Grave sentenza proibizionista della Corte di cassazione (Le proprietà terapeutiche della cannabis)
Fino a 20 anni di carcere per chi coltiva in casa una piantina di marijuana
Stracciato il referendum popolare del 1993 che aveva depenalizzato la detenzione per uso personale e il consumo di droghe leggere. I clerico-fascisti del Pdl pronti ad intensificare la crociata anti-cannabis. Agnoletto: "i narcotrafficanti ringraziano"
Coltivare in terrazzo anche una sola piantina di cannabis è sempre un reato penale. È quanto hanno deciso il 25 aprile scorso le sezioni unite penali della Corte di Cassazione presiedute dal Primo presidente Vincenzo Carbone. Ne è uscito sconfitto il Sostituito procuratore generale della Cassazione, Vitagliano Esposito, che si era appellato alla precedente sentenza 17983 del 10 gennaio 2007 della VI Sezione Penale della Corte di Cassazione che aveva sancito che, qualora non sussistano elementi che comprovino lo spaccio, non è reato coltivare sul balcone di casa qualche piantina di marijuana, perché ciò equivale alla detenzione per uso personale.
La Corte Suprema ha così condannato nel caso specifico a 4 mesi di reclusione e ad una multa di 1.000 euro per il reato di "produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope" di cui all'art. 73 del d.p.r. n. 309/1990, il giovane di Vigevano, Vincenzo D. S., che aveva presentato il ricorso.
La magistratura dunque si adegua alla crociata proibizionista avviata dalla mostruosa legge Fini-Giovanardi che equipara il consumo allo spaccio, che condanna la detenzione per uso personale di sostanze stupefacenti, anche delle cosiddette "droghe leggere" e a prescindere da qualsiasi valutazione sulle loro comprovate proprietà terapeutiche (vedi scheda). In tal modo anche questa legge del regime neofascista entra in vigore a tutti gli affetti stabilendo che la coltivazione di canapa non è autorizzata in nessun caso ed è punibile con 6-20 anni di reclusione e multa fino a 260.000 euro, o con 1-6 anni di reclusione nel caso che il giudice riconosca nel caso specifico un fatto di lieve entità.

Fustigatori di spinelli, amici della mafia
Non a caso il giorno dopo questa sentenza è stato un coro di giubilo da parte dei fustigatori moralisti dei fumatori di spinelli che, guarda caso, sono sempre accanto ai condannati per mafia!
Don Pierino Gelmini, rinviato a giudizio per abusi e violenza sessuale sugli ospiti delle sue "Comunità", condivide pienamente la decisione della Cassazione che "accetta la linea per cui costituisce condotta penale qualsiasi attività di coltivazione non autorizzata di piante, da cui siano estraibili sostanze stupefacenti anche per uso personale". "È stato respinto - esulta l'amico fraterno del neoduce Berlusconi - il concetto di liberalizzazione delle droghe e mi auguro che adesso il nuovo governo applichi fino in fondo la legge antidroga Fini-Giovanardi". Lo stesso concetto viene espresso da Andrea Muccioli, da Carlo Giovanardi, da Luigi Camilloni, presidente dell'"Osservatorio sociale" e promotore della riaperture delle "case chiuse" nella capitale, secondo cui la sentenza della Cassazione "è un dito puntato contro l'associazione degli amici della modica quantità ed è anche un'esortazione ad intensificare i controlli", dal parlamentare dell'Udc Luca Volontè che accoglie "con grande soddisfazione la sentenza con cui si considera reato la coltivazione domestica di cannabis per buona pace di chi, insiste su improbabili distinguo tra droghe 'pesanti' e 'leggere'". Gabriella Carlucci (Forza Italia-Pdl) annuncia "Se, come dice la Cassazione, rimane illecito penale coltivare qualche pianta di cannabis per uso personale sul balcone o nel giardino di casa, altrettanto illecito dovrebbe essere il consumo, direbbe Lapalisse. Sarà compito del nuovo governo intervenire per porre un freno, in maniera definitiva, agli slogan 'piu' spinelli per tutti'".
Sempre per "forza mafiosi" ha esternato la deputata Isabella Bertolini, secondo cui "nonostante la vergognosa requisitoria del Pg, gli ermellini hanno assunto una decisione giusta e ponderata" perché "dopo qualche pronunciamento contraddittorio la Cassazione fa definitivamente chiarezza su un tema delicatissimo" dando "un segno ulteriore di una stagione che si chiude. La stagione della sinistra al governo lassista, permissivista, promotrice della depenalizzazione dell'uso e dell'abuso degli stupefacenti". Eh sì, i clerico-fascisti com'è noto non conoscono limiti e rivolgono critiche al governo Prodi nonostante sappiano bene che, al di là degli annunci, l'ex premier non ha avuto il coraggio di toccare la legge Fini-Giovanardi mentre il suo ministro della Salute Livia Turco non è andata oltre una modifica della tabella ministeriale per raddoppiare la dose minima personale di cannabis che è possibile detenere senza rischiare anni ed anni di carcere.
Il presidente della Lila Vittorio Agnoletto ha ricordato invece: "nel 1993 un referendum ha sancito che la detenzione di sostanze stupefacenti per consumo personale non è reato e nonostante ciò oggi, a 15 anni di distanza, ancora non è possibile la coltivazione per uso personale", facendo notare che "la Cassazione ha confermato questa grave contraddizione, per cui da una parte non esiste reato nel possedere una piccola quantità di sostanze per uso individuale, dall'altra l'unico modo per procurarsi la sostanza è illegale!... La realtà - continua - è che in questo modo si incentivano i ragazzi e i consumatori di cannabis a rifornirsi presso il mercato illegale, obbligandoli in tal modo a venire in contatto con gli spacciatori. Quegli stessi spacciatori che, a fianco del 'fumo', continuano a spacciare anche droghe ben più pesanti, dall'eroina alla cocaina, alle nuove droghe sintetiche. In questo modo si continua a fare l'interesse di chi controlla il narcotraffico e inoltre - conclude - continuano ad essere sprecate ingenti risorse, denaro e tempo di lavoro delle forze dell'ordine, per rintracciare e condurre in prefettura ragazzini che fumano uno spinello o persone che hanno in casa un paio di canne: tutte energie che potrebbero essere convogliate nella lotta alle narcomafie e ai traffici illeciti".
Secondo Alessandro Capriccioli e José De Falco, membri dell'Associazione Luca Coscioni, "la sentenza non è soltanto la conferma del clima proibizionista che regna nel nostro paese, ma arreca anche un grave danno a tutti i malati che potrebbero beneficiare degli effetti terapeutici della cannabis naturale e saranno costretti a rinunciarvi, o alternativamente a rivolgersi alla criminalità organizzata".

Il nostro giudizio e la nostra proposta
Per noi marxisti-leninisti la sentenza della Cassazione è illegale, anticostituzionale ed esplicitamente intimidatoria nei confronti delle giovani generazioni perché alimenta la repressione, il razzismo e la caccia al fumatore di spinello da parte delle "forze dell'ordine". Il giovane di Vigevano va quindi scarcerato e insieme a lui tutti coloro, e sono tanti, incarcerati per la sola detenzione e consumo di droga.
Le droghe leggere vanno subito legalizzate e liberalizzate, così come va totalmente depenalizzata la possibilità per i consumatori di coltivare personalmente in casa la cannabis, che non è solo un modo per il consumatore di controllare la qualità e la quantità di ciò che assume (il tetraidrocannabinolo ricavato dalla coltivazione domestica è certamente "migliore" di quello venduto come "fumo" sul mercato nero), non è solo un modo per uscire dalla clandestinità, anche in famiglia, ma è anche un modo efficace per evitare di ingrassare i profitti delle narcomafie le quali, protette dalle istituzioni del regime neofascista, gestiscono gli immensi capitali del mercato capitalistico della droga e di conseguenza anche la microcriminalità che spesso ne deriva. Siamo inoltre favorevoli alla prescrizione a fini terapeutici di hashish e marijuana da parte dei medici di base, degli ospedali e dei Sert, che vanno potenziati in fondi, strutture e personale.
Tutto ciò però passa per l'abrogazione della legge Fini-Giovanardi (n. 49/2006) e della legge Iervolino-Vassalli (D.P.R. 309/90) nonché per il ripristino della volontà popolare espressa nel referendum, obiettivi perseguibili solo con una grande mobilitazione di piazza contro il neonato governo del neoduce Berlusconi.

9 luglio 2008