Comizio elettorale a Bergamo
Per Silvio Veltroni operai e padroni pari sono
Il leader del PD illustra il suo programma neofascista e antipopolare. Nemmeno una parola contro il neoduce Berlusconi.  "Serve un Paese non ostile verso chi vuole fare", ossia verso i padroni

Dal corrispondente della Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo
Giovedì 13 marzo la carovana del rinnegato Veltroni ha fatto tappa al PalaNorda di Bergamo. Le prime parole pronunciate dall'ex neopodestà di Roma davanti ai 4 mila sostenitori sono state: "Questa sera Bergamo ci rapisce il cuore". Ed è subito uno sventolio di cartelli con la scritta "Si può fare". È proprio vero. Il veltronismo è l'altra faccia del berlusconismo. Le loro armi sono la seduzione, la lusinga, la svendita di illusioni e la propaganda più fasulla.
Per Silvio Veltroni ormai operaio e padrone pari sono. "L'Italia è mutata socialmente, non è più quella dei padroni o dei grandi gruppi industriali: questo è uno scenario del secolo scorso, ora serve un'alleanza tra imprenditori e lavoratori per farla ripartire". Che bel quadretto da libro Cuore! Peccato soltanto che i padroni da un pezzo abbiano dichiarato guerra agli operai, dato che questi ultimi contano all'anno più di mille morti e un milione di feriti nei cantieri e nella fabbriche. Senza contare le malattie professionali.
Il suo ambientalismo, poi, è quello di chi vuole costruire la Tav che attraverserà pure la Bassa Bergamasca, con tutto il contorno di speculazioni e dissesto del territorio che ne segue, come denunciano tra l'altro anche centri studi borghesi locali. Si scopre pure che i "veri democratici", secondo Veltroni, sono coloro che se vincessero le elezioni non starebbero neppure lì a perdere tempo con le riunioni di maggioranza. Lo slogan è "riduciamo il sistema della politica", che tradotto vuol dire soffochiamo gli spazi di democrazia, riduciamo le funzioni legislative e di controllo delle assemblee elettive.
La concorrenza capitalistica internazionale richiede decisionismo e autoritarismo. Perciò, basta una persona sola a decidere, uno che "si prenda la responsabilità di dire sì o no e risponda delle conseguenze". Veltroni promette il boom economico, ma se le basi sono queste è più facile che, se realizzato, il suo progetto neofascista e filopadronale regali alle masse un nuovo ventennio. Non a caso i valori dell'egualitarismo del '68 sono stati liquidati come "una grande baggianata", sostituiti dalla "meritocrazia" tanto cara ai padroni. Non a caso in un'ora e mezzo del suo discorso il neoduce Berlusconi è stato citato soltanto un paio di volte. D'altronde, è ora di dire basta alle divisioni, "con i veti e i contro veti". Il sogno del patriottardo e nazionalista Veltroni è quello di "vedere finalmente un'unica bandiera sventolare", evidentemente quella del capitalismo italiano, rappresentato dall'interezza del suo nero parlamento.
E così, con spirito ecumenico, Silvio Veltroni spende una buona parola anche per la Sinistra arcobaleno: il saluto agli ex compagni di viaggio è stato morbido dato che "non ci siamo tirati dietro le stoviglie". A livello locale la porta è aperta, la separazione a livello nazionale è solo un fatto di opportunità. Del resto è anche grazie a loro e alla loro attuale egemonia sulle masse popolari, se il governo Prodi è stato "protagonista del risanamento dei conti dello Stato".
Secondo i marxisti-leninisti bergamaschi Veltroni sta soltanto facendo chiarezza. Ormai il re è nudo: è sempre più evidente agli occhi delle masse che le istituzioni borghesi e i tutti i partiti parlamentari servono a tutelare gli interessi dei padroni. Ma la musica sta già cambiando. Anche a Bergamo e provincia agisce il PMLI, con cui il proletariato può lottare coerentemente per il socialismo.

19 marzo 2008