Approvati dal parlamento nero la legge di stabilità e il maxiemendamento del governo
La sedicente "opposizione" fa passare le misure Ue e Berlusconi di lacrime e sangue
Golpe sull'art. 81 della costituzione in cui viene inserito l'obbligo del pareggio di bilancio

Come chiesto perentoriamente da Napolitano, e sotto l'occhio vigile degli ispettori inviati a Roma dalle autorità europee, il parlamento nero ha approvato con procedura ultra rapida la Legge di stabilità (ex Legge finanziaria), contenente anche il maxiemendamento del governo che recepisce buona parte delle misure di lacrime e sangue contenute nella "lettera di intenti" di Berlusconi approvata dalla UE, dalla BCE e dal Fondo monetario internazionale.
L'approvazione ha richiesto praticamente solo tre giorni, considerato che il maxiemendamento del governo è stato reso noto solo contestualmente all'approvazione lampo dell'intero provvedimento il 10 novembre nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato, per poi essere approvato così com'era il giorno dopo in aula, e infine essere licenziato sempre a scatola chiusa il 12 novembre anche dalla Camera. Una procedura mai vista, negli annali della Repubblica, per una Legge finanziaria che, data la sua importanza per la programmazione economica della spesa pubblica di un intero anno, richiedeva di solito settimane e a volte anche mesi di lavori parlamentari.
Determinante è stato il contributo della sedicente "opposizione" parlamentare, che come aveva promesso al nuovo Vittorio Emanuele III, ha agevolato al massimo l'approvazione fulminea del provvedimento, rinunciando a presentare emendamenti e perfino al dibattito parlamentare, accontentandosi delle semplici dichiarazioni di voto. Non solo, ma all'interno di essa soltanto l'IDV di Di Pietro ha fatto l'atto (per quanto puramente formale a quel punto), di votare contro. Il PD, invece, non ha avuto neanche questo coraggio di facciata, e pur dichiarandosi contrario al provvedimento si è astenuto dal voto non osando mettersi contro delle misure sollecitate e avallate dalla UE e dal Quirinale.
Il resto dell'"opposizione", il cosiddetto Terzo polo composto dall'UDC di Casini, da FLI di Fini e dall'API di Rutelli, ha votato addirittura a favore alla Camera, con la motivazione ufficiale di "annacquare" un'eventuale rimonta di voti del governo rispetto al suo punto più basso di 308 raggiunto l'8 novembre nella votazione sul Rendiconto dello Stato. Un calcolo questo, ammesso che le intenzioni fossero veritiere, molto pericoloso, perché se non ci fosse stata l'accelerazione impressa alle sue dimissioni dai mercati in caduta libera, Berlusconi avrebbe potuto approfittare dei 380 voti ottenuti in questo modo alla Camera per dichiarare di avere ancora la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento e tirare a campare dell'altro a Palazzo Chigi.
In realtà la sedicente "opposizione" non si è limitata soltanto a non ostacolare l'iter della legge ma ha fatto anche di più, se si tiene conto che nelle commissioni era stata approvata, "con il concorso di tutti i gruppi", anche la "riforma" dell'articolo 81 della Costituzione, con l'inserimento dell'obbligo di pareggio di bilancio nella Carta, misura questa richiesta a gran voce dalle autorità politiche e monetarie della UE: "Si tratta di un risultato molto importante e innovativo. È una risposta del parlamento alle indicazioni dell'Unione europea tanto più significativa perché realizzata in una fase di oggettiva crisi di governo", ha dichiarato infatti a questo proposito il PD Baretta, vantando il contribuito del suo partito a questo golpe che cambia la Costituzione in maniera surrettizia, al di fuori di ogni procedura formale prevista dalla Carta stessa.
Non a caso la capogruppo del PD in Senato, Anna Finocchiaro, nel dichiarare che il suo gruppo non avrebbe partecipato al voto, ha voluto rimarcare però che in questo testo "c'è qualche primo passo, qualche timido passo verso misure efficaci che tante volte vi abbiamo chiesto e che l'Europa ci chiede". Dichiarandosi cioè completamente d'accordo con le misure imposteci dalla UE. Mentre il suo omologo, Dario Franceschini, motivava a sua volta così l'analoga astensione dal voto alla Camera del PD: "Noi abbiamo scelto la via della responsabilità: abbiamo dimostrato responsabilità quando, insieme, con lo stesso voto, una settimana fa, siamo riusciti a chiudere l'esperienza di questo governo e contemporaneamente a garantire per il Paese l'approvazione del rendiconto, dell'assestamento e, oggi, della Legge di stabilità, in presenza di una maggioranza che non c'è più, politicamente e numericamente".
Sta di fatto che col suo comportamento opportunista e collaborazionista la sedicente "opposizione" parlamentare" ha consentito il varo senza colpo ferire di misure di lacrime e sangue di gravità inaudita, come l'aumento dell'età pensionabile a 67 anni dal 2026 e a 70 dal 2050 (in realtà molto prima, grazie all'adeguamento alle aspettative di vita e allo slittamento delle finestre di uscita); come la mobilità coatta e la cassa integrazione con possibilità di licenziamento per i dipendenti pubblici; come la svendita dei terreni agricoli e degli immobili dello Stato ai privati; come l'estensione a tre anni dell'apprendistato, l'accollamento del debito pubblico alle regioni, che dovranno ripianarlo con dismissioni e privatizzazioni, le privatizzazioni forzate dei servizi pubblici, l'aumento delle accise sui carburanti e altre misure tutte a carico dei pensionati, dei lavoratori e delle masse popolari. Mentre ancora una volta non vengono neanche sfiorati i privilegi e le rendite dei politicanti borghesi e dei ceti più ricchi e niente viene fatto per colpire la scandalosa evasione fiscale di cui l'Italia detiene il primato in Europa.

16 novembre 2011