Gli studenti romani sfidano in corteo il governo, la polizia li carica e sequestra

Nell'ambito della mobilitazione studentesca del 4 novembre (di cui ci occupiamo in un altro servizio), le studentesse e gli studenti medi romani si erano dati appuntamento per il giorno prima, giovedì 3, alla stazione Tiburtina, per dare vita ad un corteo che raggiungesse la "Sapienza" e tentasse di sfondare fino al Ministero dell'Economia. Una decisione coraggiosa per rompere il divieto fascista imposto dal neopodestà Alemanno strumentalizzando gli scontri avvenuti alla storica manifestazione anticapitalista del 15 ottobre.
La reazione delle "forze dell'ordine" di Maroni e Alemanno non s'è fatta attendere. Già dal primo mattino camionette e volanti si piazzavano davanti ai licei dando vita a vere e proprie schedature di massa, anche, sembrerebbe, controllando le assenze dalle classi e con la complicità delle autorità scolastiche, come al liceo "Tasso" dove il vicepreside ha consegnato alcuni studenti alla Digos per farli identificare.
Ciò non è servito ad intimidire e zittire gli studenti, numerosi dei quali giovanissimi, che a centinaia hanno comunque raggiunto la Tiburtina, dove le "forze dell'ordine" li hanno caricati, bloccati e sequestrati per 6 ore. Continuavano però le manganellate e le provocazioni contro gli studenti che gridavano: "Poliziotto non fare il duro, stiamo lottando per il futuro"; chi provava ad allontanarsi, veniva inseguito e identificato, se non anche picchiato, come un universitario accusato ingiustamente di avere lanciato pietre contro le "forze dell'ordine". In 10 venivano addirittura fermati. Quando alcuni studenti hanno provato a forzare la recinzione del cantiere della stazione, sono stati selvaggiamente colpiti a schiena e volto.
Nel frattempo giungevano sul posto anche diversi genitori per portare da mangiare agli studenti e sostenere la loro lotta.
La situazione è stata sbrogliata solo quando, a seguito di un appello alle "forze democratiche della città" lanciato su "Facebook", Marco Miccoli, Vincenzo Vita (PD), Luigi Nieri (SEL) e Stefano Pedica (IDV) sono giunti sul posto per trattare con le "forze dell'ordine" che, dopo oltre un'ora, hanno finalmente acconsentito di lasciare andare gli studenti, rigidamente a gruppi di 15 a intervalli regolari gli uni dagli altri e, soprattutto, filmati, fotografati e identificati.
Ricompattatosi, il corteo si è diretto al commissariato di San Lorenzo per chiedere il rilascio dei fermati ed ha infine raggiunto la "Sapienza" dove si è tenuta un'assemblea.
La Rete della Conoscenza ha emesso un comunicato dicendo fra l'altro: "Ciò che è successo oggi è di una gravità inaudita: agli studenti e alle studentesse è stato negato il diritto di manifestare" e denunciando che: "È evidente come l'ordine sia arrivato dall'alto".
Il PMLI tramite un comunicato stampa del compagno Federico Picerni, Responsabile nazionale per il lavoro giovanile, ha solidarizzato con gli studenti e definito la repressione come "una misura fascista senza precedenti". È infatti evidente che Alemanno, sotto la regia del governo Berlusconi, sia intenzionato a prorogare ed estendere l'ordinanza che vieta i cortei, violentando la Costituzione e negando un sacrosanto diritto democratico delle masse popolari. A dirlo non siamo noi, ma lo stesso neopodestà di Roma con queste parole: "Se non saranno trovate soluzioni concrete contro i rischi di violenza nelle manifestazioni, la validità dell'ordinanza che vieta i cortei nel I Municipio sarà prorogata". E a confermarlo c'è proprio la giornata del 3 novembre, in cui la repressione si è spinta ben al di fuori del I Municipio (il centro di Roma), dietro il pretesto che il corteo non sarebbe stato autorizzato né annunciato con sufficiente anticipo.
Come conclude il comunicato del PMLI: "Questi gravissimi atti di repressione del dissenso sono ulteriori conferme che ci troviamo in un regime neofascista e che Berlusconi è il nuovo Mussolini. L'unica soluzione è sollevare la piazza per buttarlo giù".

9 novembre 2011