Gli Usa preparano la superbomba contro l'Iran
Obama: "non escludiamo nessuna opzione"

Secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal gli Usa stanno preparando una superbomba per colpire l'Iran. Il Pentagono ha chiesto al Congresso di stanziare altri 82 milioni di dollari per finanziare il potenziamento dell'ordigno prodotto dalla Boeing.
La Difesa americana ha speso finora oltre 300 milioni di dollari per sviluppare una superbomba da 13 tonnellate destinata a distruggere bersagli sotterranei. La richiesta di un potenziamento del già micidiale ordigno da parte del Pentagono sarebbe dovuta al fatto che da una serie di test i militari americani si sono accorti che il potentissimo Mop, la sigla della superbomba che rappresenta l'acronimo di Massive Ordnance Penetrator, non era in grado di colpire gli impianti iraniani nascosti nelle montagne di Fordow, intorno alla città di Qom, i siti nei quali l'Iran starebbe sviluppando un proprio arenale atomico secondo i rapporti compiacenti dei servizi segreti imperialisti e sionisti. Già impegnati nella guerra contro l'Iran condotta con l'assassinio di scienziati nucleari iraniani.
"Sì, ci stiamo lavorando e credo siamo vicini a ottenere il risultato che vogliamo", confermava al Wall Street Journal il segretario alla Difesa Leon Panetta, l'ex capo della Cia, che precisava: "le bombe non sono destinate soltanto all'Iran. Vogliamo essere pronti a colpire qualsiasi nemico che nasconda le sue armi". Intanto all'Iran, contro la quale non è esclusa "nessuna opzione", ripeteva il presidente americano Barack Obama durante il recente discorso sullo Stato dell'Unione.
Fra le questioni citate in merito alla politica internazionale Obama ha dato largo spazio alla questione dello sviluppo della ricerca nucleare iraniana che secondo il governo di Teheran è destinata a un uso civile e che avviene negli ambiti previsti dal Trattato di non proliferazione nucleare, ispezioni dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea) comprese.
Non è certo solo per l'avvio di fatto della campagna elettorale per le presidenziali del prossimo novembre e la conseguente necessità di rafforzare i legami con le potenti lobby sioniste che hanno portato Obama a spingere sull'acceleratore della controversia con Teheran e a trascinarsi dietro gli altri paesi imperialisti europei che hanno varato provocatorie e inaccettabili sanzioni all'Iran dal prossimo luglio.
"Risolta" la questione dell'occupazione dell'Iraq, dove rimangono comunque a Baghdad un forte contingente militare e decine di migliaia di mercenari a guardia degli interessi imperialisti, e in via di apparente risoluzione la questione afghana con l'obiettivo del ritiro del contingente di occupazione entro il 2014, Obama mette nel mirino delle minacce di intervento militare l'Iran e la Siria, due ostacoli all'egemonia imperialista e sionista nella regione. Il siriano Assad massacra il suo popolo in rivolta e offre su un piatto d'argento il pretesto ai paesi imperialisti di giustificare un nuovo intervento umanitario "a difesa della popolazione", sul modello sperimentato in Libia. Con l'Iran è necessaria l'arma della falsificazione e delle provocazione.
L'Iran ha progetti per dotarsi di armi atomiche, è il ritornello che viaggia dagli Usa, all'Europa a Tel Aviv e Obama di rincalzo afferma che "non c'è nessun dubbio: l'America è determinata a impedire all'Iran di ottenere l'arma nucleare, e non leverò nessuna opzione dal tavolo per raggiungere questo obiettivo". L'opzione militare non viene esclusa a priori e viene coperta dal richiamo che il presidente americano ha fatto sulla strategia delle sanzioni internazionali per spingere Teheran ad abbandonare il suo programma nucleare, che giudica efficaci dato che "il regime è sempre più isolato, i suoi leader devono affrontare dure sanzioni e fino a quando si sottrarranno alle loro responsabilità la pressione non verrà allentata".
Certo le sanzioni provocano contraccolpi sull'esportazione del greggio e sull'economia iraniani ma il governo di Teheran non sembra in ginocchio, o peggio ancora isolato, tanto più che Cina, India e Giappone sono disponibili a aumentare le loro importazioni di greggio. Paga pegno casomai l'Europa, e in particolare Italia e Spagna, che dipendono da una quota consistente di importazione di greggio iraniano.
Obama, il Nobel per la pace, carica a testa bassa e minaccia interventi militari, anche se per coprirsi ha annullato le manovre congiunte con Israele, le più grandi mai svolte finora, che dovevano simulare appunto un attacco all'Iran. Il suo ministro alla Difesa Leon Panetta rilancia. In una recente intervista televisiva ha sostenuto che "se decidessero di farlo, gli iraniani impiegherebbero circa un anno per essere in grado di produrre una bomba ed altri uno o due anni per montarla su un vettore". Meglio prevenire, ha sostenuto Panetta, "gli Stati Uniti, ed il presidente Obama è stato chiaro su questo, non vogliono che l'Iran sviluppi un'arma atomica", Per impedirlo "tutte le opzioni sono sul tavolo".

1 febbraio 2012