Svizzera
Contro i licenziamenti occupata l'officina di Bellinzona
I lavoratori delle Officine di Bellinzona riuniti in assemblea il 28 marzo hanno respinto all'unanimità le proposte del vertice delle Ferrovie federali svizzere (Ffs) e hanno votato a favore della prosecuzione dello sciopero e dell'occupazione dell'azienda che sono in corso dal 7 marzo. Il responsabile della trattativa per conto delle Ffs aveva annunciato alla delegazione sindacale la possibilità di mantenere per due anni il settore della manutenzione delle locomotive nella sede di Bellinzona, che occupa una sessantina dei 400 addetti complessivi, invece che la chiusura immediata della sede precedentemente proposta e aveva chiesto la fine delle iniziative di lotta definite "illegali". I lavoratori non hanno intenzione di cedere e nell'assemblea hanno manifestato la volontà di continuare a opporsi alla chiusura dello stabilimento anche con forme di lotta più incisive.
Le Officine di Bellinzona, fondate nel 1889, rappresentano un pezzo di storia del Canton Ticino e della Svizzera. Attualmente occupano 400 lavoratori che si occupano tra l'altro della manutenzione delle locomotive e di sviluppo e ricerca riguardo alle nuove tecnologie applicate ai sistemi ferroviari, fra le quali quelle relative alla minimizzazione dell'impatto sonoro di un treno.
Agli inizi di marzo gli operai apprendono da notizie di stampa che i dirigenti delle Ffs hanno intenzione di ridimensionare e privatizzare le attività dello stabilimento. Il reparto di manutenzione delle officine non ha problemi di bilancio, ha chiuso il 2007 con un utile di 1,5 milioni di euro e ha una previsione di utili di ben 6 milioni di euro per il 2008. Lo stabilimento fa parte del ramo delle ferrovie statali svizzere che si occupa del trasporto merci, un settore in perdita. Per "razionalizzare" i costi il vertice delle Fsf pensa di spostare parte delle attività fra le quali la manutenzione delle locomotive e i lavoratori addetti nello stabilimento di Yverdon, nella svizzera francese; nella sede di Bellinzona resterebbero solo la manutenzione dei carri merci i cui addetti dovrebbero passare a una nuova società di privati che acquisterà l'impianto. Il piano di ristrutturazione delle Fsf prevede inoltre licenziamenti anche nelle sedi di Friburgo, con 51 posti di lavoro in meno e 114 lavoratori trasferiti a Basilea, e la chiusura delle officine di Bienne.
Senza attendere la decisione ufficiale delle Fsf i 400 lavoratori di Bellinzona sono scesi in sciopero. Riuniti in assemblea hanno eletto un Comitato di sciopero, che affiancherà i responsabili sindacali nella vertenza, e annunciato che "non resteremo a guardare mentre a Berna si decide lo smantellamento del nostro posto di lavoro". La prima manifestazione si è svolta a Bellinzona; i lavoratori si sono recati in corteo al palazzo governativo cantonale dove hanno ricevuto la solidarietà dell'amministrazione locale. Il giorno seguente hanno manifestato a Berna al grido di "giù le mani dall'Officina!", di fronte la sede del Consiglio di amministrazione delle Ffs. A fronte della decisione della ristrutturazione presa dal vertice delle ferrovie hanno quindi deciso di occupare lo stabilimento.
La loro lotta riceve una immediata e larga solidarietà da tutta la Svizzera, registrata da una miriade di messaggi appesi nella bacheca della sede occupata. La popolazione di Bellinzona appoggia la lotta con contributi di cibo e soldi agli occupanti e partecipa in massa alle manifestazioni in città e il 19 marzo a una nuova manifestazione a Berna. In pochi giorni nascono in varie parti del paese numerosi comitati regionali di sostegno alla lotta che contribuiscono a rimpinguare il fondo di solidarietà a disposizione del comitato di sciopero.
A Pasqua, il vescovo del Canton Ticino celebra una messa di solidarietà nello stabilimento occupato, dove si svolge anche una festa con la partecipazione della filarmonica locale e un concerto rock.
Il 28 marzo si teneva un incontro tra i rappresentanti sindacali e del comitato di sciopero con gli amministratori di Ffs. Le richieste dei lavoratori riguardavano la permanenza della manutenzione delle locomotive presso le Officine Ffs di Bellinzona, la permanenza della manutenzione dei carri in una struttura a maggioranza pubblica, nessun trasferimento nello stabilimento di Yverdon.
Da parte della dirigenza delle Fsf si rispondeva con la disponibilità a mantenere "per un certo periodo" la manutenzione delle locomitive a Bellinzona. Una soluzione che avrebbe solo spostato nel tempo lo smantellamento dell'azienda. I lavoratori in assemblea respingevano l'offerta e decidevano di continuare la lotta.
Sempre il 28 marzo a Losanna migliaia di persone partecipavano alla manifestazione indetta dalle organizzazioni sindacali in solidarietà con la lotta dei lavoratori di Bellinzona; i dimostranti sfilavano in corteo dietro uno striscione con su scritto "ristrutturazioni e licenziamenti non sono una fatalità" e denunciavano la politica neoliberista del governo che sta smantellando le aziende pubbliche.

2 aprile 2008