La sinistra arcobaleno col cappello in mano da veltroni
Fallito il "patto di autodifesa" di Giordano. La Gagliardi lancia la "grande riforma" cui aspiravano Craxi e la P2 e per cui lavorano Berlusconi e Veltroni

Le hanno provate tutte, ma alla fine la Sinistra arcobaleno, PRC, PdCI, Verdi e SD, dovrà correre da sola alle prossime elezioni politiche del 13 e 14 aprile. Non per loro scelta. Non perché il pietoso fallimento della partecipazione al governo del dittatore democristiano Prodi abbia insegnato loro qualcosa. Non per prendere decisamente le distanze da Veltroni e dal suo tentativo, in tandem con Berlusconi, di aprire la strada alla terza repubblica.
Vanno da soli semplicemente perché Veltroni non li ha voluti e ha chiuso loro la porta in faccia senza neanche ringraziarli del fedele servizio svolto fin qui.
Già erano rimasti orfani di Prodi al quale fino all'ultimo hanno assicurato il loro sostegno incondizionato. Poi hanno visto fallire il tentativo di Marini di formare un governo di ampia coalizione al quale non avevano esitato ad assicurare il loro appoggio. Ora sono stati licenziati anche da Veltroni che, comunque vada, preferisce avere completamente le mani libere.
Eppure la Sinistra arcobaleno si è prostrata fino a presentarsi col cappello in mano da Veltroni per mendicare uno sgabello sul carro del PD a qualsiasi condizione. Disposta anche ad accordi tecnici col pretesto di non far vincere Berlusconi. Il segretario del PRC, Giordano, era arrivato persino a escogitare l'ennesima formula elettorale definita "patto di autodifesa", cioè la rinuncia della Sinistra arcobaleno a presentare propri candidati in alcune regioni al Senato per rafforzare la forza del PD e cercare di conquistare il premio di maggioranza.
Nonostante le ripetute dichiarazioni di Veltroni di non voler compiere alcuna forma di alleanza con i partiti della Sinistra arcobaleno, questa ha insistito e alla fine ha ottenuto anche un incontro che si è svolto l'8 febbraio nel "loft" del PD sotto il Campidoglio. Una riunione che si è conclusa con l'ennesimo rifiuto di Veltroni.
Un divorzio definitivo? Niente affatto. Lo stesso vice di Veltroni, Dario Franceschini, parla di "una separazione consensuale". E alla fine persino Diliberto il caffè da Veltroni l'ha bevuto volentieri, nonostante in precedenza avesse evocato un possibile caffé avvelenato. La speranza comune è che, in caso di vittoria, il PD riapra uno spiraglio a un loro eventuale utilizzo governativo. Il coordinatore di SD Mussi l'ha detto chiaramente appena uscito dall'incontro: "Per il futuro noi non rinunciamo alla prospettiva di un governo di centrosinistra tra PD e Sinistra arcobaleno".
Intanto, Sinistra arcobaleno si è dichiarata più che disponibile ad alleanze elettorali e governative a livello locale. Come a Roma dove appoggerà la candidatura a sindaco di Francesco Rutelli, o in Sicilia, dove potrebbe essere ritirata la candidatura della Borsellino a favore di quella di Anna Finocchiaro (PD).
In sostanza, Sinistra arcobaleno non rinuncia affatto al suo ruolo di copertura a sinistra del PD e a fargli da stampella ogni qualvolta le sarà chiesto.
Nel frattempo i dirigenti falsi comunisti del PRC, a cominciare da Bertinotti, hanno colto l'occasione al balzo per accelerare il processo di costruzione della Sinistra arcobaleno. Non solo convincendo tutti i partiti che la compongono a presentarsi con una unica lista, ma imponendo di fatto come candidato premier lo stesso Bertinotti. Una lista che peraltro avrà come simbolo proprio quello della Sinistra arcobaleno, ossia senza la falce e martello, segnando così definitivamente la rottura con il comunismo. Alla fine, infatti, anche Diliberto si è piegato ed ha accettato di rinunciare alla falce e martello. La sua resistenza peraltro era unicamente dettata dalla paura di perdere consensi elettorali e politici fra i tanti elettori di sinistra che ancora si riconoscono in tale simbolo che già Diliberto aveva definito "non il simbolo di vecchie ideologie ma del lavoro".
Chissà se alla fine, vincendo le sempre più labili resistenze di Diliberto e Pecorario Scanio, Bertinotti, Mussi, Gianni riusciranno a far sì che Sinistra arcobaleno sfoci in un unico partito unitario dei riformisti. Alla fine le contraddizioni fra i vari partiti non vertono certo sui contenuti ideologici, politici e programmatici. Le contraddizioni vertono sugli equilibri interni e l'egemonia di una simile formazione.
Bertinotti insiste perché la lista Sinistra arcobaleno non si limiti ad essere un cartello elettorale temporaneo, ma dia vita "fin da ora, ad una costituente del soggetto unitario e plurale". "La stessa campagna elettorale - ha sostenuto Bertinotti in un messaggio inviato all'assemblea di settanta associazioni al Farnese del 9 febbraio - deve diventare l'occasione e il tempo per un'accelerazione potente al processo costituente della sinistra che vogliamo e di cui hanno così acutamente bisogno tutti i soggetti critici portatori di domanda o di istanza di cambiamento. Bisogna attrezzarsi per la 'grande sfida'. Dobbiamo sapere che, se fallisse, l'esito sarebbe drammatico".
Sull'urgenza di giungere a questo obiettivo ha insistito anche la trotzkista luxemburghiana Rina Gagliardi su "Liberazione" del 9 febbraio. Per la Gagliardi il processo di unificazione è necessario "per salvaguardare la potenzialità e la vitalità della democrazia italiana. E della stessa politica, così malata e così bisognosa di una Grande Riforma". In questo modo ella ci svela pienamente il reale contenuto e scopi di questa operazione tutta interna al capitalismo e al regime neofascista, presidenzialista e federalista imperante che si intende salvaguardare, prendendo addirittura a prestito, maiuscole comprese, la famigerata parola d'ordine craxiana e piduista della "Grande Riforma" che ha aperto la strada all'instaurazione della seconda repubblica.
Comunque vada, i partiti falsi comunisti si sono ormai apertamente autosmascherati. I rivoluzionari e i fautori del socialismo hanno il dovere di prenderne atto e compiere i dovuti passi politici e organizzativi, ossia abbandonare ogni illusione elettorale, parlamentare, riformista e governativa, mollare i falsi partiti comunisti e unirsi al PMLI per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo.

13 febbraio 2008