In 90 città d'Italia
Studentesse e studenti medi in piazza al grido: noi il debito non lo paghiamo
All'alba suonano le sveglie sotto Palazzo Chigi: "è l'ora di andarvene". Uova e vernice rossa contro le banche. Irruzione nella sede di Moody's. Occupati i binari della stazione Ostiense di Roma
A Palermo, Catania, Caserta, Firenze, Pesaro, Bologna, Padova il PMLI invita ad abbattere il massacratore sociale Berlusconi

Il 7 ottobre è stata una vera e propria giornata di lotta. 150mila studenti combattivi e arrabbiati contro chi sta demolendo l'istruzione pubblica ed il futuro dei giovani, sono scesi in piazza in 90 città d'Italia al grido: "Noi il debito non lo paghiamo" e "Ora i conti li fate con noi".
La mobilitazione nazionale indetta dall'Unione degli Studenti (UdS) e a cui hanno partecipato svariate organizzazioni e collettivi degli studenti medi, nonché degli universitari, hanno scosso tutt'Italia da Nord a Sud a partire letteralmente dall'alba: nelle prime ore della mattinata infatti alcuni studenti romani hanno portato delle sveglie sotto Palazzo Chigi, facendo intendere chiaramente al governo Berlusconi che è l'ora che se ne vada.
La mobilitazione studentesca si teneva parallelamente allo sciopero nazionale della scuola per l'intera giornata indetto da Unicobas e a cui ha aderito l'Unione Sindacale di Base (Usb).
Ovunque la rabbia è esplosa contro le banche, emblema del capitale finanziario, colpite da lanci di uova e vernice rossa. A Milano gli studenti hanno fatto coraggiosamente irruzione nella sede di Moody's, l'agenzia di rating che di recente ha declassato l'Italia, portando uno striscione con su scritto: "Squali della finanza speculatori sulle nostre vite".
A Roma gli studenti hanno deviato il percorso prestabilito nel tentativo di raggiungere viale Trastevere, ma sono stati fermati dalle "forze dell'ordine" in tenuta antisommossa, e quindi hanno dato vita a blocchi del traffico e lanci di fumogeni, al grido: "tutti insieme facciamo paura". Nei pressi della stazione metro Piramide gli studenti hanno preso a calci e sputi un'auto blu di un burocrate prima che questa riuscisse a defilarsi, quindi hanno occupato i binari della stazione Ostiense. Nella stessa giornata l'Unicobas ha tenuto un presidio davanti al Ministero dell'Istruzione in difesa della scuola pubblica.
Dal canto suo, il neopodestà Giorgio Alemanno ha cercato di sminuire la partecipazione alla manifestazione e invitato a "regole condivise" per evitare che la proteste possano uscire dal recinto legalitario, in questo evidentemente strizzando l'occhio ad un PD sempre più imbelle e inviso agli studenti.
A Milano, oltre al già citato assalto a Moody's, gli studenti "armati" di scudi ed elmetti da cantiere hanno cinto d'assedio la sede della Regione Lombardia, subendo la repressione della polizia del neofascista ciellino Formigoni. A Torino sono stati bruciati fantocci raffiguranti Berlusconi, Gelmini, Marchionne e Cota. A Napoli tre cortei diversi hanno attraversato le vie cittadine, con piazza Borsa "rinominata" piazza "Reddito per tutti". Ad Avellino gli studenti si sono uniti agli operai della Irisbus, tentando di occupare la A16 Napoli-Bari dove sono stati fermati dalle "forze dell'ordine". A Palermo oltre 10mila studenti sono scesi in piazza per rivendicare "una scuola libera, gratuita e slegata dalle logiche di mercato/profitto". Anche a Catania oltre 10mila studenti.
A Palermo, Catania, Caserta, Firenze, Pesaro, Bologna, Padova il PMLI ha preso parte alle manifestazioni locali invitando le studentesse e gli studenti a battersi in prima fila per abbattere il massacratore sociale Berlusconi. A Caserta il combattivo corteo è stato diretto dal compagno Mauro Maietta. A Palermo gli studenti hanno chiesto le dimissioni del neopodestà Cammarata, PDL, e in diverse parole d'ordine lanciate dal corteo catanese il governo Berlusconi è stato definito fascista. In entrambe le città siciliane gli studenti marxisti-leninisti sono stati gli unici a portare in piazza la bandiera rossa con la falce e martello. Anche a Firenze, dove i marxisti-leninisti sono stati ben accolti dal corteo, ha avuto successo la parola d'ordine del Partito che accosta Berlusconi a Mussolini. A Bologna e a Pesaro gli studenti marxisti-leninisti hanno diffuso i volantini del Partito e a Padova uno studente ha chiesto una copia di "Stato e rivoluzione" di Lenin.
Quelle succitate sono solo alcune delle città che sono state toccate dalla vasta mobilitazione studentesca. Una mobilitazione che, come hanno detto gli studenti stessi, rappresenta l'inizio di una nuova stagione di lotte contro la sistematica distruzione della scuola pubblica (ricordiamo gli oltre 13 miliardi di tagli annunciati dal governo), ma anche contro le politiche finanziarie imposte dall'Unione europea e della Banca centrale europea con l'assenso di Draghi e le manovre del governo, che ne sono alla radice, e contro la precarietà dilagante.
La reazione della Gelmini non si è fatta attendere, ma il ministro ha superato se stessa per ipocrisia e ridicolo. In un'intervista a Repubblica del 9 ottobre, pur continuando a puntare sulla "scuola dell'eccellenza", ha riconosciuto apertamente i tagli all'istruzione pubblica e si è detta disponibile ad ascoltare la piazza. Tempestiva e corretta la replica degli studenti, che non si sono lasciati ingannare dalle improvvise e ritardatarie "aperture" di una Gelmini - ironizzano - fulminata sulla "via del Gran Sasso".
Il 7 ottobre è stata una giornata importante anche perché ha dimostrato che gli studenti si fanno vincolare sempre meno dalle illusioni legalitarie e parlamentariste (generalmente nei cortei è stato ripreso l'esempio del 14 dicembre 2010), ed in vari casi ha realizzato positive esperienze di unità con i lavoratori ed i precari. Adesso bisogna proseguire su questa strada, approfondendo e sviluppando i legami con queste lotte, ma anche rafforzando l'unità del movimento degli studenti medi e degli universitari. Bisogna battersi con forza per la scuola e l'università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti.
Di fronte a politiche finanziarie tanto violentemente antipopolari, il movimento studentesco, come in generale tutti i movimenti di lotta che si stanno sviluppando nel nostro Paese, si interroga su come cambiare la società. Noi ribadiamo quanto abbiamo scritto nell'articolo "Studentesse, studenti battetevi in prima fila nelle lotte contro il massacro sociale, per difendere l'istruzione pubblica e per abbattere Berlusconi": "Lo scempio dell'istruzione pubblica per salvare il capitalismo in crisi e la creazione di una scuola e un'università sempre più classiste e sempre più chiuse ai figli del popolo dimostrano ancora una volta che, nel regime capitalistico, esse sono asservite alla classe dominante, cioè alla borghesia e ai magnati dell'industria e della finanza, che non si fanno scrupoli a demolirle per preservare i loro interessi economici. Ecco perché, per conquistare vittorie realmente stabili e durature, il movimento studentesco deve riscoprire e impadronirsi dell'anticapitalismo e farne la propria bandiera".
Intanto l'appuntamento è al 15 ottobre. Il PMLI ci sarà per rilanciare la proposta di abbattere con la lotta di piazza il neoduce Berlusconi prima che possa fare altri danni.

12 ottobre 2011