Ferito un paracadutista italiano dopo un attacco della Resistenza
Impegnate nei combattimenti le truppe italiane in Afghanistan
Il governo Prodi minimizza
 
Si sa che le bugie hanno le gambe corte e difatti il 20 marzo, pochi giorni dopo il vertice di Bruxelles dove Prodi e D'Alema, facendo asse con Zapatero, avevano fatto sfoggio di "pacifismo" respingendo le pressioni di Blair per un aumento dell'impegno militare in Afghanistan, un parà italiano è rimasto ferito nella provincia di Farah a seguito di un attacco della Resistenza contro una pattuglia del contingente inviato da Roma che ha risposto al fuoco.
Del resto qualche giorno prima, il 14 marzo era trapelata la notizia che le truppe italiane, insieme a quelle spagnole, stanno partecipando alle operazioni militari nel quadro dell'offensiva Usa e Nato denominata "Achille" contro la resistenza afgana.
La notizia era stata data dall'agenzia spagnola Efe e aveva sollevato accese polemiche, essendo forte anche nel paese iberico la richiesta di ritirare il contingente militare. Siccome le truppe spagnole operano insieme a quelle italiane sotto lo stesso comando, affidato tra l'altro a un militare italiano, il generale Satta, la notizia ha avuto immediato rimbalzo da noi e ha suscitato un certo panico a livello politico: è caduta infatti proprio mentre è cominciata al Senato la discussione sul rifinanziamento della missione di guerra in Afghanistan, e mentre da parte dei leader della "sinistra radicale" è in corso una paziente opera di "convincimento" verso i loro senatori più dubbiosi per indurli a votare sì, opera di cui la promessa che le truppe italiane non saranno impiegate in combattimento costituisce uno degli argomenti centrali insieme alla altrettanto illusoria "conferenza di pace".
È per questo motivo che, sorpresi come suol dirsi con le brache in mano, i leader del PRC e del PdCI hanno dovuto chiedere "spiegazioni" al loro stesso governo: "Chiediamo che il governo faccia sentire in modo chiaro la sua voce al fine di conoscere la verità, tantopiù alla vigilia del dibattito sulla missione in Afghanistan", dichiarava imbarazzato Diliberto. "Penso che il governo debba chiarire immediatamente, perché sono contrario a qualsiasi forma di coinvolgimento delle nostre truppe in azioni di guerra", aggiungeva poco dopo Giordano altrettanto in difficoltà.
In un primo momento il ministero della Difesa aveva tentato di smentire la notizia, sostenendo che solo le truppe spagnole erano interessate dalle operazioni a supporto dell'offensiva "Achille". Ma poi, vista l'impossibilità di nascondersi dietro un dito, anche perché per le operazioni a cui l'agenzia spagnola faceva riferimento, rilanciate anche via Web da El Mundo, sono impiegate le truppe italo-spagnole della Forza di reazione rapida, il governo ha dovuto inviare il sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri a riferire alla commissione Difesa e Esteri del Senato, a spiegare che sì, è vero, italiani e spagnoli partecipano all'offensiva Usa e Nato, ma solo in un ruolo di supporto, senza uscire dalla loro zona di competenza, al fine di "impermeabilizzare" la frontiera tra le province occidentali dove sono schierati e la provincia di Helmand, dove è in corso l'offensiva contro i Talebani.
Una delle province dove operano i contingenti italiano e spagnolo, quella di Farah, confina con quella di Helmand, cosicché quelle delle nostre truppe - ha detto il sottosegretario diessino - "sono normali operazioni di controllo e vigilanza del confine, per evitare che gli interventi in corso nella zona sud possano ripercuotersi nella zona controllata dai militari italiani e spagnoli".
All'ipocrisia del rinnegato Forcieri ha rimediato il senatore di AN Mantica, osservando compiaciuto che il sottosegretario "ha dato una risposta trasparente confermando che i militari spagnoli e italiani sono impegnati in un'operazione di contenimento lungo il confine tra la provincia di Herat, nell'area di Farah, e quella di Helmand a supporto dell'operazione Achille per evitare che i talebani possano cercare vie di fuga nella provincia di Herat. Ciò conferma che il comando Isaf è unico e che le nostre sono truppe di combattimento, pronte ad intervenire in caso di attacco dei talebani. Sorprende il fatto che stamattina qualcuno del ministero della Difesa abbia smentito". Ce ne vuole, allora, della faccia tosta per continuare a sostenere che questa è una "missione di pace", come fa il governo dell'Unione della "sinistra" borghese coperto e sostenuto dai dirigenti falsi comunisti del PRC e del PdCI!

21 marzo 2007