Testo del video dal titolo "Con Stalin per sempre", realizzato dalla Commissione per il lavoro di stampa e propaganda del CC del PMLI in occasione del 50° Anniversario della morte del grande maestro del proletariato internazionale
L'esemplare vita di Stalin
Stalin nasce il 21 dicembre 1879 nella città di Gori, in Georgia. Suo padre è un calzolaio che diventerà operaio calzaturiero e sua madre è figlia di un contadino servo della gleba. Ai figli del popolo era allora preclusa ogni forma di istruzione se non nelle scuole ecclesiastiche. E Josif Vissarionovic Dzugasvili (si legge Giugasvili), detto Soso che in georgiano è il diminutivo di Josif, vi si iscrive all'età di 9 anni e a 15, dopo averle terminate, è ammesso nel seminario ortodosso di Tiflis grazie a un profitto scolastico eccellente e a una non comune passione ad allargare e approfondire le sue conoscenze in modo vivo e non libresco. La rigida educazione oscurantista esercitata con metodi gesuitici, oppressivi, intimidatori e polizieschi finisce per accentuare la sua ribellione e alimentare il suo spirito rivoluzionario. Risale ad allora la sua adesione al marxismo, diventa marxista benché nella Russia del tempo regnasse molta confusione sul terreno rivoluzionario tra le innumerevoli organizzazioni, correnti e partiti presenti, come i populisti, gli economicisti, gli anarco-sindacalisti e i "marxisti legali". "Entrai nel movimento rivoluzionario all'età di 15 anni quando presi contatto con gruppi clandestini di marxisti russi che abitavano allora nella Transcaucasia. Questi gruppi esercitarono su di me una forte influenza e mi dettero il gusto degli scritti marxisti clandestini" (Barbusse).
A 19 anni diventa membro del Partito operaio socialdemocratico di Russia, e spetterà a lui fondare e costruire il partito bolscevico nell'intera Transcaucasia. Mentre studia il "Manifesto del Partito comunista" di Marx ed Engels e il Capitale, legge e condivide gli scritti di Lenin contro il populismo e il "marxismo legale". Si appassiona allo studio della storia e della filosofia, dell'economia politica e delle scienze naturali che accompagna sempre al lavoro di propaganda nei circoli operai e di organizzazione e di azione rivoluzionarie. Un'attività clandestina che gli costerà nel maggio 1899 l'espulsione dal seminario per propaganda del marxismo.
Quando nel 1900 appare il giornale fondato da Lenin "Iskra" (La scintilla), Stalin fa sue le posizioni di Lenin e riconosce in lui il capo e l'artefice della nascita di un vero partito marxista in Russia, quantunque molti fossero allora i dirigenti russi a godere di maggiore fama e successo: "mi convinse che avevamo in Lenin un uomo straordinario... Quando lo paragonavo agli altri dirigenti del nostro partito, avevo sempre l'impressione... che Lenin in loro confronto non fosse soltanto uno dei dirigenti, ma un dirigente di tipo superiore, un'aquila di monte che non conosceva paura nella lotta e conduceva arditamente in avanti il partito sulle vie inesplorate del movimento rivoluzionario russo". Stalin, primo fra i dirigenti bolscevichi, comprende la grandezza di Lenin, la sua statura e il suo ruolo teorico, politico e organizzativo, diventandone il più fedele discepolo, il più coerente compagno d'armi e il più coraggioso sostenitore, ed è grazie a tale convinta e piena adesione al leninismo che egli ne potrà diventare l'erede, continuatore e sviluppatore dopo la morte prematura del fondatore del partito bolscevico.
Ventenne partecipa agli scioperi delle officine ferroviarie e, mentre sta organizzando la manifestazione del Primo Maggio 1901, sfugge a una perquisizione poliziesca e a un mandato di cattura. è costretto così a lasciare l'occupazione presso l'Osservatorio di fisica e diventa un rivoluzionario di professione: da allora e fino alla rivoluzione di febbraio del 1917 sarà costretto all'esistenza precaria ed eroica del clandestino che gli costerà peraltro tra il 1902 e il '13 sette arresti, sei deportazioni in Siberia, da cui evade ben cinque volte, percorrendo ogni volta 5mila chilometri. Soltanto dal suo ultimo luogo di deportazione, in Turukhansk, Stalin verrà liberato dalla Rivoluzione di Febbraio del 1917.
Mentre la celebre Iskra di Lenin viene stampata su carta velina per essere introdotta clandestinamente in Russia, il giornale bolscevico fondato nel 1901 e diretto da Stalin, "La lotta", è stampato clandestinamente a Bakù. Quando Stalin cambia abitazione, si trasferisce con lui anche la tipografia. Egli si muove tra le masse come un pesce nell'acqua, riesce a eludere le ricerche poliziesche organizzando delle riunioni persino nel cimitero, il cui custode era un fedele militante bolscevico. Rispetto ai tanti dirigenti russi costretti all'esilio per lunghi periodi dal sanguinario regime poliziesco zarista, egli con coraggio e sprezzo del pericolo opererà all'interno, in clandestinità, per l'intero sviluppo della rivoluzione russa. Pertanto sarà costretto a ricorrere a pseudonimi: i due più celebri sono Koba e, infine, Stalin, che in russo significa uomo d'acciaio.
Il suo primo arresto avviene il 5 aprile 1902 là dove si riunisce il Comitato di partito di Batum, egli è imprigionato con l'accusa di attività rivoluzionaria tra gli operai, ma neppure la successiva deportazione in Siberia riuscirà a interrompere il suo lavoro rivoluzionario e i suoi legami coll'organizzazione di partito. Dopo due lunghi anni, nel gennaio 1904, riesce a evadere e a tornare al lavoro attivo a Batum e Tiflis. Su sua iniziativa nascono le prime organizzazioni sindacali nella regione e sotto la sua direzione scoppia tra gli operai petroliferi di Bakù un imponente sciopero che dura dal 13 al 31 dicembre 1904 e si conclude con la vittoria del primo contratto collettivo sottoscritto nella storia del movimento operaio russo. Tale vittoria risulterà la vigilia della prima rivoluzione russa del 1905.
Nel frattempo il partito guidato da Lenin consolida la vittoria del marxismo contro l'economicismo, quella corrente borghese che condanna gli operai alla sola lotta economica per mitigare gli aspetti più insopportabili dello sfruttamento capitalistico e rifugge dalla lotta politica per la conquista del potere politico da parte del proletariato. Battuti quegli opportunisti, ecco apparirne dei nuovi: si tratta dei menscevichi, chiamati così, dalla parola russa minoranza, perché battuti dalla maggioranza diretta da Lenin al II congresso del Partito. Le divergenze riguardavano all'inizio essenzialmente la concezione leninista del partito a cui costoro contrapponevano un'organizzazione dai contorni vaghi, codista e movimentista, che ricorda quella teorizzata oggi da Bertinotti come un nuovo soggetto politico che dovrebbe rompere definitivamente ed esplicitamente con la tradizione marxista-leninista e saldarsi a esperienze di matrice socialdemocratica e persino premarxista. Successivamente, durante e dopo la rivoluzione del 1905, tali divergenze si sarebbero estese alla tattica e alla strategia rivoluzionarie e tradotte in aperto scissionismo. Nelle "Lettere da Kutais" del settembre-ottobre 1904 Stalin sottoscrive le critiche rivolte da Lenin a Kautzky e Rosa Luxemburg e difende la concezione leninista del partito del proletariato con queste parole: "Eleviamo il proletariato alla coscienza dei veri interessi di classe, alla coscienza dell'ideale socialista, ma non in modo che questo ideale venga scambiato per delle piccolezze o adattato al movimento spontaneo. Lenin ha posto la base teorica sulla quale sorge anche questa deduzione pratica ... Tale è il significato dell'idea leninista. La chiamo leninista perché nessuno nella letteratura russa l'ha espressa chiaramente come Lenin. (Stalin, Opere complete, vol. 1 pag.79).
Insomma già nel 1904 Stalin riesce a guardare più lontano di ogni altro. Lenin non ha ancora certo la fama affermata di tanti altri dirigenti russi e internazionali, nello stesso partito è tutt'altro che riconosciuto come il leader indiscusso, anzi è ripetutamente contestato da gente come Martov e Trotzki, eppure Stalin parla già apertamente di leninismo per sottolineare le novità del pensiero e dell'elaborazione leninista rispetto nel caso specifico alla concezione del partito elaborata da Marx ed Engels e si schiera apertamente con lui e contro chi ne contestava la direzione non facendo mistero della doverosa riconoscenza che occorre tributargli. Quelle sue parole del 1904 sono la smentita più incontrovertibile della calunnia di matrice trotzkista e revisionista secondo cui Stalin avrebbe brillato solo della luce riflessa del grande Lenin, della cui fama si sarebbe strumentalmente appropriato solo dopo la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre e dopo la sua morte. Il non ancora venticinquenne Stalin sembra parlare al proletariato italiano di oggi quando con questa bella immagine riafferma l'insegnamento leninista di fondere il socialismo scientifico col movimento operaio: "Che cosa è il socialismo scientifico senza il movimento operaio? è una bussola che, se viene lasciata inoperosa, può solo arrugginirsi e allora è da gettare via. Che cosa è il movimento operaio senza il socialismo? è una nave senza bussola... Unite le due cose insieme e avrete una magnifica nave, che punterà direttamente verso l'altra riva e giungerà in porto senza avarie". (Stalin, Opere complete, vol. 1, pag. 128).
La Russia dell'inizio secolo è sì un paese arretrato ma racchiude in sé tutte le contraddizioni dell'imperialismo. è il regno del più dispotico e oppressivo sistema politico miscelato al più spietato e selvaggio sistema di sfruttamento economico e sociale feudale e capitalistico, è il "baluardo più potente della reazione non soltanto europea, ma anche asiatica" (Lenin, Che fare?). "La Russia zarista era il focolaio di ogni genere di oppressione, - e capitalistica, e coloniale, e militare, - esercitata nella forma più barbara e più inumana. Chi non sa che in Russia l'onnipotenza del capitale si fondeva col potere dispotico dello zarismo, l'aggressività del nazionalismo russo con la ferocia dello zarismo verso i popoli non russi, lo sfruttamento di intere regioni, - della Turchia, della Persia, della Cina, - con la conquista di queste regioni da parte dello zarismo, con le guerre volte a conquistarle? Lenin aveva ragione di dire che lo zarismo era un `imperialismo feudale militare'. Lo zarismo concentrava in sé i lati più negativi dell'imperialismo, elevati al quadrato". (Stalin, Principi del leninismo).
Iniziata con la "domenica di sangue", la strage zarista ai danni dei pacifici e illusi operai di Pietroburgo accompagnati dalle loro famiglie, e punteggiata da commoventi atti di eroismo e solidarietà rivoluzionari, come la celebre rivolta dei marinai della corazzata "Potiomkin" che si rivoltano contro gli ufficiali zaristi e si schierano al fianco della città di Odessa teatro di uno sciopero generale politico, la "prima rivoluzione russa", quella borghese del 1905, è la prima grande rivoluzione dopo la Comune di Parigi e costituisce per il movimento rivoluzionario russo un'esperienza preziosissima che mentre dà vita a una nuova e sconosciuta forma d'organizzazione, i soviet, embrioni del futuro potere della dittatura del proletariato, si configura come una sorta di apprendistato, scuola di lotta politica e prova generale del '17.
Dopo tre anni di rivoluzione, la Russia conosce un periodo di controrivoluzione sanguinosa e spietata, lo zarismo perseguita i rivoluzionari con una furia spaventosa come mai era accaduto in tre secoli di storia russa. Sono lunghi anni, bui e terribili, che sbriciolano le resistenze dei cosiddetti compagni di strada, cioè di coloro che, com'è accaduto in Italia durante e dopo la Grande Rivolta del Sessantotto, si lasciano trasportare dal vento dominante, senza governarlo, imbrigliarlo e resistergli quando spira contrario, per mantenere comunque la rotta verso la vittoria. Gli opportunisti menscevichi ne sono atterriti e si trasformano in liquidatori, i bolscevichi non si fanno schiacciare dalla reazione di Stolypin, "non per nulla ci hanno chiamati `uomini di granito'" (Lenin, Opere complete, vol. 13 pag. 128), ripeteva Lenin. Infine avranno la meglio dei revisionisti, dei menscevichi, della corrente frazionista di Trotzki (definito proprio in quegli anni da Lenin "Giuda-Trotzki... e come il più infame arrivista e frazionista") sostenuta da Kamenev, Zinoviev e Rykov e si costituiranno nel 1912 finalmente in partito indipendente. Tra arresti, deportazioni ed espatri, Stalin su proposta di Lenin viene eletto alla direzione dell'Ufficio russo del Comitato centrale e chiamato a fondare e dirigere un nuovo quotidiano bolscevico di massa, la Pravda (La Verità). I bolscevichi non si limitano a parlare di rivoluzione, ma la preparano scientificamente, la propagandano e la organizzano materialmente. E quando nel febbraio '17 vince la rivoluzione borghese che abbatte l'assolutismo zarista, non ne sono stupiti né si accontentano di aver raggiunto questa tappa storica, come invece si sono accontentati in Italia i revisionisti togliattiani con la conquista della Costituzione borghese antifascista, ma spingono in avanti il movimento rivoluzionario e di lì a qualche mese da minoranza diventeranno maggioranza. "Ricordo il 1917, quando, dopo lunghe peregrinazioni attraverso le prigioni e i luoghi di deportazione, per decisione del partito fui trasferito a Leningrado. Là, nella cerchia degli operai russi, a contatto immediato con il compagno Lenin, grande maestro del proletariato di tutti i paesi, nella tempesta dei grandi scontri tra proletariato e borghesia, nella situazione creata dalla guerra imperialista, imparai per la prima volta a comprendere cosa significa essere uno dei dirigenti del grande partito della classe operaia. Là, nella cerchia degli operai russi, liberatori dei popoli oppressi e animatori della lotta proletaria di tutti i paesi e di tutti i popoli, ricevetti il mio terzo battesimo di combattente rivoluzionario (dopo Tiflis e Baku). Là, in Russia, sotto la guida di Lenin, divenni uno degli artefici della rivoluzione." (Stalin, Opere complete, Vol. 8 pag. 218-219) Mentre Lenin immagina e tratteggia teoricamente, prepara e dirige dal punto di vista strategico, politico e organizzativo il capolavoro della Grande Rivoluzione socialista d'Ottobre, Stalin è alla testa del Centro del partito incaricato della direzione immediata e pratica dell'insurrezione armata. I bolscevichi capovolgono cielo e terra e danno vita a un'impresa che sconvolge il mondo intero: la borghesia e l'imperialismo ne sono atterriti, il proletariato e le masse popolari esultano.
"La vittoria della Rivoluzione d'Ottobre segna una svolta radicale nella storia del genere umano, una svolta radicale nei destini storici del capitalismo mondiale, una svolta radicale nel movimento per l'emancipazione del proletariato mondiale, una svolta radicale nei mezzi di lotta e nelle forme d'organizzazione, nei costumi e nelle tradizioni, nella cultura e nell'ideologia delle masse sfruttate di tutto il mondo.(...) 1. La Rivoluzione d'Ottobre spicca innanzi tutto perché ha spezzato il fronte dell'imperialismo mondiale, ha abbattuto la borghesia imperialista in uno dei più grandi paesi capitalistici e ha portato al potere il proletariato socialista.... 2. La Rivoluzione d'Ottobre ha scosso l'imperialismo non soltanto nei centri del suo dominio, non solo nelle "metropoli". Essa ha anche colpito l'imperialismo nelle retrovie, alla sua periferia, scalzando il dominio dell'imperialismo nei paesi coloniali e nei paesi dipendenti.... 3. La Rivoluzione d'Ottobre, gettando il seme della rivoluzione nei centri dell'imperialismo e nelle sue retrovie, indebolendo la potenza dell'imperialismo nelle "metropoli" e scuotendone il dominio nelle colonie, ha messo in forse l'esistenza stessa del capitalismo mondiale, nel suo insieme.... 4. La Rivoluzione d'Ottobre non è soltanto una rivoluzione nel campo dei rapporti economici, politici e sociali. Essa è anche una rivoluzione nelle menti, una rivoluzione nell'ideologia della classe operaia." (Stalin, Opere complete, vol. 10 pag. 252)
Una nera coalizione di 14 stati capitalisti aggredisce la neonata patria dei soviet e la occupa per i tre quarti: Ucraina, Caucaso, Asia centrale, Urali, Siberia, Estremo oriente. Le truppe anglo-francesi sbarcano nella Russia settentrionale, quelle giapponesi a Vladivostok, e costituiscono governi fantoccio grazie al supporto delle famigerate guardie bianche dei generali Kornilov e Denikin e alla sovversione e al sabotaggio scatenati dalle classi abbattute dei grandi proprietari fondiari e capitalisti nonché dei kulak, i contadini ricchi, e dai loro partiti di riferimento: i cadetti, i menscevichi, i socialisti-rivoluzionari, gli anarchici e i nazionalisti di ogni genere. Lenin, in questo sonoro originale, rivolgendosi ai soldati dell'Esercito Rosso dice: "Compagni soldati dell'Esercito rosso i capitalisti di Inghilterra, America e Francia stanno muovendo guerra contro la Russia. Forniscono denaro e munizioni ai proprietari terrieri che mandano truppe dalla Siberia e dal Caucaso settentrionale per lottare contro il potere dei Soviet. Vogliono riportare al potere lo zar, i latifondisti, i capitalisti. No! Questo non succederà!"
Stalin viene inviato dal Comitato centrale del partito dapprima nella Russia meridionale a salvaguardare le risorse di grano e di petrolio e a impedire che la controrivoluzione marciasse lungo un solo fronte su Mosca. è quindi chiamato a far parte del consiglio delle difesa esercitandovi la funzione di sostituto di Lenin. Durante la guerra civile è inviato sui fronti più pericolosi e decisivi per la rivoluzione. E ovunque i suoi piani, attuati in stretta collaborazione con Lenin, pongono riparo alle deficienze, alla confusione e al disorientamento provocati da Trotzki e dai suoi uomini presenti negli Stati maggiori e portano alla disfatta militare la controrivoluzione. Egli è ispiratore e organizzatore diretto delle più grandi vittorie dell'Esercito Rosso.
Dai primi giorni di esistenza del governo dei Soviet, fino al 1923, Stalin è Commissario del popolo per le questioni nazionali, tema a cui aveva dedicato un rimarchevole contributo teorico nell'opera "Il marxismo e la questione nazionale", salutata entusiasticamente da Lenin come la migliore ed esauriente quando fu pubblicata nel 1912, e settore delicato e cruciale che lo vede protagonista e organizzatore della nascita delle innumerevoli repubbliche sovietiche in luogo delle vecchie colonie zariste che confluiranno nel 1922 nella Unione degli stati sovietici, sulla base del libero consenso, dell'uguaglianza dei diritti e del diritto di uscirne liberamente in ogni momento.
Dopo la prematura morte di Lenin, le cui onoranze funebri paralizzano l'intero paese e coinvolgono una folla sterminata di lavoratori e di popolo, morte avvenuta il 21 gennaio '24 anche per i postumi dell'attentato subito dai socialisti rivoluzionari, per Stalin comincia la fase più difficile, complessa e delicata. Nella specifica realtà russa era risultato incomparabilmente più arduo difendere la rivoluzione che scatenare e vincere l'insurrezione, un po' come se il groviglio di conflitti di classe e il peso delle pressioni internazionali si fossero spostati da prima a dopo la conquista del potere politico. Per di più all'interno del gruppo dirigente del partito e dello stato c'erano individui come Trotzki, Kamenev, Zinoniev e Bucharin che non erano mai stati fino in fondo bolscevichi, si erano lasciati risucchiare dal leninismo piuttosto che impadronirsene, lo avevano subito piuttosto che sceglierlo e sostenerlo con convinzione, non avevano compreso né le novità né il nocciolo della teoria e del metodo leninista e dunque non avevano mai tentato di conformarvi le loro concezioni e la loro condotta.
Ora Stalin è solo a dirigere il partito e lo stato fondati dal grande Lenin. è vero che nell'aprile del '22 era stato lo stesso Lenin a proporlo quale segretario generale del Comitato centrale, ma è anche vero che i nemici interni ed esterni da tempo attendono quest'occasione per tentare di sferrare il colpo del KO e annientare la patria dei Soviet. Per costoro si presenta il momento più propizio per espugnare la fortezza sovietica dall'interno, dopo aver visto fallire ogn'altro tentativo militare, economico, terroristico di distruggerla dall'esterno.
Riesplode furibonda la lotta tra le due linee, quella proletaria e quella borghese, che aveva ininterrottamente attraversato ogni fase dello sviluppo della rivoluzione e della vita stessa del partito bolscevico e che Lenin aveva saputo con intelligenza e intransigenza combattere e vincere, costringendo i nemici a chinare la testa e a ritirarsi. Alla faccia delle calunnie anticomuniste seminate all'unisono dai fascisti, revisionisti e trotzkisti, che presentano le cosiddette "purghe staliniane" come delle oscure e spietate lotte di potere, del potere per il potere, si può invece notare che ogni passaggio cruciale dello sviluppo del socialismo nella patria dei Soviet è stato attraversato da una lotta tra due linee, condotta sempre attraverso un dibattito pubblico, democratico, articolato e vivace, e documentata da una sterminata pubblicistica che ha la sua massima espressione nei discorsi e negli scritti di Stalin. Quando si legge "Trotzkismo o leninismo?" si ha modo di comprendere fino in fondo il contributo teorico e politico dato da Stalin allo smascheramento e alla liquidazione ideologica del trotzkismo, corrente che è stata estromessa dalle file del movimento operaio come in precedenza lo fu grazie a Marx ed Engels l'anarchismo nella Prima internazionale.
Davanti a opere come "Principi" e "Questioni del leninismo" comprendiamo tutta la grandezza di Stalin che ha saputo dare loro un respiro e una valenza generale ed educativa per l'intero movimento operaio internazionale, non accontentandosi di vincere coll'arma tagliente della critica semplicemente quella battaglia. Ecco perché il PMLI le ha indicate tra le cinque opere fondamentali marxiste-leniniste. Analogamente a quanto toccò a Engels dopo la morte di Marx, Stalin individua ed espone i principi del leninismo, ossia quel corpo di idee nuove e originali apportate da Lenin alla dottrina marxista e dimostra in quali campi precisamente le ha dato un nuovo sviluppo, nelle condizioni dell'epoca nuova, l'epoca dell'imperialismo e delle rivoluzioni proletarie.
Stalin non ha mai impedito, soffocato o peggio represso il dissenso e la feconda dialettica delle idee. Tuttavia occorre distinguere tra la dialettica politica, anche aspra, e la sovversione politica controrivoluzionaria, il sabotaggio, il terrorismo e i crimini contro la costruzione del socialismo. La prima a esplodere è la contraddizione col trotzkismo che, rimasta allo stato latente, diventa gradualmente antagonistica per preciso volere della frazione trotzkista, comincia come contraddizione di linea ma ben presto diventa sabotaggio, sovversione, terrore antisovietico. E quanti parlano dei processi contro la cricca trotzkista-buchariniana del 1935-38 come del periodo più buio della repressione stalinista, si guardano bene dal ricordare che la salita di Hitler al potere stringeva l'Urss in un assedio soffocante, il mostro nazifascista si preparava a marce forzate all'aggressione militare della seconda guerra mondiale mentre infiltrava e moltiplicava all'interno l'opera dei suoi agenti segreti che si macchiavano dei peggiori crimini, come l'assassinio politico (quello clamoroso di Kirov, valga per tutti) e il sabotaggio economico contro l'edificazione socialista nell'industria e nell'agricoltura.
Se in Italia nel secondo dopoguerra bastava il generico timore della rivoluzione a indurre la borghesia a tramare colpi di stato, ad armare e organizzare i gladiatori anticomunisti e il terrorismo fascista e brigatista, a uccidere giovani, operai, leader politici e attuare lo stragismo, si può immaginare che cosa ha imbastito in quegli anni l'imperialismo internazionale ai danni del primo stato socialista. Che sarebbe stato dell'Urss se Stalin avesse ceduto al blocco trotzkista-zinovievista nel periodo dell'industrializzazione socialista? O se avesse ceduto alla banda trotzkista-buchariniana nel periodo della collettivizzazione agricola? L'Urss sarebbe rimasta anzitutto un paese agricolo produttore di materie prime e di derrate alimentari, non avrebbe mai raggiunto l'indipendenza economica né un'adeguata capacità di difesa nei confronti dell'imperialismo. La classe dei kulak, i contadini ricchi, sarebbe stata prima lasciata libera di fare il bello e il brutto tempo sottraendo i raccolti alla collettività, speculando sul mercato nero, sabotando le proprietà colcosiane, costringendo i contadini piccoli e medi a distruggere i raccolti e a uccidere il bestiame prima di aderirvi, in una parola a sabotare violentemente la cooperazione e collettivizzazione agricole e infine avrebbe costituito la più importante massa di manovra della controrivoluzione per la restaurazione del capitalismo.
Se errori furono commessi, certo non sono imputabili a Stalin che invece contrastò con decisione sia il sostegno ai kulak, sia le esagerazioni commesse deliberatamente dalla banda trotzkista-buchariniana ai danni dei contadini piccoli e medi. Perché mai Stalin avrebbe dovuto assistere impotente davanti allo scempio che i nemici del popolo volevano fare del socialismo? Non c'è dubbio che senza Stalin queste epiche lotte di linea non sarebbero mai state vinte, come del resto si è visto alla sua morte quando nessuno nel gruppo dirigente del Pcus è stato capace di contrastare e respingere il colpo di stato revisionista kruscioviano, il cammino dell'Unione sovietica si sarebbe interrotto alla morte di Lenin e noi non saremmo qui a discutere della straordinaria influenza da essa esercitata sulla storia del mondo.
Mentre venivano liquidati definitivamente questi nemici del socialismo, l'Urss di Stalin assicurava la massima estensione della democrazia al proletariato e al popolo, sconosciuta nella più democratica delle repubbliche borghesi. Si pensi al movimento di popolo che accompagna la genesi della grande costituzione del '36, durata quasi due anni, la prima nella storia dell'umanità a concludersi solo dopo che il progetto era stato sottoposto all'approvazione dell'intero popolo, studiato, compreso, discusso, corretto, emendato e infine pienamente condiviso. In questo sonoro originale Stalin così si esprimeva: "Le nostre fabbriche lavorano senza capitalisti. Queste vengono mandate avanti dalla classe operaia. Questo è quello che in pratica chiamiamo socialismo. I nostri campi sono lavorati da contadini senza padroni né kulak. Il popolo ne è alla guida. Questo è quello che chiamiamo socialismo quotidiano".
L'incomparabile superiorità del sistema socialista in ogni campo che diventa macroscopica a un qualsiasi raffronto con gli altri paesi capitalistici, accelera i piani di aggressione militare e spinge la Germania hitleriana imperialista a invadere il 22 giugno 1941 e a mettere a ferro e fuoco il giovane stato socialista attraverso 170 divisioni (che diventeranno oltre 250 quando si aggiungeranno le divisioni italiane, rumene, finlandesi, ungheresi, slovacche e spagnola) armate di migliaia di carri armati e aeroplani, violando proditoriamente il patto di non aggressione che l'Urss aveva concluso con la Germania nel '39, dopo aver visto andare per le lunghe i negoziati con i governanti di Inghilterra e Francia per arrivare all'organizzazione comune contro l'aggressore nazifascista, il che nelle loro ciniche intenzioni avrebbe dovuto portare al duplice obiettivo di spingere il mostro nazista a sfinirsi sul fronte orientale prima di affrontarlo sul campo di battaglia e di veder uscire dal conflitto l'Urss ferita mortalmente. Davanti a tanto cinismo l'Urss si vede costretta a firmare un patto di non aggressione con la Germania, il cui espansionismo era stato in precedenza incoraggiato dai governanti europei con la criminale politica del non intervento di Monaco. Nel discorso radiofonico del 3 luglio '41 Stalin si rivolge al paese con queste parole: "Ci si può domandare come è potuto avvenire che il governo sovietico ha acconsentito alla conclusione di un patto di non aggressione con uomini così perfidi, con dei mostri come Hitler e Ribbentrop?... Cosa abbiamo guadagnato noi concludendo con la Germania un patto di non aggressione? Abbiamo assicurato al nostro paese la pace durante un anno e mezzo e la possibilità di preparare le nostre forze a far fronte alla Germania fascista qualora essa si fosse arrischiata, malgrado il patto, ad aggredire il nostro paese".
Il piano Barbarossa di Hitler prevedeva la guerra lampo ma l'Urss non era la Francia conquistata in un mese appena. Dopo aver preso il comando supremo della guerra patriottica antinazifascista, Stalin ordina una ritirata forzata per capovolgere l'impari disparità tra i due eserciti in campo e chiama alla mobilitazione generale: le operazioni dell'Esercito rosso sono combinate alla guerra partigiana nelle retrovie del nemico. Pur col nemico alle porte di Mosca Stalin presiede nella capitale la tradizionale parata celebrativa dell'anniversario della Rivoluzione d'Ottobre. E in questo filmato con sonoro originale del 7 Novembre 1941, Stalin incitava il popolo alla riscossa: "Morte agli occupanti tedeschi lunga vita alla nostra grande madrepatria, alla sua libertà e alla sua indipendenza. Avanti verso la vittoria sotto la bandiera di Lenin e Stalin"
La sanguinosa difesa di Mosca segna la prima grande sconfitta tedesca nella seconda guerra mondiale e poi la battaglia di Stalingrado, la più grandiosa che conosca la storia moderna, punteggiata da atti di eroismo commoventi e leggendari, è il capolavoro di arte militare che capovolge definitivamente le sorti della seconda guerra mondiale. L'illimitata fiducia del popolo russo verso il governo sovietico e nella giustezza della sua politica e il completo appoggio al partito bolscevico e a Stalin "sono stati la forza decisiva che ha assicurato la storica vittoria sul nemico dell'umanità, sul fascismo". "Il popolo sovietico, con la sua lotta piena di abnegazione, ha salvato la civiltà europea dai vandali fascisti".
Lasciando sul campo milioni di martiri, il popolo sovietico paga il prezzo più alto nella guerra al mostro nazifascista, ma sarà l'Esercito Rosso liberatore a entrare per primo a Berlino, issando la bandiera rossa sul Reichstag, dov'è firmata la capitolazione incondizionata delle forze armate hitleriane e a liberare la quasi totalità dei campi di sterminio dove i nazisti avevano deportato comunisti, ebrei e oppositori.
E' Stalin il condottiero di un'impresa storica che ha influito sul destino dell'intera umanità, aprendo nuove concrete possibilità per l'emancipazione della classe operaia e dei popoli oppressi. L'umanità progressiva gli sarà grata in eterno.
Dopo averne esaltato i meriti e la grandezza, fintantoché gli erano obbligati e le loro sorti risultavano intrecciate, gli imperialisti alla Truman e Churchill e i loro manutengoli revisionisti alla Krusciov e Togliatti hanno inventato la calunnia secondo cui nelle conferenze internazionali tra Urss, Usa e Inghilterra, come quella di Yalta, Stalin avrebbe preteso una spartizione dell'Europa di tipo imperialista tra le potenze vincitrici. In realtà le potenze imperialiste rovesciano su Stalin le colpe che sono soltanto loro.
Violando e denunciando fin da subito quegli accordi che le impegnava a impedire il risorgere delle forze dell'aggressione e del fascismo e a mantenere la pace nel mondo senza negare o soffocare l'aspirazione di ciascun popolo a decidere da sé il proprio futuro, sono loro a tornare alla stessa politica verso l'Urss della vigilia della guerra, con la sola differenza che ora hanno a che fare con il campo socialista e la patria dei soviet non è più sola a tenere testa all'imperialismo. Ecco perché, con le armi ancora tiepide e fumanti, già tempestano l'Urss dell'accusa di voler innalzare una cortina di ferro tra Est e Ovest e scatenano la guerra fredda. Una guerra combattuta, in modo cruento, attraverso l'aggressione militare ed economica e, in forma più subdola e penetrante, attraverso il cavallo di Troia del revisionismo moderno all'interno del movimento comunista internazionale, a cui Stalin aveva dedicato tante energie affinché si realizzasse la missione storica della 3a Internazionale, l'Internazionale comunista. Corrotto da una montagna di dollari, il primo a smascherarsi, quale strumento dell'imperialismo, è il rinnegato revisionista Tito che spinge la Jugoslavia a rompere col campo socialista, in ciò sostenuto dietro le quinte dalla cricca togliattiana che peraltro in Italia si guarda bene dal lottare per il socialismo, tradisce la rivoluzione e si identifica definitivamente nel sistema economico e nelle istituzioni borghesi.
Quando il 5 marzo 1953 il popolo sovietico e i popoli del mondo ricevono attoniti la notizia della morte di Stalin, il proletariato internazionale sa di aver perso il grande maestro e condottiero che per un trentennio lo ha educato e diretto e nelle avversità più terribili gli ha dato una fiducia sconfinata nella causa del marxismo-leninismo e del socialismo. Manifestato in un gran numero di commemorazioni pubbliche, un dolore profondo e spontaneo accomuna l'umanità progressiva.
Finché era vivo a Stalin rendevano ipocritamente omaggio personaggi come Krusciov e Togliatti che furono i primi col colpo di stato revisionista sferrato al XX congresso del Pcus nel 1956 a vomitare proprio contro Stalin la loro bile antimarxista-leninista, dopo che per anni ne avevano come serpi in seno esaltato opportunisticamente il pensiero e l'azione. Nelle immagini abbiamo una prova di quanto sfacciato e spregevole sia il tradimento dei due voltagabbana in due discorsi pronunciati rispettivamente nel '36 e nel '38. Krusciov nel 1936 così esaltava Stalin :"La nostra vittoria discende dalla corretta direzione nella lotta del nostro partito leninista-stalinista. Il merito è del nostro capo, il grande compagno Stalin. Sotto la guida del compagno Stalin abbiamo sconfitto le cricche di Trotzki e Zinoviev. Evviva il capo del partito della classe operaia e di tutti i lavoratori, il nostro grande Stalin!"
E Togliatti nel 1938 gli faceva eco: "Compagno Stalin noi salutiamo la forza invincibile del marxismo-leninismo, salutiamo in voi la forza invincibile della classe operaia, la realizzazione dei più alti ideali dell'umanità. Gloria a voi, compagno Stalin."
Quel che era accaduto alla morte di Lenin si ripete dopo la scomparsa di Stalin, solo che questa volta sarà Mao alla testa del Partito comunista cinese a tenere alta la bandiera di Stalin e del marxismo-leninismo, a dare battaglia in difesa del socialismo e a regalarci dopo la Rivoluzione d'Ottobre l'altro capolavoro della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, che diventa il modello della continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato come la prima lo è per la conquista del potere politico. La coerenza di Mao si conferma in queste parole che egli aveva pronunciato quando Stalin era ancora in vita: "Il compagno Stalin è l'educatore e l'amico di tutti i popoli della terra, l'educatore e l'amico del popolo cinese. Gli dobbiamo lo sviluppo della teoria marxista-leninista, nonché un eminente e colossale contributo alla causa del movimento comunista internazionale".
Si consuma così la rottura storica tra marxisti-leninisti e revisionisti moderni, che è all'origine della nascita del nostro amato PMLI, dopo quella tra comunisti e socialdemocratici sancita dalla nascita della 3a Internazionale. Nell'esortarci a "Tenere alta la bandiera rossa di Stalin", il Segretario generale del PMLI compagno Giovanni Scuderi ha spiegato:
"I meriti di Stalin sono incalcolabili, sia in riferimento alla Rivoluzione russa sia in riferimento alla rivoluzione mondiale... Il pensiero e l'opera di Stalin racchiudono una esperienza essenziale della storia del movimento operaio internazionale, della lotta di classe, della lotta tra socialismo e capitalismo e tra marxismo-leninismo e revisionismo... è come se Stalin corrispondesse a un dito di una mano, dove le altre quattro dita sono costituite da Marx, Engels, Lenin e Mao. Se ci privassimo di queste dita la mano perderebbe la sua completezza e l'interezza delle sue funzioni... Stalin è inviso e odiato dalla borghesia, dagli imperialisti e dai fascisti che colgono tutte le occasioni possibili per attaccarlo, calunniarlo e infangarlo. Ciò è del tutto naturale perché costoro hanno ricevuto da Stalin delle sconfitte storiche che non possono cancellare e scordare... Anche i lacchè della borghesia, quali sono i revisionisti, i neorevisionisti, i trotzkisti e gli anarchici ce l'hanno a morte con Stalin perché ancora gli brucia il fatto di essere stati smascherati ideologicamente e sconfitti politicamente da lui... Non c'è dubbio che Stalin abbia commesso degli errori. Alcuni dei quali da egli stesso denunciati successivamente sulla base dell'esperienza e di una analisi marxista-leninista più attenta, accurata e dialettica. Altri suoi errori sono stati rilevati da Mao e da noi marxisti-leninisti italiani condivisi... Per noi è fuor di dubbio che gli errori commessi da Stalin sono unicamente da addebitarsi essenzialmente alla mancanza di esperienza... Commettere degli errori è una cosa del tutto naturale, inerente alla dialettica della conoscenza e dello sviluppo delle cose... In ogni caso gli errori commessi da Stalin non sminuiscono la sua figura, il suo pensiero e la sua opera... I fatti in Urss, in Italia e nel mondo hanno ampiamente dimostrato che seguendo Stalin si avanza speditamente e con sicurezza sulla via dell'Ottobre, del socialismo e dell'emancipazione dell'umanità. Mentre seguendo Bucharin, Trotzki, Krusciov, Breznev, Gorbaciov, Eltsin e quindi Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer, Natta, Occhetto, D'Alema, Cossutta e Bertinotti, il capitalismo, l'imperialismo e il fascismo hanno completo campo libero e il proletariato rimane subalterno alla borghesia e non riesce a conquistare il potere politico."
Ecco perché noi marxisti-leninisti italiani riaffermiamo: Con Stalin per sempre!