Denuncia di "Cittadinanzattiva"
Un terzo delle scuole italiane è fuori legge

La scuola italiana è allo sfascio, e non solo metaforicamente. Dopo che il rapporto dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) (vedi Il Bolscevico n. 34/2011) sull'istruzione aveva relegato la scuola italiana al 29° posto su 34 Paesi considerati, la scorsa settimana l'associazione "Cittadinanzattiva" ha pubblicato il rapporto "Sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici", sulla base di un sondaggio su 88 scuole in 13 province di 12 regioni dal Nord al Sud, dal quale risulta che il 28% delle scuole è fuori legge perché non rispetta i requisiti base previsti dalla legge per la sicurezza. In generale la media degli edifici scolastici a rischio è del 30,4% con picchi in Calabria e Lazio, per non parlare della Sicilia dove ben il 90% delle scuole non ha superato i test antisismici.
Il 70% degli edifici scolastici italiani sono stati costruiti prima del 1974 e mancano di manutenzione e ristrutturazione. I risultati di questo disinteresse scellerato non tardano a farsi sentire: negli scorsi due anni 98.429 studenti e 14.735 hanno subito incidenti dovuti alle strutture fatiscenti. Al di là dei numeri, ciò significa che una percentuale significativa di studenti, docenti e personale Ata sono in pericolo mentre si trovano sul loro luogo di studio o di lavoro.
"Cittadinanzattiva" segnala anche che la percentuale delle classi sovraffollate (con più di 30 alunni) è dell'1,7% (il ministero parla dello 0,6%), aggravato dal fatto che l'88% delle scuole non ha porte antipanico e il 22% mancano di scale antincendio.
L'allora ministro Gelmini aveva annunciato trionfalmente il risparmio di 200 milioni di euro per la pulizia. Ebbene il rapporto rileva che ciò è dovuto al taglio del 25% del personale nonché del materiale per bagni e palestre, dove mancano sapone, asciugamani e pronto soccorso.
Giuseppe Castiglione, presidente dell'UPI (Unione Province Italiane), denuncia che i 773 milioni previsti dai fondi Fas (fondo aree sottoutilizzate) non sono mai stati erogati, scaricando gran parte dei costi sulle province. Detto fatto: il 20 settembre scorso il ministero ha promesso 426 milioni che non si sa come e quando saranno erogati.
Ad emergere è un quadro desolante che però punta il dito contro la negligenza e il disinteresse criminali delle istituzioni borghesi non solo per l'istruzione pubblica, ma anche per la salute e la sicurezza di studenti, docenti e personale Ata.

18 gennaio 2012