Nel 2006 quattro morti al giorno
La strage degli operai: 704 morti sul lavoro dal 1° gennaio
I più colpiti sono i precari, gli "atipici" e gli immigrati

Non si è fermata neanche ad agosto, il mese in cui si concentrano le ferie di milioni di italiani, la tragica catena di incidenti sul lavoro, che nei primi 8 mesi dell'anno ha ucciso 704 lavoratori e ne ha lasciati invalidi oltre 17 mila. Agosto è stato anzi uno dei mesi più terribili per le cosiddette "morti bianche", con una impressionante sequenza di incidenti mortali che hanno mietuto decine di vite, tra cui giovani operai e anche giovanissimi precari.
Tra questi ha destato molta sensazione, sia per la giovane età della vittima, sia perché non è successa in uno sperduto paese del Sud ma in una delle più ricche e avanzate province del Nord, la tragica fine di Christian Schwingshackl, uno studente-lavoratore di 16 anni della provincia di Bolzano, assunto per l'estate come operaio edile in una ditta della zona, ucciso l'8 agosto dal crollo di una cantina dove era stato mandato per prelevare del materiale: "Spesso questi stage si trasformano in un vero e proprio sfruttamento, dove dei ragazzi senza esperienza svolgono mansioni che non gli spettano. E ogni anno ci troviamo con tre o quattro casi di minorenni feriti sul lavoro", ha commentato il segretario provinciale della Fillea-Cgil di Bolzano rivelando come il caso di Christian sia solo la punta di un iceberg più esteso di quel che appare alla superficie.

Vittime anzitutto tra precari e immigrati
Il 28 agosto, in provincia di Parma, è morto un altro giovane precario, Andrea Arduini, apprendista di 19 anni travolto da un fascio di pesanti trafilati metallici. Era ai suoi primi giorni di lavoro. "La strage sul lavoro continua e continuerà fino a che non cambierà radicalmente il modo di lavorare, fino a che non si interromperà la catena della precarizzazione del lavoro che - è un dato oggettivo - è sicuramente responsabile della persistenza e dell'aumento degli infortuni e degli omicidi bianchi", ha commentato il responsabile dell'Ufficio salute e sicurezza della Fiom, Giorgio Cremaschi, sottolineando che un apprendista ai primi giorni di lavoro come Arduini "non doveva essere messo a operare in condizioni che sono di estrema pericolosità anche per un lavoratore esperto".
Questo tragico mese, che ha registrato migliaia di infortuni e decine di vittime come e più di ogni altro mese dell'anno, era cominciato con un'altra giovane vittima del lavoro, Domenico Occhinegro, operaio ventiseienne morto il 1 agosto schiacciato tra due tubi di acciaio nell'ennesimo incidente sul lavoro all'Ilva di Taranto. Domenico, al contrario di Christian e Andrea, non era un precario, essendo all'Ilva da tre anni ed essendo stato assunto a tempo indeterminato dopo un primo biennio di formazione-lavoro. Ma anche nel suo caso ad ucciderlo sono stati comunque lo sfruttamento e la corsa al profitto capitalistici. L'impianto dove lavorava era rimasto fermo per quaranta giorni per via di un incendio. "Questo ha indotto la direzione a fare pressione sui lavoratori per incrementare la produzione", ha denunciato un membro dell'esecutivo Fiom dell'Ilva. D'altra parte 40 morti dal 1993 ad oggi, e 6 morti e decine di feriti solo negli ultimi due anni, a fronte di un incremento del 44% degli utili nel 2006, vorranno pur dire qualcosa riguardo alle condizioni di lavoro nell'acciaieria di Taranto.
Nello stesso giorno in cui è morto l'operaio dell'Ilva, l'Inail ha diffuso il rapporto 2006 e i dati previsionali per l'anno in corso sugli infortuni, morti bianche e malattie professionali. Secondo i dati pubblicati dall'istituto nel 2006 i casi mortali sono stati 1.302, 28 in più del 2005, pari ad un incremento del 2,2%, ma con un margine previsionale che potrebbe far salire il totale a 1.350 e l'incremento al 5,9%. Si tratta di un numero altissimo, equivalente a una media di 4 morti al giorno! Anche se circa la metà è attribuibile ad incidenti stradali, sia durante il lavoro che negli spostamenti da casa al lavoro, si tratta comunque di una media impressionante, visto che ogni giorno due lavoratori lasciano la vita per cause direttamente legate all'ambiente e alle condizioni di lavoro.

Supersfruttamento e ricerca del massimo profitto
Anche se nel 2006 sono leggermente diminuiti gli infortuni denunciati (-1,3%, ma restano comunque altissimi, quasi un milione), il dato di gran lunga più rilevante e significativo è il netto incremento degli infortuni tra i lavoratori parasubordinati e interinali, i cosiddetti "atipici", che è stato di ben il 19% rispetto al 2005 per entrambe le categorie. Più contenuto ma pur sempre significativo l'incremento degli incidenti anche fra i lavoratori extracomunitari (+3,7%). Anche perché se la quota di immigrati sul totale dei lavoratori è del 6%, quella degli infortuni denunciati è del 12,5%, il che significa che si infortunano il doppio rispetto ai colleghi italiani.
Non si pensi poi che gli infortuni sul lavoro accadano in misura minore nelle regioni più economicamente e industrialmente sviluppate, perché viceversa è proprio nel Nord e nel Centro Italia che si registra la maggior densità di infortuni. In testa c'è l'Umbria, con un'incidenza del 47% superiore alla media nazionale; seguono Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Per il 2007 l'Inail prevede un calo complessivo degli infortuni, essendosi il primo quadrimestre dell'anno chiuso con un calo del 2% rispetto allo stesso periodo del 2006. Tanto è bastato al ministro del Lavoro Damiano per sentirsi ipocritamente "confortato", anche a nome del suo governo, dai dati dell'istituto. Come se queste variazioni irrisorie (e per giunta ancora ipotetiche), potessero significare un'inversione di tendenza attribuibile miracolisticamente al solo cambio della maggioranza di governo.
La realtà è invece che la strage continua come e più di quando al governo c'era Berlusconi. La nuova legge sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, approvata dal parlamento proprio il 1° agosto, ammesso che porti qualche miglioramento, non potrà farlo prima di mesi, se non di qualche anno. Mentre per quanto riguarda una delle cause principali della strage di lavoratori, quella che è direttamente responsabile dell'impennata di infortuni anche mortali a cui assistiamo in questi ultimi mesi, e cioè la deregolamentazione, la frammentazione e la precarizzazione ormai dilagante del lavoro, che aumenta esponenzialmente lo sfruttamento e i rischi di incidenti, niente è stato fatto, assolutamente niente, dal governo di "centro-sinistra" del dittatore democristiano Prodi.
Tradendo in pieno le promesse elettorali il governo non ha eliminato la legge Biagi, obbedendo al diktat della Confindustria e dimostrando di non essere diverso né migliore nella sostanza del governo neofascista di Berlusconi, e di continuare di fatto la sua politica a favore unicamente dello sfruttamento, della produttività e del profitto capitalistici. Stando così le cose, purtroppo la strage di lavoratori non può che continuare, come difatti questi ultimi mesi hanno tragicamente confermato.

5 settembre 2007