I sionisti tagliano l'acqua, il gas e la luce a Gaza
Dopo che la striscia di Gaza era stata definita "entità ostile"
Come preannunciato a fine settembre i sionisti hanno attuato la decisione di tagliare l'acqua e il gas nella striscia di Gaza; sospeso per il momento il taglio anche della luce perché il 29 ottobre il procuratore generale ha bloccato temporaneamente la decisione del ministro della difesa Barak perché potrebbe provocare "un'emergenza umanitaria". Come se il milione e mezzo di palestinesi che vivono nella strisca di Gaza non fossero già in condizioni di emergenza, rinchiusi dai sionisti in un vero e proprio lager.
La decisione del taglio delle forniture a Gaza era stata presa dal regime sionista lo scorso settembre quale misura di rappresaglia contro un attacco della resistenza a una base dell'esercito. Un certo numero di razzi Qassam erano stati sparati da Gaza su un campo di addestramento reclute dell'esercito e causato il ferimento di sessanta soldati che dormivano nelle tende. Il premier Ehud Olmert aveva promesso una "risposta adeguata", una rappresaglia di tipo nazista per colpire in particolare la popolazione calpestando il diritto internazionale. Il 19 settembre il governo sionista definiva Gaza "entità ostile", una figura nemica in modo da permettere a Israele di imporre sanzioni amministrative ammesse dal diritto internazionale.
La prima sanzione decisa era il taglio dei rifornimenti di carburante destinato alle centrali elettriche di Gaza. Le altre seguivano nelle settimane successive.
Le sanzioni erano criticate persino dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che al massimo dell'indignazione invitava "Israele a riconsiderare questa decisione perché è contraria ai suoi obblighi verso la popolazione civile, obblighi sanciti dal diritto internazionale". Non si esimeva comunque dall'attaccare la resistenza palestinese e difendere l'occupazione sionista affermando che "gli abitanti di Gaza non devono essere puniti per le azioni inaccettabili compiute da militanti e estremisti". Non aveva invece il minimo tentennamento il segretario di Stato americano Condoleezza Rice che in visita a Tel Aviv avallava in diretta la decisione dei sionisti e affermava che "Hamas è veramente un'entità ostile ed è un'entità ostile anche per gli Stati Uniti".
Hamas rispondeva alla definizione di "entità ostile" attraverso un suo portavoce che denunciava: "si tratta di una dichiarazione di guerra che continua le azioni sioniste criminali e terroriste contro il nostro popolo".
Anche il presidente palestinese Abu Mazen condannava le sanzioni contro Gaza e a fine settembre denunciava che "questa decisione oppressiva rafforzerà l'embargo imposto su un milione e mezzo di persone che vivono nella Striscia di Gaza, aumenterà la loro sofferenza e peggiorerà la loro tragedia". Poche ore dopo era tranquillamente a colloquio con la Rice in vista della conferenza sul Medio Oriente promossa dagli Usa.

7 novembre 2007