Più potere al presidente del Consiglio e meno al parlamento
IL NEODUCE SI IMPADRONISCE ANCHE DEI SERVIZI SEGRETI
Alle spie sarà concesso di penetrare nelle case e negli uffici, rubare carte e documenti, pedinare e intercettare senza autorizzazione e senza il controllo della magistratura
LICENZA DI REATO PER GLI 007

Il ministro della Funzione pubblica con delega ai servizi segreti, Frattini, ne aveva già anticipato le linee fondamentali in un'intervista al "Corriere della Sera'' del 24 novembre scorso (cfr "Il Bolscevico'' n. 2/2002). Ora il progetto governativo di "riforma'' dei servizi segreti, che imprime un altro giro di vite al regime neofascista berlusconiano, è un disegno di legge pronto per essere presentato in parlamento per una rapida approvazione. Lo ha varato il Consiglio dei ministri del 3 maggio, al termine del quale Frattini, nel dichiararsi "estremamente soddisfatto'', ne ha illustrato i contenuti alla stampa sottolineando che si tratta di una "riforma'' direttamente ispirata ai servizi segreti dei paesi anglosassoni, l'americana Cia e l'inglese Mi5. Ma senza la "licenza di uccidere'', ha precisato, bontà sua, il ministro.
Ci sarà, in compenso, la licenza di delinquere per gli 007 nostrani, dal momento che il cuore del provvedimento, le cosiddette "garanzie funzionali'', consitono proprio nel concedere agli agenti segreti in missione la facoltà di commettere tutta una serie di reati, esclusi l'uccisione o il ferimento di persone, senza l'autorizzazione preventiva della magistratura né il controllo del parlamento, ma solo del presidente del Consiglio e di un ristretto numero di ministri e dirigenti del servizio.
In altre parole gli agenti segreti che conducono operazioni aventi per finalità la "sicurezza dello Stato'' potranno commettere reati, anche gravi, come penetrare in case e uffici, scassinare e rubare documenti, pedinare e intercettare conversazioni, finanche partecipare a traffici di droga e armi o alla preparazione di attentati terroristici, purché senza recare direttamente danno all'"incolumità di persone'', senza alcuna limitazione e con la certezza dell'immunità.
L'autorizzazione a compiere azioni illecite viene rilasciata dal ministro competente su richiesta del direttore del servizio interessato, e sottoposta successivamente al presidente del Consiglio per l'autorizzazione definitiva. Il quale non è tenuto a informare né il parlamento né la magistratura. Il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco) potrà esercitare un controllo periodico solo sui budget di spesa riguardante le operazioni coperte. La magistratura sarà informata solo ad operazione conclusa con una relazione del direttore del servizio. In caso di "incidente'', cioè che un agente segreto venga pizzicato mentre sta commettendo un reato, la decisione sulla "legittimità'' del suo operato spetterebbe alla Direzione antimafia.
La "riforma'' Frattini manterrà l'attuale suddivisione dei servizi segreti in militare (Sismi) e civile (Sisde), coordinati dal Cesis che dipende direttamente dalla presidenza del Consiglio. Sarà creato però un organismo interministeriale più ristretto con il compito di supervisionare tutte le operazioni di intelligence, il Ciis, di cui faranno parte, oltre al capo del governo, i ministri dell'Interno, Esteri, Difesa ed Economia.
Si tratta quindi di una "riforma'' di una gravità senza precedenti, direttamente ispirata alla famigerata Ovra, la polizia segreta di Mussolini. Non che le operazioni illecite coperte da segreto siano una novità assoluta. Basti pensare agli innumerevoli casi di stragi, attentati, tentativi di golpe, terrorismo nero e sedicente "rosso'', depistaggi, complotti massonici, in cui è stato riscontrato lo zampino dei servizi segreti. Solo che finora i governi erano costretti a coprire queste attività criminose e anticostituzionali col segreto di Stato. Con questa "riforma'' non ce ne sarebbe più bisogno, dal momento che esse diventerebbero del tutto legittime e svincolate dal controllo dei poteri legislativo e giudiziario, ma soggette unicamente al controllo del potere esecutivo. Quest'ultimo si rafforzerebbe enormemente a danno degli altri due, potendo disporre dei servizi segreti come di una vera e propria guardia pretoriana alle dirette dipendenze del premier: una "riforma'', quindi, di chiaro stampo presidenzialista e neofascista, che se passasse consegnerebbe nelle mani del neoduce Berlusconi un potere paragonabile solo a quello del suo ispiratore e maestro, Mussolini.
Importa poco, in questo quadro, che venga posto un termine di 15 anni al mantenimento del segreto di Stato, dal momento che con questa "riforma'' la sua necessità è ridotta al minimo, e comunque è previsto che il presidente del Consiglio possa prorogarlo caso per caso a sua insindacabile discrezione. Il ministro Frattini si è augurato che la "riforma'' dei servizi segreti sia approvata con procedura "veloce e bipartisan'' dal parlamento. Evidentemente, e non a torto, conta sul fatto che l'"opposizione'' parlamentare non è contraria in linea di principio al provvedimento, e non pare affatto prepararsi a fare le barricate per affossarlo. Va detto infatti che esso era un vecchio progetto dei precedenti governi del "centro-sinistra''. Inoltre, dopo l'11 settembre, in sede di Comitato parlamentare, l'Ulivo aveva votato insieme al "centro-destra'' un documento in cui si chiedevano maggiori poteri per gli agenti segreti in considerazione del "rapido e imprevisto mutamento dello scenario internazionale'.
Attualmente l'Ulivo si è attestato sulla posizione rinunciataria e opportunista della richiesta di "modifiche'' al provvedimento che lo "riequilibrino'' dal punto di vista di un maggior controllo parlamentare: in pratica la sua vecchia proposta già bocciata dal governo, di un "comitato di saggi'' con parere consultivo sulle operazioni illecite, o qualcosa del genere. Non molto diversa è la posizione di Rifondazione, che anziché denunciare risolutamente il carattere neofascista e mussoliniano di questa "riforma'' si è limitata, con le dichiarazioni dei suoi parlamentari Graziella Mascia e Giorgio Malentacchi, a parlare del pericolo di "ulteriori restringimenti degli spazi di libertà dei cittadini'' e che "il clima emergenziale diventi l'alibi per mettere in discussione il sistema delle garanzie costituzionali''.
è evidente che con una simile "opposizione'' il provvedimento fascista del governo è destinato a passare in parlamento come un coltello nel burro. Ancora una volta, come si è visto per la difesa della libertà di informazione, dell'indipendenza della magistratura e dell'articolo 18, l'unica vera barriera può essere rappresentata solo da una mobilitazione delle masse antifasciste e democratiche, che devono far sentire forte la loro voce per impedire che si compia questo ulteriore e più grave passo che mira a rafforzare il regime neofascista berlusconiano e renderlo irreversibile per molti anni a venire.

15 maggio 2002