Drammatica denuncia del procuratore aggiunto di Palermo Teresi
"Ci sentiamo completamente soli davanti alla mafia"
"Non abbiamo commesso alcun abuso riguardo le intercettazioni indirette di Napolitano"

"Non so se esiste una strategia politico-istituzionale per fermare la nostra azione, ma noi ci sentiamo completamente soli davanti alla mafia": così si è espresso il 18 agosto scorso il Procuratore aggiunto presso la Direzione distrettuale antimafia di Palermo Vittorio Teresi che, pur nei limiti dettati dal suo ruolo di magistrato all'interno dell'organizzazione statale borghese, ha inteso lanciare un vero e proprio inappellabile atto di accusa nei confronti di tutte le altre istituzioni che in questo momento stanno letteralmente ostacolando l'accertamento da parte degli stessi magistrati siciliani della verità sulla trattativa tra Stato e mafia che sarebbe avvenuta negli anni '90 .
Innanzitutto l'accusa è rivolta contro il presidente della Repubblica e il suo ricorso alla Corte costituzionale contro le intercettazioni telefoniche - evidentemente compromettenti quantomeno sotto il profilo politico ed istituzionale - che lo riguardano, e contro il premier Monti che lo ha spalleggiato incondizionatamente, anzi ha esplicitamente accusato i magistrati di Palermo di avere agito in modo illegale. Continua infatti Teresi: "il premier deve aver equivocato i fatti. Noi non abbiamo commesso alcun abuso e non vedo alcun profilo di gravità sulle intercettazioni indirette", perché infatti le intercettazioni non sono state eseguite sui telefoni della Presidenza della Repubblica bensì su quelle di Nicola Mancino.
La presa di posizione di Napolitano contro i magistrati di Palermo peraltro è ancor più grave in quanto il presidente della Repubblica automaticamente presiede anche il Consiglio superiore della magistratura, ossia l'organo che dovrebbe tutelare l'indipendenza dei magistrati e la loro libertà di azione da qualsiasi altro potere. Peraltro il coinvolgimento di Mancino nell'inchiesta giudiziaria per la trattativa tra Stato e mafia è un vero e proprio scacco per i magistrati di Palermo e anzi per tutta la magistratura, in quanto si tratta dell'uomo che ha ricoperto dal 2006 al 2010 il ruolo di vice presidente dell'organo di autogoverno della magistratura e che ora è accusato di avere ostacolato l'azione inquirente dei magistrati di Palermo quantomeno con la sua falsa testimonianza.
Nell'inchiesta sulla trattativa la Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto e ottenuto dal giudice il rinvio a giudizio con varie ipotesi di reato - tra gli altri - di politici del calibro di Calogero Mannino, Marcello Dell'Utri, lo stesso Mancino insieme all'ex ministro dell'Interno Giovanni Conso, all'ex capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Adalberto Capriotti, e comunque la Procura di Palermo ritiene che nella trattativa vi sia stato il pieno coinvolgimento dell'allora capo della Polizia Parisi, ora deceduto, e di Di Maggio, anch'egli deceduto, che fu predecessore di Capriotti al DAP: loro avrebbero ammorbidito la linea dello Stato contro la mafia, cedendo su centinaia di 41 bis, il carcere duro varato dopo le stragi.
"A settembre - conclude infine Teresi - saranno azzerati anche tutti i vertici investigativi dei Carabinieri: verranno trasferiti in quattro e sostituiti con ufficiali senza alcuna esperienza in fatto di mafia. Perderemo le memorie storiche dell'Arma e questo contribuirà a renderci ancora più soli", e non potrebbe essere diversamente in quanto nell'inchiesta sulla trattativa è coinvolta anche l'Arma dei Carabinieri rappresentata dagli ex ufficiali Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe Donno accusati di reati gravissimi, che all'epoca della trattativa erano alti esponenti di quello stesso ROS - un'organizzazione che si muove al di fuori della legge - che è attualmente diretto dal generale Giampaolo Ganzer che, pur condannato in primo grado a 14 anni di reclusione per traffico di droga, ha evidentemente molte protezioni che gli consentono di rimanere al suo posto.
Ha ragione quindi il procuratore Teresi a sentire se stesso e il suo ufficio accerchiato: ha praticamente tutto lo Stato contro cui dover combattere.

5 settembre 2012