Discorso pronunciato da Stalin a Mosca, il 9 febbraio 1946, al comizio degli elettori del collegio elettorale "Stalin" della città di Mosca
Come abbiamo vinto

Compagni!
Dalle ultime elezioni del Soviet supremo sono passati otto anni. è stato un periodo ricco di avvenimenti decisivi. I primi quattro anni sono trascorsi in un intenso lavoro del popolo sovietico per la realizzazione del terzo piano quinquennale. I rimanenti quattro anni sono contrassegnati dagli eventi della guerra contro gli aggressori tedeschi e giapponesi, dagli eventi della seconda guerra mondiale. Non vi è dubbio che la guerra è l'avvenimento principale di questo periodo.
Sarebbe errato credere che la seconda guerra mondiale sia scoppiata per caso, o in seguito agli errori di qualche uomo di Stato, benché, indubbiamente, errori se ne siano commessi. In realtà, la guerra è scoppiata come risultato inevitabile dello sviluppo delle forze economiche e politiche mondiali, sulla base del moderno capitalismo monopolistico.
I marxisti hanno dichiarato più volte che il sistema capitalistico dell'economia mondiale nasconde in sé gli elementi di una crisi generale e di conflitti armati, e che di conseguenza lo sviluppo del capitalismo mondiale, al tempo nostro, non procede come un movimento progressivo pianificato e regolare, ma attraverso crisi e catastrofi militari. Sta di fatto che lo sviluppo ineguale dei paesi capitalistici porta di solito, con l'andar del tempo, a una brusca rottura dell'equilibrio interno nel sistema mondiale del capitalismo, in quantoché il gruppo di paesi capitalistici che si considera meno fornito di materie prime e di mercati di sbocco tenta abitualmente di cambiare la situazione e di procedere a una nuova ripartizione delle "sfere d'influenza" a proprio vantaggio, con l'impiego delle forze armate. Il risultato è una scissione del mondo capitalistico in due campi avversi e la guerra tra di loro.
La catastrofe della guerra potrebbe forse essere evitata se vi fosse la possibilità di nuove periodiche ripartizioni delle materie prime e dei mercati di sbocco tra i vari paesi, a seconda della loro importanza economica, con l'accettazione di soluzioni concordate e pacifiche. Ma nelle attuali condizioni capitalistiche di sviluppo dell'economia mondiale ciò non è possibile.
Così, in seguito alla prima crisi del sistema capitalistico dell'economia mondiale, scoppiò la prima guerra mondiale; in seguito alla seconda crisi, è scoppiata la seconda guerra mondiale. Evidentemente ciò non significa che la seconda guerra mondiale sia una copia della prima. Al contrario, la seconda guerra mondiale si differenzia sostanzialmente dalla prima per il suo carattere.
Bisogna tener presente che i principali Stati fascisti - la Germania, il Giappone e l'Italia - prima di aggredire i paesi alleati distrussero all'interno gli ultimi residui delle libertà democratiche borghesi, instaurando un crudele regime di terrore, calpestarono il principio della sovranità e del libero sviluppo dei piccoli paesi, proclamarono che la politica di conquista delle terre altrui era la loro politica e dichiararono su tutti i toni che miravano al dominio mondiale e alla diffusione del regime fascista in tutto il mondo. Con la conquista della Cecoslovacchia e delle regioni centrali della Cina, gli Stati dell'"Asse" mostrarono di essere pronti a tradurre in atto la loro minaccia attraverso l'asservimento di tutti i popoli amanti della libertà. Perciò la seconda guerra mondiale contro gli Stati dell'"Asse", a differenza della prima guerra mondiale, prese sin dall'inizio un carattere di guerra antifascista e di liberazione, uno dei compiti della quale era anche il ristabilimento delle libertà democratiche.
L'entrata in guerra dell'Unione Sovietica contro gli Stati dell'"Asse" non poteva che rafforzare - e rafforzò effettivamente - il carattere antifascista e di liberazione della seconda guerra mondiale. Su questo terreno sorse la coalizione antifascista dell'Unione Sovietica, degli Stati Uniti d'America, della Gran Bretagna e degli altri Stati amanti della libertà, coalizione che ebbe poi una parte decisiva nella sconfitta delle forze armate degli Stati dell'"Asse".
Così stanno le cose per quel che riguarda l'origine e il carattere della seconda guerra mondiale.
Oggi, forse, tutti riconoscono che la guerra effettivamente non era e non poteva essere un fatto fortuito nella vita dei popoli, che essa si trasformò concretamente in una guerra di popoli per la loro esistenza, che proprio per questo essa non poteva essere rapida, fulminea.
Per quel che concerne il nostro paese, questa guerra è stata la più crudele di tutte le guerre combattute nel corso della storia della nostra patria. Ma la guerra non è stata soltanto una maledizione. Essa è stata anche una grande scuola, un esame e una verifica di tutte le forze del popolo. La guerra ha messo a nudo tutto quello che avveniva nelle retrovie e sul fronte, ha strappato senza pietà tutti i veli e le maschere che nascondevano il vero volto degli Stati, dei governi, dei partiti, portandoli alla ribalta della storia senza maschera, senza belletto, con tutti i loro difetti e le loro qualità.
La guerra ha sottoposto a una specie di esame il nostro regime sovietico, il nostro Stato, il nostro governo, il nostro partito comunista e ha tirato le somme del loro lavoro, come se ci avesse detto: Eccoli, i vostri uomini e le vostre organizzazioni, le loro opere e i loro giorni, esaminateli con attenzione e date loro a seconda delle loro opere. Questo è uno dei lati positivi della guerra. Per noi, per gli elettori, questo fatto ha una grande importanza, perché ci aiuta a valutare rapidamente e obiettivamente l'attività del partito e dei suoi uomini e a trarne le giuste conclusioni. In altri tempi sarebbe stato necessario studiare i discorsi e i rapporti dei rappresentanti del partito, analizzarli, confrontare le loro parole con i loro atti, trarne le conclusioni, ecc. Ciò richiede un lavoro complicato e difficile e, per di più, senza garanzie di non commettere errori. La cosa è diversa ora che la guerra è finita, ora che la guerra stessa ha vagliato il lavoro delle nostre organizzazioni e dei dirigenti e ne ha tratto le conclusioni. è ora molto più facile, per noi, dare un giudizio e giungere a giuste conclusioni.
Ebbene, quali sono i risultati?
C'è un risultato fondamentale, dal quale sono scaturiti tutti gli altri. Questo risultato consiste nel fatto che, alla fine della guerra, i nemici sono stati sconfitti, mentre noi, assieme ai nostri Alleati, siamo usciti vincitori. Abbiamo terminato la guerra con una vittoria completa sui nemici: questo è il risultato principale della guerra. Ma questa è una conclusione troppo generica e non possiamo fermarci qui. Sconfiggere i nemici in una guerra come la seconda guerra mondiale, che non ha uguali nella storia dell'umanità, significa certamente riportare una vittoria storica, d'importanza universale. Tutto questo è giusto; ma è generico e non possiamo accontentarcene. Per comprendere il grande significato storico della nostra vittoria, è indispensabile esaminare la questione in modo concreto.
Come bisogna dunque intendere la nostra vittoria sui nemici, che cosa può significare questa vittoria dal punto di vista della situazione e dello sviluppo delle forze interne del nostro paese?
La nostra vittoria significa, in primo luogo, che ha vinto il nostro regime sociale sovietico, che il regime sociale sovietico ha superato con successo la prova del fuoco, nella guerra, e ha dimostrato la sua piena vitalità. Nella stampa straniera, com'è noto, si era affermato più di una volta che il regime sociale sovietico è un'"esperienza arrischiata", destinata al fallimento, che il regime sovietico è un "castello di carte" senza basi nella vita e imposto al popolo dagli organi della Ceka, che sarebbe bastata una piccola spinta esterna perché questo "castello di carte" crollasse. Oggi possiamo dire che la guerra ha smentito tutte queste affermazioni della stampa straniera e le ha dimostrate infondate.
La guerra ha dimostrato che il regime sociale sovietico è un vero regime di popolo, che si è sviluppato nel seno del popolo e gode del suo appoggio potente; che il regime sociale sovietico è una forma di organizzazione della società pienamente vitale e stabile. Ormai, anzi, non è più questione della vitalità o meno del regime sociale sovietico, perché dopo gli evidenti insegnamenti della guerra non c'è scettico che abbia ancora il coraggio di esprimere dubbi sulla sua vitalità. Si tratta ora del fatto che il regime sociale sovietico si è dimostrato più vitale e più stabile dei regimi sociali non sovietici, che il regime sociale sovietico è una forma di organizzazione della società migliore di qualsiasi regime sociale non sovietico.
La nostra vittoria significa, in secondo luogo, che ha vinto la nostra struttura statale sovietica, che il nostro Stato sovietico plurinazionale ha saputo affrontare tutte le prove della guerra e ha dimostrato la propria vitalità. Eminenti giornalisti stranieri, com'è noto, avevano ripetutamente manifestato l'opinione che lo Stato plurinazionale sovietico fosse una "costruzione artificiale e non vitale", che in caso, di complicazioni qualsiasi il crollo dell'Unione Sovietica sarebbe stato inevitabile, che all'Unione Sovietica sarebbe toccata la sorte dell'Impero Austro-Ungarico. Ora possiamo dire che la guerra ha smentito queste affermazioni della stampa straniera, dimostrandole prive di ogni fondamento.
La guerra ha dimostrato che la struttura statale plurinazionale sovietica ha superato la prova con successo, si è rafforzata ancora di più durante la guerra e si è dimostrata pienamente vitale. Quei signori non avevano capito che il paragone coll'Impero Austro-Ungarico era infondato, perché il nostro Stato plurinazionale non è sorto su una base borghese, che alimenta sentimenti di sfiducia e di inimicizia nazionale, ma su una base sovietica, che promuove invece sentimenti di amicizia e di collaborazione fraterna tra i popoli del nostro Stato.
Del resto, dopo gli insegnamenti della guerra, questi signori non osano più negare la vitalità della struttura statale sovietica. Non è più questione della vitalità della struttura statale sovietica, perché questa vitalità non ammette dubbi. Si tratta ora del fatto che la struttura statale sovietica si è dimostrata un modello di Stato plurinazionale, che la struttura statale sovietica rappresenta un sistema di organizzazione statale in cui il problema nazionale e il problema della collaborazione tra le nazioni sono risolti meglio che in qualsiasi altro Stato plurinazionale.
La nostra vittoria significa, in terzo luogo, che hanno vinto le forze armate sovietiche, che ha vinto il nostro Esercito rosso, che l'Esercito rosso ha superato eroicamente tutti i disagi della guerra, ha sbaragliato gli eserciti dei nostri nemici ed è uscito vittorioso dalla guerra.
Tutti ormai, tanto gli amici quanto i nemici, riconoscono che l'Esercito rosso si è mostrato all'altezza dei suoi grandi compiti. Ma non era così sei anni addietro, prima della guerra.
Eminenti giornalisti stranieri e molte autorevoli personalità militari straniere, com'è noto, avevano ripetutamente affermato che l'efficienza dell'Esercito rosso sollevava forti dubbi, che l'Esercito rosso era male armato e non possedeva buoni quadri di comando, che il suo morale era al di sotto di qualsiasi critica, che forse poteva essere adatto alla difesa ma non all'offensiva, che in caso di attacco da parte delle truppe tedesche l'Esercito rosso doveva crollare come un "colosso dai piedi d'argilla". Si facevano simili affermazioni non solo in Germania, ma anche in Francia, Inghilterra, in America. Ora possiamo dire che la guerra ha smentito tutte queste affermazioni, dimostrandole infondate e ridicole.
La guerra ha dimostrato che l'Esercito rosso non è un "colosso dai piedi d'argilla", ma un esercito moderno di prim'ordine, che possiede un armamento modernissimo, quadri di comando espertissimi e alte qualità morali e combattive. Non bisogna dimenticare che l'Esercito rosso è quello stesso che ha sbaragliato le forze armate tedesche, che ieri ancora gettavano lo spavento negli eserciti degli Stati europei. Bisogna rilevare che i "critici" dell'Esercito rosso diventano sempre meno numerosi. Dirò di più, nella stampa straniera appaiono sempre più spesso articoli che rilevano le alte qualità dell'Esercito rosso, le capacità dei suoi ufficiali e soldati, la perfezione della sua strategia e della sua tattica. E si capisce. Dopo le brillanti vittorie dell'Esercito rosso davanti a Mosca e a Stalingrado, a Kursk e a Bielgorod, a Kiev e a Kirovograd, a Minsk e a Bobruisk, davanti a Leningrado e a Tallin, a Yassi e a Leopoli, sulla Vistola e sul Niemen, sul Danubio e sull'Oder, a Vienna e a Berlino, dopo tutto questo non si può non riconoscere che l'Esercito rosso è un esercito di prim'ordine dal quale si può molto imparare.
In questo modo noi comprendiamo concretamente la vittoria del nostro paese sui suoi nemici. Questi sono, fondamentalmente, i risultati della guerra.
Non sarebbe giusto pensare che una tale storica vittoria fosse possibile senza la preparazione preventiva di tutto il Paese alla difesa attiva. Non meno errato sarebbe credere che una tale preparazione fosse possibile in un breve periodo di tempo, in tre o quattro anni. Sarebbe ancora più errato affermare che abbiamo ottenuto la vittoria solo grazie al coraggio delle nostre truppe. Senza coraggio evidentemente sarebbe stato impossibile ottenere la vittoria. Ma il solo coraggio non è sufficiente per abbattere un nemico che ha un esercito numeroso, un armamento di prim'ordine, quadri di ufficiali ben preparati e rifornimenti bene organizzati.
Per far fronte all'attacco di un tale nemico, per respingerlo e poi infliggerli una completa sconfitta, era necessario, oltre al coraggio incomparabile delle nostre truppe, disporre di un armamento modernissimo, in quantità sufficiente, e di rifornimenti bene organizzati, anch'essi in quantità sufficiente. Ma per questo era necessario avere - e in quantità sufficiente - alcune cose elementari, come il metallo per produrre le armi, le munizioni e l'attrezzatura delle officine, il combustibile per assicurare il lavoro delle industrie e dei trasporti, il cotone per la confezione del vestiario, il grano per il vettovagliamento dell'esercito.
Si può affermare che prima di entrare nella seconda guerra mondiale il nostro paese disponesse già delle possibilità materiali minime indispensabili per soddisfare fondamentalmente a queste necessità?
Credo che lo si possa affermare. Per ottenere questo grandioso risultato è stato necessario realizzare tre piani quinquennali di sviluppo della economia nazionale. Sono appunto i tre piani quinquennali che ci hanno permesso di creare queste possibilità materiali. In ogni caso, a questo riguardo, la situazione del nostro paese, prima della seconda guerra mondiale, nel 1940, era di parecchie volte migliore che non prima della precedente guerra mondiale, nel 1913.
Di quali possibilità materiali disponeva il nostro paese prima della seconda guerra mondiale?
Per aiutarci nell'esame della questione, dovrò qui fare un breve resoconto dell'attività del partito comunista per la preparazione del nostro paese alla difesa attiva. Se prendiamo i dati per il 1940 - alla vigilia della seconda guerra mondiale - e li confrontiamo con quelli del 1913 - alla vigilia della prima guerra mondiale - otterremo il quadro seguente: Durante il 1913 nel nostro paese si produssero 4.220.000 tonn. di ghisa, 4.230.000 tonn. di acciaio, 29 milioni di tonn. di carbone, 9 milioni di tonn. di nafta, 21.600.000 tonn. di grano mercantile, 740.000 tonn. di cotone grezzo. Queste erano le possibilità materiali del nostro paese quando esso entrò nella prima guerra mondiale. Questa era la base economica della vecchia Russia, che poteva essere utilizzata per la condotta della guerra.
Quanto al 1940, nel corso di quell'anno si produssero nel nostro paese 15 milioni di tonn. di ghisa, cioè quasi 4 volte di più che nel 1913; 18.300.000 tonnellate di acciaio, cioè 4 volte e mezzo di più che nel 1913; 166 milioni di tonn. di carbone, cioè 5 volte e mezzo di più che nel 1913; 31 milioni di tonn. di nafta, cioè 3 volte e mezzo di più che nel 1913; 38.300.000 tonn. di grano mercantile, cioè 17 milioni di tonn. di più che nel 1913; 2.700.000 tonn. di cotone grezzo, cioè 3 volte e mezzo di più che nel 1913. Queste erano le possibilità materiali del nostro paese, quando esso entrò nella seconda guerra mondiale. Questa era la base economica dell'Unione Sovietica, che poteva essere utilizzata per la condotta della guerra. La differenza, come vedete, è colossale.
Un simile straordinario aumento della produzione non può essere considerato come il semplice e abituale sviluppo di un paese dall'arretratezza al progresso. è stato invece un balzo, grazie al quale la nostra Patria, da paese arretrato, si è trasformata in paese d'avanguardia, da paese agrario in paese industriale. Questa trasformazione storica si è compiuta nel corso dei tre piani quinquennali, a cominciare dal 1928, primo anno del primo piano quinquennale. Fino ad allora noi avevamo dovuto preoccuparci di ricostruire l'industria distrutta e di curare le ferite riportate nella prima guerra mondiale e nella guerra civile.
Se consideriamo poi che il primo piano quinquennale fu eseguito in quattro anni e che la realizzazione del terzo piano quinquennale fu interrotta dalla guerra, al quarto anno della sua esecuzione, risulta che per trasformare il nostro paese da paese agrario in paese industriale sono stati necessari in tutto circa tredici anni. Non si può non riconoscere che tredici anni sono un periodo incredibilmente breve, per ottenere un risultato così grandioso.
Questo spiega per l'appunto come mai la pubblicazione di queste cifre abbia sollevato a suo tempo nella stampa estera una tempesta di opinioni divergenti. Gli amici conclusero che era avvenuto un "miracolo". Gli avversari affermarono invece che i piani quinquennali erano della "propaganda bolscevica" e dei "trucchi della Ceka". Ma poiché al mondo non avvengono miracoli e la Ceka non è così forte da poter abolire le leggi dello sviluppo sociale, "l'opinione pubblica" straniera ha dovuto adattarsi ai fatti.
Grazie a quale politica il partito comunista è riuscito ad assicurare al paese queste possibilità materiali, in un periodo così breve?
In primo luogo, grazie alla politica sovietica di industrializzazione del paese. Il metodo sovietico di industrializzazione del paese si distingue radicalmente dal metodo capitalistico di industrializzazione. Nei paesi capitalistici l'industrializzazione comincia di solito con l'industria leggera. Poiché nell'industria leggera si richiedono minori investimenti e il capitale circola più rapidamente, sì che la realizzazione degli utili è più facile che non nell'industria pesante, l'industria leggera è là il primo obiettivo d'industrializzazione. Solo dopo un lungo periodo, durante il quale l'industria leggera accumula utili e li concentra nelle banche, solo dopo questo viene il turno dell'industria pesante e comincia il trasferimento progressivo nell'industria pesante del capitale accumulato per creare le condizioni del suo sviluppo. Ma questo, è un lungo processo, che esige parecchie decine di anni, durante i quali si è costretti ad aspettare lo sviluppo dell'industria leggera e a vegetare senza industria pesante.
Si capisce che il partito comunista non poteva mettersi su questa via. Il partito sapeva che la guerra si avvicinava, che difendere il paese senza industria pesante era impossibile, che bisognava quindi procedere al più presto allo sviluppo dell'industria pesante, che ritardare in questo campo significava perdere. Il partito ricordava le parole di Lenin, che senza industria pesante è impossibile assicurare l'indipendenza del paese, che senza di essa il regime sovietico può perire. Perciò il partito comunista del nostro paese rifiutò la via "solita" dell'industrializzazione e iniziò l'industrializzazione del paese con lo sviluppo dell'industria pesante. Era molto difficile, ma non impossibile. Di grande aiuto fu la nazionalizzazione dell'industria e delle banche, che diede la possibilità di raccogliere e trasferire rapidamente i mezzi nell'industria pesante. Non vi è dubbio che senza questo sarebbe stato impossibile, in un termine così breve, ottenere la trasformazione del nostro paese in paese industriale.
In secondo luogo, grazie alla politica di collettivizzazione dell'agricoltura. Per finirla con la nostra arretratezza nel campo dell'agricoltura e dare al paese una maggiore quantità di grano mercantile, di cotone, ecc., era indispensabile passare dalla piccola azienda contadina alla grande azienda, perché solo la grande azienda ha la possibilità di utilizzare la nuova tecnica, le innovazioni agronomiche e di dare una maggiore produzione mercantile. Ma la grande azienda può essere di due specie, capitalistica e collettiva.
Il partito comunista non poteva mettersi sulla via capitalistica di sviluppo dell'agricoltura, non solo in forza di considerazioni di principio, ma anche perché essa è una via di sviluppo troppo lenta e comporta la rovina preliminare dei contadini e la loro trasformazione in braccianti. Perciò il partito comunista scelse la via della collettivizzazione della agricoltura, della creazione di grandi aziende agricole per mezzo dell'unificazione dei poderi contadini nei colcos.
Il metodo della collettivizzazione si è dimostrato progressivo al massimo grado, non solo perché non comportava la rovina dei contadini, ma soprattutto perché offriva la possibilità di coprire, in pochi anni, tutto il paese di grandi aziende collettive, che avevano la possibilità di utilizzare la nuova tecnica, di sfruttare tutte le innovazioni agronomiche e di dare al paese una maggiore produzione mercantile. Non vi è dubbio che senza la politica di collettivizzazione non avremmo potuto metter fine, in così breve tempo, alla secolare arretratezza della nostra agricoltura.
Non si può dire che la politica del partito non abbia incontrato opposizioni. Non solo persone arretrate, che rifuggono sempre da qualsiasi novità, ma anche molti membri in vista del partito tiravano sistematicamente indietro il partito e tentavano con tutti i mezzi di trascinarlo sulla "solita" via capitalistica di sviluppo. Tutte le macchinazioni dei trotzkisti e dei destri contro il partito tutto il loro "lavoro" per sabotare i provvedimenti del nostro governo, avevano uno scopo solo: far fallire la politica del partito e frenare l'opera di industrializzazione e di collettivizzazione. Ma il partito non si lasciò influenzare né dalle minacce di certuni, né dagli strilli degli altri, e tirò decisamente innanzi malgrado tutto. Il merito del partito sta nel non essersi adattato ai ritardatari, nel non aver temuto di andare contro corrente e di conservare sempre la sua posizione di forza d'avanguardia. Non ci può esser dubbio che senza una tale fermezza il partito comunista non avrebbe potuto difendere la politica di industrializzazione del paese e di collettivizzazione dell'agricoltura.
Ha saputo il partito comunista utilizzare giustamente le possibilità materiali create in questa maniera per sviluppare la produzione bellica e rifornire l'Esercito rosso dell'armamento indispensabile?
Io credo che esso lo abbia saputo fare, e col maggior successo. Se non consideriamo il primo anno della guerra, quando l'evacuazione dell'industria ad Oriente frenò lo sviluppo della produzione bellica, nel corso degli altri tre anni di guerra il partito ha saputo ottenere successi tali, che gli è stato possibile non solo di rifornire il fronte di artiglieria, mitragliatrici, fucili, aeroplani, carri armati e munizioni in quantità sufficiente, ma anche di accumulare delle riserve. è noto, inoltre, che il nostro armamento non solo non era inferiore, come qualità, a quello tedesco, ma, in genere, era persino superiore.
è noto che la nostra industria di carri armati, durante tutti i tre anni di guerra, produceva annualmente in media più di 30.000 carri armati, cannoni semoventi e autoblinde. è noto, inoltre, che la nostra industria d'aviazione, nello stesso periodo, produceva annualmente 40.000 apparecchi. è noto pure che le nostre industrie di armamenti, nello stesso periodo, producevano, annualmente, 120.000 cannoni di tutti i calibri, 450.000 mitragliatrici leggere e pesanti, più di 3 milioni di fucili e circa 2 milioni di fucili mitragliatori. è noto, infine, che la nostra industria di mortai nel periodo 1942-44 produceva annualmetne in media 100.000 mortai. è ovvio che contemporaneamente veniva prodotta una quantità corrispondente di munizioni di artiglieria, di mine di diverso tipo, di bombe di aviazione, di cartucce per fucili e per mitragliatrici. è noto, per esempio, che nel solo 1944 furono prodotti più di 240 milioni di granate, di bombe e di mine, nonché 7 miliardi e 400 milioni di cartucce.
Questo è, nelle linee generali, il quadro di riferimenti di armi e munizioni per l'Esercito rosso. Come vedete, esso non somiglia al quadro dei rifornimenti del nostro esercito nel periodo della prima guerra mondiale, quando il fronte soffriva di una mancanza cronica di artiglieria e di munizioni, quando l'esercito combatteva senza carri armati e senza aviazione, quando per ogni tre soldati si distribuiva un fucile. Per ciò che riguarda i rifornimenti dell'Esercito rosso in viveri ed equipaggiamento, è noto a tutti che il fronte non solo non soffriva a questo riguardo di qualsiasi penuria, ma disponeva anche delle riserve necessarie.
Così stanno le cose per quel che riguarda il lavoro del partito comunista del nostro paese, nel periodo prebellico e durante la guerra.
Ed ora qualche parola sui piani di lavoro del partito comunista per il prossimo futuro. Questi piani, com'è noto, sono esposti nel nuovo piano quinquennale che deve essere approvato al più presto.
I compiti fondamentali del nuovo piano quinquennale consistono nel ricostruire le regioni devastate del paese, nel ristabilire il livello d'anteguerra dell'industria e dell'agricoltura e, in seguito, di superare questo livello in proporzioni più o meno grandi. Oltre al fatto che al più presto sarà abolito il sistema del tesseramento annonario, un'attenzione particolare sarà dedicata all'aumento della produzione dei generi di largo consumo, all'elevazione del livello di vita dei lavoratori per mezzo di una diminuzione continua dei prezzi di tutte le merci e ad una vasta costruzione di istituti di ricerca scientifica di ogni genere, che possano dare alla scienza la possibilità di sviluppare le sue forze. Io non dubito che se noi daremo il debito aiuto ai nostri scienziati, essi sapranno non solo raggiungere, ma anche superare nel prossimo futuro i successi conseguiti dalla scienza oltre i confini del nostro paese.
Per quanto concerne i piani per un periodo più lungo, il partito intende organizzare un nuovo potente sviluppo della economia nazionale, in modo da portare la nostra industria per esempio, a un livello tre volte superiore rispetto al periodo prebellico.
Dobbiamo ottenere che la nostra industria produca annualmente 50 milioni di tonnellate di ghisa, 60 milioni di tonn. di acciaio, 500 milioni di tonn. di carbone, 60 milioni di tonn. di nafta. Solo a questa condizione si potrà considerare la nostra patria garantita contro qualsiasi eventualità. Per questo ci vorranno probabilmente tre nuovi piani quinquennali, se non di più. Ma questo può essere fatto e noi dobbiamo farlo.
Questo è il mio breve resoconto sull'attività del partito comunista nel recente passato e sui piani del suo lavoro per il futuro.
Spetta a voi giudicare a che punto il partito ha lavorato e lavora in modo giusto e se non poteva lavorare meglio.
Si dice che non si giudicano i vincitori, che essi non debbono essere criticati, non debbono essere controllati. Questo non è giusto. I vincitori devono e possono essere giudicati, possono e devono essere criticati e controllati. Questo è utile non solo per la causa, ma per gli stessi vincitori: vi sarà meno presunzione e tanta maggiore modestia.
Considero la campagna elettorale come il giudizio degli elettori sul partito comunista, in quanto partito di governo. I risultati delle elezioni saranno il verdetto degli elettori. Il partito comunista del nostro paese varrebbe poco, se avesse paura della critica, del controllo. Il partito comunista è pronto ad accettare il verdetto degli elettori.
Nella lotta elettorale il partito comunista non interviene solo. Esso va alle elezioni in blocco con i senza partito. Nei tempi passati i comunisti guardavano ai senza partito e al fatto di essere senza partito con una certa sfiducia. Questo si spiega con ciò, che sotto la bandiera dei senza partito non di rado si nascondevano vari gruppi borghesi, ai quali non conveniva presentarsi agli elettori senza maschera. Così era nel passato. Ma ora viviamo in tempi diversi. I senza partito adesso sono separati dalla borghesia da una barriera che si chiama il regime sociale sovietico. Questa stessa barriera unisce invece i senza partito e i comunisti in una unica collettività di uomini sovietici. Vivendo in questa unica collettività, essi hanno lottato insieme per consolidare la potenza del nostro paese, insieme hanno combattuto e versato il loro sangue sui fronti, in nome della libertà e della grandezza della Patria, insieme hanno forgiato la vittoria sui nemici del nostro paese. La sola differenza tra essi consiste nel fatto che gli uni sono membri del partito e gli altri no. Ma questa è una differenza formale. L'importante è che gli uni come gli altri collaborano insieme alla stessa opera. Perciò il blocco dei comunisti e dei senza partito è un fatto naturale e vitale.
In conclusione, permettetemi di esprimere la mia gratitudine per la fiducia che mi avete dimostrato ponendo la mia candidatura a deputato del Soviet supremo. Potete esser certi che cercherò di giustificare la vostra fiducia.

Da: Per conoscere Stalin - Oscar Mondadori, 1970, pagg. 389-404