Uno spagnolo su quattro è disoccupato
Uno su tre nelle regioni del sud come Andalusia ed Extremadura

I dati diffusi dall'Istituto Nazionale di Statistica (INE) delineano un quadro disastroso della disoccupazione in Spagna che da quatto mesi continua ad aumentare vertiginosamente, attestandosi come la più alta in Europa. Essa ha raggiunto il gravissimo tasso del 25,02%, interessando cioè 5.778 milioni di persone, su una popolazione attiva di 23 milioni di lavoratori. Nel mese di novembre si è registrata un'impennata di 1,54 punti percentuali rispetto al mese di ottobre, ossia 74.296 persone in più senza lavoro. Penalizzate ancora una volta le donne: il numero delle disoccupate è salito lo scorso mese a 50.764, un aumento di 2,08 punti percentuali rispetto al mese di ottobre. Per quanto riguarda i giovani sotto i 25 anni, più di uno su due è senza lavoro. La disoccupazione giovanile raggiunge la quota drammatica di 53 punti percentuali, un aumento del 6,5% rispetto a novembre 2011. Nella fascia d'eta 14-19, un giovane su quattro appartiene invece alla categoria dei cosiddetti "Neet" (chi non studia né lavora) mentre il 70% dei giovani spagnoli tra i 20 e i 29 anni vive ancora con i genitori. Un altro dato preoccupante è quello delle persone che non lavorano da oltre un anno, che ha raggiunto negli ultimi tre mesi la cifra catastrofica di 3 milioni di persone. Mentre sono 1,7 milioni i nuclei familiari che non hanno più alcun reddito.
I posti di lavoro persi sono stati soprattutto quelli nel settore del pubblico impiego, con 230 mila dipendenti in meno rispetto allo scorso anno e ben 49.400 nell'ultimo trimestre. Nel settore delle costruzioni sono stati 56.100 i posti di lavoro tagliati nel corso degli ultimi tre mesi. In sostanza, un vero e proprio inferno per le masse popolari spagnole che ha dei responsabili ben precisi e identificabili. È il capitalismo che ha generato la crisi economica e finanziaria scaricando sui popoli europei e di tutto il mondo i pesantissimi costi della sua crisi sistemica. Ed è il governo Rajoy il principale responsabile del massacro sociale che sta avvenendo in Spagna. Come quando lo scorso 19 luglio, obbedendo ai diktat dell'Unione Europea, approvava in parlamento la manovra da 65 miliardi di euro di tagli da effettuare entro il 2014, per ottenere gli aiuti che avrebbero consentito il salvataggio delle banche spagnole. Le misure di lacrime e sangue attuate dal governo spagnolo sono state ricompensate dalla troika, che si complimentava con il premier Rajoy per gli "importanti progressi fatti nella gestione della crisi bancaria secondo la tabella di marcia prevista". Dando il via ai 100 miliardi promessi, 37 dei quali in arrivo in questi giorni. 18 miliardi andranno a Bankia, 9 a Catalunya Banc e 5,5 miliardi a NCG Banco de Valencia, in cambio di ulteriori licenziamenti. L'istituto spagnolo Bankia, con 35 dirigenti indagati per truffa, ha infatti intenzione di ridurre del 28% il personale, nel contesto del piano di "ristrutturazione" presentato a Bruxelles. Nessun aiuto invece per le masse popolari spagnole se non ulteriori licenziamenti e un tasso di disoccupazione che, per la prima volta, raggiunge quello dei tempi del regime fascista di Francisco Franco.

13 dicembre 2012