Le 17 vittime uccise nel sonno
Strage Usa di bambini e donne in Afghanistan
Manifestazioni e cortei di protesta. Circondata l'ambasciata Usa per chiedere giustizia

Nella notte tra l'11 e il 12 marzo scorsi un sergente americano è uscito dalla base di Camp Belambay, nel distretto meridionale di Panjwai, ha raggiunto i due villaggi vicini di Alokozai e Garrambai, a circa 35 km da Kandahar, è entrato nella case e ha ucciso 17 persone che stavano dormendo. Le vittime sono per la maggior parte donne e bambini.
La versione diffusa dal comando Nato dell'Isaf indicava nel militare "fuori di testa" o ubriaco, che poi si era consegnato ai suoi superiori, il responsabile degli omicidi. Diversi testimoni hanno invece raccontato di un gruppo di soldati americani ubriachi, che scorrazzavano in giro per i villaggi ridendo e che chiudevano la serata con una strage. Un testimone ha denunciato che i suoi figli sono stati uccisi da soldati che dopo hanno bruciato i resti.
Il vice comandante dell'Isaf, generale Adrian Bradshaw, confermava che "uno dei nostri soldati ha ucciso e ferito un certo numero di civili in un villaggio adiacente alla sua base" e sosteneva che si era trattato di "un gesto disumano" che "non faceva in alcun modo parte di una attività autorizzata dell'Isaf". La versione ripresa dal presidente Obama che ripeteva: "si tratta di un incidente tragico e scioccante". E prometteva che nel più breve tempo possibile i responsabili sarebbero stati processati.
Non ci hanno creduto né il fantoccio presidente afghano Karzai che aveva condannato "l'imperdonabile gesto" né il parlamento afghano che chiedeva il processo a Kabul per i responsabili. Richiesta vana, Washington per evitare processi fuori del suo controllo non riconosce nemmeno il tribunale dell'Aja e comunque ai suoi soldati garantisce l'impunità, finora in gran parte di episodi simili accaduti in Iraq o in Afghanistan i responsabili l'hanno fatta franca o sono stati condannati a pene ridicole, coperti dai superiori e dalla Casa Bianca.
Del resto di come i marines, che portano "libertà e democrazia" nel mondo, considerino i loro nemici in Afghanistan era stato testimoniato nel gennaio scorso dalla diffusione del video amatoriale che mostrava alcuni soldati americani che urinano sui cadaveri di tre ribelli afghani appena uccisi; un vergognoso oltraggio alla resistenza afghana. Nella stessa base vicino a Seattle del sergente americano, impegnato nell'addestramento dell'esercito governativo in vista del ritiro del contingente Usa annunciato da Obama per il 2014, erano stati addestrati i marines che lo scorso anno avevano ucciso almeno tre afghani "per sport". Una delle fabbriche di automi da guerra protagonisti di crimini contro i civili ma la cui responsabilità ultima e principale ricade sui vertici politici e militari dell'imperialismo americano.
Alla notizia della strage una folla di manifestanti afghani ha circondato la base americana e chiesto giustizia. In un comunicato diffuso via Internet la resistenza denunciava che "la maggior parte delle vittime sono bimbi innocenti, donne e anziani, massacrati dai barbari americani che hanno rubato le loro preziose vite senza ritegno, macchiandosi le mani del loro sangue" e prometteva vendetta per "ognuno dei martiri uccisi selvaggiamente dagli invasori".

14 marzo 2012