Molte scuole elementari non intendono applicare le nuove misure della Moratti
La scuola rifiuta il tutor
Il ministro minaccia sanzioni a chi non si adegua
Dopo gli scioperi e le occupazioni dei mesi scorsi contro l'abolizione del tempo pieno e dell'obbligo scolastico e contro l'istituzione del "sistema dei licei" per i figli della borghesia e del "sistema dell'alternanza scuola-lavoro" in cui verranno confinati i figli dei lavoratori, la lotta di studenti, genitori, insegnanti e personale Ata, che da oltre un anno si battono coraggiosamente contro la controriforma Moratti varata dal parlamento nero il 28 marzo 2003 e i relativi decreti attuativi approvati dal Consiglio dei ministri del neoduce Berlusconi a febbraio e a maggio 2004, si è concentrata contro l'istituzione del maestro "tutor" al primo ciclo d'istruzione che di fatto rappresenta il ritorno al "maestro unico" delle vecchie elementari e che nei piani della Thatcher di viale Trastevere dovrebbe rappresentare la "prima grande novità" di questo avvio del nuovo anno scolastico.
A Milano tutte le scuole elementari sono già sul "piede di guerra" e hanno deciso che le nomine dei "tutor" possono benissimo attendere. Stessa aria di mobilitazione generale contro il "tutor" si respira a Roma, Bari e Bologna. Mentre a Palermo la parola d'ordine è: "tutti tutor o nessuno".
Il "tutor" o maestro prevalente, secondo i piani della Moratti, dovrebbe essere una sorta di gran ciambellano della scuola della seconda repubblica neofascista, federalista, classista, aziendalista, meritocratica ed europeista del governo del neoduce Berlusconi. Al "tutor" infatti spetta il compito di curare i rapporti con le famiglie, valutare gli studenti, consigliare i percorsi educativi, stilare il curriculo e i piani di lavoro, redigere il famigerato "portfolio delle competenze" che accompagnerà il discente fino all'università, coordinare gli insegnanti e quant'altro e per questo starà in classe un monte ore maggiore degli altri, accentuando così la gerarchizzazione del corpo docente e dando vita a quelle odiate figure intermedie che controlleranno e divideranno gli studenti e gli insegnanti in "buoni" e "cattivi" secondo le esigenze e il dettato dell'amministrazione. Infatti è previsto che tutti gli altri insegnanti saranno espropriati di molte delle loro attuali competenze e il loro ruolo sarà ridotto a "dare una mano al `tutor"'. Mentre il "portfolio" delle competenze personali non è altro che una schedatura precoce dei ragazzi da 3 anni fino alla fine del percorso di studi. Uno strumento per bollare i casi difficili, ribelli, contestatori, per tenerli sotto controllo e ghettizzarli, durante la permanenza a scuola e per marcarli a vita. Non a caso la ministra ha inserito, nel portfolio, il voto in condotta, tanto per rimarcarne l'utilizzo che se ne vuole fare e la valutazione degli studenti anno per anno con la possibilità della bocciatura.
Contro questo odioso progetto già a giugno si erano mobilitati molti collegi dei docenti e consigli d'istituto per ribadire che: "indietro non si torna". Ora, alla vigilia della ripresa delle lezioni, la protesta rischia di dilagare in tutte le scuole.
Ecco perché il 30 giugno scorso la Thatcher di Viale Trastevere ha inviato a tutti i direttori regionali una lettera riservata a firma del direttore generale del ministero, Pasquale Capo, in cui si ammonisce che nelle scuole troppo spesso rappresentanti sindacali o docenti spingono dirigenti scolastici a bloccare la riforma o a ritardarne l'applicazione. Perciò, minaccia la Moratti, alla riapertura dell'anno scolastico i direttori regionali devono mobilitarsi perché "vengano attivati gli interventi adeguati anche di carattere disciplinare in presenza di eventuali comportamenti che configurino violazioni delle norme vigenti".
Ecco un motivo in più affinché la parola d'ordine "Abrogare la controriforma Moratti" diventi la bandiera unitaria per allargare il più possibile questo fronte di lotta in difesa della scuola pubblica e gratuita, intesa come servizio sociale, in difesa del diritto allo studio uguale per tutti, del tempo pieno e prolungato e della collegialità dell'insegnamento, per rivendicare finanziamenti pubblici per strutture e laboratori, per l'assunzione in ruolo del personale docente e Ata adeguato per coprire le attività di sostegno ai bambini svantaggiati, stranieri e Rom, per la messa a norma degli edifici scolastici.
1° settembre 2004