Con l'accordo separato firmato da Fim, Uilm, Ugl e Fismic
Svenduti i metalmeccanici ai padroni e al governo
Esultano Federmeccanica e Sacconi. La Fiom: "È un accordo illegittimo che equivale a un golpe sindacale, lo contrasteremo con tutti i mezzi". Solidarietà del PMLI
Scioperi spontanei in moltissime aziende

Lo sciopero generale del 9 ottobre scorso indetto dalla Fiom e le cinque grandi manifestazioni che in questo ambito si sono tenute a Milano, Firenze, Roma, Napoli e Palermo con la partecipazione di ben 250 mila metalmeccanici avevano lanciato un appello chiaro e forte: a Federmeccanica veniva chiesto di sospendere la trattativa; a Fim e Uilm si chiedeva di accettare il referendum sulle due piattaforme contrattuali presentate, in modo da ricevere un mandato vincolante dai lavoratori interessati e così evitare un accordo separato. Ignorando con un'arroganza senza pari questa possente iniziativa di lotta e fregandosene dell'appello che questa aveva lanciato, l'associazione del grande padronato metalmeccanico, spalleggiata apertamente da Confindustria e dal governo, e i sindacati complici, Fim e Uilm, con l'aggiunta del sindacato giallo Fismic e di quello (ex) fascista Ugl hanno tirato a diritto e dopo appena 6 giorni (15 ottobre) hanno firmato la temuta intesa separata, contro la manifesta volontà della Fiom, per il rinnovo del contatto collettivo nazionale dei metalmeccanici.

Com'era scritto nel piano della P2
È questo un accordo sciagurato perché si consuma a costo di una profonda spaccatura tra i sindacati confederali e, soprattuto, a seguito di una grave e intollerabile discriminazione nei confronti della Fiom-Cgil, ossia del sindacato più forte e rappresentativo della categoria. Un'operazione questa, perseguita da tempo dal governo del neoduce Berlusconi e dai suoi ministri Sacconi e Brunetta, che ricorda tanto quanto era scritto nel "piano di rinascita democratica" e nello "schema R" della P2 di Gelli. È un accordo illegittimo perché sottoscritto da sindacati minoritari che non rappresentano la maggioranza né degli iscritti al sindacato né dei lavoratori interessati, firmato sulla base di una piattaforma contrattuale non sottoposta alla consultazione e all'approvazione dei diretti interessati; perché esso disdetta unilateralmente il contratto di lavoro vigente (per la parte normativa) e valido fino al 2011. È un accordo filopadronale giacché il testo è stato redatto sotto dettatura di Federmeccanica e recepisce interamente la controriforma contrattuale di stampo neocorporativo neofascista contenuta nel precedente accordo interconfederale separato del 22 gennaio, poi ratificato il 15 aprile 2009, siglato da governo, Confindustria, Cisl, Uil e Ugl.
Scontate le (volgari) esultanze dei vari Sacconi (per il governo), Marcegaglia, Bombassei e Ceccardi (per Confindustria e Federmeccanica), Bonanni e Farina (per Cisl e Fim), Angeletti e Regazzi (per Uil e Uilm). Menano vanto di aver rinnovato il contratto della più importante categoria dell'industria prima della scadenza e senza un'ora di sciopero. Va bene. Ma ciò a favore delle imprese o dei lavoratori? Nella storia sindacale non si è mai visto che i padroni concedano qualcosa ai loro dipendenti senza che gli venga strappato con la forza!

Un accordo scritto da Federmeccanica
Diversa e opposta, com'era logico aspettarsi la reazione della Fiom a partire da quella di Fausto Durante, presente alla trattativa, come osservatore, mentre veniva siglata la suddetta intesa: "Contestiamo - ha detto - la legittimità e l'efficacia giuridica di questo accordo, perché in palese violazione degli accordi del '93 e del contratto del 2008". "La Fiom si riserva di prendere tutte le misure ritenute necessarie... non sono affatto escluse le vie legali" anche se la priorità viene data alle iniziative di lotta "fabbrica per fabbrica, territorio per territorio, per impedire che questo accordo possa trovare applicazione e realizzare i danni disastrosi che vi sono contenuti in nuce". "Non c'è stata trattativa - è la testimonianza di Maurizio Landini, anch'egli osservatore della Fiom al tavolo del negoziato - ho visto la Federmeccanica dichiarare che la nuova bibbia delle relazioni industriali è l'accordo separato del 15 aprile non siglato dalla Cgil, e di quelle regole il contratto sottoscritto è applicazione fedelissima". Non per caso nelle premesse si dice che le parti si impegnano ad armonizzare e integrare il contratto stesso con tutte le modifiche contenute nel nuovo modello contrattuale.
Per Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, quello appena firmato da Fim, Uilm e Federmeccanica si configura come un "colpo di Stato", un accordo su una piattaforma mai convalidata dai lavoratori, e per la quale al massimo pensa ad un referendum tra i soli iscritti, ovvero il 15-20% dei lavoratori. "Se è un accordo così bello - aggiunge - lo facciano votare a tutti: se finiremo in minoranza, ne prenderemo atto e lo accetteremo".
Concetti analoghi sono stati espressi da Giorgio Cremaschi, della segreteria nazionale della Fiom e leader di "Rete 28 aprile": "Tecnicamente è un golpe. Come definire diversamente infatti, la violazione brutale delle più elementari regole di democrazia con la sopraffazione della maggioranza da parte della minoranza? Fim e Uilm da sole rappresentano a malapena un terzo dei metalmeccanici. La Fiom da sola ha raccolto, tra iscritti e voti, un consenso tra il 55 e il 60 per cento della categoria".

Metodo e contenuti inaccettabili
L'accordo separato in questione risulta del tutto inaccettabile non solo per il metodo con cui è stato conseguito, e non è poco, ma anche per i contenuti. Il punto chiave, lo abbiamo già detto, è che esso recepisce la controriforma contrattuale padronale e corporativa imposta da governo e Confindustria nei primi mesi di quest'anno. Il che comporta gravi limitazioni alla libertà e all'autonomia negoziale nei luoghi di lavoro, a seguito della derogabilità del Ccnl, dell'introduzione dell'arbitrato e delle sanzioni verso le Rsu. In questo contesto una funzione centrale la svolgono gli enti bilaterali composti da rappresentanti delle aziende e dirigenti sindacali. Nasce per questa via, oltre a nuovo modello contrattuale un nuovo sindacato collaborativo con governo e padronato, istituzione dello Stato, sindacato di regime.
Altro punto cardine, il salario. L'intesa separata ottiene un aumento assolutamente insufficiente, il più basso delle ultime tornate contrattuali: 110 euro mensili lordi al 5° livello in tre anni (e non in due secondo il regime contrattuale vigente), così scaglionati, 28 euro al primo gennaio 2010, poi 40 euro nel 2011 e altri 42 euro nel 2012. Tolte le tasse l'incremento scende a 63 euro. Nel prossimo anno, l'aumento per il 3° livello sarà appena di 15 euro netti. Non solo questo. L'accordo programma di fatto, nel tempo, la riduzione del salario. Ciò è dovuto alla revisione peggiorativa del valore del punto per determinare gli aumenti futuri delle retribuzioni in base all'inflazione.
Non c'è inoltre nulla di serio in materia di blocco dei licenziamenti e di estensione di "ammortizzatori sociali" come aveva richiesto la Fiom. Si punta invece su un fantomatico "Fondo di sostegno al reddito", definito dalla Fiom una foglia di fico, da introdurre nel 2012, a condizione che il governo vari benefici fiscali a suo favore, gestito da enti bilaterali e finanziato in modo facoltativo con un euro da parte dei padroni e un euro da parte dei lavoratori. Come e a chi saranno distribuiti questi aiuti è, al momento, un mistero.

Si faccia il referendum tra i lavoratori
Ecco perché "la Segreteria nazionale della Fiom - si legge nella sua presa di posizione del 16/10 - esprime un giudizio complessivo profondamente negativo sull'intesa separata sottoscritta da Federmeccanica, Fim e Uilm". Ecco perché chiede ad esse "in modo formale, di effettuare tra tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori metalmeccanici un referendum ove si possano confrontare, in modalità rigorose e trasparenti, le ragioni del si e quelle del no all'accordo separato; un referendum il cui risultato sia vincolante per tutti. Se Fim e Uilm rifiuteranno questa proposta, si assumeranno la gravissima responsabilità di espropriare le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici del loro Contratto nazionale".
L'atto di forza di Federmeccanica e di Fim e Uilm ha suscitato una immediata e spontanea protesta nelle fabbriche un po' dovunque. Proteste ancora in atto e in sviluppo.
Già il 15, giorno della firma, si registravano scioperi spontanei a Torino, Milano, Padova, Bologna e in altre città. In alcune aziende, come alla Fiat Mirafiori gli operai hanno dato vita anche a cortei interni. I giorni successivi la contestazione è dilagata a macchia d'olio anche in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana e altre zone d'Italia. Impossibile citare una per una le fabbriche che sono scese in lotta.
Il PMLI, con un comunicato inviato alla stampa e alla Fiom nazionale, ha espresso tempestivamente la propria solidarietà militante agli operai in lotta e alla Fiom. E ha denunciato l'accordo separato come "un attacco alla democrazia, all'autonomia e all'unità sindacali, l'avvio del nuovo modello contrattuale e sindacale corporativo, padronale e governativo. In pratica, costituisce un ritorno al corporativismo mussoliniano". "Quella dei metalmeccanici e della Fiom - si legge nel testo - è non solo una lotta sindacale ma anche politica in difesa della democrazia e delle libertà sindacali, è una lotta che riguarda tutti i lavoratori e le masse popolari". Perciò deve godere dell'appoggio concreto dei lavoratori delle altre categorie, della Cgil e dei sindacati non confederali, delle forze politiche, sociali, culturali, religiose antifasciste e del movimento studentesco "per affossare l'infame accordo separato e fermare la macelleria sociale e lo scempio della Costituzione".

21 ottobre 2009