Come l'Imu e anche peggio
La Tasi è una stangata sulla prima casa

Dopo aver cancellato l'Imu sulla prima casa per l'anno in corso, il governo Letta la ripresenta per il prossimo anno e successivi nella legge di Stabilità appena varata, sotto il nome della nuova Service tax che ingloba anche le tasse comunali sui rifiuti e gli altri servizi. E quel che è peggio è che mentre l'abolizione indiscriminata dell'Imu del 2013, senza tener conto del valore delle case né del reddito dei proprietari, ha premiato soprattutto le famiglie e le case più ricche, così come voleva Berlusconi per compiacere il proprio elettorato, la nuova Service tax, denominata Trise (tributo sui servizi), così come è congegnata rischia al contrario di penalizzare soprattutto le famiglie più povere e con più figli e le prime abitazioni più modeste. Al punto che, se la bomba non sarà disinnescata, già dal prossimo gennaio, quando si pagherà la prima rata, esploderà traducendosi in una nuova e più tremenda stangata sulla prima casa.
Il Trise infatti è composto a sua volta da due tasse: la Tari, tassa sui rifiuti che sostituisce l'attuale Tares comunale, e la Tasi, tassa sui servizi indivisibili dei Comuni (illuminazione, polizia locale, strade, anagrafe ecc.). Quest'ultima è assimilabile in pratica all'Imu, anzi è solo un'Imu mascherata, in quanto come questa si calcola in percentuale sul valore catastale dell'immobile, anche se con aliquote più basse: l'1 per mille, che però può essere aumentato dai Comuni fino al 2,5 per mille. Per la prima casa si sostituisce all'Imu, mentre per tutte le altre (seconde case, negozi, capannoni ecc.) si affianca ad essa, anche se la somma delle due non può eccedere l'aliquota massima dell'Imu (10,6 per mille) maggiorata dell'1 per mille della Tasi, cioè l'11,6 per mille in tutto.

Imu mascherata e più salata
È chiaro perciò che per le seconde case, negozi, uffici, immobili industriali e agricoli, la stangata è garantita; sia rispetto al 2013 (perché c'è una tassa in più), che a maggior ragione rispetto al 2012, quando la tassa sui rifiuti (Tarsu) era più bassa dell'attuale Tares, e non si pagava ancora l'addizionale comunale di 30 centesimi a metro quadro, pagata dal 2013, e che dal 2014 sarà trasferita nella Tari. In particolare saranno ancor più penalizzate le seconde case non affittate e situate nello stesso comune di residenza del proprietario, perché dal 2014 dovranno pagare anche un'addizionale Irpef sul 50% del valore catastale. Che non pagheranno invece le seconde (o più) case, anche sfitte, fuori dal Comune di residenza.
Sembrerebbe a prima vista una misura di equità, per incentivare il mercato degli affitti, ma c'è chi ha fatto notare che l'addizionale Irpef sulle case sfitte è comunque molto inferiore alla tassazione sulle stesse affittate, e quindi non certo tale da scoraggiare chi pratica il mercato nero; mentre potrebbe penalizzare chi vorrebbe affittare la casa ma non ci riesce, in un periodo di crisi come questo. Viceversa sarebbe premiato chi possiede una o più case sfitte nello stesso Comune ma ne ha anche un'altra fuori adibita per vacanze: potrebbe infatti spostare lì la residenza e gabbare il fisco non pagando l'Irpef su tutte le altre sfitte.
Per quanto riguarda invece le prime case il governo assicura che il Trise 2014 (Tasi più Tari) non supererà quanto pagato dalle famiglie nel 2012 sommando l'Imu e la tassa sui rifiuti, che allora si chiamava Tarsu. Anzi in molti casi ci sarà un risparmio. Ma a parte il fatto che se anche fosse vero non si vede di che ci si dovrebbe rallegrare, visto che comunque nel 2012 con l'Imu sulla prima casa il vampiro Monti ha succhiato alle masse popolari ben 4 miliardi, tali rassicurazioni sono del tutto false e ipocrite, e valgono al massimo nell'ipotesi teorica che tutti i Comuni applichino l'aliquota minima dell'1 per mille.
A detta di Letta e Saccomanni così dovrebbe essere, dato che nella legge di Stabilità hanno concesso 1 miliardo in più ai Comuni per coprire il mancato gettito dovuto alla differenza tra i 4,7 miliardi che avrebbe dato l'Imu e i 3,7 che dovrebbe dare la Tasi. Ma i Comuni contestano già queste cifre, basate peraltro sul gettito 2012 e quindi inferiori a quanto hanno già dovuto mettere in bilancio per il 2013, e affermano che per non applicare l'aliquota massima del 2,5 per mille mancherebbe all'appello almeno un altro miliardo. Altrimenti i Comuni hanno solo due strade: aumentare le altre tasse, già diventate però insostenibili, oppure tagliare i servizi. Dunque, restando così le cose, l'applicazione dell'aliquota del 2,5 per mille appare già scontata per tutte le prime case.
E qui arriva la stangata, perché la Tasi non prevede le detrazioni di 200 euro per la prima casa e di 50 euro per ogni figlio convivente di età minore di 26 anni che erano concesse per l'Imu. Il che, nell'ipotesi praticamente certa dell'aliquota massima del 2,5 per mille, si traduce in un meccanismo regressivo che si abbatte in modo inversamente proporzionale proprio sulle abitazioni più modeste e sulle famiglie più povere e numerose.

Gli effetti regressivi della nuova tassa
Ci sono vari studi in proposito, e tutti concordano su questo punto smentendo seccamente la propaganda del governo. Secondo un rapporto della Uil-Servizio politiche territoriali, per esempio, soltanto se si confrontano l'Imu 2012 con la Tasi all'1 per mille, ci si può aspettare qualche risparmio, peraltro modesto. Se invece ci si riferisce all'aliquota Tasi massima si arriverebbe a pagare quasi il doppio del 2012. La simulazione è fatta sulla media delle abitazioni A/2 e A/3, categorie tra le più diffuse in cui rientrano 15 milioni di abitazioni, e considerando una famiglia con un solo figlio a carico. Nel 2012 l'aliquota media di questa famiglia tipo era del 4,43 per mille e pagava 101 euro di Imu. Il prossimo anno, con una Tasi dell'1 per mille, pagherebbe 79 euro, con un risparmio del 21,8%.
Ma se l'aliquota Tasi salisse come probabile al 2,5 per mille, andrebbe a pagare ben più del 2012: 198 euro, pari ad un aggravio medio del 96%. E l'aumento, anche se più contenuto, ci sarebbe perfino rispetto al 2013, supposto che avesse pagato l'Imu che è stata cancellata (ma che ancora manca tra l'altro di copertura per la seconda rata): avrebbe pagato infatti 149 euro tra Imu "virtuale" e l'addizionale Tares parte servizi indivisibili di 30 centesimi/mq, contro i 198 euro di Tasi 2014, con un aggravio quindi del 32,9%.
Naturalmente questi sono valori medi, e occorre considerare che il confronto è ancor più svantaggioso per le famiglie con più figli a carico e per le case di più basso valore catastale, che grazie alle detrazioni potevano arrivare anche a non pagare del tutto l'Imu, mentre adesso pagheranno tutto senza alcuna detrazione. Per queste famiglie, che non sono poche perché ammontano a ben 5 milioni, l'aumento rappresenterebbe quindi una vera e propria stangata tra capo e collo.

30 ottobre 2013