Messaggio dell'Ufficio politico del PMLI alla Conferenza internazionale sul socialismo nel 21° secolo
IL SOCIALISMO RITORNERA' PRESTO DI MODA, DI GRAN MODA
Pubblichiamo qui di seguito l'importante messaggio che l'Ufficio politico del PMLI ha inviato alla Conferenza internazionale sul socialismo nel 21° secolo in programma dal 5 al 10 Novembre a Kathmandu in Nepal.
 
Al compagno Pradeep Nepal
Presidente della Fondazione in memoria di Madan-Ashrit
A tutti i Partecipanti alla Conferenza internazionale sul socialismo nel 21° secolo a Kathmandu
Care compagne, cari compagni,
vi esprimiamo il saluto caloroso del Partito marxista-leninista italiano e facciamo voti affinché la Conferenza internazionale sul socialismo nel 21° secolo sia coronata dal successo. Ringraziamo la Fondazione in memoria di Madan-Ashrit che ha promosso questa importante iniziativa a sostegno del socialismo.
Purtroppo non ci è stato possibile partecipare alla Conferenza, ma siamo presenti lo stesso idealmente e con questo messaggio. Non potevamo non unire la nostra voce alla vostra per dichiarare con forza che ancora oggi, nel 21° secolo, il socialismo è l'avvenire della classe operaia e dei lavoratori di tutto il mondo.
Il socialismo non è un'utopia. La storia ha dimostrato che esso è realizzabile, purché il Partito del proletariato si attenga fermamente al marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Gli insegnamenti di Marx ed Engels sono fondamentali ma insufficienti. Gli insegnamenti di Lenin e Stalin sono altrettanto fondamentali ma insufficienti. Occorre anche il pensiero di Mao per avere la certezza assoluta della vittoria e le armi ideologiche e politiche necessarie affinché il proletariato sia in grado di conquistare e mantenere il potere politico, costruire il socialismo e marciare verso il comunismo.
Il pensiero di Mao ha arricchito e sviluppato il marxismo-leninismo nei campi teorico, filosofico, economico, politico e militare, dando le giuste risposte ai principali problemi della lotta di classe contemporanea. Esso è valido e attuale non solo nei paesi del Terzo mondo ma anche in quelli capitalistici e imperialistici.
Il pensiero di Mao, in particolare, è essenziale e insostituibile per la rivoluzione socialista e per la costruzione del socialismo, campi in cui, con la teoria della continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato e con l'esperienza pratica della Grande rivoluzione culturale proletaria, fornisce alla classe operaia inediti e fondamentali strumenti per difendere e costruire il socialismo contro i tentativi dei revisionisti e dei controrivoluzionari di restaurare il capitalismo.
Il pensiero di Mao è il frutto di una elaborazione personale di Mao fatta sulla base del marxismo-leninismo e dell'esperienza della rivoluzione cinese e di quella mondiale. Esso si è formato nel crogiolo della Grande rivoluzione cinese, ma questo fatto storico non ne limita affatto la sua validità universale, anzi gli dà il crisma della verità e della giustezza. Infatti niente può essere ritenuto valido ed efficace se non è comprovato dalla realtà, dalla pratica sociale. Del resto l'autorità del pensiero di Lenin non discende proprio dalla vittoria della Grande rivoluzione d'Ottobre?
Naturalmente nel pensiero di Mao va distinta la parte che è legata strettamente alle situazioni contingenti della Cina, dalla parte che ha un carattere universale a livello di principio, metodo, analisi e indicazioni generali e orientative. Di questa seconda parte vanno afferrati l'essenza, lo spirito e il nocciolo rivoluzionario per applicarli dialetticamente e correttamente alla propria realtà nazionale.
Senza il pensiero di Mao, il marxismo-leninismo non sarebbe più all'altezza della situazione odierna, incapace di rispondere in pieno alle nuove esigenze rivoluzionarie. Sarebbe carente in particolare sulle questioni che riguardano la costruzione del socialismo e del Partito, l'economia socialista, il materialismo dialettico e il materialismo storico, l'analisi dell'attuale situazione internazionale, la strategia e la tattica della lotta contro l'imperialismo e il colonialismo, e la lotta contro il revisionismo moderno e il neorevisionismo.
Il pensiero di Mao, naturalmente, non è l'ultima parola del marxismo. Questo si sviluppa continuamente nella lotta e si arricchisce incessantemente del contributo dei vari Partiti autenticamente marxisti-leninisti. A un certo punto della storia, avvicinandosi l'epoca del comunismo, è probabile che il popolo in quel momento più avanzato ed emancipato darà vita a un altro grande maestro del proletariato, che porterà ancora più avanti il marxismo. Ma finché la teoria rivoluzionaria del proletariato non raggiungerà una nuova sintesi superiore e più avanzata, il pensiero di Mao rappresenta la vetta più alta del marxismo-leninismo.
Siamo ancora nell'epoca dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria, e finché non passa quest'epoca il marxismo-leninismo-pensiero di Mao sarà sempre attuale e valido ovunque.
Gli eredi diretti dei grandi maestri del proletariato, i Partiti e le Organizzazioni autenticamente marxisti-leninisti del mondo, hanno il dovere di salvaguardare il pensiero e l'opera di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e difenderli come la propria stessa vita dagli attacchi diretti e indiretti dei revisionisti e dei neorevisionisti.
La lotta per la difesa aperta del marxismo-leninismo-pensiero di Mao è fondamentale per ripulire i Partiti marxisti-leninisti dai capitolazionisti, dai revisionisti e dai neorevisionisti incalliti e incorreggibili, per demarcare nettamente il campo dei marxisti-leninisti dai revisionisti e dai neorevisionisti comunque camuffati, per creare, non appena saranno maturi i tempi e ci saranno tutte le condizioni necessarie, l'Internazionale marxista-leninista sulla base del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, dell'internazionalismo proletario e della lotta conseguente contro l'imperialismo, il colonialismo, il razzismo e l'apartheid.
Nessuna forza autenticamente marxista-leninista - in qualsiasi paese essa operi e qualunque siano le circostanze interne e internazionali - può ignorare e sottovalutare la lotta contro il revisionismo e il neorevisionismo. Perché, come dimostra la pratica, se non si combattono queste pericolose correnti borghesi infiltrate nelle file del proletariato e dei marxisti-leninisti non è possibile fare bene la lotta di classe e la rivoluzione, difendere la dittatura del proletariato e assolvere i propri doveri verso l'internazionalismo proletario.
Care compagne, cari compagni,
la restaurazione del capitalismo nei paesi già socialisti, con tutti gli avvenimenti e gli sconvolgimenti che ciò ha comportato, non ha mutato il nostro atteggiamento verso il socialismo, la nostra fiducia in esso rimane intatta e incrollabile.
Indubbiamente la dittatura fascista dei revisionisti nei paesi già socialisti ha arrecato dei danni incalcolabili all'immagine, al prestigio e all'onore del socialismo, tuttavia gradualmente e attraverso l'esperienza, i debiti raffronti e lo studio della storia e della lotta tra marxismo-leninismo-pensiero di Mao e revisionismo, i popoli prenderanno coscienza della differenza sostanziale che esiste tra il capitalismo e il socialismo e finiranno per riporre di nuovo la fiducia in quest'ultimo. Noi siamo profondamente convinti che il socialismo ritornerà presto di moda, di gran moda.
Infatti chi vuole l'emancipazione del proletariato e di tutta l'umanità, l'estinzione dello Stato e dei partiti, l'autogoverno del popolo, l'abolizione delle classi, dei conflitti di classe, della guerra di qualsiasi tipo, giusta e ingiusta, rivoluzionaria e controrivoluzionaria, e di ogni forma di violenza, la soppressione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e della proprietà privata capitalista, la giustizia sociale, la completa e autentica parità tra la donna e l'uomo, il benessere dei lavoratori, l'abolizione del sottosviluppo e degli squilibri territoriali, il risanamento ecologico, non può non volere il socialismo. Cioè quel sistema sociale che consente, attraverso l'esercizio della dittatura del proletariato, di passare al comunismo dove finalmente, gradualmente e per fasi successive, si può realizzare tutto ciò.
I nostri modelli di socialismo sono quelli costruiti da Lenin e Stalin e da Mao, anche se il nostro disegno di socialismo, delineato al III Congresso nazionale del PMLI, svoltosi nel dicembre 1985, e rilanciato al IV Congresso, svoltosi nel dicembre 1998, corrisponde alla realtà del nostro Paese e non è una copia meccanica di quelli.
Certo è che da quelle due grandi esperienze storiche, noi abbiamo ricavato la profonda convinzione che al centro di tutte le nostre attenzioni nel socialismo ci deve essere la rivoluzione ininterrotta secondo la teoria di Mao, il pieno coinvolgimento delle masse rivoluzionarie nella costruzione del socialismo, la trasformazione della concezione del mondo delle masse, la proletarizzazione del Partito.
In particolare, le masse sotto la guida del proletariato devono dirigere e controllare tutti i settori dell'economia, dello Stato, della politica e ogni altra parte della sovrastruttura, e i dirigenti del Partito e dello Stato devono essere dei veri proletari nell'ideologia, nella politica e nella pratica sociale, vivendo in mezzo agli operai con gli stessi salari e negli stessi alloggi.
Dato lo scempio compiuto dai revisionisti nella coscienza delle masse e l'influenza nefasta che esercitano gli avvenimenti in Urss, siamo perfettamente consapevoli che il socialismo non è dietro l'angolo, pur tuttavia è sempre oggettivamente mèta storica del proletariato. In Italia dovremo superare diversi tornanti storici prima di conquistarlo.
Il primo di questi tornanti è costituito dalla presa di coscienza da parte del proletariato che se vuole andare al potere non ha altra strada che quella del socialismo, che non si raggiunge pacificamente e per via parlamentare.
L'esperienza indonesiana del '65, quella del Cile del '73, e quella del "Piano Solo'' e "Gladio'' in Italia hanno chiaramente dimostrato che è sempre pronto lo sterminio dei marxisti-leninisti e dei rivoluzionari per impedirgli di prendere il potere sia pure per via legale e parlamentare.
Il secondo tornante storico, che potrebbe procedere parallelamente al primo, è costituito dalla presa di coscienza da parte degli operai avanzati, degli intellettuali, delle ragazze e dei ragazzi rivoluzionari che solo il PMLI è fermamente intenzionato a percorrere fino in fondo la strada della rivoluzione socialista, ed è quindi l'unico partito che merita il loro appoggio e la loro militanza.
Una volta superati questi due tornanti storici dovrebbe essere più facile e più spedito il cammino del proletariato e l'opera di accumulazione delle forze sociali e politiche necessarie alla rivoluzione.
Tutto dipende dalla possibilità che la voce del PMLI giunga al più presto in ogni città, e ovunque vi siano dei pionieri pronti a raccoglierla e disposti a compiere ogni sacrificio per la causa del socialismo.
L'Italia non ha mai avuto dei veri pionieri della causa del socialismo. Non lo sono stati Andrea Costa, Camillo Prampolini, Turati, Treves, Leonida Bissolati, Antonio Labriola, Pietro Nenni e Sandro Pertini, né Amedeo Bordiga, Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, né tanto meno lo sono il rinnegato e neoliberale Massimo D'Alema, i trotzkisti Fausto Bertinotti, Armando Cossutta e i leader del controrivoluzionario, trotzkista e neorevisionista Partito della rifondazione comunista. I fatti dimostrano che lo possono essere solo coloro che impugnano con forza le rosse bandiere dei cinque maestri del proletariato internazionale e del PMLI.
In Italia noi viviamo in un regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista. Un po' per volta l'intero ordinamento statale democratico borghese è stato cambiato in senso fascista. Il parlamento è stato completamente esautorato; i poteri sono stati accentrati nel governo e nella presidenza della Repubblica; lo Stato fascistizzato attraverso i superprefetti, le superprocure, gli Alti commissari e la superpolizia; il Paese è stato militarizzato, specie al Sud; il militarismo, il bellicismo, il nazionalismo e l'interventismo hanno preso campo, come dimostra la partecipazione dell'esercito italiano all'aggressione della Repubblica Federale della Jugoslavia; il vecchio sistema elettorale è stato soppresso e sostituito con delle nuove leggi elettorali neofasciste; la monarchia, il fascismo di Mussolini, i gladiatori, i golpisti e il terrorismo sono stati riabilitati; la mafia e la corruzione imperano nel governo, nello Stato, nei partiti parlamentari e nell'economia; mentre nelle fabbriche e nelle scuole e nelle università regna la restaurazione e la disciplina fasciste.
Noi invitiamo instancabilmente le forze antifasciste e progressiste, ivi incluse quelle cattoliche, cristiane e di qualsiasi altra fede religiosa, a lottare contro il governo Amato, pieno di rinnegati del comunismo, che difende gli interessi della grande borghesia e della seconda repubblica, a rompere il cordone ombelicale con la democrazia borghese e col capitalismo; a combattere fianco a fianco con noi, non però per ritornare alla prima Repubblica e per ripristinare la Costituzione del '48 ormai ridotta a un colabrodo e a un pezzo di gomma che ciascuno tira come e dove vuole, ma per andare verso il socialismo.
La democrazia borghese non ha niente di universale, e chi l'ha già conosciuta e sperimentata, come il proletariato e il popolo italiani, sanno bene che ha un chiaro marchio di classe e che può essere superata solo dalla democrazia socialista, che significa democrazia per le masse e dittatura per la borghesia.
La democrazia socialista non è l'"estensione'' della democrazia borghese, ma il suo superamento, il suo capovolgimento di segno e di pratica: mette al potere il proletariato e schiaccia la resistenza della borghesia rovesciata.
La democrazia borghese si fonda sulla proprietà privata, sulla legge del più forte, sulla libertà dei capitalisti e sull'oppressione dei lavoratori, sul parlamentarismo inconcludente e ingannatorio e sulla delega in bianco, sull'individualismo, sull'egoismo e sull'"arricchitevi'', mentre la democrazia socialista si fonda sulla proprietà collettiva, sull'altruismo rivoluzionario, sulla libertà dei lavoratori e sull'oppressione della borghesia, sull'autogoverno del popolo e sulla democrazia diretta, sullo spirito di servire il popolo, sull'obiettivo di emancipare il proletariato e tutta la società.
Se non si lotta per il socialismo sarà perciò impossibile liberarsi in un colpo dal neofascismo e dalla democrazia borghese, che genera costantemente il fascismo, protegge il sistema economico capitalistico e tiene oppresse le masse con le illusioni elettorali, parlamentari, pacifiste e costituzionali.
Noi siamo convinti che in Italia non c'è avvenire democratico, progressista, antifascista, anticapitalista e rivoluzionario, se non si apre la lotta per il socialismo. Noi siamo pronti e continueremo a lavorare affinché il proletariato e le nuove generazioni si risveglino e sotto le grandi e rosse bandiere del PMLI comincino a dare l'assalto al cielo. Non importa quanto tempo ci vorrà, ma prima o poi siamo certi che ciò avverrà.
Lavoreremo alacremente per creare tutte le condizioni soggettive per la rivoluzione socialista, che in Italia avrà un carattere di insurrezione di massa, per lanciarla quando le condizioni oggettive saranno mature. Il nostro obiettivo è realizzare l'Italia unita, rossa e socialista.
La strada è tortuosa, ma l'avvenire è radioso. Non c'è dubbio, come dice Mao, che "il sistema socialista finirà col sostituirsi al sistema capitalista; è una legge obiettiva, indipendente dalla volontà dell'uomo. Per quanto i reazionari si sforzino di fermare la ruota della storia, prima o poi la rivoluzione scoppierà e sarà inevitabilmente vittoriosa''.
Che il 21° secolo veda il trionfo di nuove rivoluzioni proletarie!
Viva il socialismo!
Viva il marxismo-leninismo-pensiero di Mao!
Viva l'unità militante dei Partiti, delle Organizzazioni e dei Gruppi autenticamente marxisti-leninisti di tutto il mondo!
Viva l'internazionalismo proletario!
Coi maestri vinceremo!


L'Ufficio politico del Partito marxista-leninista italiano


Firenze, 25 ottobre 2000