Ignorando il referendum del 1987 in cui 20 milioni dissero no alle centrali
Il Senato approva il ritorno del nucleare in Italia
Diventa legge anche lo snellimento delle procedure per i rigassificatori

Il 9 luglio scorso con 154 voti a favore, un voto contrario e un astenuto il Senato nero ha dato il via libera definitivo al disegno di legge sullo "sviluppo e l'energia" che agli art. 14, 15 e 16 apre la strada alla costruzione di centrali nucleari in Italia. Hanno votato a favore il Pdl e l'Udc mentre il Pd e l'Idv hanno abbandonato l'aula nella speranza - risultata vana - "di far mancare il numero legale". Ancora una volta dunque l'opposizione parlamentare ha mostrato la sua anima di cartapesta mentre il ministro Scajola poteva "brindare" per l'approvazione, senza proteste di piazza, di un provvedimento definito "storico" ma che pure aveva iniziato il suo iter in parlamento, il 14 novembre scorso, tra le proteste di tutte le associazioni ambientaliste.

Scelta funesta e scellerata
Il disegno di legge delega il governo ad adottare decreti entro sei mesi per il ripristino dell'intera filiera di produzione dell'energia atomica: tipologia e disciplina per la localizzazione degli impianti, stoccaggio del combustibile, deposito e stoccaggio dei rifiuti radioattivi, oltre a sedicenti "misure compensative per le popolazioni". L'articolo 15 dà mandato al Cipe di definire le tipologie degli impianti per la produzione di energia nucleare ("terza generazione"), al quale spetterà anche il compito di individuare i criteri e le misure per favorire la costituzione di "consorzi" per la costruzione, lo sviluppo e l'utilizzo delle centrali. Sono previste procedure velocizzate come la cosiddetta "autorizzazione unica" che sostituisce ogni tipo di licenza e nulla osta, escluso la Via (valutazione impatto ambientale) e la Vas (valutazione d'impatto strategica).
Ricordiamo che il via libera al nucleare, auspicato più volte anche dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, ha avuto una accelerazione a seguito degli accordi del febbraio scorso tra il premier francese Nicolas Sarkozy e il neoduce Berlusconi il quale, senza neanche consultare il Parlamento, ha siglato un'intesa per la produzione di energia nucleare che coinvolge Edf ed Enel. Con la legge ad hoc di quste settimane ai pescecani capitalisti pronti a gettarsi sull'affare, il governo ha concesso tutte le garanzie. Innanzitutto ad individuare i siti delle nuove centrali saranno "le grandi imprese dell'energia", e ciò potrà avvenire anche "contro il parere delle Regioni e degli enti locali" in presenza del principio del "potere sostitutivo del governo", in secondo luogo i siti in costruzione, come già è avvenuto per le discariche e gli inceneritori campani, saranno oggetto di "segreto militare" e dunque al sicuro dalle proteste delle popolazioni e fuori dal controllo della Magistratura e degli organi deputati alla tutela della sicurezza, dell'ambiente e della salute collettiva. Procedure semplificate anche per i rigassificatori, nonostante la tragedia di Viareggio.
Scajola, il gerarca delle privatizzazioni anche dei settori strategici, ha avuto persino la sfrontatezza di affermare che "lo Stato non interverrà con sussidi o mezzi propri" in quanto affideremo "l'operazione al mercato confidando che il mercato mostri interesse per un'operazione energetica appetibile sul piano economico".
Per il PMLI questa scellerata, arrogante e criminale decisione è inaccettabile sotto tutti i punti di vista.
Innanzitutto la costruzione delle centrali nucleari ha un costo esorbitante, 12 miliardi di euro solo per le quattro centrali previste con l'accordo italo-francese. In secondo luogo il nucleare non risolve nemmeno alla lontana il problema del fabbisogno energetico, lasciando il paese dipendente dai combustibili fossili in via di esaurimento. In terzo luogo luogo non è stato per niente risolto il problema dello stoccaggio e dello smaltimento dei micidiali residui delle centrali nucleari a suo tempo chiuse, in un paese in cui lo smaltimento dei rifiuti industriali, tossici e radioattivi, è monopolio delle mafie. In quarto luogo queste centrali rischiano di nascere già vecchie in quanto per realizzarle ci vorranno molti anni mentre la materia prima, l'uranio, andrà ad esaurirsi nel giro di 20-40 anni. In quinto luogo esse sono molto pericolose per l'ambiente, la salute e la sicurezza delle masse, specialmente in un Paese come l'Italia, altamente sismico. Basta pensare al recente rapporto scritto dal capo ispettore nucleare del governo britannico Mike Weightman dove vengono riportati dettagli su 1.750 perdite, guasti o altri "eventi" che nel corso degli ultimi sette anni hanno infestato le centrali nucleari del Regno Unito, tra cui fughe radioattive, fuoriuscita di acqua per il raffreddamento altamente radioattiva, tombini contaminato da plutonio, ecc.
Infine, ma non in ordine di importanza, va tenuto conto che le principali miniere di uranio si trovano in paesi del Terzo mondo, come il Niger, che subirebbero nuove depredazioni ed aggressioni imperialiste.

Diktat inaccettabile e da affossare
Intollerabile è anche il modo con il quale il governo intende procedere per imporre il nucleare alle popolazioni, ai Comuni ed alle Regioni: 1) militarizzando i territori che dovrebbero ospitarle; 2 ) prevedendo per legge la fascistizzazione delle procedure per la costruzione e il collaudo; 3) istituendo un'Agenzia per la Sicurezza sotto il suo stretto controllo politico e quindi mettendola nell'impossibilità di tutelare la salute e l'ambiente con la necessaria indipendenza.
Occorre dunque fermare il carroarmato governativo che calpesta senza pudore la volontà popolare che, ricordiamo, si espresse in maniera inequivocabile con una valanga di No nel referendum dell'8 novembre del 1987, l'anno dopo della tragedia di Chernobyl.

22 luglio 2009