Treviso
Lega: "Come le SS con i migranti"
Il consigliere Bettio: "Punirne dieci per ogni torto fatto a un trevigiano"
L'"opposizione" teorizza "il silenzio"
"Qua signori miei stiamo andando in guerra e se vogliono la guerra è meglio che cominciamo noi a farla come si deve"; e allora, con gli immigrati, "dobbiamo usare gli stessi metodi delle SS, punirne dieci per ogni torto fatto a un nostro cittadino". Questo il delirante proclama con cui il consigliere della Lega Giorgio Bettio ha concluso il suo intervento nel Consiglio comunale di Treviso del 3 dicembre, dopo che aveva lanciato l'altrettanto delirante proposta di istituire delle commissioni che per sei mesi sorveglino il comportamento degli immigrati che ottengono la residenza in Italia per eventualmente revocargliela.
Il Consiglio era riunito per approvare un'ordinanza anti-immigrati della giunta presieduta dal leghista Gian Paolo Gobbo, un provvedimento ispirato a quello del neopodestà di Cittadella, Massimo Bitonci, che vieta la residenza in città a chi non dispone di almeno 5.000 euro annui di reddito. Per Bettio questa misura di stampo fascista e razzista non era ancora sufficiente, e allora ha pensato bene di rinforzarla con la proposta di spiare anche gli immigrati "in regola" con essa, e per rincarare la dose ha aggiunto la minaccia finale di ricorrere al metodo nazista del dieci contro uno per insegnare agli extracomunitari a "stare al loro posto".
La cosa ancor più grave di questa ignobile vicenda è che essa sarebbe passata sotto silenzio e tra la più completa indifferenza delle istituzioni e dei partiti di regime, se non fosse stata svelata pubblicamente sulla stampa nazionale, sollevando l'indignazione e la condanna dell'opinione pubblica antifascista e democratica. E questo perché non soltanto il neopodestà di Treviso che presiedeva la seduta non ha battuto ciglio e non ha avuto nulla da ridire sulla sparata razzista e fascista di Bettio; non soltanto dai banchi della Lega si sono sentiti perfino degli sconci applausi; ma non risulta altresì che qualcuno dai banchi dell'"opposizione" sia insorto per denunciare l'inaudito misfatto e dare al piccolo Goebbels trevigiano la lezione che si meritava. Evidentemente il PD locale applica con molto zelo la linea veltroniana sempre più razzista e xenofoba verso gli immigrati e di appeasement verso la destra neofascista e leghista e i suoi umori, preferendo scegliere la politica del "non più nemici" e del "silenzio" alla denuncia e alla contrapposizione aperta.
Non così per fortuna da parte delle associazioni cittadine di antifascisti e di vittime del nazismo, che sono prontamente intervenute per stigmatizzare le gravissime dichiarazioni di Bettio. "Gente di questo genere - ha detto indignato il presidente dell'Anpi Lorenzoni - dovrebbe provare sulla propria pelle cos'è stato il nazismo, prima di parlare. Quello che dice Bettio dimostra la bassezza in cui vive. Mi stupisco che l'opposizione sia stata zitta: le persone civili si ribellano di fronte a una simile ignoranza crassa". Il rappresentante della comunità ebraica di Treviso, Brauner, ha dal canto suo annunciato un'azione legale contro Bettio. Perfino il procuratore capo di Treviso, Antonio Fojadelli, quello che era intervenuto contro l'illegalità dell'ordinanza di Cittadella, ha aperto un fascicolo su di lui per apologia del fascismo e del nazismo e istigazione all'odio razziale e istigazione a delinquere, esprimendo tra l'altro il suo stupore per aver dovuto richiedere egli stesso il verbale della seduta a Palazzo dei Trecento poiché nessuno dei partecipanti aveva dimostrato "di avere un senso del dovere tale da farmi avere le affermazioni del consigliere comunale".
Dopo queste decise reazioni, evidentemente non messe nel conto, Bettio ha cercato goffamente di giustificarsi sostenendo manco a dirlo di essere stato "male interpretato", e ha chiesto scusa per quello che ha definito "uno sfogo" per certe presunte minacce ricevute da sua madre da parte di extracomunitari. Anche la Lega trevigiana ha cercato di allontanare da sé i riflettori, attraverso altrettanto ipocrite e maldestre dichiarazioni di Gobbo e del capogruppo del carroccio Michielon, che hanno in sostanza liquidato come "opinioni personali" le affermazioni di Bettio, sostenendo perfino che non era più iscritto alla Lega. Idem hanno fatto dirigenti nazionali del partito razzista e secessionista di Bossi, come Calderoli e Borghezio.
Il fatto è, invece, che se Bettio si permette di esprimere le sue idee razziste, xenofobe e nazistoidi, è perché dietro quelli come lui c'è un partito, la Lega, e una politica, il secessionismo e il razzismo, che ormai la fanno da padrone in certe zone del Nord come il Triveneto, e anche perché c'è un atteggiamento come minimo di acquiescenza, ma sempre più spesso di emulazione, da parte della "sinistra" di regime.
Basta vedere come, dopo l'esempio del neopodestà di Cittadella (oscenamente festeggiato dalla Lega in Senato durante la discussione del decreto anti-immigrati del governo), stiano dilagando in tutto il Veneto, e ora comincino ad estendersi anche alla Lombardia, le ordinanze razziste dei sindaci e le "ronde" contro gli immigrati. A Bergamo c'è stata addirittura un'adunata dei "borgomastri" della Lega, alla presenza dei suoi caporioni nazionali, per protestare contro il prefetto che aveva bocciato un'ordinanza razzista anti-immigrati del neopodestà di Caravaggio. E Bossi, come al solito in totale impunità, ha arringato i suoi manipoli con deliranti proclami fascisti, secessionisti e sovversivi sull'Italia "schiavista" e "colonialista", e sul "popolo del Nord" che "è stanco e sta solo aspettando il momento giusto per attaccare".
Di fronte a tutto ciò spicca il vergognoso silenzio della "sinistra" di regime, proprio come a suo tempo avvenne per l'avanzata del fascismo di Mussolini nel Paese. Quando non addirittura tocca vedere certi neopodestà del PD che non stanno nella pelle per emulare i "borgomastri" leghisti e scalpitano per intrupparsi nel loro "movimento". Come il sindaco di Padova, Zanonato, che a proposito dell'ordinanza fascista e razzista di Bitonci ha incredibilmente dichiarato: "Il mio collega di Cittadella né lo condanno né lo esalto. Non ho critiche da fargli. Capisco che ha cercato di affrontare un problema, la sicurezza, e l'ha fatto nel modo che gli sembrava migliore, ma l'approccio di questi temi deve essere non solo di tipo repressivo, ma improntato alla cultura e all'educazione".

12 dicembre 2007