Gli studenti di nuovo in piazza contro Berlusconi e per l'istruzione pubblica

Dopo dieci giorni da quando si erano affiancati ai precari nelle loro manifestazioni del 9 Aprile, le studentesse e gli studenti sono tornati a mobilitarsi il 19 aprile. Tante le motivazioni alla base di quest'ultima giornata: le ultime dichiarazioni deliranti di Berlusconi per cui la scuola pubblica sarebbe un coacervo di malvagi "insegnanti di sinistra" che "inculcano valori diversi da quelli della famiglia"; i sempre maggiori costi della condizione di studente (non solo l'iscrizione e i libri di testo, ma anche i trasporti, il taglio delle borse di studio e alle agevolazioni per le famiglie); la lotta alla precarietà; la preparazione della partecipazione degli studenti allo sciopero generale indetto dalla CGIL per il 6 maggio.
Chiediamo "welfare e diritti contro la precarietà a cui ci vogliono destinare. Per questo scenderemo con i lavoratori il 6 maggio", scrive in un comunicato la Rete della conoscenza che ha promosso questa giornata. Rincara la dose Jacopo Lanza dell'Unione degli studenti (che insieme agli universitari di "Link" forma la suddetta Rete): "L'assenza di politiche che difendano la scuola pubblica è la cifra della nostra ribellione a questo governo e a questo modello di scuola, volta a distruggere la scuola pubblica e a soppiantarla con l'istruzione privata".
Tante e variegate le forme con cui gli studenti in 50 città hanno partecipato allo "Student Action Day".
A Roma e in altre città hanno protestato contro i costi esorbitanti dei trasporti pubblici, salendo a bordo degli autobus per far sentire la propria voce; in particolare gli studenti fuori sede hanno denunciato come le agevolazioni offerte dal Comune di Roma interessino solo gli studenti romani, e non quelli venuti da fuori. La protesta è proseguita al museo di arte moderna dove gli studenti hanno rivendicato un sistema di welfare studentesco e l'accesso gratuito ai luoghi della cultura.
A Padova è stata lanciata la campagna "Senza di noi Padova muore" (slogan scritto persino sulle banconote) per protestare contro la riduzione degli spazi per gli studenti; gli studenti hanno inoltre occupato per quasi 20 ore il tetto del Rettorato per protestare contro le nuove misure di sicurezza (vigilanza armata compresa) a "protezione" del Rettorato, e contro la Commissione Statuto dell'Università incaricata di attuare la "riforma" Gelmini.
A Milano gli studenti hanno creato un "puzzle" gigante con la scritta "sciopero generale" in Piazza della Scala.
Molto sentito il tema della difesa della scuola pubblica contro il finanziamento statale della scuola privata; in particolare ad Udine gli studenti sono scesi in corteo contro le scuole private.
A Napoli, Bari (dove gli studenti sono stati ricevuti rispettivamente dall'assessore ai trasporti della Regione Campania e dal vicepresidente della Regione Puglia), Sardegna e Sicilia la protesta si è incentrata sulla rivendicazione di maggiori incentivi per il diritto allo studio e l'edilizia scolastica.
Questa giornata stimola alcune riflessioni.
Innanzitutto dimostra che persiste la combattività degli studenti, la loro voglia di continuare a mobilitarsi contro la distruzione dell'istruzione pubblica e la forte volontà di unire le lotte, a partire da quella contro il precariato che interessa anche gli studenti molto da vicino. Auspichiamo perciò che tale combattività non resti confinata ai "flash mob", azioni certo dimostrative, ma sostanzialmente innocue, e che invece si scateni con tutta la sua forza nelle piazze e nelle strade d'Italia, perché solo una decisa lotta di piazza può buttare giù il governo del neoduce Berlusconi, responsabile dello scempio della scuola e dell'università pubbliche.
Riteniamo inoltre che iniziative di "preparazione" alla partecipazione allo sciopero del 6 maggio, non dovrebbero accettare lo sciopero così com'è stato concepito dal vertice CGIL, cioè di sole sei ore (per quanto alcuni sindacati categoriali come la FLC e la FIOM l'abbiano esteso all'intera giornata) e con manifestazioni territoriali sparse. Potrebbero essere, invece, ottime occasioni per rivendicare e fare pressione sulla CGIL e sui "sindacati di base" affinché proclamino uno sciopero generale di otto ore con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi per cacciare via il governo Berlusconi. È una necessità urgente e non più rinviabile per fermare la sempre più devastante macelleria economica e sociale.

4 maggio 2011