Sicilia
Alle regionali l'astensionismo resta il primo "partito" con il 37,7%. Alle politiche l'astensionismo sale dal 28,7% al 30,5%
Il secessionista e filomafioso Lombardo è il nuovo governatore con il 40% degli elettori, mentre la Finocchiaro si ferma al 16,9%. Fuori dal parlamento la Sinistra arcobaleno. Si consolida l'astensionismo di sinistra sia alle regionali che alle politiche

Dal nostro corrispondente della Sicilia

In Sicilia il 13 e 14 aprile si è votato per l'elezione del governatore e del parlamento regionale, oltre che per le politiche. Il risultato ha visto, in relazione all'astensionismo, movimenti apparentemente in controtendenza tra le due consultazioni: infatti alle regionali l'astensionismo, nelle sue tre forme, è diminuito dal 43,3% al 37,7%, mentre alle politiche è aumentato dal 28,7% al 30,5%.
Anche se le due votazioni avevano un carattere completamente diverso, per comprendere i motivi del calo dell'astensionismo alle regionali bisogna considerare l'effetto trascinamento che hanno avuto le consultazioni politiche su quelle siciliane.
Per fare un esempio alle politiche il PdL è cresciuto di 77.099 voti, portando il totale a 1.316.868 preferenze. Molti di questi voti si sono poi riversati sulle liste regionali, facendo salire il PdL rispetto alle scorse consultazioni regionali di 162.058 preferenze, mentre tendenzialmente il PdL negli ultimi anni è stato sempre in calo nelle elezioni regionali.
Sulla flessione dell'astensionismo alle regionali ha influito anche il sistema del voto. Lo sbarramento al 5% previsto per il parlamento siciliano ha spinto i partiti a mettere in campo l'artiglieria pesante pur di superare lo scoglio. Mai, infatti, come quest'anno la campagna elettorale borghese ha visto una quantità enorme di candidati, circa 2.000 per il parlamento siciliano, e cinque per la presidenza della regione, con un supporto di ben 13 liste (da moltiplicare per le 9 province) quasi tutte organizzate allo scopo di far una pesante pressione sull'elettorato perché si recasse alle urne. Il tutto condito da uno sperpero di danaro pubblico impressionante: il solo Raffaele Lombardo confessa di aver speso un milione di euro per la sua campagna elettorale personale.
Ma nonostante l'enorme pressione clientelare il tradizionale altissimo tasso di astensionismo in Sicilia ha retto benissimo, come abbiamo visto, ed è anche aumentato alle politiche, segno che nell'isola la sfiducia e la contestazione verso le istituzioni borghesi e filomafiose sono molto radicate.
Considerando solo il dato della diserzione dalle urne alle politiche, la provincia che ha fatto registrare il tasso più alto è Caltanissetta con il 29,1% seguita da Agrigento con il 28,1%.
I tassi di diserzione minore si sono registrati nelle province orientali. Messina registra il 22,5%, Catania il 23% e Ragusa il 24,6%.
Non è un caso che la diserzione alle politiche sia più alta nella Sicilia occidentale e centrale e diminuisca nelle province orientali, saldamente in mano alle cosche clientelari del caporione secessionista "don Raffaele".
Quasi la stessa distribuzione del voto si è registrata alle regionali. La provincia dove si è disertato maggiormente le urne è stata Enna, con il 45,5%, seguono Agrigento con il 44% e Caltanissetta con il 43,5%. La percentuale della diserzione scende sensibilmente a Palermo, dove si concentra il controllo clientelare di Forza Italia e Udc. Qui diserta le urne il 31% degli elettori. Si tratta comunque di un dato molto alto.
Anche alle regionali si evidenzia la tendenza delle province orientali, in mano a Lombardo, a disertare meno. A Catania il tasso minore, pari al 29%, seguono Ragusa con il 29,7% e Messina con il 30%.

Il "centro-destra"
Il nuovo governatore della Sicilia è Raffaele Lombardo, il quale raccoglie 1.862.959 voti. È la provincia di Catania quella che lo aiuta maggiormente. Qui l'MPA prende circa 130.000 mila voti. Sommati a quelli delle altre liste che appoggiano "don Raffaele" si arriva alla percentuale di quasi il 25% degli interi voti raccolti in Sicilia. A livello regionale la cosiddetta "forza emergente" dell'MPA ottiene 15 seggi al parlamento regionale, grazie a 371.148 voti, pari all'8,1% del corpo elettorale.
Alle politiche il "fenomeno" Lombardo si sgonfia in maniera miserevole e l'MPA riesce a prendere appena 217.169 voti in Sicilia pari al 5,3% dell'elettorato della regione. Perché evidentemente quella cricca borghese, reazionaria e filomafiosa che lo sostiene preferisce convogliare i voti direttamente sul PdL del neoduce Berlusconi. Il crollo diventa ancor più evidente se si considera il risultato sull'intero territorio nazionale, dove l'MPA raccoglie neanche il doppio dei voti presi in Sicilia, fermandosi a 410.187 preferenze, pari ad appena lo 0,9% dell'elettorato italiano. Evidentemente non è riuscito per ora il suo tentativo di presentarsi come la Lega del Sud.
In Senato per l'MPA entrano il chiacchierato ex-assessore alla Sanità siciliana Giovanni Pistorio, l'uomo sul quale Lombardo ha costruito il controllo strategico delle Ausl siciliane. Alla Camera entrano "don Raffaele" e Lino Leanza vice presidente della regione, facente funzioni di presidente dopo le dimissioni di Salvatore Cuffaro.
Come già detto cresce alle regionali il PdL, che prende 35 seggi in parlamento, mentre l'UdC si ferma ad 11.
La roccaforte dell'UdC siciliana continua ad essere la provincia di Palermo dove è fortissima la sua presenza clientelare.
Il partito di Casini cresce maggiormente alle politiche, dove raccoglie 217.169 voti, circa 89.000 voti in più rispetto alle scorse consultazioni. Ciò si spiega con il fatto che è stata notevole la pressione sulle masse popolari per far eleggere alla Camera o al Senato una serie di nomi uscenti dal parlamento e dal governo regionale in cerca dell'immunità parlamentare. In testa l'ex-governatore della Sicilia, Salvatore Cuffaro, che entra in Senato.

Il "centro-sinistra"
A causa dello sbarramento previsto dalla legge elettorale siciliana, approvata congiuntamente dal "centro-destra" e dal "centro-sinistra" i seggi sono stati ripartiti tra le liste provinciali che, sommate su tutte le nove circoscrizioni, hanno raggiunto almento il 5% dell'elettorato.
Il risultato è che il parlamento risulta composto da solo quattro partiti borghesi: PdL, PD, MPA e UdC. Fuori tutto il resto.
La Finocchiaro, candidata del "centro-sinistra" alla presidenza della regione, riesce a raggiungere appena il 16,9% degli elettori. Il PD riesce a racimolare in Sicilia appena 505.420 voti. Ne perde 134.893 rispetto alle scorse regionali, pari al 2,9%.
Il tracollo del PD e della Finocchiaro è ben più disastroso di quello che fanno credere i numeri a prima vista. La lista personale della senatrice uscente racimola infatti appena 83.700 preferenze. Ma la disfatta clamorosa la raccoglie proprio nella sua città, Catania, dove raggiunge a malapena 19.011 consensi.
Il partito di Veltroni, comunque, occuperà 27 poltrone al parlamento regionale.
Vale la pena ricordare che il PD siciliano riesce a far eleggere al parlamento nazionale alcuni loschi personaggi, come l'ex-ministro di polizia, Enzo Bianco, mandante del massacro dei manifestanti a Napoli nel 2001, e Vladimiro Crisafulli, il deputato regionale che è uso chiacchierare amichevolmente con i boss di mafia della provincia di Enna.

L'astensionismo di sinistra
Un risultato che ci interessa particolarmente mettere in evidenza è che a livello regionale e nazionale vola alto l'astensionismo di sinistra che ha generato il crollo di consensi alla Sinistra arcobaleno e la trombatura della sua capolista, Rita Borsellino, la quale non riesce ad entrare in parlamento.
Il sopravvalutato simbolo della lotta antimafia in Sicilia è stato bocciato dai siciliani perché ella si è lasciata strumentalizzare da Cuffaro quando ha accettato l'incarico di presidente del parlamento regionale, proprio sotto il governo più filomafioso che la Sicilia abbia mai avuto. Ne ha giustamente pagato le conseguenze politiche.
Intanto i partiti della Sinistra arcobaleno che riuscirono nel 2006 a raccogliere 247.124 voti, sommando quelli della lista "Uniti per la Sicilia", che comprendeva PRC, PdCI, Verdi e IdV, e la lista "Rita il mio impegno per la Sicilia", adesso ne racimolano appena 131.213. Ne mancano all'appello ben 115.911. Alcuni sono andati a Italia dei Valori o alla lista di Sonia Alfano candidata alla presidenza per "Amici di Grillo", ma la maggioranza è andata a consolidare il bacino dell'astensionismo di sinistra.
Il tracollo dei vari Bertinotti, Giordano, Diliberto, Pecoraro Scanio, è ben più evidente alle politiche, dove la Sinistra arcobaleno perde ben 154.607 dei 229.064 voti che aveva raccolti nel 2006, precipitando dal 5,7% all'1,8% del corpo elettorale siciliano.
Solo pochissimi di questi voti, come si può vedere dalla tabella, sono stati intercettati dai partiti trotzkisti Sinistra Critica e PCL. Ciò conferma che anche per le politiche la stragrande maggioranza dei voti comunisti sono finiti a consolidare il bacino dell'astensionismo di sinistra.
Si apre per il PMLI in Sicilia uno scenario d'oro. Dobbiamo fare di tutto per raggiungere i compagni delusi della base della Sinistra arcobaleno e lavorare per evitare che essi finiscano nelle trappole che stanno preparando partiti dichiaratamente trotzkisti, come quella della costituente del "nuovo partito comunista". Bisogna lavorare, usando le armi della dialettica, per convincere queste compagne e compagni siciliani che la strada dei sinceri comunisti è quella di militare o essere simpatizzanti del PMLI.
Questo è uno di quei momenti politici favorevoli che difficilmente si presentano. Se lavoreremo bene, raccoglieremo nuovi militanti, simpatizzanti ed amici e potremo procedere più speditamente verso l'obbiettivo di dare al PMLI un corpo da gigante rosso, come ha detto il Segretario generale, Giovanni Scuderi, nell'editoriale in occasione del 31° Anniversario della fondazione del PMLI.

23 aprile 2008