Termini Imerese
Gli operai ex Fiat occupano l'agenzia del fisco e le banche
Vogliono la riconversione della fabbrica
Il governo non rispetta gli accordi

Dal nostro corrispondente della Sicilia
È esplosa il 9 maggio la nuova ondata di dure proteste degli operai dell'ex-stabilimento Fiat di Termini Imerese, chiuso in via definitiva a dicembre del 2011, e dell'indotto. Non è ancora partito il nuovo piano industriale che prevederebbe la riassunzione entro l'anno di 1.300 dei 2.200 operai ex-Fiat, la maggior parte dei quali andrebbero in cassa integrazione, per ristrutturazione aziendale, per essere reintegrati nella produzione entro il 2016. L'unica certezza per ora è che questi operai godranno degli ammortizzatori solo fino a dicembre per la cessazione dell'attività della Fiat. Non è realtà neanche la clausola che prevede la mobilità per oltre seicento operai più anziani, che dovevano essere accompagnati alla pensione con ammortizzatori sociali ma che dopo la controriforma Fornero, rischiano di andare ad ingrossare il mare delle decine di migliaia di "esodati" italiani rimasti senza alcun reddito. Le prospettive sono particolarmente buie per gli interinali, una cinquantina di operai che dal primo settembre non avranno più alcuna indennità di disoccupazione. Forti dubbi vi sono sulla credibilità finanziaria di Massimo Di Risio, presidente di Dr Motor, al quale i governi nazionale e regionale hanno concesso di subentrare a Fiat, mentre egli già deve fronteggiare una pesante situazione debitoria e il mancato pagamento degli stipendi agli operai di Macchia d'Isernia: le banche non gli concedono il mutuo da 95 milioni di euro necessario a riavviare la produzione in Sicilia.
Una situazione insostenibile per gli operai dell'ex-stabilimento Fiat e dell'indotto che chiedono il rispetto del piano di riconversione della fabbrica. Con l'appoggio di sindacati e famiglie, da una settimana portano avanti una durissima protesta. Il 9 maggio in diverse centinaia, dopo un'infuocata assemblea sindacale di Fiom Fim e Uilm, svoltasi davanti ai cancelli serrati della fabbrica, hanno, con decisione unitaria, occupato la sede dell'Agenzia delle entrate e quelle della Serit della cittadina: "Resteremo qui ad oltranza" gridavano gli operai, i ministeri del lavoro e dello Sviluppo economico non hanno rispettato gli accordi sugli esodati e sul piano di reindustralizzazione del polo di Termini e noi occupiamo un pezzo dello Stato".
Dopo essere rimasti accampati per quattro giorni e tre notti nella hall dell'Agenzia delle entrate, il 14 maggio gli operai hanno ripreso la protesta di massa con l'occupazione della filiale di Unicredit e quella di Intesa San Paolo della cittadina. In centinaia sono entrati nelle agenzie bloccando tutte le operazioni finanziarie in atto: "Si tratta di una iniziativa simbolica per sensibilizzare le istituzioni a trovare una soluzione immediata per 2.200 operai e il sistema bancario a non irrigidirsi", ha detto il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone.
La dura protesta operaia si è spostata a Palermo il 15 maggio, dove in oltre 400 hanno presidiato i cancelli di Villa Malfitano, dov'era in corso un convegno promosso dalla Regione siciliana sul sessantaseiesimo anniversario dell'Autonomia. Il contestatissimo governatore Raffaele Lombardo, MPA, che doveva essere presente, ha preferito disertare il convegno, mentre gli operai che chiedevano di incontrare l'assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao, sono stati tenuti fuori da un imponente schieramento di "forze dell'ordine" in tenuta antisommossa. "Bloccheremo le elezioni domenica", hanno urlato gli operai che intanto hanno bloccato la circolazione nella centralissima via Dante.
Noi auspichiamo che la lotta sindacale degli operai siciliani di ex-Fiat e Indotto abbia pieno successo. Pensiamo, inoltre, che la loro condizione è parte di un problema più vasto che coinvolge il Mezzogiorno, riguarda la progressiva fuga di capitali dalla Sicilia e dal Sud ed è conseguenza della politica antimeridionale del governo Monti, degno successore del governo Berlusconi, e del governo Lombardo per quanto riguarda la nostra regione. Ci vuole, allora, una mobilitazione sempre più forte ed estesa degli operai siciliani che metta all'ordine del giorno il rilancio dell'economia della Sicilia e dell'intero Mezzogiorno. Per questo gli operai siciliani devono saldare la loro lotta a quelle dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, dei giovani. Che gli operai ex-Fiat e indotto siciliani facciano proprie e diffondano le parole d'ordine di mandare a casa il governo Lombardo e proclamare lo sciopero generale di 8 ore e con manifestazione nazionale a Roma per mandare a casa Monti, degno successore di Berlusconi, e Elsa Fornero, la Marchionne del governo.

16 maggio 2012