Catastrofe nucleare in Giappone
Stop al nucleare in Italia
 
Il mondo è ancora con il fiato sospeso per la catastrofe nucleare in Giappone, ora che le stesse autorità sono state costrette a innalzare la classificazione dell'incidente al massimo livello assegnato in precedenza solo a Cernobyl. Il terribile terremoto e successivo tsunami dell'11 marzo che ha sconvolto il Nord-Est del paese (causando oltre 21mila tra morti e dispersi e almeno 360mila sfollati) ha gravemente danneggiato le centrali di "Fukushima Daiichi", con 6 reattori costruiti tra il 1967 e il 1977. La prima grande scossa avrebbe determinato le esplosioni nei reattori numero 1 e 3 che hanno distrutto sia il vessel in acciaio che racchiude il nocciolo dove avviene la fissione nucleare (uranio e plutonio), sia la gabbia esterna del reattore in cemento armato. Nel corso della notte del 12 marzo un incendio avrebbe sventrato anche il reattore numero 4 determinando la fuga di materiale radioattivo rivelato nell'aria (oltre 400 millisiviert per ora). Tutti i reattori della centrale di Fukushima hanno subìto danni agli impianti elettrici delle centrali di controllo, all'impianto di raffreddamento principale ed ai generatori diesel del sistema di raffreddamento di emergenza (ECCS).
L'Agenzia di controllo delle attività nucleari giapponese ha ammesso le ripetute fughe radioattive dai reattori nucleari, ma in un primo tempo precisava che si tratta di iodio fuoriuscito da una valvola di scarico. Il direttore generale dell'AIEA, Yukiya Amano, metteva invece subito le mani avanti: la situazione è "seria e grave" in quanto "il sisma è stato più forte di quello per cui la centrale era stata progettata". Mentre il premier giapponese Naoto Kan, rilanciava notizie tranquillizzanti, il reattore n°1 veniva fermato, con il nocciolo ancora bollente e la temperatura in costante aumento. Quasi 6.000 persone che risiedevano in prossimità della centrale, nel raggio di 13 Km, venivano subito evacuate. Gli Usa intanto per scongiurare la fissione totale del combustibile (uranio) inviavano per via aerea liquidi speciali di raffreddamento ma la pressione all'interno del reattore (non meglio definita) continua ad aumentare.
Il dramma riguarda anche gli altri reattori e può essere riassunto in questi termini. Nonostante lo spegnimento, il calore residuo se non viene smaltito porta al surriscaldamento del reattore. La necessità di depressurizzare il vessel in acciaio impone di scaricare in atmosfera l'eccesso di vapore radioattivo tramite le ciminiere dell'impianto (dalle immagini dell'11 e del 12 marzo 2011 si nota infatti la fuoriuscita di vapore dalle ciminiere). Il permanere delle difficoltà di raffreddamento e il conseguente pompaggio dell'acqua provoca la produzione di idrogeno per scomposizione termica dell'acqua (evento tipico che si verifica in caso di surriscaldamento delle barre di combustibile a contatto con l'acqua, come avvenuto nei precedenti disastri di Three Mile Island e di Chernobyl). Al fine di evitare l'esplosione (chimica) di questo gas infiammabile nel nocciolo del reattore, esso viene scaricato dal nocciolo al contenimento (l'edificio che racchiude il vessel). Tale rischiosa procedura nel caso del reattore di Fukushima-Daiichi 1 è sfociata nell'esplosione dell'idrogeno che ha distrutto la struttura di contenimento in cemento (evento simile a quanto avvenuto a Chernobyl).
Gli esperti americani sottolineano come in tutti i casi precedenti tali fenomeni furono associati anche mediante un nesso causale ad una parziale fusione del nucleo del reattore, ed è pertanto tecnicamente molto probabile che un analogo fenomeno si sia verificato nel reattore n. 1 di Fukushima, tesi avvalorata dal fatto che in caso di seri problemi di raffreddamento lo scioglimento del combustibile è una conseguenza pressoché matematica. Il 13 marzo 2011 le autorità giapponesi hanno peraltro confermato che anche il reattore n. 3 (tecnicamente analogo al n. 1 ma di potenza maggiore), sta avendo simili problemi, in quanto le barre di combustibile non sarebbero totalmente coperte da acqua e quindi soggette a surriscaldamento. Livelli altissimi di radioattività sono stati registrati anche ad oltre 100 km dalla zona del disastro, nell'aria, nell'acqua, nel latte persino nelle verdure esportate a Taiwan. Molti artisti del maggio musicale fiorentino provenienti dal Giappone sono risultati contaminati. Problemi di innalzamento della radioattività ambientale a seguito dei danni provocati dal sisma si sono avuti anche presso la centrale nucleare di Onagawa e presso il secondo complesso nucleare di "Fukushima Daiichi", che è costituito da 4 reattori, costruiti tra il 1976 al 1986.
Il paragone con Cernobyl non è quindi per nulla esagerato, anzi in quel caso il disastro riguardò un solo reattore, in questo riguarda almeno 4 reattori tanto è vero che l'Aiea è stata già costretta ad alzare da 4 a 5 i livello dei danni procurati calcolati secondo la scala Ines (una sorta di scala Mercalli delle tragedie nucleari)

Le responsabilità dei governanti giapponesi
Quel che è certo è che questa ecatombe nucleare poteva essere evitata. Essa è frutto della folle, criminale e suicida politica energetica dell'imperatore Hirohito e dei governanti che si sono succeduti alla guida del paese del Sol levante. Nonostante avesse subito l'ecatombe del bombardamento nucleare di Hiroshima e Naghasaki per mano dell'imperialismo americano che segnò la fine della II guerra mondiale e l'inizio della strategia del terrore nucleare della "guerra fredda", nonostante l'isola sia come noto una tra le zone a più alto rischio sismico del mondo, nonostante il nucleare civile giapponese sia costellato da un numero incredibile di incidenti nel corso dell'ultimo mezzo secolo, il Giappone è diventato il terzo paese più nuclearizzato al mondo. Nel 2009 l'energia nucleare in Giappone generava il 28,89% dell'energia elettrica prodotta in totale nel Paese e a maggio del 2010, si contano in Giappone 18 centrali elettronucleari in funzione che dispongono complessivamente di 55 reattori operativi, 1 in costruzione e soltanto 3 dismessi.
Gli incidenti precedenti sono stati semplicemente ignorati. Nel 1999 a Tokaimura un incidente in una fabbrica di combustibile nucleare diede il via ad una reazione a catena incontrollata. Tre persone morirono nell'incidente e altre 400 circa furono esposte alle radiazioni. L'incidente fu classificata a livello 4 dall'AEIA. Il 16 luglio 2007 la centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del mondo che fornisce elettricità a 20 milioni di abitanti, viene chiusa in seguito ai danneggiamenti provocati da un terremoto. La faglia sismica attiva passa proprio sotto la centrale. Gli impianti giapponesi dicono le autorità sono progettati per resistere ad un sisma di grado 8.5, ma l'impianto di Kashiwazaki-Kariwa ebbe gravi danni già con un sisma di grado 6.8. Il terremoto aveva provocato un grosso incendio in un trasformatore elettrico e la fuoriuscita di 1.200 litri di acqua radioattiva che si riversano nel Mar del Giappone, seguirono una cinquantina di altri incidenti di "piccola entità".

L'Europa riflette sui pericoli del nucleare, il governo Berlusconi va avanti
La paurosa condizione in cui è precipitato il Giappone sta portando a rivedere la strategia sul nucleare nel resto del mondo. Nel corso di una riunione tra i responsabili delle autorità nucleari dei diversi governi, i Paesi dell'Unione europea hanno deciso di effettuare test di resistenza sulle centrali nucleari del Vecchio Continente su base volontaria. I test serviranno a verificare se le centrali nucleari sono in grado di resistere a eventi straordinari quali terremoti, tsunami e attacchi terroristici. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato la chiusura provvisoria (per tre mesi), ma immediata, dei sette reattori entrati in servizio prima del 1980 a cominciare dai più vecchi: Biblis A in Assia (ovest) e Neckarwestheim I nel Baden-Wuettemberg (sudovest), che sono ancora aperti grazie alla decisione della stessa Merkel di allungare la vita di tutte le centrali.
In controtendenza le arroganti dichiarazioni del governo del neoduce Berlusconi. Prima il piduista capogruppo del PDL alla Camera Fabrizio Cicchitto poi il ministro Stefania Prestigiacomo si affrettavano a precisare: "Ribadiamo che riteniamo sbagliato e irresponsabile assumere decisioni sulle spinte emozionali ripetendo così le circostanze del referendum post-Chernobyl". Sullo sviluppo del programma nucleare, ancora top secret è intervenuto anche l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti con le seguenti parole: "Certo che continuiamo a essere impegnati nei confronti del nucleare italiano - ha detto -. Come Paese, come industria, dobbiamo sviluppare tutte le tecnologie e non possiamo fare a meno del nucleare. Confermo quindi che restiamo impegnati nel rilancio del nucleare in Italia". Infine nel corso della seduta delle Commissione Ambiente e Attività Produttive della Camera, che aveva in oggetto il decreto legislativo 31 sul programma nucleare italiano, il sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, Stefano Saglia, in risposta alle preoccupazioni del governatore del Veneto, affermava che il governo non intende costruire centrali nelle Regioni che rifiuteranno di ospitarle.

L'arroganza neofascista del governo Berlusconi
Il governo del neoduce Berlusconi ha imboccato una strada criminale. Rilanciare il nucleare significa calpestare la volontà del popolo italiano che si è già espresso con un voto contrario nel referendum del 1987 e con motivazioni tuttora validissime.
Sono molto pericolose per l'ambiente, la salute e la sicurezza delle masse, specialmente in un Paese come l'Italia, altamente sismico. La costruzione delle centrali nucleari ha inoltre un costo esorbitante, sebbene nessuna tecnologia possa garantire sicurezza in caso di incidenti o attentati, e peraltro non risolve nemmeno alla lontana il problema del fabbisogno energetico. Non va dimenticato neanche il fatto che non è stato ancora risolto il problema dello stoccaggio e dello smaltimento dei micidiali residui delle centrali nucleari a suo tempo chiuse che rischiano di ingrassare i trafficanti di rifiuti, come la holding dei casalesi. Tali centrali infine rischiano di nascere già vecchie in quanto per realizzarle ci vorranno molti anni mentre la materia prima, l'uranio, andrà ad esaurirsi nel giro di 20-40 anni. Le principali miniere si trovano in paesi del Terzo mondo, come il Niger, che subirebbero nuove depredazioni ed aggressioni imperialiste come sta avvenendo con la sfrenata corsa al bombardamento di Tripoli per il controllo di gasdotti e pozzi petroliferi.
No alle centrali nucleari in Italia, senza se e senza ma. La moratoria proposta dal governo Berlusconi è una truffa bell'e buona, un bluff che serve solo per diversivo e per prendere tempo in attesa di tempi più favorevoli per rilanciare il suo piano di costruzione di nuove centrali nucleari.

13 aprile 2011