STALIN DURANTE I PRIMI GIORNI DEL POTERE SOVIETICO

Quando l'umanità liberata celebrerà le date della sua liberazione, festeggerà con il più grande slancio, con il più grande entusiasmo la ricorrenza del 25 ottobre 1917, che segnò il passaggio risoluto dalla commedia della rivoluzione alla rivoluzione effettiva. E l'umanità renderà onore a coloro che hanno attuato questo passaggio.
Nell'Ottobre il Comitato Centrale elegge Stalin membro del Comitato dei cinque (incaricato di dirigere politicamente l'insurrezione) e membro del Comitato dei sette (incaricato di dirigere organizzativamente l'insurrezione).
La Rivoluzione d'Ottobre ebbe pieno successo.
Essa decreta subito la pace immediata (prima condizione pratica della vittoria, primo raggio di luce nel caos); decreta il passaggio di tutto il potere ai Soviet, vale a dire la dittatura del proletariato, potere che nasce dappertutto dalla terra stessa, autentico diritto umano. La rivoluzione proclama la completa distruzione, dall'alto in basso, del potere della borghesia, non solo per sostituirgli il potere della classe sino ad allora oppressa e sfruttata, ma per riorganizzare tutta la società mediante l'unica forza capace di assolvere questo compito colossale: il proletariato. Per creare infine, una vera società, interamente libera, senza classi, senza oppressione e sfruttamento, indivisibile e, naturalmente, aperta a tutto il mondo; la società del lavoro. Il fronte del capitalismo, che si estendeva prima di allora su tutto il globo terrestre, fu spezzato e la breccia fu così larga che la sesta parte della terra vi trovò posto.
Lenin e Stalin diressero personalmente, insieme, i combattimenti rivoluzionari, organizzarono la disfatta di Kerenski e Krasnov.
Nei momenti di svolta, che dovevano decidere le sorti della rivoluzione, Lenin e Stalin adottavano insieme le misure necessarie. Quando il Quartiere generale controrivoluzionario tentò di compiere una mossa provocatoria nei confronti dei soldati, Lenin e Stalin il 22 (9) novembre chiamarono per filo diretto il comandante in capo ribelle, generale Dukhonin, e gli ingiunsero di iniziare immediatamente negoziati di armistizio coi tedeschi. Dopo il rifiuto di Dukhonin, Lenin e Stalin lo destituirono e per radio rivolsero un appello all'esercito esortandolo a prendere nelle sue mani la causa della pace.
(Henri Barbusse, Stalin, II ed., 1936)
 
Si doveva costruire, ma prima di tutto era necessario far fronte alle guardie bianche, ai menscevichi, a coloro che Stalin chiamava "isterici'', cioè agli anarchici e ai socialisti-rivoluzionari di sinistra.
... E si doveva lottare contro le grandi potenze e contro le spie, contro la rovina del paese, la carestia, lo sfacelo economico, il caos finanziario.
Si doveva risolvere il problema della guerra imperialista, il problema delle nazionalità; numerose nazionalità, ancora vibranti d'odio contro il giogo zarista, ancora inebriate dallo spettacolo delle catene infrante, deviavano dal giusto cammino, minacciando di compromettere l'opera iniziata.
Era naturale che subito dopo il crollo dell'assolutismo "democratico'' della borghesia, Stalin, profondo conoscitore della questione nazionale, divenisse il dirigente ufficiale della politica del partito nella questione nazionale.
Sin dai primi giorni dell'Ottobre Stalin assunse l'incarico di Commissario del popolo per gli affari delle nazionalità. Egli ricoperse questo incarico sino al 1923.
Un importantissimo documento programmatico, pubblicato nel 1917 con la firma di Lenin e Stalin, fu rivolto a tutti i lavoratori mussulmani, che vivevano ai confini dell'ex impero eurasiatico dello zarismo. Si trattava della parte più arretrata e oppressa della cosiddetta popolazione della "Russia''. Il governo sovietico dichiarò che considerava come uno dei suoi compiti più importanti quello di elevare al livello generale di tutto il paese i milioni e milioni di mussulmani del Turkestan, della Siberia, del Caucaso, della regione del Volga.
Lenin e Stalin scrissero insieme la "Dichiarazione dei diritti dei popoli della Russia'', questo grandioso documento dell'Ottobre, che proclamò i principii della politica nazionale dello Stato della dittatura proletaria.
Lenin e Stalin scrissero insieme anche un altro documento storico e cioè il decreto di scioglimento della Assemblea costituente.
Nei primi mesi del regime sovietico, Lenin e Stalin svolsero in strettissimo contatto il gigantesco lavoro di direzione dello Stato proletario.
Il compagno Stalin nutriva un immenso affetto e un'ammirazione profonda per Lenin. Egli ha scritto sull'attività di Lenin:
"Lenin era nato per la rivoluzione. Era veramente il genio delle esplosioni rivoluzionarie e il più grande maestro nell'arte di dirigere la rivoluzione. Mai si sentiva così a suo agio e così felice come nei momenti di scosse rivoluzionarie... Nei giorni dei sommovimenti rivoluzionari egli rifioriva letteralmente, acquistava il dono della chiaroveggenza, prevedeva il movimento delle classi e i probabili zig-zag della rivoluzione, come se li leggesse sul palmo della mano''. (Stalin, Discorso pronunciato a una serata degli allievi della Scuola Militare del Kremlino il 28 gennaio 1924. Pubblicato in: Lenin, Opere scelte, Edizioni in lingue estere, Mosca, 1946, vol. I., pag. 30).
Questa mirabile caratterizzazione poteva essere compiuta solo da un altro genio della Rivoluzione: da Josif Vissarionovic Stalin.
(Stalin nel 60° anniversario della nascita, Mosca, 1940)
 
"Nel periodo 1918-1920 il compagno Stalin fu forse l'unico uomo che il Comitato Centrale lanciasse da un fronte di guerra all'altro, scegliendo i punti più pericolosi più temibili per la rivoluzione. Dove regnava una calma relativa e la situazione era favorevole, dove avevamo dei successi non si vedeva Stalin. Ma dove, per tutta una serie di motivi, gli eserciti rossi cedevano, dove le forze controrivoluzionarie, sfruttando i loro successi, minacciavano l'esistenza stessa del potere sovietico, dove la rivolta e il panico potevano in qualsiasi istante trasformarsi nell'ipotenza, nella catastrofe, là compariva il compagno Stalin. Egli non dormiva la notte, organizzava, prendeva con mano ferma la direzione, demoliva, era implacabile e, creando una svolta, risanava la situazione. Lo stesso compagno Stalin ha scritto a questo proposito, in una sua lettera del 1919 diretta al Comitato Centrale, che lo si voleva "trasformare in uno specialista di ripulimento delle stalle del Dicastero della guerra''.
(K. Voroloscilov, Stalin nel 60° anniversario della nascita, 1940)