Per scongiurare qualsiasi norma progressista sul testamento biologico
La mozione del Pdl vieta di sospendere l'accanimento terapeutico, senza eccezioni: "è sempre un omicidio"
I diktat del Vaticano e del governo sconfessano le sentenze della Corte costituzionale, sottomettono la Costituzione e il parlamento al volere del premier e del papa

Alla notizia della scomparsa di Eluana Englaro, il parlamento nero gioco forza era stato costretto ad interrompere l'esame del disegno di legge urgente anti-eutanasia che Ratzinger e Berlusconi con un golpe istituzionale e costituzionale avrebbero voluto a tutti i costi imporre al Paese. L'offensiva clerico-fascista proseguiva però sulla stampa e sulle televisioni con il fuoco incrociato di scomuniche delle alte gerarchie ecclesiastiche nei confronti di tutti coloro che avevano osato contestare i diktat del Vaticano e del governo.
Eluana "è stata uccisa, il caso non si può considerare chiuso", tutto ciò "è avvenuto in nome di una sentenza e occorre che lo Stato prenda posizione per evitare il ripetersi di situazioni analoghe" sentenziava l'agenzia dei settimanali cattolici (Sir) promossa dalla Cei in una nota a firma del teologo Marco Doldi, autore meno di 24 ore prima, sullo stesso sito dell'ennesimo appello per bloccare il protocollo di sospensione dell'accanimento terapeutico legalizzato, avviato grazie alla coraggiosa e meritoria battaglia di Beppino Englaro, e suffragato da ben tre gradi di giudizio e dalla Corte Costituzionale. "S'impone per tutti - minacciava Doldi - una riflessione grave e pacata. Intanto, - continuava - occorre dire che Eluana non è morta da sola: è stata uccisa da chi l'ha privata del cibo e dell'acqua; la sua non è stata, certo, una morte naturale. Per questo chi ha compiuto o favorito questa fine ha una responsabilità grave davanti a Dio e alla società".
L'Avvenire, il quotidiano della Cei, in un editoriale firmato da Marco Tarquinio dal titolo ''Non morta, ma uccisa'', usava toni da Santa Inquisizione: "chiedano perdono ai nostri figli e alle nostre figlie'', che da oggi ''rinunceranno, forse per paura e per sospetto, a ragionare della vita e della morte con chi gli è padre e madre e maestro e amico e gli potrebbe diventare testimone d'accusa e pubblico ministero e giudice e boia'': un'allusione chiara, ripetuta ben cinque volte, anche al ruolo di tutore e interprete delle volontà della figlia svolto dal Beppino Englaro, il quale nel frattempo in un'intervista al Tg-com censurata dagli altri mass-media del regime neofascista denunciava il motivo per cui lui e sua moglie non hanno potuto partecipare alla cerimonia funebre per la figlia, tenutasi a Paluzza. "Non c'ero - dice Englaro - perchè altrimenti avrei distolto l'attenzione, si sarebbe trasformato nel mio funerale. E poi polizia e carabinieri mi hanno raccomandato di non uscire di casa da solo. Ho ricevuto minacce per mail e per posta, ed è meglio fare attenzione". "Se ho necessità di uscire - proseguiva Beppino Englaro - devo essere accompagnato. Devo farlo per la mia sicurezza". Nelle sue condizioni si troverebbero - sottolinea il Tg-com - anche il rianimatore Amato De Monte e la presidente della casa di riposo La Quiete di Udine (Ines Domenicali), dove Eluana era stata ricoverata negli ultimi giorni e dove è stato applicato il tanto discusso protocollo di sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione forzata.
Tornando alle vicende parlamentari è accaduto che nella notte del 10 febbraio, il presidente del Senato Renato Schifani annunciava che era stata trovata una sintesi in base alla quale le opposizioni avrebbero rinunciato ad ogni ostruzionismo sulle mozioni presentate dal Pdl in cambio dell'arrivo in aula del ddl sul testamento biologico, indicando in due settimane e mezzo i tempi massimi necessari.
La mozione del Pdl su richiesta di Francesco Rutelli (Pd), è stata dunque votata per parti separate, con quattro senatori del Pd che hanno votato a favore: Francesco Rutelli, Lucio D'Ubaldo, Emanuela Baio e Claudio Gustavino, mentre 20 ex-popolari, tra cui Franco Marini, hanno preferito non partecipare al voto. Respinta con 109 voti favorevoli, 151 contrari e 14 astensioni la mozione presentata dal Pd a firma della presidente del gruppo Anna Finocchiaro e altri. La mozione dell'Idv è stata respinta con 17 sì, 156 no e 107 astenuti.
La mozione del Pdl approvata dal Senato intende mettere la parola fine ad ogni discussione sul testamento biologico e l'eutanasia proprio come volevano Ratzinger e Ruini impegnando il governo a fare in modo che un eventuale disegno di legge sul testamento biologico non consideri mai alimentazione e idratazione forzata come terapie, e comunque non conceda mai ai cittadini la facoltà di determinare autonomamente la propria volontà in merito. Uno schiaffo alla volontà popolare, alla Costituzione, alla magistratura e al parlamento come è ormai consuetudine per i piduisti al potere. "È sempre più urgente - si legge nella premessa - la discussione e l'approvazione di norme che garantiscano la certezza di cure idonee e di adeguata assistenza nella fase terminale dell'esistenza ovvero quando le condizioni personali non consentano di provvedere in maniera autonoma alle necessità vitali fondamentali, nella piena convinzione che nel nostro Paese nessuno debba più morire di fame e di sete".
Firmata anche dall'Udc di Casini, la mozione si conclude con l'impegno al governo "a garantire che in attesa dell'approvazione di una completa e organica disciplina legislativa in materia di fine vita, l'alimentazione e l'idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possono in alcun caso essere negate da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a sé stessi". Insomma in Italia la legislazione deve rimanere inchiodata al codice penale Rocco, imposto durante il ventennio fascista, secondo il quale tutte le forme di eutanasia sono giuridicamente inquadrate come omicidio. L'eutanasia attiva è assimilata all'omicidio volontario (art. 575 c.p.). In caso di consenso dell'ammalato si configura l'"omicidio del consenziente" (art. 579 c.p.) punito con la reclusione da 6 a 15 anni di carcere, il suicidio assistito è "istigazione o aiuto al suicidio" (art. 580 c.p.).
Per la cronaca nella mozione presentata in aula dal Pd si affermava che il testo del disegno di legge in discussione sulle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (Dat) deve contenere: "la previsione che l'idratazione e l'alimentazione, indicate nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, in quanto fisiologicamente finalizzate al sostegno vitale, non sono assimilate all'accanimento terapeutico e sono comunque e sempre garantite al paziente fino alla fine della vita", in parole povere l'unica differenza rispetto alla mozione del Pdl era che "nell'ambito del principio di autodeterminazione è ammessa l'eccezionalità dei casi in cui la sospensione di nutrizione e idratazione sia espressamente oggetto della dichiarazione anticipata di trattamento''.
Il documento presentato dall'Idv ricordava invece che Danimarca, Francia e Spagna "hanno provveduto a regolare la materia con delle normative al passo con i tempi e rispettose dei più basilari diritti all'autodeterminazione dell'individuo", mentre anche in Germania e Inghilterra, "pur non in presenza di una normativa specifica, il principio dell'autodeterminazione dell'individuo e il diritto a non soffrire trova da tempo, senza scandalo alcuno, attuazione nella pratica e conferma nella giurisprudenza".
Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, per il governo, esprimeva ovviamente parere favorevole al documento della maggioranza. Forte di questi paletti medioevali, che pongono anche in questo campo l'Italia alla testa dei paesi più reazionari d'Europa, nella riunione dei capigruppo il ministro per i Rapporti con il parlamento Elio Vito poteva impegnare i capigruppo a ricalendarizzare il ddl sul "trattamento di fine vita" tornato nel frattempo all'esame della commissione Sanità di Palazzo Madama.

18 febbraio 2009