "paradisi fiscali" presentato da Tremonti alla riunione del G8? Chi ci guadagna, infatti, se non appunto gli evasori fiscali e la criminalità organizzata? Giacché per l'erario il gioco non varrebbe la classica candela. Con i due "scudi" precedenti, infatti, sono stati fatti rientrare 78 miliardi di euro, con un incasso di circa 2 miliardi per lo Stato. Stavolta si parla di un gettito atteso di 3 miliardi. Ma ammesso che ci si arrivi, si tratterebbe comunque solo di un'infima parte del tesoro illegalmente custodito nei compiacenti forzieri svizzeri e lussemburghesi. Si calcola infatti che siano ben 550 i miliardi nascosti oltrefrontiera. Di questi 300 sono in Svizzera, 100 in Lussemburgo e 40 a Montecarlo. Un fiume di denaro, equivalente a un terzo del debito pubblico italiano, che per due terzi proviene dalla Lombardia e per il 50% è depositato in banche del contiguo Canton Ticino (la Lega neofascista e razzista, che dipinge questa regione come la più "sfruttata" dal resto d'Italia, non ha nulla da dire in proposito?).
La verità è che il neoduce Berlusconi è personalmente interessato a questo provvedimento-vergogna, in quanto con le sue società e i suoi intrallazzi, come dimostrano i processi in cui è coinvolto, è tra i principali esportatori di fondi neri all'estero e utilizzatori dei "paradisi fiscali" per occultarli. Inoltre deve rendere il favore ai suoi amici mafiosi, camorristi e piduisti che lo sostengono e lo fanno votare. Infine, ne ha bisogno per aggirare i limiti di bilancio imposti da Tremonti e procacciarsi denaro fresco per sostenere la sua politica elettoralistica a base di facili promesse e ottimismo a buon mercato. Soprattutto in vista dell'autunno, quando la delusione e la rabbia dei terremotati dell'Abruzzo potrebbero diventare esplosive e la crisi economica farsi drammatica e richiedere interventi ben più concreti che le sue solite formule demagogiche.

22 luglio 2009