"Svendopoli" svela l'ennesimo privilegio dei parlamentari
Tra i privilegiati Marini, Veltroni e Cossutta

Dopo "affittopoli" del 1996 e "i furbetti del quartierino" del 2006: ecco "svendopoli" e i "furbetti dei palazzi", ossia le centinaia di parlamentari, ministri, presidenti della Camere, sindacalisti e giornalisti di regime, governatori locali, alti dirigenti dello Stato, delle istituzioni, "forze dell'ordine" e della magistratura e perfino colossi industriali come Pirelli e Generali che, grazie al decreto sulle cartolarizzazioni varato nell'ambito della cosiddetta "finanza creativa" da Berlusconi e Tremonti e condivisa in pieno dall'attuale governo di "centro-sinistra", tra il 2002 e il 2007 si sono accaparrati a prezzo stracciato interi palazzi, superattici e appartamenti di grande pregio del patrimonio immobiliare pubblico con numero di vani a doppia cifra situati nelle zone più esclusive di importanti città come Roma, Milano, Bologna, Genova e Napoli. Un privilegio doppio dal momento che essi dopo aver goduto per anni di canoni d'affitto a dir poco irrisori, ora con cifre altrettanto irrisorie sono diventati proprietari degli immobili che abitavano rendendo eterno il loro privilegio.

I casi più scandalosi
L'epicentro dello scandalo è Roma dove oltre la metà degli immobili (il 52,4 per cento) del patrimonio pubblico sono stati svenduti con la maxi-dismissione della "Scip2". Al secondo posto c'è Milano (con l'8,5 per cento degli alloggi), poi Bologna (3), Napoli (2,9) e Genova (2,5).
Tra i casi più scandalosi figurano quello del presidente del Senato Franco Marini. L'ex boss della Cisl, già salito agli onori della cronaca corruttiva ai tempi di "affittopoli", fino ad oggi ha pagato appena 1 milione e 700 mila lire (circa 800 euro) per il prestigioso 14 vani di proprietà dell'Inpdai in via Lima a Roma. Ma il 23 aprile scorso ha deciso di rinunciare al suo vecchio privilegio in favore di uno ancora più conveniente, ossia da "affittopoli" a "svendopoli", che gli ha permesso di diventare proprietario dell'immobile situato nel cuore dei Parioli per appena 1 milione di euro mentre ai prezzi di mercato il suo valore è di oltre il doppio.
Tra i super privilegiati figura anche il segretario in pectore e neopodestà di Roma Walter Veltroni che tramite sua moglie, Flavia Prisco, si è accaparrato nel 2005 un prestigioso 190 metri quadri di proprietà dell'Inpdai situato al primo piano di via Velletri a due passi da via Veneto al prezzo di appena 373 mila euro. Una sorta di "sconto fedeltà" in quanto Veltroni è nato e cresciuto nelle case dell'ente previdenziale dei dirigenti pubblici. L'Inpdai aveva affittato sin dal 1956 un appartamento al padre, dirigente Rai. Poi nel 1994 i Veltroni restituirono all'ente i due alloggi nei quali vivevano Walter e la mamma per averne in cambio uno più grande ora accatastato nel patrimonio di famiglia ad un prezzo veramente irrisorio.
Sulle orme di Veltroni anche l'onorevole dei Comunisti Italiani Maura Cossutta che, alla faccia dei milioni di lavoratori e pensionati costretti a pagare cifre esorbitanti e a combattere ogni giorno con l'ufficiale giudiziario per evitare lo sfratto, dopo aver usufruito per anni di un affitto privilegiato, nel 2004 ha comprato per 165 mila euro dall'Inps un prestigioso 6 vani, quattro camere, due bagni e balconi, a due passi da piazza San Pietro.

Casini: 1,8 milioni per un intero palazzo
Altro caso emblematico è quello successo in via Clitunno, nel quartiere Trieste. In questa strada immersa nel verde, c'è un complesso immobiliare che faceva parte del patrimonio Ina-Assitalia. Lì abitava, con la prima moglie Roberta Lubich prima della separazione, l'ex presidente della Camera e boss dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, pagando un canone a dir poco miserabile. Tra il 2005 e il 2007, al termine di una torbida compravendita che coinvolge anche Generali, la famiglia Lubich-Casini rileva a prezzi di saldo tutto il palazzo ora in mano a Caltagirone, il nuovo suocero di Casini. Gran parte degli inquilini sono stati costretti a sloggiare nonostante la legge riconosceva loro il diritto di prelazione sui 30 vani catastali che compongono l'immobile. Non solo.
Anche l'immobile dove vive la prima moglie di Casini è stato ceduto in blocco ma con una procedura atipica. Ha comprato a un prezzo basso, 1 milione e 750 mila euro, la Clitunno Spa, società creata appositamente da un manager bolognese di area Udc, amico di Casini e della prima moglie. Si chiama Franco Corlaita e ha già rivenduto tutto ancora una volta alla famiglia Lubich. Nel novembre del 2006 la mamma di Roberta compra per 586 mila euro il secondo piano. Ad aprile del 2007 la prima moglie di Casini compra il piano terra, a 323 mila euro. Passano due mesi e il 21 giugno scorso l'operazione si chiude con la cessione alle due figlie minori di Casini del terzo piano (306 mila euro per 5 vani catastali) e del primo piano (8,5 vani per 586 mila euro).

I Mastella al supermarket immobiliare publico
Vergognoso anche il caso della famiglia Mastella. Il ministro della Giustizia abita all'ottavo piano di un palazzo sul lungotevere Flaminio che ha fatto la stessa trafila di quello di via Clitunno. Da Ina-Assitalia a Initium, società di Pirelli e Generali. Nel dicembre del 2004 nello studio del notaio Claudio Togna (dell'Udeur anche lui) i Mastella al gran completo hanno operato un vero e proprio saccheggio del patrimonio immobiliare pubblico. La moglie Sandra ha comprato per 500 mila euro un appartamento che include una veranda abusiva (condonata) e la terrazza su tre lati che guarda il Tevere e Monte Mario dall'ottavo piano. Non contenta ha spostato anche la residenza lì per ottenere le agevolazioni fiscali. Poi è toccato ai figli Elio e Pellegrino che comprano altri quattro appartamenti, due a testa. Il primo si accaparra il primo piano da 4,5 vani per 175 mila euro e altri 6 vani al quarto piano per 300 mila euro. Il fratello riesce a fare ancora meglio e compra un terzo piano con 5,5 vani per soli 200 mila euro e un miniappartamento con ingresso, camera, bagno e terrazza a livello per 67.500 euro, nemmeno il costo di un box in periferia. Il tutto è stato pagato coi mutui concessi dalla prodiana San Paolo (400 mila euro alla moglie) e Bnl, la banca che doveva far "sognare" D'Alema, Fassino e Consorte.
Initium è proprietaria anche dei condomini di via Niccolai alla Balduina e di via Visconti a Prati dove nel corso del 2004 hanno concluso ottimi affari anche l'ex ministro Baccini, l'ex capo dei gladiatori Francesco Cossiga e suo figlio Giuseppe, deputato di FI.
Della lunga lista di privilegiati fanno parte anche Lamberto Cardia, presidente Consob; Francesca Proietti, socia di Daniela Fini e figlia di Francesco, deputato di An e braccio destro del caporione fascista Gianfranco; Nicola Mancino e Luciano Violante; l'ex spione della Cia Giuliano Ferrara, che nel '96 tuonava contro i privilegiati di "affittopoli"; Raffaele Bonanni, segretario della Cisl; l'ex ministro e deputato della Margherita siciliana Totò Cardinale; il senatore Udc Francesco Pionati, ex mezzobusto del Tg1; l'ex direttore generale della Rai, il "pensionato" Biagio Agnes (così è definito nell'atto di vendita); Agazio Loiero, ex ministro mastelliano e attuale governatore della Calabria; il generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi, uomo fidato dell'ex ministro del Tesoro Giulio Tremonti; poi ci sono anche due alti magistrati: Pietro Grasso, capo della Direzione nazionale antimafia e Italo Ormanni, procuratore aggiunto e coordinatore della Dda della Procura di Roma che per pochi spiccioli si sono accaparrati dei bei oggettini facendo mordere sicuramente le mani a Massimo D'Alema. Infatti, prima che lo scandalo Affittopoli costringesse il futuro vicepremier a cambiare casa, anche lui alloggiava nello stesso palazzo e, se le cose fossero rimaste come allora ora anche il ministro degli Esteri avrebbe potuto spuntare un ottimo affare.
Secondo una prima stima gli inquilini d'oro di "svendopoli" che hanno goduto di sconti rispetto alla stima iniziale fatta dal governo, hanno fatto perdere alle casse pubbliche oltre 3,48 miliardi di euro.

26 settembre 2007