Discorso di Giovanna Vitrano a Belpasso (Catania) e a Troina (Enna)
Astenersi per liberare la Sicilia dal capitalismo, dal sottosviluppo e dalla mafia

Care compagne e compagni, amiche ed amici presenti in piazza, vi porto il saluto del Partito marxista-leninista italiano e dei suoi dirigenti nazionali con alla testa il Segretario generale Giovanni Scuderi.
Prima di iniziare il mio discorso vorrei ringraziare la Cellula "Mao" di Troina del PMLI, con in testa il suo Segretario, Giuseppe Calabrese, ma anche i suoi militanti e simpatizzanti per aver organizzato questo importante comizio, per aver aperto la Sede del PMLI e per aver lanciato una inchiesta, la prima in assoluto da parte di una Organizzazione di base del PMLI, sulla condizione delle masse popolari di questo paese.
Il 13 e 14 aprile si vota in Sicilia per l'elezione del governatore e del parlamento regionale, nonché per quello nazionale. Sono chiamati alle urne circa 4.600.000 elettori per le regionali e per l'elezione dei deputati e poco meno per l'elezione dei senatori.

Le liste
La nostra regione sta esprimendo un esercito di candidati, circa duemila su duecento liste, a caccia di un posto di lusso da deputato o senatore, pagato profumatamente, circa 17.000 euro al mese oltre i vari privilegi, con i soldi delle masse popolari. Aumentano anche i candidati alla presidenza della regione. Nel 2006 erano in tre adesso sono ben cinque: Anna Finocchiaro (Pd) appoggiata dal "centro-sinistra", Raffaele Lombardo (Mpa) appoggiato dal "centro-destra", Ruggero Razza (La Destra), Sonia Alfano (Amici di Beppe Grillo), Giuseppe Bonanno Conti (Forza Nuova).
Niente di nuovo in questa tornata elettorale, tutto talmente vecchio da essere marcio. Dei 90 deputati uscenti se ne ricandidano settantasei. Le liste del "centro-destra" e del "centro-sinistra" sono un'accozzaglia di politicanti borghesi, salvo rarissime eccezioni, i quali, sulla scena istituzionale da decenni, hanno campato sulle spalle delle masse popolari, per di più raccogliendo barcate di procedimenti giudiziari, alcuni per reati gravissimi, come l'associazione mafiosa o la corruzione.
In testa a tutti il caso eclatante dell'ex-governatore Salvatore Cuffaro: costretto dai siciliani a dimettersi dopo aver incassato una condanna a cinque anni e all'interdizione dai pubblici uffici per favoreggiamento ad alcuni esponenti di Cosa nostra e per rivelazione di segreti d'ufficio, lo ritroviamo candidato al Senato per l'Udc, evidentemente a caccia dell'immunità parlamentare.
Per restare in casa Udc troviamo candidata l'uscente deputata regionale Giuseppa Savarino: la procura della Repubblica di Agrigento ha ritenuto di aprire a suo carico un procedimento per il reato di "concorso esterno in associazione mafiosa", a causa degli elementi emersi nel dibattimento processuale che ha visto la condanna dell'ex-assessore regionale dell'Udc Vincenzo Lo Giudice, come organico alla cosca di Canicattì, in provincia di Agrigento. La Savarino adesso è candidata alla Camera oltre che al parlamento regionale.
Degli altri otto deputati regionali dell'Udc inquisiti per reati gravi ritroviamo candidati Giuseppe Gianni, indagato per "voto di scambio in Sicilia". Nel 1999, il "pentito" Francesco Marino Mannoia aveva dichiarato che il suddetto Gianni era uno dei medici amici di Cosa nostra, arrestato per droga all'inizio degli anni Ottanta insieme a uomini della cosca di Raffadali e poi prosciolto. Dopo una condanna a tre anni per concussione è stato assolto dalla Cassazione. Questo soggetto era il presidente della Commissione Cultura, Formazione e Lavoro del parlamento siciliano.
Ritroviamo candidato a Catania per l'Udc Fausto Maria Fagone figlio di Salvatore Fagone, indagato e arrestato per associazione mafiosa: mentre era consigliere provinciale di Catania in quota Forza Italia, Fagone si sarebbe recato dal capomafia di Caltagirone per chiederne il sostegno elettorale in favore proprio del figlio Fausto che si era candidato alle regionali del 2001. Fausto Maria Fagone era componente della Commissione Affari Istituzionali.
E non è finita: a Palermo nelle liste dell'Udc, ritroviamo Antonino Dina. Nino Giuffrè, il "pentito" che accusa anche Dell'Utri, lo indica come il mediatore dei rapporti tra Provenzano e i politicanti che siedono in regione. Indagato per mafia, Dina era componente della Commissione Verifica dei Poteri, della Commissione Regolamento e della Commissione Bilancio e Programmazione, nonché presidente dei parlamentari UdC all'Ars.
Ritroviamo, sempre a Palermo, Salvatore Cintola, indagato per concorso in associazione mafiosa. Per due volte le indagini su Cintola erano state archiviate, ma dopo le dichiarazioni della boss collaboratrice di giustizia Giuseppa Vitale, il fascicolo è stato riaperto. L'assessore è indicato come amico personale del capomafia Giovanni Brusca (ora pentito) e fra gli uomini politici coinvolti nel progetto di Leoluca Bagarella che voleva realizzare il partito di Cosa nostra "Sicilia Libera".
Cintola è stato assessore regionale al Bilancio del primo governo Cuffaro, componente Commissione Bilancio e Programmazione, componente Commissione Regolamento.
Ritroviamo per l'UdC nel collegio di Siracusa Nunzio Cappadona, coinvolto in un'inchiesta della Procura su una presunta truffa ai danni del servizio sanitario pubblico. Cappadona, il più ricco parlamentare siciliano, 460.408 euro annui, è il titolare di vari laboratori di analisi e servizi sanitari. Guarda caso era componente proprio della Commissione Servizi Sociali e Sanitari.
E questo sarebbe il rinnovamento della politica borghese in Italia? Sembra quasi che per questa tornata elettorale i partiti borghesi stiano riesponendo il peggio del loro repertorio.
Molti di voi ricorderanno l'inchiesta di tangentopoli. Furono quarantadue i parlamentari siciliani coinvolti in quegli scandali, e molti sono ancora protagonisti della scena istituzionale borghese: nove sono oggi candidati alle elezioni regionali, ben diciannove alle politiche, otto continuano a fare politica in posizione di spicco, sei occupano incarichi di vertice in enti pubblici.
In primis, il candidato a governatore del "centro-destra" Raffaele Lombardo, dell'MPA. Da assessore cittadino agli Enti locali, fu arrestato per una storia di concorsi truccati alla Usl di Catania, ma poi "miracolato" da un'assoluzione.
DŽaltronde, gran parte delle inchieste che si abbatterono sullŽArs in quel periodo si conclusero con un nulla di fatto.
Ma anche il "centro-sinistra", principale fautore a chiacchere del rinnovamento della dirigenza politica, ritira fuori le sue mummie parlamentari: nel plotone di candidati alle politiche ci sono 19 "reduci" di quella lontana esperienza di tangentopoli: da Enzo Bianco a Leoluca Orlando, da Nino Strano a Giuseppe Firrarello, insieme ai democratici Giovanni Burtone e Franco Piro.
Certo è che il seggiolone dell'Ars o del parlamento nazionale è molto ambito. I 90 deputati al parlamento siciliano percepiscono uno stipendio che può superare quello di parlamentari e senatori nazionali. Difficilissimo andare a scovare quanto rubano alla collettività, poiché la Regione su questo è molto parca di comunicazioni. Secondo alcune inchieste giornalistiche la loro indennità di carica è pari a 4.500 euro il mese. I deputati-assessori percepiscono un'ulteriore indennità di carica, che ha la stessa consistenza monetaria di quella dei senatori del governo nazionale. Se addizioniamo l'indennità dell'Ars a quella di assessore regionale arriviamo alla quota di 14.000 euro mensili lordi. A questo stipendio, inoltre, vanno aggiunti i vari benefit che ogni onorevole ha a sua disposizione: auto blu con autista, vari rimborsi spese (trasporti, telefonia...) previdenza sanitaria, spese mediche, fino ad arrivare alla chicca del parrucchiere gratuito. In taluni casi si arriva persino ai 20.000 euro al mese. Il tutto pagato con il sudore delle masse popolari. Un oltraggio se si pensa che la Sicilia ha il maggior tasso di povertà a livello nazionale.
Mentre per gli operai, i precari e i disoccupati soldi non ce ne sono mai, il solo costo degli stipendi dei deputati siciliani basterebbe ed avanzerebbe a stabilizzare centinaia e centinaia dei trentamila precari che dipendono dagli enti pubblici siciliani. Se poi si considera quanto ci costano gli sperperi per garantire il lusso ai signori del palazzo, gli stipendi d'oro ai manager della sanità, i contributi a fondo perduto agli amici degli amici, siamo certi che si potrebbe stabilizzare l'intero esercito di precari siciliani. Basti considerare che Cuffaro, nella sua troppo lunga carriera di presidente della regione Sicilia ha firmato decine di contratti d'oro. Ricordate Patrizia Bitetti, adesso in pensione, che avrebbe dovuto far quadrare gli sgangherati bilanci di Asl e ospedali per un compenso di 480 mila euro? Inutile dire che il compenso fu incassato e i bilanci delle Asl siciliane sono ancora più sgangherati di prima.
Felice Crosta, altro compare di Cuffaro, messo a fare il direttore generale dell'agenzia per l'acqua ed i rifiuti ogni giorno intascava la bellezza di 1.553 euro, equivalenti a 567 mila e 300 euro lordi all'anno. Sempre in ordine di sciupio del denaro pubblico, si calcola che questa campagna elettorale solo per le regionali costerà ben 15 milioni di euro, la maggior parte dei quali sottratti alle masse popolari tramite il contributo pubblico ai partiti istituzionali.
Denuncia del governo regionale e nazionale, in relazione ai problemi delle masse popolari siciliane
C'è da chiedersi: ma una volta che questi politicanti borghesi vengono eletti e pagati profumatamente con i soldi delle masse popolari almeno ci risolvono i problemi? Manco a parlarne. Loro, gli "onorevoli" regionali e nazionali sono una cricca ben ammanigliata con lobby affaristiche borghesi più o meno lecite e non hanno alcuna intenzione di interessarsi dei problemi dell masse popolari siciliane.
Il candidato primo ministro per il PD Veltroni ha chiesto alle cosche mafiose di non votarlo. Ha detto a Caserta: "Annienteremo camorra, mafia e 'ndrangheta".
Bene, bravo, bis! Veltroni chi vuol prender in giro?! Se ne spunta in campagna elettorale con un "decalogo contro la mafia", mentre nei due anni in cui ha governato Prodi, e nei precedenti governi di "centro-sinistra", il problema non è stato neanche messo all'ordine del giorno.
Perché Veltroni non ha detto in questi due anni che voleva "Liberare l'economia del Sud dalla morsa mafiosa attraverso il monitoraggio degli appalti"? E che c'entra questa sua affermazione con la politica reale del governo Prodi che non ha fatto altro che liberalizzare, commissariare e diminuire i controlli: come fa Veltroni a dimenticare che il disastro ambientale della Campania, su cui il PMLI ha scritto un inoppugnabile Documento dell'Ufficio politico, che vi invito a leggere sul sito del Partito, è proprio figlio delle politiche nazionali, oltreché locali, del "centro-sinistra"?
E del lavoro nero, sul quale si basa l'economia mafiosa in Sicilia e che si è gonfiato come un bubbone negli ultimi anni, favorito da leggi come il pacchetto Treu e la legge 30, perché non dice niente Veltroni nel suo decalogo? Un vero colpo all'economia mafiosa sarebbe l'abrogazione della legge 30. Ma si sa che il PD non ha alcuna intenzione di cancellarla.
E perché Veltroni non dice nulla nel suo decalogo sulle rapine dei soldi della 488/92, legge sulla "disciplina organica dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno" destinati alle masse popolari del Sud, perpetrate in combutta tra cosche mafiose e imprenditori del Nord?
Fa ridere Veltroni quando nel suo decalogo parla di "Potenziamento del sistema di contrasto, con il rafforzamento dell'impegno per la cattura dei latitanti, l'integrazione delle polizie nazionali e delle polizie locali, la realizzazione di un sistema di sicurezza integrata". Ma dove e quando, se con il "centro-sinistra" e prima con il "centro-destra" le Procure in Sicilia si sono ridotte a non avere la carta per le fotocopiatrici e le forze dell'ordine a non avere i soldi per la benzina! Quando Veltroni nel suo decalogo parla di "Spezzare definitivamente il legame tra mafia e politica" si limita a chiedere un "monitoraggio dei comuni già sciolti per mafia". Ma la mafia non siede solo nelle amministrazioni locali, quella più forte, quella che dirige, siede in parlamento, nel governo, nei circoli dell'alta finanza, dell'industria dell'agricoltura. Perché non una parola nel suo decalogo sui tanti inquisiti che siedono sui più alti scranni isituzionali? Perché non una parola sul fatto che in parlamento stanno tentando di entrare inquisti per reati di mafia? Pensando alle vicende giudiziarie della giunta di "centro-sinistra" Loiero viene da ridere quando Veltroni a Reggio Calabria chiede alla mafia di non votare per il PD. Ma se la mafia ce l'avete in casa! Le masse popolari non dimenticano che proprio dalla sua maggioranza sono partiti gli ordini di imbavagliamento di quei giudici i quali, contrastando la mafia, erano arrivati alle lobby connesse ai politicanti borghesi che siedono in parlamento.
Il PD non è credibile nemmeno sul piano antimafioso, come non è credibile sul piano antifascista!
Al di là delle chiacchiere di Veltroni, il cui partito non merita neanche un voto dagli antimafiosi siciliani, nel programma della candidata alla presidenza per il "centro-sinistra" Finocchiaro, del PD, si parla di mafia solo un paio di volte. Laddove la candidata si accorge che "I beni confiscati alle cosche mafiose sono ancora largamente inutilizzati". Se ne accorge adesso, quando per due anni il governo Prodi ha fatto orecchie da mercante nei confronti delle proteste dei comitati di lotta a Palermo e Catania che denunciavano, di fronte ad una emergenza abitativa insostenibile, che le giunte comunali proteggevano e nascondevano i patrimoni sequestrati ai boss? Perché anche sotto il governo Prodi le famiglie dei senza casa dovevano indagare con il lanternino per mesi prima di riuscire a scoprire quali erano gli appartamenti confiscati alla mafia per poterne usufruire, ma badate sempre in regime di occupazione, perché le istituzioni borghesi non assegnavano gli appartamenti e spesso mandavano la polizia a sgombere le famiglie. Per risolvere la questione sarebbe bastato un decreto governativo, decreto che non è mai venuto.
Su un'altra questione quella che riguarda le cosiddette "grandi opere" bisogna stare molto, molto attenti. Cosa nasconde, ad esempio, la posizione ambigua della Finocchiaro circa il Ponte sullo Stretto? Afferma nel suo programma: "la realizzazione di grandi ed importanti infrastrutture necessita di una visione di insieme che non prescinde dal ponte ma che nemmeno si centra con la sua realizzazione." E no Finocchiaro! Non è possibile fare ad un tempo l'occhiolino alle masse antimafiose che non vogliono il ponte e alle lobby mafiose che lo vogliono!
Pretendiamo che la Finocchiaro dica chiaro e tondo che il Ponte non si farà né ora né mai!
E il punto programmatico dell'interporto catanese, con 30 miliardi di euro pubblici da versare in appalti, come si confronta con le perplessità che suscita nei catanesi il nuovo Piano Regolatore del Porto di Catania che prevede 1.000.000 di metri cubi di cemento? E perché la Finocchiaro non prende una posizione sulla chiacchierata gestione con probabili infiltrazioni mafiose, dello stesso porto di Catania?
Inoltre perché la Finocchiaro nel suo programma pone come prioritario quel disastroso megaprogetto del raddoppio del passante ferroviario di Palermo, osteggiato dalle masse popolari, ma fortemente voluto dalla giunta Cammarata di "centro-destra" di Palermo ed approvato dal governo del neoduce Berlusconi?
Perché la Finocchiaro non dice che ha intenzione di depennare definitivamente il progetto dei quattro inceneritori voluti da Cuffaro?
Nel programma della Finocchiaro i messaggi ambigui a chi ha orecchie per intendere sui progetti speculatori sono troppi e troppo gravi.
Su un altro problema gravissimo quello della gestione clientelare ed in molti casi effettuata da vere e proprie cosche mafiose e politiche del servizio sanitario pubblico in Sicilia la Finocchiaro semplicemente non dice nulla nel suo programma.
La sanità in Sicilia, nonostante assorba il 56% del bilancio regionale e preveda esosi ticket sulle prestazioni e sui farmaci, è un disastro.
Qui ancora una volta le responsabilità vanno ricercate nella politica sanitaria di entrambi gli schieramenti. È stato il "centro-sinistra" in Italia e in Sicilia ad avviare la scelta di uno "Stato sussidiario", cominciando a fare mancare alle masse popolari servizi pubblici essenziali.
Il governo Berlusconi ha accentuato questa scelta, inasprendo in senso federalista, antimeridionale e antipopolare la politica dei precedenti governi. In questo ha trovato il suo grande alleato in Sicilia nel governo Cuffaro sul quale ricadono grosse responsabilità circa la gestione politica filomafiosa delle risorse destinate al settore, lo sperpero di denaro pubblico in convenzioni private alla lobby dei medici privati convenzionati, le prebende di centinaia di migliaia di euro ai dirigenti regionali e ai manager delle Usl, la cui nomina praticamente dipende solo dall'appartenenza o vicinanza politica a qualche partito di maggioranza e non certo dalle capacità e dall'onestà. Prodi non ha detto o fatto nulla su questo problema.
Ma per rimanere ai programmi regionali nulla dice la Finocchiaro sul problema della ripubblicizzazione del settore idrico e del settore rifiuti, dove un'importante fetta del patrimonio collettivo conquistato con anni di lotte antimafiose sta ritornando pian piano nelle mani dei privati e, supponiamo, della mafia, mentre le famiglie siciliane si vedono addebbitare bollette stratosferiche di acqua e rifiuti per servizi che spesso sono inesistenti.
Niente di meglio si può dire degli altri programmi dei candidati in corsa. È talmente incapace la borghesia di proporre una soluzione al problema della mafia che si arriva a uscite assurde, come quella del candidato di Forza nuova Giuseppe Bonanno Conti del "commissariamento di Sicilia, Calabria e Campania da parte delle Forze armate per 5 anni con il fine di sconfiggere le mafie ed eliminare la simbiosi tra mafia e politica". Una proposta di una gravità politica inaudita. Le masse popolari siciliane e del Mezzogiorno sarebbero schiacciate oltre che dall'asfissiante presenza della criminalità organizzata anche dal tallone di ferro di un regime fascista di polizia. Conti certamente deriva questa proposta dall'intervento che Mussolini stabilì in epoca fascista, formalmente contro la mafia in Sicilia, ma nella realtà contro il movimento contadino ancora vivo e forte nella Sicilia di allora, nonché vero protagonista della lotta antimafiosa. Inaccettabile che si consenta tranquillamente a questi neo-nazisti di Forza Nuova di proporre un golpe mascherato da intervento contro la mafia!
Ai più accorti politicamente non sfuggirà di certo il parallelo tra le proposte di Forza Nuova e il commissariamento di polizia del settore rifiuti in Campania imposto dal governo Prodi.
Il programma del candidato del "centro-destra", "don Raffaele" Lombardo, il Cuffaro della Sicilia orientale, non ha una riga sulla lotta alla mafia e si incentra sulle megaopere e le privatizzazioni compresa la sanità, settori dove la mafia spadroneggia.
Lombardo vuole il Ponte sullo Stretto e addirittura vagheggia un fantascientifico progetto dell'alta velocità ferroviaria tra Augusta, Catania, Palermo e Messina. Si può dire che, in pratica, il progetto di Lombardo è quello di appaltare e subappaltare l'intero territorio regionale per consentire alle cosche di sventrare, spianare e distruggere allegramente, per di più intascando milioni di finanziamenti pubblici.
Laddove ha il suo bacino clientelare, cioè nella sanità, Lombardo ribadisce la "centralità, l'importanza e l'essenzialità del privato", ovvero di quella peste che ha fagocitato la maggior parte dei finanziamenti che il pubblico ha messo a disposizione in Sicilia.
Sul fronte delle risorse idriche e della gestione del ciclo dei rifiuti Lombardo si pone in continuità con il criminale progetto di Cuffaro tutto incentrato su privatizzazioni, appalti, inceneritori, dissalatori, ecc.
Ci sembra che piuttosto che paladino del Mezzogiorno, Lombardo sia uno sciacallo a capo di una banda di borghesi reazionari i quali, in combutta con la borghesia più reazionaria del Nord, rappresentata dalla Lega di Bossi, vuole sottoporre il Mezzogiorno e la Sicilia a un nuovo e ben più devastante saccheggio!
Questa volta, meno che mai, le condizioni delle masse popolari del Mezzogiorno, del suo territorio e della sua economia consentiranno un assalto degli sciacalli del Nord in combutta con la borghesia mafiosa, a meno che non abbiano deciso di ridurre il Mezzogiorno e la Sicilia ad una landa desolata.

La condizione delle masse siciliane
La condizione delle masse del Sud è al limite della sopportazione. Per rimanere in Sicilia basti considerare i recenti rapporti dell'Istat dai quali emergono, dopo i due anni di governo Prodi, scarsissimi livelli di occupazione, un notevole abbassamento dei consumi, dovuto alla contrazione del potere d'acquisto delle famiglie, le quali sono oberate dal costo delle tariffe conseguenti alle privatizzazzioni dei servizi. Intanto il numero degli occupati nel 2007 in Sicilia diminuisce. Il numero dei lavoratori si è posizionato a quota 1,482 milioni di unità corrispondenti a un calo dell'1,2% rispetto all'anno precedente, mentre in Italia gli occupati sono aumentati dello 0,9%. Un dato ancora più negativo quello siciliano se si pensa che è viziato da una consistente diminuzione della domanda di lavoro. L'esercito in cerca di occupazione è infatti passato dalle 446 mila unità del 1999 a 217 mila nel 2007. Moltissimi giovani siciliani hanno preferito emigrare al Nord o sono sempre più convinti di
non trovare lavoro.
La distanza della Sicilia e delle regioni del Mezzogiorno da quelle del Centro-Nord è abbastanza evidente se si osservano i livelli dei tassi del "mercato del lavoro". Oltre alla cronica differenza nei tassi di disoccupazione, 12,4% per la Sicilia al terzo trimestre 2007 contro 2,8% per il Nord-Est e 3,6% per il Nord-Ovest, colpiscono anche i circa 20 punti percentuali di differenza del tasso di occupazione, che nello stesso periodo è al 44,8% per la Sicilia contro il 68,0% del Nord-Est e il 66,1% delle regioni del Nord-Ovest del Paese.
Per colmare tale divario, una stima porta a ritenere che sarebbe necessario, nel Mezzogiorno, un aumento di circa 2,5 milioni di occupati, mentre in Sicilia l'aumento dovrebbe essere di circa 700 mila.
Il problema più grande in Sicilia è l'occupazione femminile. Nell'isola il tasso di attività maschile (68,3%) è circa il doppio di quello femminile (34,6%). Nel Nord del Paese invece abbiamo un tasso di attività maschile del 78,4% e un tasso di attività femminile del 59,8%. Anche il dato assoluto dell'occupazione maschile registra in Sicilia differenze rilevanti con 1.010.000 occupati maschi al terzo trimestre 2007 contro 485.000 femmine, mentre nel Nord abbiamo 6.979.000 occupati maschi contro 5.005.000 femmine.
Di questa grave condizione che appare generalizzata nel Mezzogiorno non possono che avere responsabilità il "centro-sinistra" ed il "centro-destra" nazionali insieme alle giunte regionali.
Il governo Prodi si è assolutamente disimpeganto sul Mezzogiorno. Dov'è adesso un'ipotesi di intervento sul problema del lavoro in Sicilia e nel Mezzogiorno nei programmi della Finocchiaro, di Lombardo, di Veltroni, del neoduce e di tutti gli altri candidati alle poltrone borghesi?
Cosa vuole fare la politica istituzionale della massa di giovani disoccupati in Sicilia? Cosa vuole fare dell'esercito di precari? Cosa vogliono fare Veltroni, Berlusconi, la Finocchiaro o Lombardo per sconfiggere la piaga sempre più dilagante dello schiavismo nelle campagne? Cosa vogliono fare per il problema del lavoro nero e dell'aumento degli incidenti mortali sul lavoro in Sicilia?
Semplicemente di questi problemi non si parla nei programmi dei candidati, al di là delle generiche affermazioni sugli incentivi per la fuoriuscita dal precariato, che lasciano il tempo che trovano. Di questi incentivi si parla da anni ed intanto aumentano in numero i giovani precari siciliani e quelli che lo erano prima sempre precari restano!
Secondo recenti indagini la Sicilia ha il più alto tasso di contratti "flessibili" e di sfruttamento del lavoro precario sia nel privato che nel pubblico. Il "pacchetto Treu" e la legge 30, voluti rispettivamente dal "centro-sinistra" e dal "centro-destra", da noi hanno dimostrato il loro vero volto, con l'aumento vertiginoso del lavoro nero e dello sfruttamento non sindacalizzato.
Non esiste altra regione in Italia in cui è così diffuso lo sfruttamento del lavoro precario persino negli Enti pubblici. La Sicilia ha un vero e proprio esercito di precari in attività alla regione, ai comuni, alle province. Se ne contano almeno trentamila. E poi ci sono la sanità, i trasporti, i servizi idrici e di smaltimento dei rifiuti e di pulizia urbana dove la regione e gli enti locali hanno dato fondo al bacino dei precari.
Un progetto di intervento sull'economia della Sicilia e del Mezzogiorno non vi è mai stato anzi i governi nazionali e regionali in questi ultimi anni hanno lasciato che settori di vitale importanza dell'economia siciliana andassero in crisi. L'assenza di una politica nel settore ha fatto sì che l'agricoltura, il più importante comparto produttivo dell'isola, oggi sia in crisi. In crisi anche la maggiore marineria italiana quella di Mazara del Vallo. In crisi la totalità delle grandi aziende metalmeccaniche che stanno trascinando nel fosso anche l'indotto.
Da notare che neanche in campagna elettorale tale tema viene affrontato, altro segno che il piano per la deindustrializzazione della Sicilia è condiviso e trasversale agli schieramenti.
È impossibile la risoluzione della Questione siciliana, parte integrante della Questione meridionale, proprio da parte di quei partiti e di quegli schieramenti che hanno contribuito pesantemente ad aggravarle entrambe. Non un voto vada a Lombardo, Finocchiaro ed agli altri candidati alla presidenza della Sicilia! Non un voto alle liste che li appoggiano! Non un voto ai candidati alla Camera o al Senato!

Denuncia del PD e del PDL
La storia e la pratica del capitalismo italiano e dei suoi governi, compresi quelli di "centro-sinistra" parlano chiaramente. Lo si vede anche dai programmi elettorali dei partiti parlamentari nessuno dei quali mette in discussione il capitalismo e il potere della borghesia né dà risposte soddisfacenti ai problemi reali delle masse. Addirittura quelli del PD e del PDL sono pressoché uguali.
La disputa è solo quale tra questi due partiti deve governare gli affari della borghesia. Gli altri fanno unicamente da contorno e da sgabello. Compresa l'imbelle e interclassista Sinistra arcobaleno, parte integrante della "sinistra" borghese e ruota di scorta del PD, che la userà se ne avrà bisogno per formare un eventuale governo e che ha già deciso di usarla per le giunte comunali, provinciali e regionali, in Sicilia come a Roma e altrove.
Quello che maggiormente impressiona, e che dovrebbe far riflettere seriamente l'elettorato di sinistra - afferma il documento elettorale dell'Ufficio politico del PMLI - è che questo nuovo falso partito di sinistra, pieno di rinnegati del comunismo e di pentiti della falce e martello, non vede e non denuncia il piano del neoduce Berlusconi e del neonazionalista e presidenzialista Veltroni, che mira a realizzare la terza repubblica portando a termine il lavoro già fatto con la seconda repubblica. Il che significa accentuare i caratteri e i connotati del vigente regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista.
Anche se questi due rappresentanti della destra borghese e della "sinistra" borghese non dovessero arrivare al cosiddetto governo delle larghe intese, ormai è certo e scontato che collaboreranno per dare all'Italia capitalista una forma di Stato, il federalismo, e di governo, il presidenzialismo, conforme al disegno della P2 e alle necessità della classe dominante borghese per difendere i propri interessi in Europa e nel mondo, attraverso l'interventismo e le guerre imperialiste e la fascistizzazione delle istituzioni e della vita sociale, cementata dalla repressione e dalla criminalizzazione delle masse in lotta e dei migranti. Il decreto legislativo sulle espulsioni dei migranti non desiderati varato all'ultimo minuto dal governo Prodi ne è un amaro anticipo.
Tale accordo rischia di fare sentire il suo riflesso devastante anche sul piano culturale ed ideologico. Infatti il mafioso Dell'Utri, nel totale silenzio assenso del "centro-sinistra" revisionista, ha detto di voler riscrivere la storia della Resistenza!
Vi immaginate Dell'Utri che riscrive la storia della Resistenza? Cosa arriverà a dire se per lui e Berlusconi il loro compare Mangano, lo stalliere mafioso di Arcore, è un eroe?
Per noi i veri eroi sono coloro che lottano a viso a perto contro la mafia e il capitalismo per il socialismo! Sono eroi i partigiani che il 25 Aprile del 1945 hanno liberato l'Italia dal nazi-fascismo!

La proposta strategica del PMLI
Le coalizioni del "centro-destra" o del "centro-sinistra", a livello regionale o nazionale, non sono affatto in grado di risolvere i problemi delle masse popolari siciliane, anzi con l'accordo sulla terza repubblica tra Berlusconi e Veltroni le condizioni della Sicilia e delle masse popolari del Mezzogiorno peggioreranno, schiacciate dal peso del neofascismo e del federalismo che sta disegnando una Italia divisa in venti staterelli, ognuno con un sistema fiscale, con una sua sanità ed una sua scuola, in cui le masse del Mezzogiorno sono costrette a rimanere in condizione di arretratezza economica.
Attualmente sul piano elettorale l'astensionismo è l'arma migliore per combattere le illusioni elettorali, parlamentari e governative, per far acquisire alle masse una coscienza e una pratica antistituzionali e anticapitaliste, per indebolire, disgregare e delegittimare le istituzioni statali borghesi, le istituzioni rappresentative borghesi e i governi borghesi.
Il nostro astensionismo tattico non è un fine, ma uno strumento che il Partito adopera per arrivare all'Italia unita, rossa e socialista. Il socialismo è il nostro fine. Come afferma il suddetto documento dell'UP del PMLI: "Applicando le indicazioni del 'Manifesto del Partito Comunista' di Marx e Engels, di cui ricorre il 160° Anniversario della pubblicazione, e sulla base dell'esperienza storica della dittatura del proletariato, con al centro gli insegnamenti di Lenin, Stalin e Mao, nel socialismo cambieremo tutto. Dal sistema economico alle istituzioni; dall'ordinamento giuridico, giudiziario e militare all'istruzione. Cancelleremo le differenze tra città e campagna, tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, tra Nord e Sud. La legge economica fondamentale non sarà più quella della realizzazione del massimo profitto, in vigore nel capitalismo, ma quella del massimo soddisfacimento delle esigenze materiali, sociali e culturali delle masse.
Ognuno darà secondo le proprie capacità e avrà secondo il proprio lavoro. Creeremo le condizioni per eliminare le classi sociali e quindi arrivare al comunismo in cui ciascuno darà secondo le proprie possibilità e riceverà secondo i propri bisogni, e ognuno potrà realizzare se stesso in tutta la sua pienezza, senza alcuna disparità di sesso in tutti i campi."

La proposta elettorale del PMLI
Se vogliamo sottrarre la Sicilia al capitalismo, alla mafia e al sottosviluppo dobbiamo abbandonare ogni illusione elettorale e governativa e riunire tutti gli astensionisti, anticapitalisti, antimafiosi, antifascisti e fautori del socialismo nelle Istituzioni rappresentative delle masse, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta per elaborare il nostro programma e stabilire gli strumenti condivisi per applicare nella realtà le soluzioni che possano cambiare le condizioni di vita del popolo siciliano e sviluppare la lotta per l'Italia unita, rossa e socialista.
Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si astengono alle elezioni, che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime.
Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato popolare e l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei Comitati popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale.
I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapitaliste, antifasciste, astensioniste fautrici del socialismo eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini - eleggibili fin dall'età di 16 anni - devono essere rappresentati in maniera paritaria.
I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale devono rappresentare il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale.
Nel documento elettorale del PMLI per la Sicilia, che forse conoscete, avanziamo dieci rivendicazioni. Qui ne citiamo solo una: "Lavoro, lavoro, lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e i precari siciliani".
Liberiamo la Sicilia dal capitalismo, dal sottosviluppo e dalla mafia!
Asteniamoci (disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco)!
Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo!
Contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista!
Contro i governi della destra e della "sinistra" borghese!
Per l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

16 aprile 2008