Stipendi d'oro
Oltre 40 dirigenti incassano più di 3 milioni di euro l'anno
A Buora 18,8 milioni per l'uscita dalla Bicocca

Il 2006 ha segnato un nuovo record di aumenti per gli stipendi d'oro dei manager di Piazza Affari.
Mentre il 15% delle famiglie italiane, pari a circa 8 milioni di persone, stenta a sbarcare il lunario, un pugno di padroni che guidano le maggiori società quotate in borsa tra stipendio, stock option, benefit e buonuscite ultra milionarie hanno guadagnato oltre un milione di euro. 42 di loro (contro i 27 del 2005) hanno addirittura chiuso l'anno con una busta paga superiore ai 3 milioni di euro e di questi i primi dieci hanno guadagnato somme che vanno dai 6,2 a quasi 19 milioni di euro.
La classifica dei dirigenti d'azienda paperoni d'Italia è aperta da Carlo Buora (Pirelli-Telecom) che grazie alla liquidazione della Bicocca (lasciata per la corte di Tronchetti Provera) si è messo in tasca un super-stipendio da 18,8 milioni.
Buora comunque è in buona compagnia, perché tutto il vertice della graduatoria è appannaggio del cosiddetto "clan delle liquidazioni d'oro". Dietro di lui c'è infatti un altro "ex" di lusso, Vito Gamberale, uscito da Autostrade con in tasca un assegno di oltre 12 milioni. A ruota seguono Emilio Tonini (che ha incassato da Mps 10 milioni - parte come "premio d'operosità" - dopo 38 anni in azienda), Vittorio Colao (7,8 milioni da Rcs) e Roberto Vedovotto, ex amministratore delegato Safilo, con 7,4 milioni. L'addio dorato di Colao conferma la storica generosità di Via Solferino che negli ultimi quattro anni - da Mele a Romiti jr., da Tatò a Vitale - ha speso quasi 30 milioni tra buonuscite e buonentrate: ultima in ordine di tempo il milione di bonus d'ingresso per Antonio Perricone.
Ma il vero leader degli stipendiati d'oro è Alberto Lina che tra Impregilo e Sirti, al netto dei proventi straordinari, si è messo in tasca 7,3 milioni. Lo segue Marco Tronchetti Provera. Il numero uno della galassia Pirelli-Telecom che, nonostante le inchieste giudiziarie sulle intercettazioni che hanno travolto il suo gruppo, si è portato a casa una busta paga da 7,1 milioni. A ruota segue il tandem al volante di Fiat - Sergio Marchionne e Luca Cordero di Montezemolo - fermo (si fa per dire) a quota 7 milioni.
Dietro di loro parte la lunga lista dei supermanager di banche ed assicurazioni di casa nostra per cui tra l'altro i compensi annuali sono ormai una sorta di sinecura, viste le decine di milioni guadagnati negli ultimi due anni grazie alle stock option. A tirare la volata nel settore è Matteo Arpe che con 6,1 milioni batte di quasi due milioni il suo ex mentore Cesare Geronzi.
Jonella Ligresti ha sfondato il muro dei 5 milioni conquistando sia la palma di donna più pagata d'Italia che l'Oscar dei rampolli d'oro, classifica dove ha superato di un soffio Francesco Caltagirone Jr. (4,7 milioni). I derby degli stipendi, invece, hanno visto vincere - come tradizione - gli outsider. In casa Generali, ad esempio, la palma del più pagato spetta ad Antoine Bernheim. Ma i due ad Sergio Balbinot e Giovanni Perissinotto - malgrado un "730" cresciuto a circa 3,7 milioni - sono stati scavalcati dal binomio alla guida di Banca Generali (Giorgio Girelli e Piermario Motta) con 100mila euro in più.
In casa Sanpaolo-Intesa, invece, il favoritissimo Corrado Passera (che peraltro ha incassato 35 milioni di plusvalenze grazie alle stock option) ha chiuso alla pari con Pietro Modiano a quota 3,9 milioni.

3 ottobre 2007