Per i fatti del 15 ottobre 2011 a Roma
Sentenza fascista contro sei manifestanti accusati di "devastazione e saccheggio"
Dura critica dell'Anpi di Pescara
Solidarietà del PMLI a Rosci

Al termine di un processo sommario svoltosi in perfetto stile mussoliniano, imbastito sulla base di un'accusa totalmente infondata e ispirata al codice penale fascista Rocco che contempla e punisce severamente il reato di devastazione, saccheggio e resistenza e lesioni a pubblico ufficiale pluriaggravata, il 7 gennaio il Giudice per l'udienza preliminare (Gup) di Roma Massimo Battistini ha condannato col rito abbreviato a complessivi 36 anni di carcere più una provvisionale di 180 mila euro di risarcimento per il ministero della Difesa i sei giovani manifestanti arrestati il 20 aprile scorso perché ritenuti responsabili degli scontri avvenuti il 15 ottobre 2011 a Roma in Piazza San Giovanni durante la storica manifestazione anticapitalista degli indignati contro il governo del neoduce Berlusconi.
Nonostante l'inconsistenza delle prove a carico, il Gup Battistini ha inflitto sei anni a Davide Rosci, 30 anni, militante del PRC di Teramo, Marco Moscardelli, 33 anni di Giulianova, Mauro Gentile, 37 anni di Teramo, Mirko Tomasetti, 30 anni svizzero di Baden, Massimiliano Zossolo romano di 28 anni, e Cristian Quatraccioni 33 anni di Teramo. Tutti attualmente agli arresti domiciliari. Nei loro confronti la Procura aveva sollecitato addirittura una condanna a 8 anni. I sei sono stati coinvolti nell'indagine condotta dagli agenti della Digos di Roma e dai carabinieri del Ros conseguente all'assalto contro il blindato, poi dato alle fiamme. Il Gup ha inoltre disposto una provvisionale per il risarcimento del danno di trentamila euro ciascuno per il carabiniere "aggredito" e il ministero della Difesa.
Gli inquirenti sono arrivati a identificare gli "autori dell'assalto al blindato" attraverso numerosi video presenti su internet. Le immagini mostrano l'intera sequenza culminata con l'incendio del blindato; tra i fotogrammi fanno capolino le sagome dei sei ragazzi condannati che però dimostrano chiaramente che essi non partecipano in alcun modo all'assalto del blindato né all' "aggressione" contro il carabiniere che ne era alla guida.
"L'attribuzione agli imputati del delitto di devastazione e saccheggio - ha infatti commentato l'avvocato Maria Cristina Gariup, che difende alcuni degli imputati - non è condivisibile. Si tratta di una responsabilità oggettiva della quale manca la prova materiale. Non c'è la prova di quanto contestato agli atti".
Si tratta chiaramente di una condanna politica già scritta a tavolino con la quale il regime neofascista ha voluto lanciare un preciso avvertimento alle masse operaie e giovanili anticapitaliste che osano scendere in piazza per protestare pubblicamente e lottare contro il capitalismo e il governo borghese in camicia nera che ne cura gli interessi. Una sentenza da tribunale speciale e una camera di consiglio durata appena 15 minuti, proprio come avveniva ai tempi di Mussolini, che tra l'altro conferma come la magistratura di regime, al di là delle correnti, non appena la lotta di classe e la violenza rivoluzionaria salgono di tono, fanno subito quadrato e si schierano a totale difesa delle istituzioni e dello Stato borghesi.
E così, mentre gli assassini di Carlo Giuliani, i massacratori della Diaz, i torturatori di Bolzaneto e tutti i vertici delle "forze dell'ordine" e del governo che repressero nel sangue il G8 di Genova; per non parlare dei vari aguzzini in divisa che sempre più spesso si scagliano contro persone inermi e le massacrano di botte come i poveri Cucchi, Aldrovandi, Uva, tutti costoro, non solo non faranno nemmeno un giorno di carcere ma addirittura saranno promossi di grado e premiati, mentre ai sei manifestanti "indignati" sono stati inflitti ben 36 anni di carcere per il semplice fatto di trovarsi a Piazza San Giovanni durante gli scontri.
In segno di protesta contro questa odiosa sentenza, Davide Rosci, con una lettera inviata alle redazioni di vari giornali, radio, Tv, partiti e associazioni (fra cui anche il PMLI e Il Bolscevico) ha annunciato di voler intraprendere lo sciopero della fame e della sete per denunciare a tutti, come lui stesso sottolinea nella lettera, che: "la giustizia fa schifo, così come fa schifo questo sistema... Grido con tutta la voce che ho in corpo la mia rabbia contro questo nuovo regime fascista che mi condanna per aver osservato un blindato andare in fiamme".
Tra le tante testimonianze di solidarietà ai sei condannati anche la dura critica della sentenza da parte della sezione Anpi di Pescara che ha giudicato "eccessiva" la decisione del Gup.
Il PMLI si è schierato al fianco dei sei manifestanti esprimendo piena solidarietà al compagno Davide e agli altri 5 condannati. Nella lettera si sottolinea fra l'altro: "Nei tuoi confronti la magistratura borghese e del regime neofascista ha commesso una mostruosità... È la risposta del governo Monti, fino a ieri sostenuto da PDL, PD e UDC, analoga a quella data dai governi Berlusconi precedenti, ai movimenti e ai manifestanti che osano criticare e lottare contro il capitalismo e le istituzioni che opprimono e affamano le masse. Ma non dobbiamo farci intimidire e isolare dai nemici di classe perseverando uniti nella lotta senza quartiere contro di essi... Noi rispettiamo e siamo solidali col tuo sciopero della fame e della sete, ma ci permettiamo di chiederti di non farlo ad oltranza. Non regalare la tua salute e la tua vita ai tuoi carnefici. Combatti in piedi, tenendo sempre alta la testa, come hai fatto fin qui... auspichiamo che tutte le forze antifasciste si uniscano alla tua e nostra causa e che insieme si possa vincere questa importante battaglia antifascista e anticapitalista".
Qualche giorno dopo Rosci annunciava di aver interrotto quello sciopero aggiungendo che: "il fascismo purtroppo non è stato sconfitto, e la mia sentenza è la riprova che esso risiede ancora nelle istituzioni".

16 gennaio 2013