Appello di Stalin alle masse popolari di Tiflis
VIVA LA BANDIERA ROSSA

Pubblichiamo qui di seguito il testo dell'appello scritto da Stalin il 15 febbraio 1905 allorché scoppia la prima rivoluzione russa, quella borghese del 1905. Dopo aver chiamato all'unità internazionalista e di classe le diverse nazionalità dell'impero zarista, Stalin esalta il valore della bandiera rossa nella lotta di classe e chiama il proletariato a unirsi sotto la bandiera dei bolscevichi, quella che lui allora chiamava socialdemocrazia e che oggi è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao.
 
Grandi speranze e grandi disillusioni! Invece di ostilità nazionale, amicizia e fiducia reciproca! Invece del pogrom fratricida, una dimostrazione grandiosa contro lo zarismo colpevole dei pogrom! Sono crollate le speranze del governo zarista; tant'è vero che non è nemmeno riuscito a scagliare le une contro le altre le nazionalità di Tiflis!...
Da molto tempo il governo dello zar si sforza di aizzare gli uni contro gli altri i proletari, da molto tempo si sforza di smembrare il movimento generale del proletariato. Perciò esso ha organizzato i pogrom di Gomel, di Kisciniov e di altre località. Con questo stesso obiettivo ha scatenato a Bakù una guerra fratricida. Ed ecco, infine, che gli occhi del governo zarista si sono fermati su Tiflis. Qui, nel centro del Caucaso, esso si proponeva di inscenare una sanguinosa tragedia e di allargarla poi alla provincia! Un'inezia: aizzare le une contro le altre le nazionalità del Caucaso e affogare il proletariato del Caucaso nel suo stesso sangue! Il governo zarista si stropicciava le mani dalla gioia. Già aveva diffusi proclami con l'incitamento: addosso agli armeni! E sperava nel successo. Ad un tratto, il 13 febbraio, una folla di molte migliaia di armeni, georgiani, tartari e russi, quasi a dispetto del governo dello zar, si raccoglie nel recinto della cattedrale Vankski e si giura aiuto reciproco "nella lotta col demonio che semina la discordia fra noi''. L'unanimità è completa. Vengono pronunciati discorsi con la parola d'ordine: "unirsi''. La massa applaude gli oratori. Si diffondono i nostri appelli (3.000 copie). La massa li accoglie con entusiasmo. La tensione della massa aumenta. A dispetto del governo decide di riunirsi per il giorno dopo nel recinto della stessa cattedrale per ancora una volta "giurare di amarsi l'un l'altro''.
14 febbraio. Tutto il recinto della cattedrale e le strade adiacenti sono piene di popolo. I nostri appelli vengono diffusi e letti del tutto liberamente. La massa si suddivide in crocchi e discute il contenuto degli appelli. Vengono pronunciati discorsi. La tensione della massa aumenta. Essa decide di passare dimostrativamente nei pressi della sinagoga e della moschea, di "giurare di amarsi l'un l'altro'', di fermarsi al cimitero persiano, di giurare ancora una volta e sciogliersi. La massa mette in atto la sua decisione. Per strada, vicino alla moschea e al cimitero persiano, vengono tenuti discorsi, vengono diffusi i nostri appelli (in questa giornata ne furono diffuse 12.000 copie). La tensione della massa aumenta sempre più. L'energia rivoluzionaria accumulata prorompe. La folla decide di percorrere a scopo dimostrativo la via Dvortsovaia, la Prospettiva Golovinski e di sciogliersi soltanto dopo. Il nostro comitato sfrutta l'occasione e immediatamente organizza un piccolo nucleo dirigente. Questo nucleo, con gli operai più avanzati alla testa, occupa un punto centrale e inalbera davanti allo stesso palazzo del governo un'improvvisata bandiera rossa. Il portabandiera, sollevato a braccia dai manifestanti, pronuncia un discorso nettamente politico, col quale, innanzitutto, chiede ai compagni di non turbarsi per il fatto che la bandiera non porta una parola d'ordine socialdemocratica. "No, no! - rispondono i manifestanti - essa è nel nostro cuore!''. Egli spiega inoltre il significato della bandiera rossa, critica dal punto di vista della socialdemocrazia gli oratori che l'hanno preceduto, smaschera il carattere equivoco dei loro discorsi, addita la necessità di distruggere lo zarismo e il capitalismo e chiama i manifestanti alla lotta sotto la bandiera rossa della socialdemocrazia. "Viva la bandiera rossa!'' - risponde la massa. I manifestanti procedono verso la cattedrale Vankski. Durante il tragitto, si fermano tre volte per ascoltare il portabandiera. Quest'ultimo chiama nuovamente i manifestanti alla lotta contro lo zarismo e li invita a giurare che marceranno all'insurrezione unanimi come sono adesso alla manifestazione. "Giuriamo!'' - risponde la folla. Poi i manifestanti giungono alla cattedrale Vankski e dopo un piccolo scontro coi cosacchi si sciolgono.
Così si è svolta la "dimostrazione di 8.000 cittadini di Tiflis''.
Così hanno risposto i cittadini di Tiflis alla politica farisaica del governo zarista. Così essi si sono vendicati di un vile governo, per il sangue dei cittadini di Bakù. Gloria e onore ai cittadini di Tiflis!
Dinanzi a una folla di molte migliaia di cittadini di Tiflis che si erano adunati sotto la bandiera rossa e avevano pronunciato più volte la sentenza di morte contro il governo zarista, i vili lacché di un vile governo sono stati costretti a indietreggiare. Essi hanno rinunciato al pogrom.
Ma questo, cittadini, significa forse che il governo zarista non cercherà per il futuro di organizzare pogrom? Certamente no! Sinché vivrà e quanto più perderà terreno, tanto più spesso ricorrerà ai pogrom. L'unico mezzo di sradicare i pogrom è la distruzione dell'autocrazia zarista.
Vi è cara la vostra vita e la vita di coloro che vi sono vicini? Amate i vostri amici, i vostri parenti e non volete pogrom? Sappiate allora, cittadini, che soltanto con la distruzione dello zarismo saranno distrutti i pogrom e gli spargimenti di sangue che li accompagnano!
L'abbattimento dell'autocrazia zarista, ecco che cosa dovete innanzitutto ottenere!
Volete la distruzione di ogni odio nazionale? Aspirate alla piena solidarietà dei popoli? Sappiate allora, cittadini, che soltanto con la distruzione dell'ineguaglianza, soltanto con l'eliminazione del capitalismo si distruggerà ogni discordia nazionale!
Il trionfo del socialismo, ecco in fin dei conti a che cosa dovete tendere!
Ma chi spazzerà via dalla faccia della terra gli infami ordinamenti dello zarismo, chi vi libererà dai pogrom? Il proletariato diretto dalla socialdemocrazia.
E chi distruggerà l'ordinamento capitalistico, chi instaurerà sulla terra la solidarietà internazionale? Lo stesso proletariato diretto da quella stessa socialdemocrazia.
Il proletariato e soltanto il proletariato, ecco chi vi conquisterà la libertà e la pace.
Serratevi perciò compatti attorno al proletariato e schieratevi sotto la bandiera della socialdemocrazia!
Sotto la bandiera rossa, cittadini!
Abbasso l'autocrazia zarista!
Viva la repubblica democratica!
Abbasso il capitalismo!
Viva il socialismo!
Viva la bandiera rossa!