SMASCHERIAMO LE FALSITA' DI "RAITRE'' DELL'ULIVO CONTRO STALIN E IL SOCIALISMO
La verità sui fuoriusciti italiani rifugiatisi in Urss
Nel palinsesto Rai e segnatamente in quello della terza rete, che nel quadro della "spartizione'' della televisione pubblica è in quota all'Ulivo, c'è un programma che settimanalmente affronta specifici argomenti di carattere storico. "La grande storia'' titola questa serie, che dovrebbe essere uno dei "piatti forti'' nel panorama dei programmi culturali della Rai. Nell'ambito di questa serie, venerdì 13 settembre, Rai3 ha trasmesso in prima serata un programma nel quale si è affrontato il tema dei fuoriusciti italiani rifugiatisi in Urss durante il fascismo, ed anche della situazione dell'Unione Sovietica di Stalin, allora impegnata nel glorioso e vittorioso processo di costruzione del socialismo. Già dal titolo del programma, "Prigionieri di Stalin'', si è potuto intuire il carattere e l'obiettivo anticomunista di questa trasmissione. L'anticomunismo accomuna destra e "sinistra'' dello schieramento borghese, fa cadere ogni diatriba sulla necessità del "pluralismo'', sulla necessità di fare sentire, nella trattazione degli argomenti, le "diverse campane'', i vari punti di vista, ecc. Questi, evidentemente, sono temi utili e strumentalmente sollevati solo quando si tratta di accaparrarsi spazi di controllo degli strumenti di comunicazione di massa, ma anche di condizionamento ideologico e, la televisione, è certamente uno di questi strumenti.

L'ASSEDIO IMPERIALISTA CONTRO L'URSS
Verrebbe spontaneo pensare che trattando d'argomenti, atti ed azioni che hanno coinvolto direttamente lo Stato sovietico, il partito bolscevico al potere, la sua dirigenza, il governo dell'Urss e l'Internazionale Comunista, si fosse attinto, almeno in parte, a documenti e testimonianze che certo non mancano agli "storici'', di quelle istituzioni, di quegli organismi e di quegli uomini. Invece a parlare di Stalin e dell'Urss sono stati, non nelle singole testimonianze intendiamoci, ma nel quadro storico che fa da sfondo a quegli avvenimenti, solo i loro nemici giurati e quanti hanno rinnegato quell'esperienza storica. Un'altra cosa che salta agli occhi nel programma trasmesso il 13 settembre, è l'astrazione degli argomenti trattati dalla realtà storica del tempo, in generale, e dalla situazione concreta dell'Urss, in particolare. è, ad esempio, un dato storico incontrovertibile che, dopo l'avvento al potere di Hitler in Germania nel 1933, la situazione internazionale conobbe un'accelerazione repentina del pericolo di guerra già presente e che, questo pericolo, divenne una cruda e dura realtà dopo la stipula del "patto anticomintern'' tra Germania, Giappone e Italia; l'uscita di questi paesi dalla Società delle Nazioni; l'invasione della Cina da parte del Giappone, che già si era impadronito della Manciuria; l'aggressione italiana all'Abissinia; l'intervento di Germania e Italia in Spagna a sostegno di Franco; l'annessione da parte della Germania, di Austria e Cecoslovacchia. Tre continenti, Asia, Europa ed Africa, vedevano sconvolto l'equilibrio del primo dopoguerra e la nuova guerra imperialista non era già più, quanto meno, una pessimistica ipotesi, ma una tragica realtà. La cinica politica di "non intervento'' praticata da Francia e Inghilterra era chiara nei suoi scopi, anche se ammantata da una falsa "volontà di pace'', e avrebbe, dopo Monaco, gettato la sua ipocrita maschera. Queste potenze imperialistiche avevano come obiettivo quello di spingere la coalizione aggressiva nazifascista contro l'Urss, logorare tutti questi paesi in un cruento conflitto, e, dopo il loro indebolimento, entrare in azione per ristabilire, insieme agli Usa, la loro supremazia imperialistica. Un accerchiamento ostile minacciava l'Urss, l'unico paese che con la sua azione e le sue proposte di politica estera, indicava l'unica strada concreta ed efficace tesa ad isolare e indebolire l'aggressività espansionista del nazifascismo, attraverso la costruzione di una politica di sicurezza e di resistenza collettiva agli aggressori. Politica di sicurezza e di resistenza collettiva che Inghilterra e Francia non hanno voluto, ed anzi hanno avversato, sicure di poter distruggere in questo modo l'Unione Sovietica.
Mentre si tace su tutto questo, vi è stata, invece, la solita, falsa riproposizione del patto di non aggressione russo-tedesco dell'agosto 1939, nato proprio a causa della non accettazione da parte di Inghilterra e Francia della politica di sicurezza e resistenza collettiva proposta ad esse dall'Urss, presentato spregevolmente come l'alleanza tra Hitler e Stalin, tra nazismo e comunismo. Siglato dopo che la Germania aveva dichiarato davanti al mondo di rinunciare al "patto anticomintern'' e riconoscere le frontiere sovietiche e la loro inviolabilità, il patto russo-tedesco fu, nella realtà, un patto bilaterale di non aggressione che in nessun caso poteva significare, e infatti non significò, alleanza o sostegno alla politica aggressiva ed espansionista della Germania. Anzi, fu un patto che scompaginò e rese più debole la coalizione Roma, Berlino, Tokio a tutto vantaggio della lotta delle nazioni oppresse e delle colonie. Rafforzò, ad esempio, come rilevò Mao, in modo consistente la resistenza della Cina contro l'aggressione imperialista giapponese. Il Giappone, infatti, proprio dalla firma di quel patto ricevette un duro colpo, che costrinse l'impero del "sol levante'' a ridefinire strategia e mire politiche immediate. Per quanto riguarda poi l'entrata delle truppe sovietiche nella regione orientale della Polonia, va rilevato che quei territori erano abitati da popolazioni di bielorussi e ucraini che accolsero l'Armata Rossa come un esercito di liberatori. Territori di cui, nella prima guerra mondiale, la Germania si era impadronita a seguito degli accordi di Brest-Litovsk con la neocostituita Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e che la stessa RSFSR fu costretta ad accettare pena la sua scomparsa. In seguito, questi stessi territori, furono forzatamente annessi alla Polonia e al suo governo reazionario dal trattato di Versailles.
E veniamo ora solo ad alcune delle questioni inerenti la situazione interna all'Urss, anche se ne rimangono molte altre che andrebbero rilevate per la loro infondatezza. Qui la trasmissione "Prigionieri di Stalin'' ha attinto a piene mani dalla propaganda antisovietica trotzkista. Innanzi tutto viene spacciata la tesi secondo cui la teoria trotzkista della "rivoluzione permanente'' sarebbe in realtà una teoria leninista e, dunque, Stalin che - come testualmente si afferma nella trasmissione - "vuole il socialismo in un solo paese, si allontana dalle tesi di Lenin che consideravano necessaria la rivoluzione mondiale''. Qui un'unica, ma fondamentale, osservazione. Qual è per Trotzki, il fattore determinante che lo ha reso convinto dell'impossibilità dell'affermazione del socialismo in Russia e che lo ha portato, fin dal 1905, a teorizzare la "rivoluzione permanente''? è il misconoscimento del ruolo rivoluzionario dei contadini poveri diretti dalla classe operaia. "Il proletariato - afferma infatti Trotzki nella prefazione al suo libro `1905' - dopo aver preso il potere, entrerà in conflitto accanito non solo con tutti i raggruppamenti della borghesia...ma anche con le larghe masse dei contadini, del cui aiuto si è valso per salire al potere...le contraddizioni nella situazione del governo operaio in un paese arretrato, con una popolazione in stragrande maggioranza contadina, potranno trovare la loro soluzione solo su scala internazionale, sul terreno della rivoluzione mondiale del proletariato''. Lenin, com'è noto, era di tutt'altro avviso, ed ha basato tutta la politica rivoluzionaria bolscevica proprio sul ruolo dei contadini poveri, sia nella fase di preparazione della rivoluzione, sia nella fase successiva ad essa, quella della difesa della rivoluzione e della costruzione del socialismo. Proprio per questo instancabile è stato il suo lavoro teorico e pratico teso a costruire una stretta e salda alleanza tra la classe operaia e i contadini poveri della Russia e ad assicurare la direzione e la guida del proletariato su di essi. Ecco principalmente perché Lenin non ha mai minimamente condiviso la tesi trotzkista della "rivoluzione permanente''. è invece la teoria della costruzione del socialismo in un solo paese, adottata dal partito bolscevico diretto da Stalin, ad essere espressione diretta del pensiero di Lenin, sottolineato più volte in alcune sue opere quali "L'imperialismo, fase suprema del capitalismo'', "Sulla parola d'ordine degli Stati uniti d'Europa'' e, ancora, "Il programma militare della rivoluzione proletaria''. Del resto perché se fra Lenin e Trotzki c'era tutta quest'affinità di pensiero, Trotzki è entrato nelle file bolsceviche solo nell'agosto del 1917, e gli anni che dal 1903 portano a questa data, così come per la verità anche quelli successivi, sono costellati da tutta una serie di aspre battaglie politiche tra i due?

LA NATURA CONTRO-RIVOLUZIONARIA DEL TROTZKISMO
Altra falsità: Lenin che nel suo "testamento'' avrebbe designato Trotzki a suo successore. Lenin nella sua "Lettera al Congresso'', costituita da una serie di appunti dettati tra il dicembre 1922 e il gennaio 1923, espresse le sue considerazioni in merito a tre questioni. L'unità del partito e la necessità di preservarlo dal pericolo di scissione; l'allargamento delle competenze della Commissione statale del piano (Gosplan); la questione della "autonomizzazione'', con specifico riferimento alla situazione della Georgia. Non lasciò alcun "testamento'', né designò alcun "successore''. Lenin nella "Lettera al Congresso'' non dette solo il suo parere sull'accumulo di potere nella mani di Stalin e su un aspetto del suo carattere, la grossolanità. Egli espresse il suo giudizio politico anche su altri dirigenti del partito. Su Zinoviev e Kamenev, ad esempio, di cui definì non casuale la loro posizione contro l'insurrezione d'ottobre; o su Bukharin le cui concezioni teoriche definì non pienamente marxiste; o, ancora, su Trotzki di cui sottolineò l'eccessiva sicurezza di sé, la tendenza eccessiva a considerare il lato puramente amministrativo dei problemi e il suo non bolscevismo. Altro che nomina a successore designato. La "Lettera al Congresso'' di Lenin fu discussa, in tutti i suoi aspetti, da due Congressi del partito bolscevico e in alcune sessioni plenarie del Comitato Centrale e della Commissione centrale di controllo. In due di queste occasioni, Stalin presentò le sue dimissioni da segretario generale, ed entrambe le volte il CC lo riconfermò nel suo incarico all'unanimità.
Altra topica del programma. A un certo punto vi si afferma: "1925. Trotzki, il successore designato di Lenin, viene arrestato e condannato all'esilio. è confinato a Alma Ata, nel Kazakistan. Presto dovrà abbandonare il paese''. Falso! Trotzki nel 1925 non subì nessun arresto e nessuna condanna all'esilio. Egli venne espulso dal partito nel 1927 e, in seguito alla sua reiterata attività antisovietica, espulso dall'Urss nel 1929. Com'è possibile un simile errore? Sta di fatto che questa "confusione'' di date, fa sparire Trotzki dalla scena politica nel 1925, cioè poco prima che egli iniziasse a tessere la sua ultima trama tesa ad unificare l'opposizione, che cominciò a dar vita anche ad attività illegali e clandestine, nel tentativo di rovesciare la direzione del partito. La sessione plenaria del CC del partito bolscevico del gennaio 1925 discusse della situazione creatasi a seguito del duro attacco che, nell'autunno del 1924, Trotzki sferrò contro Zinoviev e Kamenev, attraverso il suo scritto "Lezioni dell'ottobre''. In quell'occasione Trotzki fu destituito, in base anche ad una sua richiesta in tal senso, dall'incarico di presidente del Consiglio militare rivoluzionario, ma mantenne tutte le sue cariche negli organismi dirigenti del partito, Comitato centrale e Ufficio politico. Qualcuno è vero chiese la sua espulsione in quell'occasione. Furono Zinoviev e Kamenev, guarda caso i suoi futuri alleati, ma il partito respinse questa richiesta. Val la pena di ricordare che Stalin in quella sessione plenaria del CC, espresse la sua contrarietà sia all'espulsione di Trotzki dal partito, sia al suo allontanamento dall'Ufficio politico. Fu il XV Congresso del partito bolscevico, svoltosi nel dicembre 1927, che segnò la sconfitta dell'opposizione e l'espulsione dal partito di quei suoi dirigenti che rifiutarono le decisioni politiche del Congresso. Il trotzkismo mostrò lì la sua natura ostile e antagonistica sia al marxismo-leninismo che alla Rivoluzione d'Ottobre. Tanto il partito bolscevico che l'organizzazione mondiale del proletariato, l'Internazionale Comunista, sottolinearono l'ormai assoluta incompatibilità tra l'appartenenza a queste organizzazioni e l'adesione al trotzkismo. Gli anni successivi mostrarono che il trotzkismo era definitivamente passato nel campo avverso, nel campo dei nemici di classe del proletariato. Valido alleato e docile strumento nelle mani della borghesia, sia in Urss che a livello internazionale. Più il socialismo si radicherà in Urss, più i colpi di coda di questi elementi, ormai estranei e ostili, si faranno violenti sfociando, anche con l'appoggio e la connivenza internazionale, in atti di aperto e criminale terrorismo, come dimostrerà l'assassinio di Kirov.
L'Urss aveva o no il diritto di difendersi dalle aggressioni interne ed esterne che gli venivano portate? Si poteva prescindere ed eludere nel trattare i temi affrontati dalla trasmissione in questione, da queste situazioni? Dalla concreta minaccia di un accerchiamento ostile che gravava sull'Urss sul piano internazionale? Dalla scellerata azione di una opposizione interna illegale che agiva con i metodi del sabotaggio che oltre ai danni materiali ed economici, provocò moltissime vittime? O degli attentati progettati ed eseguiti contro dirigenti e militanti bolscevichi? Dall'oggettiva saldatura di tutti coloro che, dall'interno e dall'esterno, volevano la distruzione dell'Urss e furono complici nella creazione di una fitta rete di spionaggio e sabotaggio? Certo se il risultato vuole essere quello di attaccare a fondo il comunismo, i suoi ideali, la storia e l'azione del movimento operaio, l'esempio dell'Urss primo stato al mondo a realizzare concretamente il socialismo, criminalizzare la figura e l'opera di Stalin, il dirigente che ha guidato e reso possibile la realizzazione del socialismo in Urss, allora si deve assolutamente astrarre, stendere un velo sulla concretezza e l'oggettività del momento storico.

LA LOTTA DI CLASSE NEL SOCIALISMO
Dal programma "Prigionieri di Stalin'' è comunque risultato evidente di come l'Urss abbia accolto gli esuli politici e le loro famiglie, tra cui va detto vi erano degli anticomunisti e dei trotzkisti mascherati. Di come il popolo sovietico si sia "tolto il pane dalla bocca'' per assicurare loro la dignitosa esistenza a cui avevano diritto. Di come il governo sovietico abbia accolto tutti: comunisti, socialisti, antifascisti, anarchici, senza partito, ecc.; di come li abbia inseriti nella vita sociale, dando lavoro, casa, l'istruzione per i figli. Poi, quello stesso governo scatena la repressione, il terrore. Nessun accenno alle situazioni di cui abbiamo prima parlato. Tutto è frutto del "dispotismo'' e della "tirannia'' del "dittatore'' Stalin. Nessun accenno nemmeno al fatto che la durissima battaglia che si sviluppò in Unione Sovietica in quegli anni non fu, come si vuol far credere, frutto di intrighi di palazzo, ma fu una battaglia politica condotta apertamente nel vivo del paese e che coinvolse masse di milioni di uomini.
Che poi in questa acutissima battaglia politica, nel perseguire le azioni illegali, i crimini contro lo Stato e il popolo sovietici e gli atti terroristici, ai quali parteciparono anche degli italiani rifugiatisi in Urss, perlopiù trotzkisti e anarchici, siano stati commessi degli errori, anche tragici, e colpiti anche degli innocenti, è possibile. Non foss'altro perché diversi accusati, come hanno ammesso in seguito, cercavano di coinvolgere quanti più innocenti possibile allo scopo di confondere le indagini e stemperare le loro responsabilità in una chiamata di correo generalizzata.
Ma questo non ha nulla a che spartire con la sporca operazione imbastita da Rai3 su diretta ispirazione dei partiti dell'Ulivo che la gestiscono. Un'operazione faziosa e tendenziosa, che mira chiaramente a screditare Stalin, ma anche il socialismo e il marxismo-leninismo mettendoli sullo stesso piano del fascismo e del nazismo. Un'operazione che si avvale non a caso di "testimonianze'' di sedicenti "perseguitati'' riprese pari pari da vecchie interviste raccolte da Arrigo Petacco, Enzo Biagi e Giancarlo Lehner: cioè, rispettivamente, uno storico di area fascista, un giornalista di matrice azionista il cui odio per il comunismo è noto anche ai sassi, e un craxiano di ferro, anticomunista anche lui di vecchia data, editorialista de l'"Avanti!'' al tempo dei governi di Craxi. Senza contare la "consulenza'', di cui si sono avvalsi gli autori del programma, di un altro anticomunista doc nonché sostenitore di Berlusconi, come l'ex ambasciatore italiano in Urss Sergio Romano.
L'operazione consiste nel presentare certi rifugiati italiani in Urss come Robotti, cognato di Togliatti, Roasio ed altri dichiaratamente bordighisti e anarchici, come "vittime del terrore staliniano'' isolando le loro vicende dal contesto del durissimo scontro ideologico, politico e pratico che infuriava in Urss, nel Partito e nell'Internazionale comunista tra la linea marxista-leninista di Stalin e le posizioni opportuniste, revisioniste e trotzkiste aperte e mascherate. Lotta che aveva per posta la sopravvivenza stessa del socialismo in Unione Sovietica, e che non risparmiava di certo le comunità di rifugiati, in seno alle quali le posizioni opportuniste, revisioniste e trotzkiste avevano molti seguaci, e anche molto in alto. Si pensi che tra gli indagati da parte della cosiddetta "inquisizione'' staliniana vi furono anche Togliatti e Tito, a dimostrazione che questa non era poi così arbitraria e campata in aria come gli autori del programma di Rai3 vorrebbero far credere. E questo vale anche per quei "perseguitati'' che in seguito si sono prestati a fare da strumento di propaganda anticomunista nelle mani dei mestatori di professione e dei pennivendoli della classe dominante borghese.
L'opposizione in Urss fu sconfitta principalmente perché essa era isolata e sconfitta nella classe operaia e tra le masse popolari sovietiche. In una parola, la classe operaia e la stragrande maggioranza del popolo sovietico era con la dittatura del proletariato, era con il governo dell'Urss, era con Stalin. Se così non fosse stato l'opposizione in Urss non sarebbe stata sconfitta, l'aggressione nazista all'Urss non sarebbe stata sconfitta, il contributo determinante e decisivo dato dall'Urss nella seconda guerra mondiale contro il nazifascismo, non ci sarebbe stato. Se così non fosse stato, la dittatura del proletariato, il governo dell'Urss, il "tiranno Stalin'', sarebbero stati, in queste situazioni, spazzati via, squagliati come "neve al sole''.
A ben vedere non si può far altro che trarre, dopo aver assistito a questa trasmissione, un'unica conclusione. Abbiamo avuto un esempio chiaro e lampante di cosa è il revisionismo storico, di come la borghesia riscrive e divulga la storia a proprio uso e consumo, a difesa del proprio potere e del proprio dominio di classe, inculcando, soprattutto nelle giovani generazioni, una visione distorta, manipolata e falsata della realtà storica, degli avvenimenti accaduti, delle conquiste degli uomini così come delle loro tragedie. Oltre a ciò, abbiamo potuto vedere come gli "ulivisti'' rai, coloro che dicono di battersi contro l'occupazione pressoché totale della televisione operata dal governo neofascista Berlusconi, coloro che alzano la voce per una informazione e una televisione "pluralista e democratica'', si ritrovano in perfetta sintonia con i loro "avversari'' quando si tratta di attaccare il socialismo e il comunismo, i grandi maestri del proletariato internazionale, la storia e l'azione del movimento operaio.

25 settembre 2002